Ambientalismo
26 maggio 2024

Dietro le dodici PRIORITÀ dei Verdi poche idee (e anche molto confuse)

PROGRAMMA DEI VERDI IN UE


Uno dei pochi motti che guidano la mia vita è: dà a tutti una seconda possibilità, ma non una terza. Per i Verdi voglio fare un’eccezione, e di possibilità voglio dargliene 12, tante quante sono le priorità del loro programma col quale chiedono il voto per sedere ad uno scranno del Parlamento europeo. La prima è combattere i cambiamenti climatici. Su come intendano perseguire e, presumibilmente, raggiungere l’obiettivo loro non hanno dubbi, e io cito testualmente: «eliminare i combustibili fossili e l’energia nucleare». Che la seconda induca cambiamenti climatici è una novità sulla quale devo ancora studiare; quanto ai primi, chissà se si sono chiesti cosa abbia indotto i cambiamenti climatici dai tempi di Noè fino a un secolo fa, tempi net-zero ante litteram.


La priorità numero 2 è l’economia, che deve essere rigorosamente verde. Che l’economia abbia un colore è un’altra novità sulla quale prometto di dedicare approfondito studio durante alcune delle mie notti insonni. Dicono di voler promuovere il Green new deal della Ursula von der Layen, cioè quei 300 miliardi l’anno che, finora, non hanno portato alcun bene a nessun Paese della Ue e hanno fatto imbufalire ampi settori produttivi, a cominciare da quello agricolo. Aggiungono di mirare allo «sviluppo delle infrastrutture», ma non è chiaro come ciò possa avvenire senza l’uso dei combustibili fossili. Non solo pannelli fotovoltaici e turbine eoliche non sono in grado di costruire né ferrovie né strade né qualunque cosa che si chiami infrastruttura, ma gli stessi pannelli fotovoltaici e turbine eoliche non possono fabbricarsi senza combustibili fossili e, nel caso delle turbine eoliche, non possono neanche funzionare senza combustibili fossili: ogni turbina richiede ettolitri di olio lubrificante.


Al punto 3 mettono il «welfare» e promettono «riduzione dell’orario di lavoro». Confido che, attuati i primi due punti, i Verdi manterranno la promessa, visto che, comunque, si potrà lavorare solo se il sole brilla e se il vento soffia alla giusta velocità: braccia conserte dalle 4 del pomeriggio alle 10 del mattino seguente. E se è nuvolo anche oltre. Una pacchia.


Con la quarta non negoziabile priorità – la giustizia – oltre che combattere la corruzione, pretendono che «la Ue sostenga i gruppi minoritari a rischio d’estinzione», cioè i Verdi medesimi. Sui migranti (punto 5) hanno due idee chiare: primo, «il diritto di asilo non è negoziabile» e, secondo, «chi richiede asilo non deve stare mai in prigione», ed è quel «mai» che mi lascia perplesso. Posto che non risulta che i migranti siano per ciò stesso messi in prigione e posto che di solito in prigione ci sta chi delinque: perché a un migrante che delinque gli si deve risparmiare la prigione?


Idee confuse, invece, sulla mobilità (punto 6), ove prevedono un solo mezzo di trasporto in Europa: il treno, e terra bruciata attorno all’auto e all’aereo. A parte il fatto che non si costruiscono treni senza usare combustibili fossili, non gli sovviene che, tipicamente, ognuno usa il mezzo che alla fine, reputa più conveniente in termini di tempo, denaro, collegamenti. Io, ad esempio, vado a piedi entro il mio quartiere, prendo l’autobus o la metro per muovermi in città, quando vado in montagna uso l’auto, e da Milano a Roma vado in treno, mentre da Milano a Palermo ci vado in aereo. E posso testimoniare di aver viaggiato in aereo in compagnia di parlamentari Verdi da Roma a Bruxelles. 


Sulla «salute» la priorità dei Verdi è «eliminare i rifiuti di plastica». Perché solo quelli di plastica? Possiamo evitare di eliminare i rifiuti che non sono di plastica? Boh. Quanto alla alimentazione vorrebbero, se non imporre, comunque «promuovere il cibo locale», con buona pace degli europei cui piacciono gli ananas. E con buona pace di chi esporta i propri prodotti agricoli.


Anche sulla «Istruzione» hanno idee poche, fisse, e confuse, giacché la loro priorità in tema d’istruzione è «garantire posti di lavoro dignitosi per i giovani», proposito non sembra attenere all’istruzione, quanto, piuttosto, al punto successivo, il decimo, titolato, appunto, «Lavoro e giustizia fiscale». Ove promettono «regimi fiscali che non privilegino individui facoltosi». I quali, però, cari i miei Verdi, sono dei privilegiati perché sono facoltosi, non perché pagano meno tasse: in Italia, per esempio, l’aliquota massima Irpef è al 43%, che non può proprio dirsi un privilegio fiscale. Inoltre promettono una tassa digitale, cosicché attendiamoci, dai Verdi, aumenti dei costi dell’uso di internet.


Alla faccia della parità di genere, alle «Donne» è riservato un punto ad hoc, l’11mo. La priorità dei Verdi è che l’aborto sia diritto costituzionale. Come tutti, anch’essi hanno la fissa dell’equa composizione di genere nelle strutture di potere: questa è una cosa che non ho mai capito, giacché mi sembra che, in questo modo, il discrimine nella scelta di chi occupa posizioni di potere sia ciò che sta in mezzo alle gambe e non ciò che sta dentro la testa. Boh. Il punto conclude poi con una frase che suona razzista: «Desideriamo che tutte le politiche riconoscano la vera diversità degli europei». Chi la capisce me la spieghi. L’ultima loro priorità è la «Pace». Ma non devono crederci tanto, visto che non hanno rifiutato l’alleanza con quei guerrafondai del Pd che, quando governavano con Draghi, gettavano benzina sul fuoco del conflitto russo-ucraino, né li abbiamo visti protestare contro le violenze dei terroristi di Hamas. Anzi, li stiamo vedendo candidare al Parlamento europeo una tizia intenta a manganellare cristiani per le strade di Budapest.


Mi dicono che Angelo Bonelli si tingerà i capelli di verde se osiamo non votarlo alle elezioni Ue. Attento, Angelo, al prodotto che, mi auguro, userai: quella dei coloranti per capelli è una facoltosissima industria plurimiliardaria, che si serve di materia prima che, tipicamente, si ottiene dal petrolio. Informazione che ti consigliamo far presente alle fascistoidi squadracce dei tuoi amici di Ultima generazione, anch’esse contro l’uso di quello stesso petrolio che fornisce la materia prima per la produzione delle tinture con le quali violentano le opere d’arte.


Franco Battaglia



Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 26 maggio 2024







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