Ambientalismo
26 settembre 2024 RAZZISMO STRUTTURALE E CLIMA CHE CAMBIA: VOGLIONO METTERE LA TASSA SULL'UOMO BIANCO Con la balla sulle isole che affondano, l'Onu ci rifila un conto miliardario ONU: DA ORGANIZZAZIONE NON UTILE A ORGANIZZAZIONE NON UMANITARIA Non so se da adolescenti avete mai giocato al gioco della verità con la vostra ‘morosa. Di solito era lei a proporre di giocare: bisognava a turno rimbalzarsi a vicenda una domanda, con l’obbligo morale di dire, appunto, la verità. La dinamica si svolgeva con una sequela di domande irrilevanti, in mezzo alle quali si lanciava, quasi di sfuggita, quella che veramente interessava: Dove vivi? Dove sei nato? Quanti fratelli hai? Mi hai mai tradito? Come si chiama il tuo gatto? L’Onu – che non perde mai l’occasione di dimostrare che il vero significato dell’acronimo è Organizzazione-non-utile – adotta le stesse dinamiche del gioco della verità tra adolescenti nelle proprie risoluzioni, l’ultima delle quali, fresca di questi giorni, si chiama Patto per il Futuro. Ove, tra squilli di trombe e rulli di tamburi, i plenipotenziari del mondo si sono impegnati su cinque punti, quattro dei quali sono: promuovere la pace e la sicurezza, garantire benessere alle generazioni future, regolamentare l’uso della IA e, infine, tra tutti i Patti il più facile da rispettare, migliorare la performance dell’Onu medesima. Nel bel mezzo di questa cornucopia di tanto mirabolanti quanto pleonastici impegni si inserisce il patto succoso, quello che prevede la ridistribuzione di trilioni di dollari dalle tasche vostre a quelle di non si sa chi: il patto sul cambiamento climatico. Con esso i capataz del mondo – evidentemente convinti, beati loro, che il pianeta sia come un enorme frigorifero dotato di termostato regolabile a piacimento – si impegnano a mantenere al di sotto di 1.5 gradi l’aumento di riscaldamento globale. Il proposito, secondo l’Onu, si raggiungerebbe così: 1) eliminare quanto prima l’uso di petrolio, carbone e gas; 2) triplicare entro il 2030 l’attuale potenza mondiale di eolico e fotovoltaico; 3) risarcire le popolazioni che – a dire di António Guterres, che dell’Onu è Segretario generale – avrebbero maggiormente patito per il cambiamento climatico indotto dai popoli ricchi del pianeta. Un curioso individuo questo Guterres. Nelle settimane precedenti l’approvazione del Patto ha fatto la trottola in giro per il mondo per assicurarsi il voto di quei Paesi cui promette i miliardi di risarcimento. L’ultima a essere stata visitata è Samoa, angolo di paradiso nel mezzo del Pacifico, ove Guterres ha brandito la gente locale col bastone del riscaldamento globale per cui il mare che circonda quelle isole si starebbe innalzando a ritmo doppio del resto dei mari, e con la carota dei miliardi di risarcimento che essi avrebbero diritto dai paesi che, usando combustibili fossili, stanno facendo affondare quelle isole. Il livello dei mari, che dalla fine dell’ultima glaciazione si è elevato di 100 metri, sta continuando a farlo al ritmo di circa 2 mm/anno. È vero che è da 15 anni che a Samoa si sta elevando al ritmo di 4 mm/anno, ma questo perché nel 2009 ci fu un terremoto di magnitudo maggiore di 8 (e accompagnato da tsunami) che sta causando lo sprofondamento interpretato dal povero Guterres come dilatazione termica delle acque. Non possiamo tacere che, appunto perché paradiso terrestre, in Samoa (che è più piccola della Val d’Aosta) vi sono tre aeroporti di cui uno internazionale, e vi circola un’automobile ogni due abitanti: insomma, in proporzione, contribuirebbero al cambiamento climatico tanto quanto vi contribuisce il resto del mondo. Quanto al proposito di eliminare la CO2 antropica, che dire? Beh, innanzitutto che la CO2 è la molecola miracolosa della vita, senza di essa non ci sarebbe cibo per l’umanità e, anzi, più CO2 significherebbe raccolti più abbondanti: la CO2 è una sorta di fertilizzante naturale, e grazie all’aumento in atmosfera di 100 ppm (parti per milione) occorso negli ultimi 100 anni, i raccolti sono aumentati di oltre il 15%. Se ci fosse stata una politica di zero-emissioni nel 1750, oggi i raccolti sarebbero il 20% in meno di allora: staremmo a morir di fame. Inoltre, in un ambiente più ricco di CO2 le piante hanno bisogno di meno acqua perché con più CO2 crescerebbero con, sulla superficie delle loro foglie, stomi con pori più chiusi, con conseguente minore perdita d’acqua per traspirazione. Infine, eliminare l’uso del gas naturale comporterebbe eliminare l’uso di fertilizzanti azotati, che si producono dal gas naturale: un’esperienza che lo Sri Lanka ha già vissuto nel 2021, quando la circostanza ha dimezzato lì la produzione di riso, il cui prezzo è aumentato dell’80%. Il presidente Gotabaya Rajapaksa che aveva ordinato il bando dei fertilizzanti è dovuto fuggire dal Paese inseguito dai contadini inferociti. Infine, quanto al proposito di triplicare eolico e fotovoltaico dico solo che 20 anni fa i gigawatt di potenza elettrica installati nel mondo erano 2600 da combustibili fossili e 50 da eolico e fotovoltaico. Oggi, che la potenza elettrica da eolico e fotovoltaico è salita a 2600 GW, quella da combustibili fossili, lontano dal diminuire, è salita a 5000 GW. Perché? Perché non ha importanza quanti gigawatt di eolico e fotovoltaico si installino, in ogni caso non è possibile diminuire il convenzionale di 1 solo watt. La lezione da tutto ciò è una sola: siccome triplicare il solo fotovoltaico attuale comporterebbe un impegno economico dell’ordine di 7 trilioni di dollari col generale impoverimento del mondo a beneficio di pochissimi profittatori, l’acronimo Onu deve essere rivisto in Organizzazione-non-umanitaria. Franco Battaglia Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 26 settembre 2024 ... |