L'ambasciatore
russo: «La partnership con Mosca? L'Italia non potrà tornare al
passato. L'Ue è assoggettata agli Usa»
Mentre
la necessità esistenziale di un rapporto col mondo BRICS cresce
L’ambasciatore
russo in Italia ha rilasciato questa intervista al Corriere della
Sera. Il 18 ottobre 2024
Cambiamenti
drastici in arrivo? È già troppo tardi? Verso una rivolta popolare
contro i governanti asserviti a interessi anti italiani…
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Alexey
Paramonov: «Sarebbe bene se gli Usa fossero solo una grande potenza,
non lo sceriffo del mondo. Ora la Russia guarda a Est e a Sud»
«Forse,
in un altro momento, questa sarebbe stata una occasione per fare
festa». Ma era molto tempo fa. Il 14 ottobre del 1994, Silvio
Berlusconi e Boris Eltsin firmavano un Trattato che oltre
all’amicizia e alla collaborazione commerciale, sanciva anche una
simpatia storica della Russia verso l’Italia, e viceversa.
Mentre
sorseggia un tè offerto anche all’ospite, «Può
bere tranquillo…» è la sua chiosa ironica,
l’ambasciatore Alexey Paramonov appare diviso tra un evidente amore
per il nostro Paese e i suoi doveri di diplomatico, che prevalgono al
momento di fare dichiarazioni. Sconti per nessuno, parole e pensieri
duri come pietre. «In base a quel trattato, Russia e Italia si erano
aiutate a vicenda per quasi tre decenni, come mai prima nella storia.
Purtroppo, oggi le relazioni tra i nostri Stati sono molto
cambiate.
Eppure, la stragrande maggioranza della vostra
società, a differenza dell’élite di potere ermeticamente chiusa
ai contatti, neanche ora sente la Russia come una minaccia».
Realisticamente,
quante possibilità esistono perché si possa tornare come prima?
«Non
ci aspettavamo da parte vostra una rinuncia così immediata e
autodistruttiva allo status di partner economico privilegiato di
Mosca. Alcuni alleati, gelosi dell’Italia, hanno fatto grandi
sforzi per distruggere il nostro idillio. Obiettivo raggiunto. Il
fatturato commerciale è calato quasi di 5 volte. E nel mondo di oggi
è molto difficile recuperare le posizioni perse. Qualunque sia lo
sviluppo dell’attuale situazione internazionale, tornare alla
condizione dell’inizio del 2022 non sarà possibile».
C’è
una classifica nell’elenco dei Paesi ostili a Mosca, come sembra di
capire dalle recenti parole spese da Vladimir Putin sul nostro Paese?
«Non
c’è nessuna gradazione. Anche se è vero che esistono varie
sfumature nell’approccio di Roma alla crisi ucraina, e alla
fornitura di armi a lungo raggio a Kiev. Il pericolo di un’escalation
senza precedenti richiede a tutti gli Stati responsabili la capacità
di “vedere gli alberi oltre la foresta”. Spero che l’Italia
continui a trovare la forza di far ragionare gli spavaldi capi della
Ue e della Nato».
L’articolo
2 del Trattato di amicizia e cooperazione tra Russia e Italia
stabilisce che le Parti escludono la guerra e l’uso della forza per
risolvere le controversie internazionali. Perché la Russia ha
disatteso questo e altri patti?
«Nessuno
ha il diritto di rimproverare alla Russia gli sforzi che i suoi
leader hanno compiuto nel corso degli anni per risolvere
pacificamente il conflitto in Ucraina. Gli accordi di Minsk, frutto
di quegli sforzi, sono deragliati per colpa di Zelensky e degli Usa,
della Francia e della Germania che lo spalleggiano. Davanti alla
crescente aggressività di Kiev nei confronti della popolazione
dell’Ucraina sud-orientale, la Russia ha dovuto esercitare il suo
diritto di riconoscere ufficialmente le Repubbliche popolari di
Donetsk e Lugansk».
Attaccando
e bombardando un Paese sovrano?
«Le azioni della Russia
rientrano nella logica dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni
Unite che più di ogni altro regola il diritto all’autodifesa.
Altrettanto non si può dire per le guerre statunitensi in Corea e
Vietnam, la guerra Nato contro la Jugoslavia, l’invasione americana
dell’Afghanistan, l’Iraq, l’operazione Nato in Libia, la crisi
in Siria, e naturalmente per l’attuale crisi del Medio Oriente».
È
ancora immaginabile un futuro europeo della Russia?
«Neppure
negli anni della Guerra Fredda i Paesi europei erano tanto
assoggettati agli Usa come lo sono adesso. Per questo, la Russia si
sta muovendo verso Est e verso Sud, nella direzione verso la quale il
fulcro dello sviluppo globale si sta spostando. Per Mosca sarà
particolarmente importante prendere parte alla configurazione di
questo ampio spazio eurasiatico. Da Lisbona a Vladivostok, come si
diceva una volta. Ma ben oltre, fino a Giacarta, abbracciando lo
spazio del Grande partenariato eurasiatico, aperto anche all’Europa
occidentale».
Il
mandato d’arresto per i giornalisti della Rai conferma il fatto che
la Russia ha una idea molto particolare della libertà di stampa?
«Le denunce delle nostre autorità contro i dipendenti Rai
e di alcune altre testate, tra cui, ahimè, anche la vostra, non
riguardano però la loro attività giornalistica, ma il fatto che,
attraversando illegalmente il confine di Stato, hanno violato la
nostra legislazione. A differenza dell’Italia, in Russia questo è
un illecito penale».
Perché
Putin sostiene di cercare la pace ma rifiuta di partecipare a una
conferenza di pace?
«Finora i Paesi occidentali hanno
simulato un processo di pace sulla crisi ucraina, tentando di riunire
il maggior numero di Paesi per dare alla Russia un ultimatum. E poi
occorre essere in due per fare la pace. Durante la sua ultima visita
negli Usa, Zelensky ha presentato un “piano di vittoria”, non di
pace».
Non
le sembra legittimo, da parte di chi è stato invaso da una potenza
straniera?
«Zelensky sta strenuamente trascinando la Nato
e l’Ue in un conflitto aperto con la Russia. La proposta avanzata
dal presidente Putin nel suo intervento al ministero degli Esteri
russo il 14 giugno prevedeva invece la totale conclusione del
conflitto, considerata la situazione reale sul campo in quel momento,
e non una semplice tregua».
Ma
le condizioni contenute in quel discorso sono una sorta di resa
totale, inaccettabile per l’Ucraina…
«Era una base di
partenza. È un peccato che questo gesto di pace, come tutti i
numerosi precedenti, sia stato semplicemente ignorato».
Una
volta che si raggiungesse un accordo, perché l’Occidente dovrebbe
fidarsi del fatto che Mosca non attacchi di nuovo?
«Non è
colpa nostra se il modello di sicurezza euro-atlantico, nell’ambito
del quale la Russia collaborava con la Nato e l’Ue, ha perso ogni
significato. Questa è la risposta alla sua domanda».
Le
elezioni Usa saranno uno spartiacque anche per questa guerra?
«Sarebbe un bene per tutti se gli Stati Uniti riuscissero
a diventare una normale grande potenza. Non lo sceriffo del mondo che
vuole imporre il proprio ordine ma un Paese capace di recepire le
realtà del moderno mondo multipolare. Come diceva Lev Tolstoj,
“tutti vogliono cambiare il mondo, ma nessuno vuole cambiare sé
stesso”. Per questo non mi faccio troppe illusioni».
https://www.corriere.it/esteri/24_ottobre_14/russia-ambasciatore-paramonov-9f17148d-7d74-4165-8e52-5cc880658xlk.shtml?refresh_ce