ASIA OCCIDENTALE
21 novembre 2023

Il Fondamentalismo Razzista Nello Stato D’Israele - 2a parte

di Don Curzio Nitoglia

Seconda parte

Il sionismo sino al 1948

«Fino al 1948 – scrive lo Shahak – il sionismo e l’emigrazione degli Ebrei in Palestina furono soprattutto storie inventate dagli Askenaziti. Infatti, la maggior parte degli ebrei religiosi considerava il sionismo come in contrasto con il Giudaismo. Perciò, soltanto gli ebrei emancipati dal passato religioso ebraico potevano diventare sionisti. Però, anche in questo caso, furono ben pochi gli Askenaziti che emigrarono in Palestina come sionisti convinti. La grande maggioranza degli emigrati andò in Palestina, soltanto perché la loro vita nei Paesi d’origine era troppo dura. Il numero degli ebrei non-askenaziti in Israele, nel 1948, era relativamente basso. Nelle Comunità non-askenazite, la corrente religioso-messianica era ancora molto forte negli anni Cinquanta e sino all’inizio del 1960. Siccome il tenore di vita in Israele era superiore a quello di molti Paesi del Medio Oriente, il governo israeliano poté convincere facilmente gli ebrei di molti di questi Paesi (Marocco, Yemen, Bulgaria) a immigrare in Israele. Fu così che, a partire dalla prima metà degli anni Sessanta, il rapporto tra la presenza degli Askenaziti e dei Sefarditi, in Israele, subì un’inversione di tendenza e gli Askenaziti divennero minoritari rispetto ai Sefarditi o Orientali. Tuttavia, l’immigrazione dagli USA riportò gli Askenaziti in prima posizione con la percentuale del 55%. Venendo dall’America questi ebrei erano laici, emancipati o liberals. I non-askenaziti, sempre più definiti “Orientali” invece che “Sefarditi”, restarono in linea di massima religiosi. Molti di loro arrivando in Israele erano sottoposti a una “rieducazione” culturale-religiosa, diretta da Askenaziti, con il patrocinio del Partito laburista, per modernizzarli e laicizzarli, con scarso risultato (…)».

«Con l’inizio degli anni Novanta, il confronto tra la versione Haredi dell’esclusivismo Askenazi e il tradizionalismo orientale esplose. Già prima del 1990, il segmento Haredi degli Askenaziti, si era opposto alla laicizzazione “forzata” degli Orientali. Esso aveva organizzato delle scuole separate per gli Orientali. Col passar degli anni, si formò un gruppo scelto orientale, composto di rabbini e studiosi del Talmùd, preparati da rabbini Haredi Askenaziti. All’inizio degli anni Novanta, gli Haredi Askenaziti, vollero rendere presente e stabile in Israele la situazione che esisteva nell’Europa centrale e orientale, attorno al 1860. Gli ebrei orientali, istruiti dagli Haredi Askenaziti, furono obbligati ad abbandonare la foggia tradizionale del loro modo di vestirsi e a indossare gli abiti neri degli Askenaziti, nonché a parlare yddish e pregare come gli Askenaziti, a imporre questi cambiamenti furono rabbini autorevoli che non incontrarono quasi nessuna opposizione, mentre gli stessi tentativi fatti dai laburisti, negli anni Cinquanta, sollevarono una rivolta furibonda da parte degli Orientali, che spesso criticano i politici ma non i religiosi»38.

Una consuetudine stabilisce che gli studenti orientali, anche se hanno passato egregiamente tutti gli esami, non possono ricevere posti di responsabilità nell’insegnamento; gli incarichi di docenti sono riservati solo agli Askenaziti, poiché gli Orientali sarebbero ancora “immaturi”.

La fondazione del Partito “Shas”

Rabbi Schac, fondò il Partito Haredi, chiamato “Shas” (Lista sefardita per la Tradizione) prima delle elezioni del 1988, senza nessuna iniziativa da parte orientale. Egli a causa della sua rivalità con altri rabbini Haredi Askenaziti, aveva bisogno di membri del Parlamento devoti soltanto a lui. Perciò, chiese a dei rabbini, che erano stati suoi allievi fedeli, di fondare due partiti politici Haredi distinti: 1°) Degel ha’ Tora esclusivamente askenazita e 2°) Shas che invece sarebbe stato puramente orientale. Rabbi Schac sarebbe stato la guida spirituale dei leader politici dei due partiti.

«Per rendere il Partito Shas gradito anche agli orientali non-Haredi, Rabbi Schac selezionò un rabbino orientale non-Haredi del quale poteva fidarsi: Rabbi Ovadia Joseph, affinché apparisse come capo “nominale” e non reale del Partito Shas, mentre il vero capo sarebbe stato Schac stesso. (…) Entrambi i Rabbi odiavano ferocemente il Partito Nazional Religioso (NRP). In Israele è noto che l’odio tra ebrei laici non può eguagliare l’odio tra ebrei religiosi. Perciò Rabbi Schac pensava di avere una fedeltà totale da parte di Rabbi Ovadia, contro i rabbini del NRP. Per un certo periodo di tempo, le cose andarono così. I due suoi Partiti ottennero assieme otto seggi alle elezioni del 1988. Mentre il Partito Haredi contro il quale Schac aveva fondato i suoi due Partiti, ottenne solo cinque seggi. Rabbi Schac appoggiò il Likud e Itzak Shamir come Primo Ministro. (…) Simon Peres, il leader laburista, s’umiliò invano, nel tentativo di ricevere l’appoggio di Schac, e rovesciare così la situazione, ma invano. Per mesi seguì lezioni di Talmùd, che gli venivano impartite da Rabbi Ovadia Joseph, ma Rabbi Schac si rifiutò di riceverlo … »39.

Tuttavia, avvenne che poco a poco, i capi del Partito Shas, e specialmente Rabbi Ovadia Joseph, hanno acquistato fiducia in sé e quindi «hanno voluto emanciparsi dalla tutela oppressiva dei rabbini Haredi Askenaziti. Nelle circoscrizioni dove lo Shas predomina, è il rabbino Joseph a essere acclamato come il più grande rabbino del mondo, e non il rabbino Schach. Quasi sicuramente Rabbi Yoseph oramai pensa di non dover più rimanere in condizione di subordinazione nei confronti di Rabbi Schach.

In effetti vi fu una scissione tra lo Shas e Rabbi Schach, dopo le elezioni del 1992, dovuta al fatto che entrambi i Rabbi volevano essere considerati come l’unico capo spirituale dello Shas»40.


Il Partito Nazional Religioso e il “Gush Emunim”

L’ideologia dell’NRP (“Partito Nazional Religioso”) e del Gush Emunim (“Fare blocco”), è più innovativa di quella degli Haredim. Essa fu concepita durante gli anni Venti dal Rabbino Capo di Palestina, Abraham Ytzahac Kook senior, al quale succedette il figlio Rabbi Kook junior, il quale non scrisse libri e non raggiunse la competenza del padre nello studio del Talmud, ma seppe svilupparla in conseguenze politiche e sociali; perciò i rabbini che studiavano alla sua scuola e restavano suoi fedeli, formarono una setta ebraica, con un programma politico ben definito.

Essa si chiamò Gush Emunim (“blocco dei fedeli” o “fare blocco”), suo fine era la fondazione di nuovi insediamenti nei territori occupati. «Con l’aiuto di Shimon Peres, Ministro della Difesa nel 1974, il Gush Emunim, in pochi anni, riuscì a cambiare la politica israeliana degli insediamenti. Gli insediamenti ebraici sono una testimonianza e una prova dell’influenza esercitata dal Gush Emunim all’interno della società israeliana e sulla politica del Governo israeliano»41.

Dopo aver vinto con la politica degli insediamenti, «i rabbini riuscirono a portare a compimento il loro predominio sul “NRP”. Dalla metà degli anni Ottanta, l’NRP ha seguito le direttive ideologiche del Gush Emunim… »42.


La Càbala spuria: suo influsso sulla politica israeliana

«Un buon punto di partenza per uno studio sulla Càbala è l’esame comparativo del concetto di “non-ebreo” nella Càbala e nel Talmùd. La maggior parte degli autori ebrei che hanno scritto sulla Càbala in diverse lingue, o hanno evitato tale tema, o ne hanno scritto in maniera molto nebulosa e molto generale, ricorrendo all’uso di termini come “uomini”, “esseri umani”, in modo da lasciar credere, erroneamente e volutamente, che la Càbala offra un sentiero che porti alla salvezza, per tutti gli uomini disposti a percorrerlo (per esempio Gershom Scholem). La verità, invece, è che i testi cabalistici, al contrario della letteratura talmudica, mettono l’accento sul concetto di salvezza per i soli ebrei»43.


Il concetto di “non-ebreo” nella Càbala e nel Talmùd

Yesaiah Tishbi, un’autorità cabalistica, nel suo libro scritto in ebraico nel 1942 e ristampato nel 1982, intitolato La teoria del male e la Sfera satanica nella Càbala Luriana, afferma che “è evidente che la possibilità di salvezza riguarda i soli ebrei, le anime dei non-ebrei provengono dalla parte femminile della sfera satanica, quindi sono diaboliche”.

Mentre «gli autori che non hanno scritto in ebraico, hanno sempre evitato di parlare di Satana, la cui incarnazione, secondo la Càbala, è esclusivamente il non-ebreo»44.

Per quanto riguarda il Talmùd e l’Halacha che ne deriva, Rabbi Menachem Mendel Schneerson, l’ultimo Lubavitcher Rebbe, capo del movimento Chabad, insegna che «il corpo degli ebrei è stato scelto da Dio, e se sembra materialmente simile a quello degli altri, la sua qualità interiore è così grande che i corpi degli ebrei e quelli dei non-ebrei devono essere considerati di specie diversa…; inoltre, esiste una differenza ancora più grande rispetto all’anima: quella non-ebraica proviene da sfere sataniche, quella ebraica nasce dalla Santità. Quindi gli ebrei debbono separarsi, per distinguersi dai goyim»45.

Ne derivano delle conseguenze pratiche: la terra confiscata agli Arabi, non è rubata, anzi è santificata e redenta dalla presenza fisica di un ebreo, perciò i Palestinesi sono definiti come “Arabi che vivono in Israele”; infatti, la Terra Santa era ed è tuttora ebraica.


Gli insediamenti dei “Gush Emunim”

«Secondo i principii del Fondamentalismo ebraico, gli insediamenti dei coloni religiosi o ortodossi, devono essere considerati in tre modi:

1°) Essi sono una “fortezza” dell’ideologia messianica giudaica;

2°) hanno una reale influenza sullo Stato d’Israele;

3°) i leader messianici vogliono costruire un nuovo Stato fondamentalista, servendosi degli insediamenti come nuclei di azione.

La grande maggioranza dei cittadini israeliani, rappresentata dai deputati della Knesset, è favorevole al mantenimento di tutti gli insediamenti ebraici in Palestina.

All’inizio del 1999, 100 deputati su 120 – inclusi i laburisti – sostenevano quest’idea mentre tutti i deputati arabi erano contrari… »46.

Occorre sapere che «Gl’insediamenti più esposti e isolati e quindi pericolosi, sono quelli abitati dai coloni ortodossi o religiosi-fondamentalisti, ad andare a vivere in quegli insediamenti sono disposti soltanto gli ebrei religiosi-messianici (convinti che il Messia sia il Regno teocratico d’Israele, padrone del mondo intero, nda). Per esempio, nell’insediamento di Netzarim, che si trova in mezzo alla striscia di Gaza, risiedono 120 famiglie di coloni messianici»47.

Gli ebrei messianici sono convinti che ogni insediamento in più nella Palestina, affretterà l’avvento dell’epoca messianica, ossia il dominio del Regno teocratico e fondamentalista d’Israele sulla Palestina e sul mondo.

Vicino a tale insediamento vi è una base militare, che sorveglia una strada militare, che attraversa la striscia di Gaza, ed è posta sotto il controllo esclusivo d’Israele; ora, c’insegna il professor Shahak «la base militare è strategica, ma è presentata dalla leadership israeliana, al mondo esterno, come necessaria per proteggere l’insediamento di Netzarim. Gli ebrei laici non vogliono stabilirsi a Netzarim; perciò, il governo israeliano, volendo mantenere il controllo, militarmente strategico, della strada, deve dipendere dai coloni messianici, ideologicamente votati a stabilirsi in tale posto.

Gli insediamenti nei territori palestinesi occupati dagli ebrei, corrispondono all’idea, che sin dal 1967 è stata propria sia del Likud sia dei Laburisti, con diversi gradi d’ipocrisia. Essa è l’oppressione dei Palestinesi, con la massima efficienza e con il minimo impiego di forze ebraiche… » 48.

Gli insediamenti sono i centri della forza militare israeliana «Gli insediamenti ebraici nella striscia di Gaza hanno la funzione di servire da perni della rete stradale. La striscia di Gaza è attraversata da strade militari, esse stanno sotto la giurisdizione esclusiva di Israele e sono perlustrate dall’esercito israeliano, che ha il diritto di chiudere qualsiasi tratto di queste strade al traffico palestinese. Il risultato di tutte quelle strade che attraversano la striscia di Gaza è che essa è tagliata in conche chiuse, tenute sotto controllo dalle strade militari [ebraiche] che le attraversano. Questa nuova forma di sorveglianza, definita “sorveglianza dall’esterno”… permette all’esercito di dominare la striscia di Gaza con minore dispendio di forze… »49.

Inoltre «Piccoli gruppi di ebrei fondamentalisti, ancora più estremisti dei Gush Emunim, hanno contribuito alla fondazione di insediamenti come quello di Kirat Arba e quello di Hebron, e sono stati sostenuti da tutti i governi d’Israele, soprattutto per ragioni di strategia militare, ciò sottolinea l’importanza strategica degli insediamenti e la dipendenza, sia del governo che dell’esercito israeliano, dai coloni messianici»50.

L’ideologia messianica ebraica ha come scopo di «creare, nei propri insediamenti, dei modelli di un nuovo Stato che essa spera si diffonda sino ad assorbire completamente gli ebrei laici. Essa pensa altresì che debba essere soppresso ogni elemento non in linea con i valori ebraici stabiliti dall’Halacha e dalla Càbala. Queste opinioni divennero maggiormente accettate dalla società israeliana dopo la guerra del 1973 quando il militarismo laico israeliano perse prestigio. I rabbini Gush Emunim sembrarono essere dotati di coerenza ideologica, di abnegazione, superiorità morale, onestà nella finanza, e tale opinione persiste ancora. I capi Gush Emunim sono rimasti attaccati ai loro princìpi e si son mantenuti onesti. Ciò è molto importante in una società pervasa da tanta corruzione, inoltre i Gush Emunim sono dotati di una loro base territoriale, con fedeli in grado di usare abilmente le armi. I rabbini più autorevoli dei coloni Gush Emunim, nel 1991, si organizzarono nell’“Associazione dei Rabbini di Giudea e Samaria”… per poter risolvere il grave problema dei coloni religiosi: la perdita della fede di essere uno strumento della redenzione messianica ebraica e conseguentemente il dubbio che l’ideologia dell’insediamento nei territori occupati potesse essere errata»51.

I rabbini di Giudea e Samaria non s’accontentano di avere solo il potere spirituale, perciò «Hanno cominciato a creare una loro rete d’informazioni che ottengono da ufficiali religiosi dell’alto comando dell’esercito israeliano. Il generale Moshe Bar Kochba, recentemente deceduto, era uno dei loro più importanti informatori, egli informava i rabbini, regolarmente e in anticipo, dei programmi di operazioni militari nei territori»52.


L’accordo di Oslo

Però, vi fu l’accordo di Oslo (1993) che scandalizzò i rabbini Gush Emunim.

«La vista dei Palestinesi sventolanti le loro bandiere, la comparsa di una polizia armata palestinese mostravano chiaramente il fallimento dell’ideologia messianica di una redenzione imminente e inasprì l’avversione contro i “traditori” ebrei, la cui proditorietà impediva il realizzarsi dell’era messianica, quell’odio, soprattutto verso Rabin e i suoi ministri, era coerente con la Càbala, la quale insegna che la redenzione degli ebrei è stata sul punto di realizzarsi, svariate volte, ma la sua attuazione è fallita per il fatto che la maggior parte della nazione ha scelto di seguire un eretico o un traditore»53.

Dopo l’accordo di Oslo la comunità ebraica nazional-religiosa entrò in crisi, poiché le sorgevano dei dubbi proprio sui fondamenti del sionismo religioso e la sua alleanza col sionismo secolare e sull’accettazione dello Stato d’Israele.

«Nel passato, tale alleanza era dovuta all’idea che lo Stato laico d’Israele fosse il primo gradino nel processo di redenzione. Ora, persino i moderati mettono in dubbio quest’ipotesi, ma essi non hanno niente in comune con i fondamentalisti che si oppongono a qualsiasi Stato ebraico che non sia una monarchia guidata dalla dinastia davidica… »54.

Secondo i fondamentalisti ebrei «il sionismo storico o laico sembrerebbe essere fallito, mentre il vero sionismo esisterebbe, solamente ove vivono degli ebrei religiosi ultra-ortodossi, che rifiutano ogni accordo con l’OLP, come se questo fosse un’apostasia spirituale, la quale farebbe diventare gli Ebrei come i Cananei. Per i fondamentalisti l’accordo politico con i Palestinesi, per ottenere la pace, non è null’altro che una “mescolanza” con gli Arabi, che distrugge il giudaismo autentico unendolo a elementi estranei sporcandone il sangue e facendo nascere così una nuova mentalità “cananeo-israeliana”, vale a dire bastarda. I veri ebrei, perciò, devono isolarsi nei ghetti, per non contaminarsi o mischiarsi con sangue non ebraico. Il processo di pace farà nascere – secondo i fondamentalisti – un nuovo Stato bastardo “palestinese-cananeo-israeliano”, che sorgerà sulle rovine del vero Stato sionista ebraico»55.

Questo era ed è ancor oggi il pensiero della maggior parte dei coloni ebrei ortodossi, sia prima sia dopo l’assassinio di Isac Rabin (1995).

I coloni ortodossi s’infiltrano nelle unità scelte di combattimento dell’esercito israeliano

Tale ottica ha portato i coloni ortodossi a infiltrare i giovani (come Ygal Amir, l’assassino di Rabin) aderenti al Partito Nazional Religioso (NRP) nelle unità scelte di combattimento, dell’esercito israeliano, ma l’uccisione di Rabin, da parte di Ygal Amir, ha messo in guardia i laici sul pericolo di tale infiltrazione.

Infatti «dopo l’assassinio di Rabin – scrive il professor Shahak – molti israeliani cominciarono a considerare il crescente numero di aderenti al NRP nell’esercito come una minaccia per il governo»56.

I coloni ultra-ortodossi hanno esplicitato la loro volontà di instaurare uno Stato secondo la loro ideologia, il mezzo per ottenere tale scopo era la fondazione di accademie premilitari religiose, che avrebbero poi dovuto infiltrarsi all’interno dell’esercito per arrivare ad impadronirsi del Parlamento e del Governo57.

Ma, ironia della sorte, la mancata applicazione del trattato di Oslo ha frustrato il tentativo dei coloni religiosi di penetrare nel cuore dell’esercito, per poi determinare la politica dello Stato d’Israele.

La conclusione è la seguente: la politica estera e interna dello Stato laico d’Israele, benché concepita e portata innanzi, da ebrei laici, è ora fortemente condizionata dal pensiero religioso fondamentalista.

don Curzio Nitoglia.


Seconda e ultima parte


38) I. Shahak, Le racisme de l’Etat d’Israel, Guy Authier, Paris, 1975, p. 48-49. D’Israel Shahak si può leggere, in lingua italiana, con gran profitto, Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia (TO), 1997.

39) Ibidem, p. 50-51.

40) Ibidem, p. 51.

41) Ibidem, p. 55.

42) Ibidem, p. 57.

43) Ibidem, p. 58.

44) Ibidem, p. 58.

45) Ibidem, p. 59.

46) Ibidem, p. 79.

47) Ibidem, p. 80.

48) Ibidem, p. 80.

49) Ibidem, p. 82.

50) Ibidem, p. 82.

51) Ibidem, p. 84-85.

52) Ibidem, p. 85.

53) Ibidem, p. 86.

54) Ibidem, p. 88.

55) Ibidem, p. 88-89.

56) Ibidem, p. 92.

57) Ibidem, p. 92.








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