Ambientalismo
15 gennaio 2025

E NEGLI USA FINALMENTE SI RICONOSCE CHE L'ANIDRIDE CARBONICA
Inizia l'epoca del disinquinamento dei cervelli?

Non abbiamo la sindrome del complottismo e, a dire il vero, neanche siamo soliti indulgere al detto popolare secondo cui a pensar male si fa peccato, ma… etc. Per indole tendiamo a fidarci; con moderato ottimismo. Epperò a volte siamo costretti, nostro malgrado, a cedere alla tentazione del sopradetto peccato. Ma giudicate voi. 

Come vi sarete accorti da soli, è da alcuni anni che non v’è circostanza negativa che i nostri canali Tv non si lascino perdere l’occasione di addebitare al cambiamento climatico. Nel paranoico proposito, a volte spiccano voli pindarici da rasentare il ridicolo, quando non il comico. Importanti Tg sono stati coloriti da notizie che addebitavano ai cambiamenti climatici l’aumento, a rotazione, di: abbai dei cani, tariffe telefoniche, liti tra gli innamorati, tassi d’interesse, momenti di distrazione, ore di sonno e ore di insonnia. E non c’è al mondo giornale cittadino, provinciale, regionale o nazionale che non abbia almeno una volta dato la notizia che in quella città, provincia, regione o nazione s’è registrato un riscaldamento globale doppio/triplo che nel resto del mondo. Esercitando il massimo della benevolenza, ho sempre derubricato la cosa come mancanza di fantasia o ricerca maniacale dello scoop giornalistico, in patente assenza anche di notizia un minimo rilevante. Temo, invece, che ci sia un preciso disegno di lavaggio dei nostri cervelli.

Mi piacciono gli spettacoli di prosa, siano essi di teatro o di film, e durante le trascorse festività son potuto andare al cinema tre volte. Sui film – io preferisco quelli ove si ride – tendo ad essere esigente, tanto più quando i loro autori hanno la pretesa di realizzare, con essi, opere d’arte. In particolare, pretendo che ogni battuta abbia una propria economia nel film, insomma che sia attentamente studiata e le parole pesate. “Una notte a New York” è un lavoro che possiamo qualificare pregevole per incoraggiamento alla regista e sceneggiatrice che è una debuttante. Purtroppo il titolo italiano ci azzecca poco: il film occupa il tempo di una notte e lo spazio in quel di New York, ma non è una notte a New York. È, piuttosto, una sorta di seduta psicoanalitica improvvisata, con protagonisti un tassista e la sua cliente nel tragitto da Jfk a Midtown Manhattan. Pregevole lavoro, indubbiamente economico, realizzato con poche lire, con un cast di due soli attori e ambiente di scena l’abitacolo di un taxi per una buona ora e mezza. Capite bene che ogni singola battuta – anzi ogni singola parola – è d’obbligo funzionale all’opera, che non può ammettere alcun momento di debolezza. E invece giunge l’inaspettato: nella conversazione uno dei due nomina, come i cavoli a merenda, il cambiamento climatico. Chi ha scritto le battute ha fatto del proprio meglio nel cercare di far apparire le parole come buttate lì, con nonchalance. A dispetto di quanto detto all’inizio, non me la son bevuta e, comunque, quasi come uno stimolo involontario, m’è sovvenuto il pensiero che quelle due parole fossero state messe lì per compiacere – gratuitamente o a pagamento – qualcuno. Quasi immediatamente, mi son vergognato del mio involontario mal pensare, epperò – garantisco – quelle parole erano, lì, come il cavolo a merenda a rovinare il pathos del momento. Verificate da soli: il film lo consiglio.

Due giorni dopo mi recavo a vedere l’ultimo film di Petro Almodóvar, regista colto, uno dei miei preferiti, soprattutto in quelle sue opere ove non mancano momenti per sorridere, se non ridere. Non è il caso in “La stanza accanto”, che racconta gli ultimi giorni di una malata incurabile decisa a praticare su sé stessa una illegale eutanasia. Due giorni dopo ancora è stata la volta di “Le occasioni dell’amore”: mi attendevo una briosa commedia francese – speravo qualcosa tipo “Cena fra amici” o, visto il titolo, qualcosa nello stile di Eric Rohmer, il mio preferito in assoluto. Invece, una delusione: per farla breve, annoiato, a metà film ho abbandonato la sala. Comunque sia, anche in questi ultimi due, non è mancata – di nuovo, come i cavoli a merenda – la citazione al cambiamento climatico quale problema esistenziale.

Tre su tre non può essere casuale. In essi, lo sceneggiatore e il dialoghista sembra abbiano scientemente accontentata la precisa richiesta di alcuni cui sta molto a cuore che il cambiamento climatico sia una preoccupazione di tutti, da trasmettere a tutti con ogni mezzo, anche subliminale se necessario.  Costoro son messi male, però: devono rendersi conto che la loro pluridecennale menzogna sta emergendo, mentre essi stessi hanno l’acqua alla gola. Devono essere disperati: non si possono ingannare tutti per sempre, ed è arrivato il momento.

Il Senato dello Stato del Wyoming ha appena presentato un disegno di legge con lo scopo dichiarato di specificare che l'anidride carbonica non è un inquinante ma una sostanza benefica e abrogare i requisiti degli standard energetici a bassa emissione di carbonio.

Nel disegno di legge si riconoscono finalmente le ragioni della conoscenza che proviene dalla scienza migliore. In particolare, la legge (da cui cito) riconosce che: 

  1. La CO2 è un nutriente fondamentale necessario per tutta la vita sulla Terra. Le piante hanno bisogno di anidride carbonica insieme a luce solare, acqua e sostanze nutritive per prosperare. 

  2. Il ciclo del carbonio, in cui la CO2 viene riutilizzata e trasferita tra l'atmosfera e gli organismi sulla Terra, è una necessità biologica per la vita sul pianeta. 

  3. La produzione agricola mondiale sta superando la crescita della popolazione e sta battendo i record di produzione anche grazie all'aumento di CO2 atmosferica. 

  4. L'aumento di CO2 consente alle piante di resistere meglio alla siccità utilizzando l'acqua in modo più efficiente. 

  5. La Terra ha bisogno di CO2 per sostenere la vita e aumentare la resa delle piante, contribuendo così alla salute e alla prosperità di tutti i cittadini del Wyoming.


Il divieto di tentare di abbassare i livelli di CO2 è in contrasto con gli attuali sforzi di “decarbonizzare l'Occidente”. Per diventare legge, la proposta deve essere approvata dal Senato, dalla Camera e dal Governatore del Wyoming; questi, però, può annullarla con proprio veto. Il disegno di legge è stato così titolato: «Restituiamo al carbonio la grandezza che merita: basta con le politiche di zero-emissioni!». 

Per dovere di cronaca, va detto che non è la prima volta che la politica si fa parte attiva in questo senso: una dichiarazione del Partito Conservatore Unificato dell'Alberta, in Canada, aveva già ribadito gli effetti salutari della CO2 e il proprio sostegno al rifiuto della politica “net zero” del governo nazionale guidato dall’ormai dimesso Justin Trudeau. Non ci resta che sperare ora in Donald Trump perché sia messo un freno all’inquinamento dei nostri cervelli.


Franco Battaglia


https://wyoleg.gov/Legislation/2025/SF0092



Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 15 gennaio 2025







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