IL DECLINO DELL'OCCIDENTE
14 dicembre 2024 L'ULTIMA FOLLIA: IL CAMBIAMENTO CLIMATICO È COLPA DEL CRISTIANESIMO Lo dice Limes Limes è un pregevole mensile di divulgazione geopolitica e il suo direttore, Luca Caracciolo, persona squisita, garbata e preparata, ha voluto dedicare il fascicolo di dicembre alla questione climatica, elevandola a questione geopolitica. Devo premettere che era l’anno di grazia 2000 (4 settembre, per la precisione) quando liquidavo la questione come “grossa bufala”, e potevo farlo grazie al direttore Maurizio Belpietro, la cui lungimiranza, professionalità giornalistica e perspicacia gli suggerivano, già allora, che qualcosa non tornava, e decideva di pubblicare i miei strali. Dopo 24 anni la cosa comincia a non tornare anche ai più. Figura. Articolo su “Il Giornale” del 4 settembre 2000. Leggere oggi su Limes che la questione è geopolitica mi fa un po’ sorridere, evocandomi il fatto che se sei un martello ogni tuo problema ha l’aspetto di un chiodo. Mi corre l’obbligo, allora, di evidenziare alcuni bachi nell’analisi che propone l’altrimenti apprezzatissimo mensile; e questo non per fare il Pierino, ma perché sembra che non si riesca ad uscire dal gorgo della narrazione che ha inquinato i cervelli di due generazioni e, inoltre, come vedremo alla fine, a insistere a non ammettere l’evidenza, si rischia di sproloquiare. Cominciamo col sottotitolo di copertina – «La battaglia contro la CO2 è perduta» – che è fuorviante, perché quella contro la CO2 non è una battaglia perduta, ma è una battaglia futile, che mai avrebbe dovuto intraprendersi. Messa come la mette il mensile, sembra che, ora che la battaglia è perduta, dovremmo attenderci l’apocalisse evocata per trent’anni. In verità, al bravo e spiritoso Caracciolo la cosa non sfugge: «abbiamo avuto sempre un numero magico di tot anni per salvare il pianeta, con scadenza automaticamente rinnovata con puntualità da decreto milleproroghe», ma non riesce a concludere che, appunto, trattasi di bufala. «Non pretendiamo di stabilire correttezza di diagnosi (apocalisse) e terapia (decarbonizzazione), e consideriamo le cose entrambe vere: il problema è che la seconda non consegue dalla prima». E qui io non comprendo: perché se il carbonio è l’origine dell’apocalisse (diagnosi) la cura non può essere altra che rimuovere la causa. La contraddizione è evidente, ma Caracciolo non ce la fa: «nel mondo ideale il contenimento del cambiamento climatico sarebbe imperativo categorico»; e non ce la fa – senza curarsi di contraddire il metodo scientifico, lo dice esplicitamente – per non «precipitare in depressione», dopo trent’anni spesi per quel contenimento. Sarebbe molto più semplice prendere atto che il cambiamento climatico non può contenersi più di quanto possa contenersi il tramonto del sole. Sconfortato dalla confusione che regna tra gli scienziati – «il cambiamento climatico è un problema troppo serio per lasciarlo ai climatologi» – il buon Caracciolo si aggrappa ai «suggerimenti di laici ignoranti della materia». Il grande fisico Edoardo Amaldi derubricò questa indole a barzelletta: «Dire che non possiamo fidarci degli esperti perché interessati disonesti, e conviene affidarsi agli inesperti, comporta che tanto più si è inesperti tanto più si sarà meritevoli di fiducia: una barzelletta». Il fatto è che a regnare non è la confusione, ma la miserabile circostanza per cui lo stipendio di troppi – con qualcuno tra gli autori nel fascicolo – dipende dalla bufala in parola. Uno degli inesperti consultati da Caracciolo suggerisce di cominciare con «la necessità di ammettere che non possiamo più fermare la catastrofe climatica», di nuovo senza chiedersi se essa avverrà e, ove avvenisse, se mai si sarebbe potuto fermarla. Un altro inesperto gli suggerisce che «il comandamento “segui la scienza” è deviante». Direi che se qualcosa ci fosse di deviante essa è seguire la scienza disonesta; che poi scienza non è, perché l’applicazione del metodo scientifico richiede assoluta onestà (da non confondere con infallibilità). Il direttore lo nota bene: «denunciare il cambiamento climatico evoca, per logica, un mitico clima fisso», ma non riesce a spingere fino in fondo la logica e invece trae conseguenze che non esito a definire preoccupanti. Facendo proprie le affermazioni dei suoi suggeritori, scrive il direttore: «I disastri ecologici sono figli del cristianesimo latino, di matrice occidentale, secondo cui Dio ci vuole dominatori del creato, ove tutto ciò che non è umano risulta oggetto delle nostre necessità. Per curare la malattia serve una rivoluzione spirituale, la cui icona è San Francesco d’Assisi. Se vogliamo cambiare il nostro modo di trattare l’ambiente, dobbiamo cambiare religione. Il cristianesimo è religione antropocentrica e rende possibile sfruttare la natura. San Francesco tentò di spodestare l’uomo dal suo ruolo di monarca del creato. Quindi ripartiamo da San Francesco. Abbiamo obblighi morali verso la roccia, verso la montagna? Sì, direbbe un buddista. L’Occidente cristiano si dedica a saccheggiare il mondo con la spada in una mano e la croce nell’altra. In sintesi, il problema ecologico è religioso: occorre un equivalente cristiano e occidentale dell’animismo». Citare San Francesco sembra la moda di questi anni, ma il nesso del Cantico delle Creature e l’ecologia è solo nella fantasia di chi segue questa moda. Il Cantico è un’ode a Dio, creatore di tutte le cose. Nell’elenco delle cose da lodare ci sono sole, luna, stelle, acqua, fuoco, vento; curiosamente c’è anche il clima – nuvolo e sereno – e c’è la morte, anch’essa creata da Dio. Ne avesse avuto la consapevolezza, San Francesco avrebbe lodato anche petrolio, carbone e gas naturale. Attenti a snobbare il dettato – che è biblico – che ci vuole dominatori del creato: di fatto lo siamo, per diritto, per dovere e per necessità. A differenza del resto del creato, noi siamo nudi, e se non avessimo dominato il creato saremmo stati votati ad una, peraltro breve, vita tribale, fino alla rapida estinzione. Al dettato biblico, l’Occidente ha aggiunto il dettato di Cristo di amare il nostro prossimo come noi stessi. La salvezza del mondo, allora, mi spiace caro Caracciolo, a me sembra proprio il cristianesimo. Col mito di Gaia, l’Occidente cristiano s’è già sporcato di animismo, ma se non conteniamo questa velleità, allora sì la distruzione dell’Occidente è garantita. Franco Battaglia Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 14 dicembre 2024 ... |