IL DECLINO DELL'OCCIDENTE
29 febbraio 2024

Punito il governo alle urne in Sardegna per il sostegno della guerra di Zelensky in Ucraina

di Franco Battaglia

I commentatori politici che hanno analizzato il voto in Sardegna hanno trascurato, a me pare, il ruolo avuto dalla posizione del governo sull'Ucraina. Io non sono un commentatore politico, ma un semplice elettore che assume che ciò che passa per la mia mente passi anche per quella di altri semplici elettori. Mai e poi mai avrei potuto immaginare di essere gratificato di arrivare a 70 anni e vedere questo mio Occidente sostenere con le armi un Paese nelle mani di corrotti e fascio-nazisti. Lo Stato ucraino è giovanissimo, ha appena 33 anni, ma nacque male: già nella Costituzione che si dette ghettizza quasi il 40% dei propri abitanti, che sono quelli che parlano russo, perché all’articolo 10 il russo è bandito dalla lingua ufficiale del Paese. Meraviglia che l’Occidente, sedicente democratico, sia stato determinato e sia determinato ad accasarselo senza chieder loro di cambiare quell’articolo: la guerra civile è cosa che stava già scritta lì. E poi il colpo di Stato. Anzi i colpi di Stato. Nel 2008 la parte che vinse le elezioni fu costretta a rinunciare a governare: rifecero le elezioni e si mise a governare la parte che pochi mesi prima aveva perso, ma governarono talmente male che furono mandati a casa. Nuovo colpo di Stato nel 2014, a danno di chi aveva vinto legittime elezioni e quanto scritto in Costituzione si realizzava: la guerra civile, che si protrasse per 8 anni con l’Occidente desaparecido.  


Amici ucraini mi hanno raccontato una scena d’ordinaria quotidianità nel Paese: la polizia ha il potere di fermare gli autobus in transito per la strada, entrare, adocchiare i viaggiatori maschi, e su due piedi arrestarli e mandarli o al fronte o, se renitenti, in prigione. L’Occidente ha distrutto un Paese, Volodymyr Zelensky ha distrutto il proprio Paese. Vedere Meloni che se lo abbraccia e bacia… beh, credo sia troppo. Chiunque può studiare il caso Ucraina: non si vede una ragione, neanche una, per stare dalla sua parte. Chiunque può giocare a indossare i panni del giudice, ascoltare le due parti contendenti e farsi un’opinione delle cose: il fatto è che la narrazione occidentale emerge fasulla e illogica, quella di Vladimir Putin no. 


Ecco, Meloni paga (e vieppiù pagherà in futuro) le sue scelte di campo sulla guerra. Converrebbe a tutti che ella prenda le distanze da quel caporale ucraino senza sbilanciarsi con inopportune e stomachevoli smancerie, che può lasciare tutte alla Ursula von der Leyen. Se spera di monetizzare la conquistata credibilità internazionale, pensi a Mario Draghi, internazionalmente accreditatissimo ma, si fosse presentato alle elezioni, sai i dissensi. Stare nella e sostenere la Ue, stare nella e sostenere la Nato sono cose che van bene e possono farsi digerire a chi la vede diversamente, ma solo se lo starci dentro e il sostenerle significa far sentire la propria voce e non genuflettersi. E la voce che vorrebbe sentire chi Giorgia Meloni ha votato è la voce di chi afferma: «Italia innanzitutto». Ma coi fatti, non con le parole. Le ultime bollette di luce e gas che mi sono arrivate io posso permettermele perché sono fortunato, ma molti non lo sono altrettanto e prima di andare al seggio devono passare alla posta o in banca a pagarle. Giorgia Meloni governerà fino alla fine della legislatura perché ha i numeri, conquistati con la fiducia e con la speranza. Ha ancora altri anni davanti a sé per convincere che saranno state fiducia e speranza ben poste. I suoi elettori non sono né gli ottusi che del Pd votano anche uno spaventapasseri, né i vaffaisti del M5S, tutta pancia e niente cervello, ma sono elettori che a non andare a votare non ci pensano due volte. Ci rifletta, Giorgia.


Franco Battaglia


Articolo pubblicato su La Verità il 29 febbraio 2024








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