E pensare che con quello strampalato tweet, Donald Trump
aveva tirato la volata a “Giuseppi” Conte nel momento più difficile.
Nessuno avrebbe mai detto che, forse fin da allora, Giuseppi aveva in
serbo un’arma segreta per silurare il presidente americano al momento
opportuno.
Che alcuni Stati europei potessero aver avuto un ruolo
decisivo nei brogli che hanno portato alla vittoria di Joe Biden, era
nell’aria fin dai primi risultati. Nessuno però immaginava che fra
questi, in pole position, vi fosse proprio l’Italia. E che magari,
proprio per tale motivo, Conte continuasse a tenersi ben stretta quella
delega ai servizi segreti, che non ha alcuna intenzione di cedere ancora
oggi, nemmeno di fronte alla crisi di governo minacciata da Matteo
Renzi.
L’esplosiva, documentata ricostruzione di questo scenario è del giornalista fuori dal coro Cesare Sacchetti, autore del blog La Cruna dell’Ago.
Alla fine del pezzo,che a quanto pare sta già circolando
molto anche negli Stati Uniti, trovate le note autobiografiche
dell’autore che, noi della Voce, sottoscriviamo.
Italiagate: il governo Conte accusato di essere responsabile della frode elettorale contro Trump
A quanto pare, non è solo la Svizzera ad aver avuto un ruolo cruciale
nell’operazione di hackeraggio internazionale contro le elezioni
americane.
Nell’ultimo contributo pubblicato precedentemente
su questo blog, l’autore e ricercatore svizzero e americano Neal Sutz
ha spiegato il ruolo decisivo della Svizzera nella frode elettorale
perpetrata contro Donald Trump.
La Svizzera è stata fondamentale nella frode perché era perfettamente
informata dei difetti strutturali di Scytl, ma non ha avvisato in alcun
modo l’amministrazione Trump del grave malfunzionamento di questo
software.
Ad ogni modo, c’è un Paese che potrebbe essere persino ancora
più coinvolto e considerato come diretto responsabile dell’hackeraggio
nelle elezioni americane, e quel Paese sarebbe proprio l’Italia.
A questo proposito, c’è una interessante e clamorosa ricostruzione
fornita da Bradley Johnson, un ex agente della CIA e già a capo di una
delle stazioni dell’agenzia di intelligence americana.
Secondo Johnson, l’Italia è direttamente coinvolta nell’operazione di manipolazione di voti nelle elezioni americane.
L’ex agente della CIA conferma che la storia dell’operazione speciale
condotta dalle forze speciali dell’esercito americano per recuperare i
server di Dominion usati per l’hackeraggio, e custoditi in una stazione
della CIA a Francoforte, è parzialmente vera.
Altre fonti avevano confermato la piena veridicità dei fatti, tra i quali il generale in pensione Thomas McInerney.
Secondo questa versione dei fatti, un gruppo d’assalto delle forze
speciali dell’esercito USA avrebbe dato vita ad un vero e proprio blitz
nel tentativo, apparentemente riuscito, di recuperare quei server che
custodiscono la prova inconfutabile dell’hackeraggio.
Il generale McInerney ha confermato anche che in seguito a questo
blitz ci sarebbe stato un durissimo scontro a fuoco tra i soldati
americani e i paramilitari della CIA rientrati appositamente
dall’Afghanistan per difendere la stazione di Francoforte.
https://www.youtube.com/watch?v=YwtbK5XXAMk&feature=emb_logo
Johnson offre un’altra prospettiva, se possibile ancora più
clamorosa. L’ex agente CIA non smentisce l’operazione delle forze
speciali ma sostiene che i dati hackerati da Francoforte sarebbero stati
trasmessi a Roma, precisamente all’ambasciata americana di via Veneto.
Thomas McInerney.
Secondo Johnson, sui server di Francoforte sarebbero rimaste solo
parziali tracce dell’attacco informatico, ma la vera centrale
protagonista dell’operazione sarebbe stata Roma.
Nel giorno delle elezioni americane è infatti accaduto qualcosa che
non ha mai avuto precedenti nella storia delle elezioni americane.
Improvvisamente nel cuore della notte americana del 3 novembre,
quando in Italia erano già le 8/9 di mattina, il conteggio negli Stati
chiave è stato interrotto simultaneamente.
L’operazione di broglio era già ampiamente in corso, ma gli hacker d’un tratto si sono resi conto di un elemento imprevisto.
“Trump stava prendendo un numero di voti record” spiega Johnson, e lo
spostamento di voti da Trump a Biden fatto fino a quel momento non era
sufficiente per assegnare la vittoria definitiva al candidato
democratico.
L’ambasciata americana a via Veneto avrebbe coordinato l’hackeraggio
A quel punto, è entrata in scena Roma che ha ricevuto i dati mandati
da Francoforte, ma che avrebbe dovuto elaborare “dei nuovi algoritmi”
per far pendere nettamente la bilancia dalla parte di Biden.
A via Veneto dunque sarebbe partita l’operazione per ricalibrare
l’attacco informatico già in corso a Francoforte, e se questa
eventualità fosse confermata, la missione diplomatica degli Stati Uniti
in Italia sarebbe stata coinvolta in un tentativo di rovesciamento del
suo stesso presidente.
E’ uno scenario che vede poteri eversivi interni allo Stato, il
famigerato deep state, il cosiddetto “stato profondo” di Washington
costituito da lobby militari e finanziarie, direttamente impegnati in un
vero e proprio colpo di Stato contro il legittimo comandante in capo.
L’ambasciata americana di Via Veneto a Roma
Attualmente, l’ambasciatore americano in Italia è Lewis Eisenberg,
già al servizio di Goldman Sachs e finanziatore della prima campagna di
Trump nel 2016, ma allo stesso tempo vicino alle lobby neocon sioniste
che probabilmente sono tra le più feroci nemiche del presidente per il
suo piano di disimpegno militare dal Medio Oriente.
All’ambasciata, secondo Bradley Johnson, durante la notte elettorale
del 3 novembre era presente un uomo al servizio del dipartimento di
Stato americano.
L’ex agente segreto americano nel video dove spiega cosa è accaduto
mostra una foto di quest’uomo ripresa all’aeroporto di Fiumicino
presumibilmente dalle autorità italiane, apparentemente impegnate in
un’attività di sorveglianza del funzionario del dipartimento di Stato
americano.
Quest’uomo sarebbe stato direttamente impegnato nel coordinamento dell’hackeraggio ai danni delle elezioni americane.
Il ruolo dell’Italia e di Leonardo nell’attacco informatico
A questo punto, la rivelazione che Johnson fa è ancora più clamorosa di quanto già fino ad ora detto.
Ad aver avuto un ruolo decisivo nell’hackeraggio sarebbe stata
l’azienda Leonardo, leader in Italia nel settore aerospaziale e della
difesa militare.
Secondo l’analista di intelligence, una volta che sono stati creati
dei nuovi algoritmi per spostare ancora più voti da Trump a Biden, gli
hacker “avrebbero mandato i nuovi numeri ad un satellite militare
gestito da Leonardo”.
Il satellite della Leonardo
Successivamente il satellite avrebbe trasmesso i nuovi dati manipolati dall’Italia agli Stati Uniti.
Se questa versione fosse confermata, potrebbe esserci stato un
diretto coinvolgimento del governo italiano nella frode elettorale negli
USA.
Leonardo infatti è partecipata al 30% dal ministero dell’Economia che è il primo azionista della società.
L’attuale amministratore delegato di Leonardo è Alessandro Profumo, nominato nel 2017 dal governo Gentiloni, che avrebbe avuto una parte fondamentale nel caso dello Spygate, e confermato da Conte nel 2020.
Profumo è stato anche recentemente condannato a 6 anni di reclusione per aggiotaggio e false comunicazioni.
Il governo Conte dunque avrebbe avuto un ruolo chiave nell’attacco
informatico mettendo a disposizione l’apparato tecnologico di Leonardo
per poter realizzare quello che si può definire a tutti gli effetti come
un attacco diretto alla sovranità degli Stati Uniti.
E’ importante ricordare che il governo Conte è stato uno dei primi dei vari esecutivi internazionali ad
affrettarsi a riconoscere la presunta vittoria di Joe Biden alle
elezioni americane, quando ancora non c’era – e non c’è tuttora secondo
la Costituzione americana – l’ufficialità della sua vittoria.
L’Italia in diretta violazione dell’ordine esecutivo di Trump contro le ingerenze straniere
Tutto questo renderebbe l’Italia in aperta violazione dell’ordine
esecutivo firmato da Trump nel settembre 2018 per contrastare le
ingerenze straniere nelle elezioni americane.
Il presidente infatti non era affatto impreparato all’eventualità che
potenze estere in collaborazione con poteri interni allo stesso governo
americano avessero cercato di sovvertire il risultato delle urne.
L’ordine esecutivo in questione prevede chiaramente che entro 45
giorni dalla data delle elezioni, il 3 novembre, venga consegnato al
presidente un rapporto dettagliato sulle interferenze straniere e non
nel processo elettorale americano.
Ad oggi, la comunità dell’intelligence USA ha dato vita ad un
sabotaggio non consegnando a Trump il rapporto intero nella data
prevista del 18 dicembre.
Ad ogni modo, sembra che il direttore dell’intelligence nazionale,
Ratcliffe, possa aver già consegnato a Trump parti del rapporto e che il
presidente abbia già offerto a Sidney Powell, avvocato impegnata
attivamente nei ricorsi contro i brogli elettorali, la poltrona di
procuratore speciale sulla frode elettorale.
Il procuratore speciale avrebbe una serie di rilevanti poteri tali da
consentirgli di sequestrare tutti i server che hanno conteggiato i
voti, su tutti quelli incriminati di Dominion, e rinviare a giudizio i
responsabili della frode, oltre che requisire le proprietà delle società
direttamente impegnate nei brogli.
L’ordine esecutivo è stato quindi espressamente pensato per
sanzionare tutti gli attori esterni ed interni autori di eventuali
ingerenze nelle elezioni USA, e l’Italia sarebbe in flagrante violazione
di questo provvedimento per aver attentato alla sovranità degli Stati
Uniti.
Se questa versione dovesse essere confermata, potrebbe aprirsi una
crisi diplomatica senza precedenti nei rapporti tra Italia e Stati
Uniti, perché l’esecutivo Conte avrebbe chiaramente ingerito negli
affari nazionali americani.
Il deep state italiano responsabile del primo e del secondo sabotaggio contro Trump
Il deep state italiano sarebbe comunque l’intera chiave di volta non
solo per individuare i responsabili della frode elettorale ai danni di
Trump, ma lo è anche per comprendere il primo tentativo di sabotaggio
internazionale attuato contro il presidente americano, ovvero il
famigerato spygate.
Lo spygate è lo spionaggio illegale realizzato contro
la campagna Trump nel 2016 ed è un’operazione che ha visto coinvolta
direttamente l’Italia, dal momento che i servizi segreti italiani
avrebbero giocato un ruolo decisivo, sotto le amministrazioni Renzi e
Gentiloni, per cercare di associare falsamente l’allora candidato
repubblicano al Cremlino.
C’è dunque un filo rosso che lega il primo tentativo di golpe contro
Trump e il secondo, e questo filo rosso è rappresentato dall’Italia e
dall’apparato di poteri eversivi presenti all’interno dello Stato
strettamente collegati e diretti a loro volta alle lobby internazionali
del mondialismo
In Italia, sullo spygate è calata una coltre di silenzio perché
apparentemente nemmeno la cosiddetta opposizione ha interesse a fare
luce su questa vicenda.
Il presidente del Copasir, l’organismo di controllo dei servizi segreti italiani, Raffaele Volpi, senatore della Lega, disse alla fine dell’anno passato che
l’intrigo dello spygate era una vicenda per riempire le pagine dei
giornali, mentre l’amministrazione Trump non ha avuto remore a definirlo
legittimamente come un golpe contro il presidente americano.
A quanto pare, non c’è interesse nemmeno dalle parti della
Lega a fare luce sugli scandali del deep state italiano, probabilmente
anche alla luce della vicinanza dell’asse Renzi – Salvini,
apparentemente tra i più attivi nel favorire l’avvento di un governo
Draghi, l’uomo dell’eurocrazia e delle élite mondialiste che avrebbe il
compito di portare avanti il Grande Reset e dare così il colpo di grazia
all’Italia.
Il deep state italiano è una palude che vede direttamente coinvolti i
più alti vertici dello Stato e sia la maggioranza che l’opposizione
sembrano essere legati inestricabilmente legati ad esso.
Questo apparato eversivo presente nelle istituzioni italiane è stato
usato in maniera particolare dal mondialismo in quello che può essere
definito come un vero e proprio colpo di Stato permanente ai danni di
Donald Trump.
I media italiani non hanno alcun interesse a denunciare questi
poteri, dal momento che i primi dipendono strettamente dai secondi.
C’è dunque un inquietante capitolo che si aggiunge alla storia del golpe internazionale contro Trump.
Questo capitolo sembra rivelare che le strade della frode elettorale nelle elezioni americane portano tutte a Roma.
CESARE SACCHETTI
LINK ORIGINALE
https://lacrunadellago.net/2020/12/29/italiagate-il-governo-conte-accusato-di-essere-responsabile-della-frode-elettorale-contro-trump/