BIG PHARMA E LE SUE VITTIME
18 dicembre 2024

QUELLA DEI LINCEI È DIVENTATA UN APPARATO DI PROPAGANDA IDEOLOGICA, ALTRO CHE UN'ACCADEMIA IN DIFESA DELLA SCIENZA
Attacca il governo perché ha cancellato le multe dei non vaccinati


L’Accademia dei Lincei non è più quella dei tempi non dico di Galileo Galilei o del più recente grande matematico Vito Volterra, ma neanche dei recentissimi fisici Edoardo Amaldi e Giorgio Salvini, gli ultimi presidenti all’altezza del prestigio che l’Accademia vorrebbe avere. Penso al fatto che, sulla questione climatica, l’Accademia, esattamente come Greta Thunbergh, ha sposato acriticamente la posizione dell’Ipcc, che è un organo solo politico, per come sono scelti gli adepti, cioè dai governi. E penso a quando l’Accademia organizzava una conferenza sul clima, ma la cancellava non appena vi si iscrissero a presentare un intervento alcuni italiani della fondazione Clintel, cui aderiscono 2000 scienziati del clima o di aree vicine – tra cui due premi Nobel per la Fisica – che sostengono che l’uso che facciamo di carbone, petrolio e gas naturale non ha alcuna influenza sul clima del pianeta. Gli italiani che chiedevano d’intervenire non erano gli scappati di casa di Ultima Generazione, ma i professori di climatologia Franco Prodi e Nicola Scafetta, nonché il già magnifico rettore Uberto Crescenti, professore di Geologia e il Linceo geofisico Giuliano Panza. E quando i medesimi chiesero all’Accademia un confronto, l’Accademia si rifiutò (e continua a rifiutarlo).

Per farla breve, se vi capita di incontrare uno che si qualifica come Linceo, siete autorizzati a reagire come avrebbe reagito nel V secolo d.C. uno che incontrava per strada chi si qualificava, con orgoglio, col “civis romanus sum”: gli sbuffava a ridere in faccia. Non parlo dei quattro gatti che, all’interno dell’Accademia, hanno qualche competenza per dire la loro sul clima e che si contano con le dite di una sola mano; dico di tutti gli altri – letterati, filosofi e umanisti – che, senza sapere nulla di clima, non hanno la forza morale di dire ai quattro gatti che rifiutare il confronto, peraltro con insigni studiosi, è il contrario della missione dell’Accademia. Un isolato errore di gioventù degli adepti? A quanto pare, no, perché lo hanno ripetuto facendola fuori dal vaso col recente comunicato che, a leggerlo, non si sa se ridere o piangere.

In esso esordiscono esprimendo «viva preoccupazione per la sanatoria della multa di chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale». “Viva preoccupazione”? C’è da chiedersi se in Accademia c’è qualcuno con i fondamentali del parlare in italiano diverso dal burocratese. Quanto alla multa – trattasi dei 100 euro comminati agli ultra-cinquantenni che rifiutarono di vaccinarsi – non era, quella, una multa. Una multa ha lo scopo, oltre che punire la trasgressione, anche scoraggiarne la ripetizione. E, ove, applicabile, di applicare l’obbligo. Per esempio, se vieni beccato senza assicurazione all’auto, la multa non solo punisce la trasgressione, non solo scoraggia a ripeterla l’anno successivo, ma anche ferma l’auto finché non la si assicuri. Nel caso in parola, invece, non si diceva: paghi la multa e se entro tre giorni non ti vaccini ne paghi un’altra fino all’infinito. Di fatto era, quella, una forma di acquistare il diritto a non vaccinarsi. Non ti sei vaccinato? Dammi 100 euro e buona notte al secchio.

Continua il curioso comunicato Linceo: «La sanatoria avrebbe un potenziale impatto diseducativo sui cittadini». Forse ai Lincei manca uno storico che avrebbe potuto far osservare alle altre eccelse cariatidi che eventuali propositi “educativi” di quella multa erano dello stesso stampo di quelli dei tempi di quando c’era lui, caro lei. Cento euro non è olio di ricino, ma lo spirito è lo stesso, giacché, come già notato sopra, non avevano, quei cento euro, alcun fine di multa.

Si inventano, i Lincei, «conseguenze gravemente dannose per l’individuo che rifiuta l’obbligo vaccinale e per tutta la comunità». Quanto alle conseguenze dannose per l’individuo, son pronto a scommettere che interrogando uno per uno i soci Lincei troveremmo un lungo elenco di comportamenti che, pur dannosi a ciascuno di essi, sono lo stesso adottati senza che nessuno li multi.

Quanto al danno “per tutta la comunità”, è strano che cotanti accademici non si rendano conto che la questione va indagata caso per caso e non per la generica procedura vaccinale. Eppure è così: non se ne rendono conto, dal momento che scrivono: «Rendere non sanzionabile l’obbligo vaccinale minerebbe dalle fondamenta qualunque serio piano governativo di preparazione a un’eventuale, prossima pandemia». Ma il vaccino anti-covid non protegge da “una eventuale prossima pandemia”, e del vaccino della eventuale prossima pandemia nulla sappiamo. Il fatto è che al tempo della pandemia si fece proprio questo terribile errore di metodo. Si disse – per esempio lo declamò Ursula von der Leyen – che bisognava vaccinarsi contro il covid perché negli ultimi 50 anni i vaccini avevano dimostrato sicurezza ed efficacia. Che è come dire che puoi tranquillamente mangiare un piatto di amaniti  falloidi trifolate solo perché ci sono milioni di persone che han tranquillamente gustato ricchi piatti di porcini trifolati.

Insistono gli accademici lincei: «l’invecchiamento della popolazione italiana dovrebbe suggerire di aumentare, non certo di disincentivare, la protezione vaccinale nei confronti di un’eventuale nuova pandemia». Mi rammentano, costoro, il Papa, o Sergio Mattarella o, il che è lo stesso, un qualunque David Parenzo, tutti individui senza arte né parte che da dietro uno schermo televisivo ammonivano l’ascoltatore che vi stava davanti di vaccinarsi, senza nulla conoscere della sua cartella clinica. Si appellavano, i primi due, al dovere morale e al dovere civico, e il terzo a nulla se non alla propria sapienza in medicina. In ogni caso, furono tutti, ai tempi – come lo sono ora i Lincei – al limite dell’esercizio abusivo della professione medica. Ma anche gli stessi tele-virologi: come si permettevano di esortare alla vaccinazione telespettatori di cui nulla sapevano? Secondo questi scienziati che ancora non hanno capito come funziona la scienza, il vaccino doveva essere sicuro ed efficace per il fatto stesso che lo erano stati quelli anti-polio, anti-vaiolo e via dicendo. Che razza di scienza è?

Il vaccino anti-covid ha avuto i suoi meriti, su questo non ci piove. Ma non fu né efficace né sicuro come si sperava e si vantava. Nel comunicato dei Lincei si cita il vaccino a mRna, ma si dimentica che milioni furono vaccinati con vaccini non mRna e che risultarono mezze ciofeche, come ho verificato con un esperimento su me stesso: durante gli anni di pandemia ho seguito il mio titolo anticorpale – e sto continuando a seguirlo – e dopo due inoculazioni Astrazeneca la risposta immunitaria era bassissima; ho dovuto attendere il booster con Moderna mRna prima di vedere una risposta significativa. Ma non sufficiente ad evitarmi il covid ed essere “per la comunità” io, triplamente inoculato, più pericoloso dei multati che non si sono ammalati.

E anche sulla sicurezza avrei da dire: ho assistito alla morte di un amico cinquantenne nel quale, dopo essersi inoculato il vaccino mRna, gli esplosero i sintomi di una a egli ignota latente sindrome di Guillain-Barré. Un aneddoto, se volete, una relazione causa-effetto non dimostrata, se volete; ma il sospetto è fortissimo, come gli stessi medici dissero. Avesse egli preso il covid, non sarebbe stato risparmiato, direte voi. Già, però il covid avrebbe anche potuto non prenderlo, dico io. Insomma, alla fine, tutti e, ahimè, anche l’Accademia, hanno peccato di incomprensione di come funziona il metodo scientifico.

Infine: i governi mettono tasse e multe e, come le mettono, possono anche toglierle: cosa c’entra l’Accademia dei Lincei? Col diramare un comunicato tutto politico contro il governo di Giorgia Meloni (peraltro votato da un’infima porzione dei soci lincei), hanno solo perso l’occasione per tacere e per non farla fuori dal vaso.

Franco Battaglia

Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 18 dicembre 2024







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