Mons. Viganò
18 gennaio 2024

Arcivescovo Carlo Maria Viganò denuncia il sostegno di Bergoglio per l’adunata luciferina a Davos


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Messaggio al Presidente Esecutivo del “World Economic Forum”, 17.01.2024


Pubblichiamo di seguito il Messaggio che Bergoglio ha inviato al Prof. Klaus Schwab, Presidente Esecutivo delWorld Economic Forum, in occasione del meeting annuale in corso a Davos, in Svizzera, dal 15 al 19 gennaio 2024:

Messaggio del Santo Padre

Al Presidente Esecutivo del World Economic Forum

L'incontro annuale del World Economic Forum di quest'anno si svolge in un clima molto preoccupante di instabilità internazionale. Il vostro Forum, che mira a guidare e rafforzare la volontà politica e la cooperazione reciproca, offre un’importante opportunità di coinvolgimento di più soggetti interessati per esplorare modi innovativi ed efficaci per costruire un mondo migliore. Spero che le vostre discussioni tengano conto dell’urgente necessità di promuovere la coesione sociale, la fraternità e la riconciliazione tra gruppi, comunità e stati, al fine di affrontare le sfide che abbiamo davanti.

Guardandoci attorno, purtroppo, troviamo un mondo sempre più lacerato, in cui milioni di persone – uomini, donne, padri, madri, bambini – i cui volti ci sono per lo più sconosciuti, continuano a soffrire, anche per gli effetti di conflitti prolungati e di vere e proprie guerre. Queste sofferenze sono esacerbate dal fatto che “le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia chiaramente definiti, né coinvolgono solo i soldati. In un contesto in cui sembra non essere più rispettata la distinzione tra obiettivi militari e civili, non c’è conflitto che non finisca per colpire in qualche modo indiscriminatamente la popolazione civile” ( Discorso ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede , 8 gennaio 2024).

La pace alla quale anelano i popoli del nostro mondo non può essere altro che frutto della giustizia (cfr Is 32,17). Di conseguenza, ciò richiede qualcosa di più che semplicemente mettere da parte gli strumenti di guerra; richiede di affrontare le ingiustizie che sono le cause profonde dei conflitti. Tra i più significativi c’è la fame, che continua ad affliggere intere regioni del mondo, anche se altre sono caratterizzate da eccessivi sprechi alimentari. Lo sfruttamento delle risorse naturali continua ad arricchire pochi lasciando intere popolazioni, che di queste risorse sono i naturali beneficiari, in uno stato di indigenza e povertà. Né possiamo trascurare il diffuso sfruttamento di uomini, donne e bambini costretti a lavorare per bassi salari e privati ​​di reali prospettive di sviluppo personale e di crescita professionale. Com'è possibile che nel mondo di oggi le persone muoiano ancora di fame, siano sfruttate, condannate all'analfabetismo, prive di cure mediche di base e lasciate senza tetto?

Il processo di globalizzazione, che ha ormai chiaramente dimostrato l'interdipendenza delle nazioni e dei popoli del mondo, ha quindi una dimensione fondamentalmente morale, che deve farsi sentire nelle discussioni economiche, culturali, politiche e religiose che mirano a plasmare il futuro del mondo. comunità internazionale. In un mondo sempre più minacciato dalla violenza, dall’aggressione e dalla frammentazione, è essenziale che gli Stati e le imprese si uniscano nel promuovere modelli di globalizzazione lungimiranti ed eticamente sani, che per loro stessa natura devono implicare la subordinazione del perseguimento del potere e del guadagno individuale, sia esso politico o economico, al bene comune della nostra famiglia umana, dando priorità ai poveri, ai bisognosi e a coloro che si trovano in situazioni più vulnerabili.

Da parte sua, il mondo degli affari e della finanza opera oggi in contesti economici sempre più ampi, dove gli stati nazionali hanno una capacità limitata di governare i rapidi cambiamenti nelle relazioni economiche e finanziarie internazionali. Questa situazione richiede che le imprese stesse siano sempre più guidate non semplicemente dal perseguimento del giusto profitto, ma anche da elevati standard etici, soprattutto nei confronti dei Paesi meno sviluppati, che non dovrebbero essere in balia di sistemi finanziari abusivi o usurari. Un approccio lungimirante a queste questioni si rivelerà decisivo per raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo integrale dell’umanità nella solidarietà. Lo sviluppo autentico deve essere globale, condiviso da tutte le nazioni e in ogni parte del mondo, altrimenti regredirà anche nelle aree finora segnate da un progresso costante.

Allo stesso tempo, è evidente la necessità di un’azione politica internazionale che, attraverso l’adozione di misure coordinate, possa perseguire efficacemente gli obiettivi di pace globale e di autentico sviluppo. In particolare, è importante che le strutture intergovernative riescano a esercitare efficacemente le loro funzioni di controllo e di indirizzo nel settore economico, poiché il raggiungimento del bene comune è un obiettivo che va oltre la portata dei singoli Stati, anche di quelli dominanti in termini di potere, ricchezza e forza politica. Anche le organizzazioni internazionali sono chiamate a garantire il raggiungimento di quell'uguaglianza che è alla base del diritto di tutti a partecipare al processo di pieno sviluppo, nel dovuto rispetto delle legittime differenze.

Mi auguro, quindi, che i partecipanti al Forum di quest'anno siano consapevoli della responsabilità morale che ciascuno di noi ha nella lotta contro la povertà, nella realizzazione di uno sviluppo integrale per tutti i nostri fratelli e sorelle, e nella ricerca di una convivenza pacifica tra i popoli. Questa è la grande sfida che il tempo presente ci pone davanti. E se, nel perseguimento di questi obiettivi, “i nostri giorni sembrano mostrare segni di una certa regressione”, resta vero che “ogni nuova generazione deve fare proprie le lotte e le conquiste delle generazioni passate, puntando al contempo ancora più in alto”. … La bontà, insieme all’amore, alla giustizia e alla solidarietà, non si realizzano una volta per tutte; devono realizzarsi ogni giorno» (Esortazione apostolica Laudate Deum , 34).









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