Ambientalismo
16 luglio 2024

L'ENERGIA NUCLEARE GARANTIRÀ UN VERA RINASCITA INDUSTRIALE DELL'ITALIA

INTERVISTA A UGO SPEZIA

Il Ministro Pichetto Fratin si è schierato più volte in favore della riapertura dell’opzione nucleare in Italia: un tentativo meritorio di rimuovere l’ostracismo italiano al nucleare, che ha precluso al Paese una fonte energetica che è economica e pulita, come ha recentemente riconosciuto anche la Ue; una preclusione che ha avuto effetti gravissimi sull’economia delle famiglie e delle imprese italiane. Mentre in Europa il nucleare è da anni la prima fonte di elettricità, in Italia si continua a usare in massima parte il costosissimo gas e, se si aggiunge l’uso sconsiderato delle ancora più costose, intermittenti e inaffidabili tecnologie eolica e fotovoltaica, capiamo perché da noi il kWh elettrico è, per famiglie e imprese, il più caro del mondo. La proposta del Ministro, che punta a creare le condizioni per consentire la realizzazione di nuovi reattori nucleari con orizzonte 2050, ha però sempre fatto riferimento a reattori di piccola taglia, i cosiddetti Smr (Small modular reactor), che non sembrano adatti per una economia di scala.  Chiediamo ad un esperto, l’ingegnere nucleare Ugo Spezia, già responsabile della sicurezza nucleare della Sogin (Società gestione impianti nucleari). 

Ingegnere, a che punto siamo con gli Smr?

«Nel mondo sono in fase di realizzazione due soli progetti di Smr, con evidente carattere di prototipi. Uno, in Cina, è un reattore da 200 MWe (megawatt elettrici), raffreddato a elio. Un altro, in Russia, è un reattore raffreddato a piombo liquido, derivato da quelli impiegati nella propulsione dei rompighiaccio e dei sottomarini nucleari. Bill Gates, poi, sta finanziando il progetto “TerraPower” che punta a realizzare in Wyoming un reattore raffreddato a sodio liquido. Però, nel frattempo, “NuScale”, altra startup Usa, nel novembre 2023 ha cancellato il suo progetto di Smr, a causa del raddoppio dei costi calcolati a preventivo. Tutti gli altri progetti al momento sono solo sulla carta». 

E in Italia?

«In Italia sono stati annunciati tre progetti di Smr. Uno da Ansaldo Nucleare che, in base alla sua lunga esperienza industriale, propone un reattore da 125 MWe raffreddato a piombo liquido. Altri due progetti, proposti da “Newcleo”, riguardano un reattore da 30 MWe e uno da 200 MWe raffreddati a piombo liquido. Quello di Ansaldo Nucleare deriva dall’evoluzione di un progetto proposto dalla stessa azienda, subito dopo il disastro di Chernobyl, quando si parlava di realizzare nuovi reattori cosiddetti “intrinsecamente sicuri”. “Newcleo” è invece una startup creata da un gruppo di tecnici, fisici e ingegneri dalle eccellenti capacità e raggruppa una società di ricerca e sviluppo e una società manifatturiera. Le sue basi di partenza sarebbero ottime, ma senza una vera esperienza industriale in campo nucleare non avendo mai realizzato alcuno di tali impianti».

Ritiene che gli Smr possano realmente semplificare la realizzazione di nuovi impianti nucleari?

«I reattori modulari di piccola taglia godono di indubbi vantaggi costruttivi – quali la rapidità di costruzione dovuta alla modularità e alla prefabbricazione spinta, la potenza ridotta e quindi il ridotto impatto termico – che li rendono inseribili nel territorio più facilmente di quanto non avvenga per i grandi impianti. Sono inoltre concepiti per ampliare gli ambiti applicativi dell’energia nucleare, pensando alla generazione contemporanea di elettricità e di calore, possibilità che li rende idonei ad alimentare grandi complessi industriali e centri urbani di medie dimensioni». 

Insomma, la possibilità di fornire ad una città sia l’energia elettrica sia il teleriscaldamento degli edifici. Almeno in teoria: sono, queste, veramente caratteristiche tali da favorire l’accettazione del nucleare?

«Come dice lei, in teoria sì. Ma in pratica non sarei particolarmente ottimista. Considerati gli impieghi, gli Smr dovrebbero essere installati all’interno di aree industriali o in prossimità di centri urbani, e personalmente dubito che il loro inserimento possa essere accettato più facilmente di un qualsiasi altro impianto nucleare». 

Occorrerà lavorare molto sul piano della comunicazione e dell’informazione per creare quel consenso che il nucleare ha riscosso da molti anni nei Paesi che ne fanno uso ma che finora in Italia è mancato?

«Scontato il fatto che le resistenze ci sarebbero comunque, bisogna comprendere che in ogni caso si dovrebbero creare le condizioni per la realizzazione innanzitutto di nuovi impianti nucleari di grande taglia. Ormai il mercato nucleare mondiale è presidiato da pochi grandi costruttori: Francia, Russia, Korea del Sud, USA-Giappone, con l’italiana Ansaldo Nucleare tuttora bene inserita nel contesto internazionale. Costoro offrono “chiavi in mano” – incluso il ciclo del combustibile – impianti della massima taglia possibile, con riferimento alle dimensioni della rete elettrica nella quale sono inseriti. Le grandi dimensioni dell’impianto costituiscono una garanzia di ritorno dell’investimento che, al momento, gli Smr non sono in grado di assicurare. Non a caso il mercato mondiale continua a muoversi in questa direzione: praticamente tutti i reattori in costruzione nel mondo – e si tratta di ben 61 reattori – sono reattori di grande taglia appartenenti alle filiere consolidate. I modelli di Smr finora proposti – e l’Iaea, l’agenzia nucleare dell’Onu, ne ha censiti addirittura una settantina! – sono certamente ottime idee, ma dubito che potranno affermarsi nel breve termine, in quanto non si avvantaggiano delle economie di scala proprie dei grandi reattori, scontano costi del kWh prodotto più elevati, e richiedono lo sviluppo di cicli del combustibile che ancora non esistono.

Le posizioni filonucleari del ministro Pichetto non hanno mancato di sollevare polemiche. Sono polemiche fondate dal punto di vista tecnico?

«Certamente no: motivazioni tecniche non ce ne sono. Si tratta delle stesse posizioni espresse da decenni dagli antinuclearisti, animati da un’opposizione preconcetta che rifiuta sistematicamente di confrontarsi con la realtà. Personalmente ho sperato che le posizioni recentemente assunte dalla Ue sul nucleare facessero emergere anche in campo ambientalista un atteggiamento nuovo, ma in Italia non se ne parla: mentre gli ambientalisti europei si vanno orientando in senso favorevole al nucleare, quelli nostrani continuano a rifiutare l’evidenza dei fatti».

Già. E i fatti dimostrano come l’energia nucleare sia sicura, economica, strategicamente vincente e sostenibile sul piano ambientale. 

«Sì. E le contraddizioni sono evidenti se solo si pensa al fanatismo ambientalista per la riduzione delle emissioni di CO2, e, allo stesso tempo, per la opposizione al nucleare, che è privo di emissioni. Le posizioni antinucleari sono ampiamente smentite dalla realtà: la Iaea prevede che il numero dei reattori nucleari installati nel mondo raddoppierà entro il 2050, e si può credere a questa previsione, visto che per realizzarsi è sufficiente, da solo, il programma nucleare avviato dalla Cina.

Insomma, si tratta della solita opposizione ideologica dei soliti Verdi...

«Non potrei definirla altrimenti, ma non ci sono solo i Verdi. Un ex-deputato del M5S, che continua a trovare ospitalità sulla stampa, ha usato, con encomiabile sprezzo del ridicolo, aggettivi quali “folle”, “insensato” e “surreale”, parlando di “un bluff per distribuire soldi agli amici degli amici” e chiamando a raccolta Pd, M5S, Verdi e +Europa, oltre che “gli scienziati”, per una nuova crociata antinucleare, così rivelando di avere in mente un modello socioeconomico che non esiste. Non è più lo Stato a decidere quali e quanti impianti elettrici costruire: in un mercato liberalizzato, a decidere se investire su nuovi impianti elettrici – nucleari o di altro tipo – è l’industria elettrica. La classe politica ha solo il dovere di creare le condizioni normative perché quella scelta possa essere esercitata liberamente e non sia impropriamente condizionata. Le crociate non servono: se fosse vero che il nucleare, di piccola o di grande taglia, non è competitivo, quale utility sarebbe tanto folle da sprecarci tempo e denaro? 

Franco Battaglia








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