IL DECLINO DELL'OCCIDENTE
14 febbraio 2024 IL PROBLEMA DELLA UE È LA SUA ESISTENZA: L'AMMUCCHIATA NON PUÒ FUNZIONARE TARGET DELLA UE AL 2040 Mi chiedo quando ci si renderà conto che la Ue è causa di grandi mali per tutti noi. E lo è a prescindere, qualunque sia la politica adottata. Chiarisco subito questo punto per prevenire coloro che usano dire di non volere «questa» Ue» o di volere «un’altra» Ue: no, nessuna Ue è possibile perché la cosa è, direi, strutturale. Favorire l’unione in una nazione di genti con medesima lingua, storia, cultura, tradizione, è impresa nobile, desiderabile e con effetti duraturi. Ce lo insegna la Storia della nascita degli Stati nazionali, quella che per noi è stato il nostro Risorgimento. E l’assetto degli Stati nazionali appare essere l’assetto più promettente per la democrazia e la pace, con quest’ultima rotta da mire espansionistiche, appunto, oltre gli Stati nazionali. Insomma, la nostra salvezza è quel che oggi vien chiamato con improprio disprezzo, sovranismo. Le menti sopraffine lo distinguono dal nazionalismo, ma le distinzioni addotte sono di lana caprina, perché l’aspirazione è la medesima: raggiungere (nel caso del nazionalismo) o mantenere (nel caso del sovranismo) l’autodeterminazione di un popolo unito da medesima lingua, storia, cultura e tradizione. L’unione di nazioni con lingua, storia, cultura, tradizioni diverse è un’unione artificiale, che può essere mantenuta solo con la forza, ché con la forza, tutto è possibile, salvo la lunga durata. Non lo ebbe l’unione sovietica, non lo avrà quella europea. Il fatto è che ove manca la comunanza di – tutte insieme – lingua, storia, cultura e tradizione, la democrazia sembra impossibile. Ovviamente la democrazia non è cosa necessaria; ma se è questa quel che si vuole, allora quella comunanza sembra indispensabile. A volte la mancanza di comunanza anche di una sola delle cose dette può inibire la pace, e il caso dell’Ucraina – con due lingue coattamente conviventi – giova da esempio. Qui molto ha giocato l’insipienza di chi era al potere, che con l’articolo 10 della Costituzione volle deliberare che quel Paese – di fatto mai esistito prima del 1991 – avesse una lingua ufficiale: l’ucraino. Neanche l’Italia ha in Costituzione l’italiano come lingua ufficiale; e la Svizzera ne ha ben tre nella sua Carta ove, per di più, specifica che devono essere scritte anche in romancio le leggi che riguardano la minoranza (1%) che parla questa lingua. Chi era al potere in Ucraina negli anni Novanta del secolo scorso non pensò che quell’articolo 10, messo in mani sbagliate, avrebbe potuto essere prodromico di guerre civili. Le mani sbagliate arrivarono, vollero attuare alla lettera quell’insipiente articolo, e guerra civile fu: il resto è cronaca. Insomma, l’Ucraina esordiva con difetti strutturali. Tornando alla Ue, essa è un altro caso di scuola di sistema, come detto sopra, strutturalmente difettoso che, messo in mani insipienti, rivela tutti i difetti. Valgano, tra le numerose citabili, due circostanze. Una è la protesta degli agricoltori, e l’insipiente in parola è Ursula von der Layen. Negli anni 2014-20, oltre un quarto (100 miliardi) della dotazione che la Commissione Ue assegnava agli agricoltori veniva etichettato come lotta al cambiamento climatico; e fin dal 2021 la Corte dei Conti Ue rilevava che l’effetto di quei 100 miliardi era stato men che modesto. A fronte del palese fallimento combina Ursula? Intanto, parte col piede sbagliato nel ribadire che «per ricevere il sostegno della Pac (politica agricola comune) gli agricoltori devono rispettare le nove norme benefiche per il clima». Queste «nove norme benefiche» sono quelle per essere attuate hanno succhiato i 100 miliardi dal contributo definito men che modesto dalla Corte dei Conti Ue. In esse si straparla di resilienza, decarbonizzazione, tecnologie pulite, idrogeno, diplomazia (sic!) climatica, dialogo strategico, politica climatica intesa come politica di investimenti, e simile fuffa. E ti credo che gli agricoltori sono imbufaliti. Poi, concede una deroga – per un anno, giusto il tempo di far passare le elezioni – alla norma numero 8: questa prevede che una percentuale di terreno agricolo stia incolto ma, per gentile concessione alle proteste, essa può nel 2024 coltivarsi, purché a lenticchie, piselli o fave. In ogni caso è vietato l’uso di fitofarmaci, a dispetto del fatto che anche le piante si ammalano e devono essere curate: non a caso scrivevo di insipienza. Gli agricoltori sono sempre più imbufaliti. Infine, osserva che «l'ultimo anno è stato caratterizzato da un numero considerevole di eventi meteorologici estremi, tra cui siccità, incendi boschivi e inondazioni in varie parti dell'Unione» e lamenta «gli elevati prezzi dell'energia derivanti dall'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina». La poveretta non sembra rendersi conto che per l’afflizione dei contadini per gli –ahimè inevitabili – eventi meteorologici estremi la colpa va data alle azioni conseguenti la presuntuosa convinzione che questi eventi non si sarebbero verificati se l’umanità non si fosse servita dei combustibili fossili. Ancora peggio, Ursula è convinta che se la Ue smettesse di servirsene, allora la cosa avrebbe un qualche beneficio per il clima: non sembra rendersi conto che anche se, rispetto ai livelli del 1990, la Ue riducesse le emissioni del 90% per il 2040, per questa data le emissioni del resto del mondo saranno il doppio di quelle del 1990. Incolpare la Russia per l’aumento delle bollette energetiche è la prova della inadeguatezza della signora a governare alcunché, tanto la menzogna è spudorata: se le bollette energetiche sono alle stelle e se i loro profitti sono da fame gli agricoltori – imbufaliti più che mai – san bene che devono ringraziare Ursula, il suo dannato Green New Deal, la sua transizione energetica e la sua guerra – costata altri 100 miliardi – contro la Russia. E la guerra contro la Russia è la seconda circostanza che dimostra come un sistema strutturalmente difettoso, messo in mani insipienti, finisce ineluttabilmente col rivelare i propri difetti. Franco Battaglia ... |