Ambientalismo
26 novembre 2023 FUORI DI TESTA AI VERTICI DELLA UE Da qualunque lato li si guarda, questi che occupano i vertici della Ue appaiono dei fuori di testa. Non è che uno vuole essere irriverente, però giudicate voi. Sapete già come la pensiamo sulla questione clima ed energia, e magari alcuni di voi si chiedono se abbiamo ragione o no e, giustamente, dubitano. Perché, alla fin fine, noi siamo nessuno, mentre dall’altra parte c’è – orpo! – la Commissione Ue, e tutto il resto al comando del mondo e ne decidono le sorti. Orbene, fermatevi un attimo e seguitemi su quest’altra linea di ragionamento, ove userò cifre tonde per non rendere l’aritmetica inutilmente acrobatica. Come ben sappiamo, chi ci governa ha deciso che le emissioni di CO2 della Ue dovranno essere ridotte della metà entro il 2030. Allo scopo, Ursula von der Leyen ci ha voluto mettere 300 miliardi l’anno: una facile generosità, tanto il denaro non è suo ma è dei contribuenti europei, cioè è denaro vostro e, da qui al 2030, sono 2000 miliardi di euro. Siccome la Ue emette in un anno 3 Gt (gigatonnellate) di CO2, senza quel singolare progetto essa immetterebbe, da qui al 2030, 20 Gt di CO2. Invece, grazie al detto progetto, al 2030 le emissioni della Ue saranno dimezzate da 3 a 1.5 Gt. La concentrazione atmosferica di CO2 è di 420 ppm (parti per milione), dove 1 ppm equivale a quasi 10 Gt di CO2. Allora, senza il progetto di Ursula la concentrazione atmosferica di CO2 aumenterebbe di 20/10=2 ppm, e diventerebbe 422 ppm. Invece, col progetto di Ursula la concentrazione atmosferica di CO2 nel 2030 aumenterebbe di 1.5/10=0.15 ppm, anziché 0.30 (visto che stiamo presumendo un loro dimezzamento). Insomma, per farla breve – al netto di una più precisa ma anche più pedante stechiometria – la nostra Ursula (che Dio la protegga) ci sta facendo spendere euri 2000 miliardi affinché, alla fine del 2030, la concentrazione atmosferica di CO2 sia 422.15 ppm anziché 422.30 ppm. Se la differenza vi appare sospettosamente impercettibile, vi garantisco che lo è veramente: essa non è neanche misurabile. Ditemi, dunque, se ai vertici della Ue ci sono o no dei fuori di testa. Di che si tratta, allora? Beh, avete due bilance, una che ha sui piatti 422.30 contro 422.15 ppm di CO2, l’altra che ha sui due piatti euri zero contro euri 2000 miliardi. Di tutta evidenza trattasi non di clima, ma di sghei. Trecento miliardi l’anno a livello di Ue, ma 1000 miliardi a livello mondiale. E il conto è presto fatto. In miliardi: 750 dal mercato del carbonio, 100 di sovvenzioni alle rinnovabili, 50 di carbon-tax che pesa sul settore elettrico, altri 50 (non ridete) per combattere il clima, e altri 50 in assegnazioni gratuite di quote di emissioni. Appunto, 1000 miliardi tondi l’anno. Nel 2015, a valle del Summit di Parigi sul clima, Nicholas Stern (responsabile della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) ebbe a dire: «Dal summit emerge con chiarezza la direzione verso cui procede l’economia, gli investitori vedono nel cambiamento climatico – cioè nelle nuove fonti d’energia rinnovabile (Nfer) – la nuova fonte di guadagno». Senonché, siccome le Nfer sono delle ciofeche (inaffidabili e discontinue), nessun privato ci metterebbe un quattrino: esse possono mantenersi solo con sovvenzioni di denaro pubblico e il loro mercato è drogato dai sussidi di Stato (per l’Italia questi ammontano a oltre 10 miliardi l’anno) e senza la garanzia di questi sussidi le Nfer neanche esisterebbero. Dai numeri detti, è evidente che è la grande finanza a guidare il gioco, e nessun dibattito scientifico sul clima potrà mai farsi. Detto diversamente, solo quando la grande finanza smetterà di occuparsi di clima, solo allora questo rientrerà nei confini della scienza. E quando ciò accadrà emergerà l’ineluttabile verità: col clima del pianeta la CO2 antropica non ha niente a che vedere, ma proprio niente. E quando dico “niente” intendo dire niente di misurabile, niente di percettibile, niente di rilevante. Il pianeta – e con esso l’umanità – è esposto a temperature che hanno variazioni spaziali di 100 gradi, da –50 ai Poli a +50 all’equatore e, nello stesso posto, variazioni temporali annuali dell’ordine di grandezza di una o più decine di gradi. Ad alcuni con scadenti conoscenze di fisica, chimica, statistica e di metodo scientifico è stato concesso di convincere il mondo che l’aumento di 1 grado occorso negli ultimi 150 anni sia importante, se non addirittura esiziale. E gli è stato concesso di costruirsi carriere – scientifiche o politiche – solo perché la grande finanza – che molto tiene al proprio benessere – glie lo ha permesso, altrimenti vivrebbero all’ombra della loro mastodontica ignoranza. Quando la grande finanza si disinteresserà di clima, la climatologia diventerà una scienza. Al momento è una barzelletta. Franco Battaglia ... |