Mons. Viganò
20 maggio 2024 Hostem repellas longius – Omelia di Mons. Carlo Maria Viganò nella domenica di Pentecoste
Noi
T’imploriam! Placabile Propizio a chi T’ignora;
Scendi
e ricrea; rianima I cor nel dubbio estinti; Manzoni, La Pentecoste, vv. 89-96
La devozione popolare celebra questo giorno solenne con il nome di “Pasqua delle rose”, a ricordo dell’antica usanza di simboleggiare con una cascata di petali di rosa la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e su Maria Santissima. È così simile alla Pasqua, che nella Vigilia di Pentecoste veniva solennemente amministrato il Santo Battesimo a coloro che non avevano potuto esservi rigenerati durante la Veglia del Sabato Santo, e come la Pasqua ebraica era figura della Pasqua cristiana, così la Pentecoste ebraica – in cui si celebrava la promulgazione dei Dieci Comandamenti dopo sette settimane dalla fuga dall’Egitto – era figura della nuova Pentecoste, questa volta estesa a tutti i popoli. Nella Pasqua il κόσμος si inchina alla Maestà di Cristo Re e Pontefice, per quem omnia facta sunt; nella Pentecoste la creazione rende omaggio allo Spirito Creatore, al Creator Spiritus che nella sua potenza rinnova la faccia della terra. Nella Pasqua si compiono le promesse messianiche dell’Antica Legge; nella Pentecoste sono le promesse del Messia stesso che si realizzano nel Suo Corpo Mistico, la Santa Chiesa, la Madre de’ Santi – come la chiama Manzoni nel celebre inno sacro. Gli Apostoli sono rinchiusi nel Cenacolo propter metum Judæorum (Gv 20, 19): essi non avevano ancora ricevuto lo Spirito Santo e le loro umane paure sarebbero venute meno dieci giorni dopo l’Ascensione del Signore, con la discesa dello Spirito Santo. Oggi quella latitanza si ripete al contrario, con una Gerarchia che ignora colpevolmente, che colpevolmente tace e nasconde e vanifica l’opera santificatrice del Paraclito dopo la Sua discesa, e dopo che duemila anni di Cristianità hanno mostrato la Sua potenza divina nel conquistare anime a Dio e nell’edificare la Santa Chiesa. Non dobbiamo sottovalutare la gravità di questa latitanza: essa è deliberata, scientemente orientata a nuocere, perché i mercenari sono consapevoli che per demolire la società civile e la Chiesa è necessario impedire quanto più possibile che la Grazia si propaghi, che agisca mediante i Sacramenti, che fermi la destra della Giustizia di Dio tramite la Santa Messa. Costoro vogliono fare in modo che sia vanificato il Sacrificio di Cristo, perché seccando i torrenti della Grazia le anime siano fiaccate e muoiano di sete nell’attraversare il deserto di un mondo ostile. La loro – esattamente come abbiamo visto fare ai medici durante la farsa pandemica – non è imperizia o incapacità: è invece una volontà di compiere il male, di servire il Nemico, di assecondare il potere del Nuovo Ordine Mondiale nella vile e abbietta illusione di avere un posto alla corte dell’Anticristo. Miserabili traditori, per i quali l’unica ragione di vita è consumarsi in questa sordida libido serviendi. Quest’opera eversiva – perché tale è a tutti gli effetti, dinanzi a Dio, alla Chiesa e alle anime – ha come scopo l’usurpazione della Signoria di Nostro Signore Gesù Cristo, perché al Suo posto sieda nel luogo santo il figlio della perdizione, l’Anticristo, in una grottesca contraffazione dell’autorità civile e religiosa. Non possiamo credere che un Successore degli Apostoli possa rinnegare e contraddire il mandato ricevuto da Cristo e servire il Suo nemico, senza comprendere che ciò facendo si rende complice del piano satanico della Rivoluzione. No, cari fedeli: dopo decenni di sistematica dissoluzione della Chiesa – e oltre due secoli di dissoluzione sociale – nessun Pastore in buona fede può ancora pensare che le innovazioni introdotte dal Vaticano II non abbiano nulla a che vedere con lo stato disastroso in cui versa il corpo ecclesiale. A quanti ancor oggi difendono l’indifendibile presunta “ortodossia” del Concilio e della sua liturgia, davanti alla strage di anime degli ultimi sessant’anni, si addicono perfettamente le parole del grande Bossuet: Dieu se rit des hommes qui déplorent les effets dont ils chérissent les causes. [Dio ride degli uomini che deplorano gli effetti di cui ne approvano le cause.] La latitanza della Chiesa – ossia il suo eclissamento da parte della setta conciliare e sinodale, la sua cooperazione attiva al progetto sinarchico della Massoneria – è l’esatto opposto della vigilante trepidazione degli Apostoli, che ancora spiritualmente disarmati attendevano le armi celesti dal loro Signore e sarebbero stati pronti ad impugnarle e a combattere a costo della vita, come poi avvenne. Tristes erant Apostoli: il cuore degli Apostoli era gravato dalla recente Ascensione del Signore e la trepidante attesa dello Spirito Consolatore attingeva alla speranza più che all’umana sicurezza. Sola, Nostra Signora custodiva inconcussa (irremovibile) la certezza della Fede e certamente consolava gli Apostoli ricordando loro le parole del divin Figlio. Il cuore dei mercenari non è timoroso: è piuttosto reso folle dall’ostilità a Colui che ha già vinto, per servire e compiacere chi si sa aver già ineluttabilmente perso. Ed è parimenti follia credere che in presenza di un tradimento tanto scandaloso quanto inaudito da parte della Gerarchia, quel medesimo Spirito Santo non possa dispiegare la propria onnipotenza per vie straordinarie, suscitando profeti dalle pietre. Questa è la potenza creatrice e rigeneratrice dello Spirito Santo Paraclito: Egli soffia dove vuole (Gv 3, 8). E come insegna Nostro Signore a Nicodemo il dove vuole non significa dove gli pare, non implica arbitrarietà, ma al contrario la coincidenza dell’atto divino con la divina volontà. Lo Spirito Santo soffia dove vuole: Egli vuole scendere a santificare e benedire con la Sua Grazia il Sacrificio dell’altare: veni, et benedic hoc sacrificium tuo sancto nomini præparatum; vuole scendere su coloro che rinascono nell’acqua del Battesimo, sui milites Christi nella Cresima, sui Ministri dell’Altissimo nell’Ordinazione sacra, sugli sposi nel Matrimonio, sui malati e i morenti nell’estrema Unzione. Soffia anche nelle piccole comunità che resistono allo spirito del mondo, spirito di menzogna che non viene da Dio; soffia nelle chiese in cui si conserva la fiamma della Fede; nel fiorire delle Vocazioni secolari e religiose tradizionali. Al “Dio delle sorprese” di Jorge Mario Bergoglio la vera Chiesa e i veri Pastori contrappongono il semper idem dell’eternità divina. Perché la novità della Rivelazione cristiana non è una meta irraggiungibile perseguita dal cosiddetto progresso, soggetta anch’essa alle mode e al passare del tempo; bensì un evento storico che costituisce il discrimen tra prima e dopo, tra l’antico e il nuovo, appunto; tra tenebre e luce. Una Rivelazione che è Nostro Signore Gesù Cristo, Verbo Eterno del Padre, e che il Paraclito suggella con i Suoi Doni, quale divino Amore che procede dal Padre e dal Figlio; lo stesso Spirito che ha parlato per mezzo dei Profeti e che continua a parlarci nelle parole eterne della Santa Chiesa, voce di Cristo che le pecore riconoscono. Il mondo irride e rifiuta la pace che solo Nostro Signore può dare. Pax Christi in regno Christi: chi vuole far regnare Satana non può né comprendere né volere la pace di Cristo, perché sia Chaos Antichristi in regno Antichristi. La pace viene solo da Cristo, e senza Cristo non vi può essere pace. Non vi può essere pace né nel mondo sprofondato nell’apostasia e nel culto di Satana a causa del tradimento dell’autorità civile corrotta e asservita al potere; non vi può essere pace in una Chiesa la cui Gerarchia è non meno apostata, corrotta nella Morale e nella Fede e asservita al medesimo potere. Ma se in un mondo che crocifigge quotidianamente il Suo Signore non può esservi né pace né prosperità, vi è però un piccolo santuario in cui questa pace è possibile, in cui il Signore si degna di scegliere la propria dimora, nel quale gli Angeli amano fermarsi: è la nostra anima. Un prezioso santuario che per volontà di Dio nessuno ha il potere di violare, nemmeno i demoni e i loro servi, inebriati del delirio dell’intelligenza artificiale. Lo stato dell’anima in Grazia di Dio la fa crescere nella santità, e quanto più essa si abbandona fiduciosa alla volontà del Signore, tanto più questa crescita spirituale procede spedita. È quello il cenacolo in cui spesso ci rifugiamo, chiedendo al Consolatore di darci forza e di sostenerci nel momento della prova. Ed è un analogo rifugio la famiglia, “chiesa domestica”, dove non entrano gli orrori del mondo corrotto, e che si salverà al passaggio dell’Angelo sterminatore. Se la Santissima Trinità dimora nella nostra anima, la pace interiore non ci mancherà nei momenti più difficili, perché sapremo che è proprio in quei frangenti che il Signore viene in nostro aiuto come un divino Cireneo. Non ci mancherà neppure quando dovremo rispondere, come di una colpa, di professare integralmente la Fede cattolica. Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che dovrete dire (Lc 12, 11-12). Questo è il senso della parola Paraclito: avvocato, consigliere e difensore di chi è sotto accusa, di chi il diavolo – διάβολος, l’accusatore – calunnia con i suoi falsi argomenti. Ecco perché nel Veni Creator chiediamo al Paraclito: Hostem repellas longius, scaccia lontano il nemico; ecco perché a quell’invocazione uniamo la richiesta di pace, pacemque dones protinus. Invochiamo dunque, carissimi fratelli, il divino Consolatore, dulcis hospes animæ, perché nel santuario del nostro cuore, nelle nostre famiglie e comunità regni Cristo, Principe della pace; così che dove regna il Figlio, vi regnino anche il Padre e lo Spirito Santo, ripristinando l’ordine divino infranto dal peccato. E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
19
Maggio 2024
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