ASIA OCCIDENTALE
11 novembre 2023 Il Tentativo Di Ricostruire Il Tempio Di Gerusalemme Da Giuliano L’ Apostata A Netanyahu di Don Curzio Nitoglia prologo Nell’attuale guerra tra Hamas e Israele, l’elemento dell’apocalittica giudaica – e precisamente della ricostruzione del terzo Tempio di Gerusalemme per preparare l’avvento del falso Messia – non gioca un ruolo secondario. Cerchiamo, perciò, di vedere quel che succede, alla luce di quanto insegna l’Apocalittica millenaristica giudaica talmudista e cabalista. L’Apocalittica apocrifa, per rafforzare il revanscismo nazionalistico ebraico, si serve dei Profeti canonici dell’Antico Testamento e li arricchisce di predizioni immaginifiche che descrivono il trionfo d’Israele sui Pagani o non-Ebrei (gojim): «Israele sarà liberato e vendicato e, guidato da Jaweh e dal suo Messia, si satollerà nella pace e nell’abbondanza; le 12 Tribù torneranno per imperare sulle Genti domate e calpestate». Monsignor Antonino Romeo scrive che la materia dell’Apocalittica è ideologica, politica ed escatologica, essa tratta «della vendetta sulle Genti e della restaurazione gloriosa di Israele. […]. Il Regno di Dio riveste generalmente l’aspetto nazionalistico-terreno: schiacciante rivincita d’Israele, colmo per sempre di prosperità e di dominio». Il regno d’Israele “sarà di questo mondo, […], e riporterà l’Eden quaggiù. In tale concezione giudaica, la persona umana conta ben poco: Israele diventa realtà assoluta e trascendente, la redenzione è collettiva anziché individuale, anzi cosmica più che antropologica. […]. Il Messia è rappresentato come un re e un eroe militante. […]. Mai il Messia è intravisto come redentore spirituale, espiatore dei peccati del mondo ”. In breve «il tema supremo appare in funzione esclusiva della glorificazione d’Israele, la ‘fede’ è l’impaziente attesa della bramata vendetta sulle Genti. L’aspirazione all’unione con Dio, l’amore di Dio e del prossimo esulano completamente da questi scritti Apocalittici, che fomentano la passione di rivincita e di dominio mondiale. […]. Verso le Genti gli Apocalittici sono implacabili: ogni compassione per loro passerebbe per debolezza di fede. […]. I ‘veggenti’ dell’Apocalittica infieriscono, con voluttà feroce, con odio insaziabile. Le “apocalissi” assumono un posto decisivo nell’astiosa propaganda contro le Genti; sono ordigni di guerra […]; al contrario del Vangelo (Mt. VI, 34), la religione apocalittica ha un solo cruccio e ansia: l’Avvenire […] gli Imperi delle Genti si annienteranno a vicenda finché il dominio universale non passerà a Israele». Come non riscontrare i medesimi sentimenti con quanto si sta facendo attualmente in Palestina da parte dell’esercito israeliano nei confronti dei Palestinesi, che non hanno nulla a che fare con Hamas? Come non vedervi «il particolarismo giudaico, condannato dal Vangelo. Il più ambizioso nazionalismo che vi rincara le sue pretese. Le Genti vi sono più disprezzate e odiate che mai: il fosso tra Israele ed esse si trasforma in abisso». Inoltre, specifica monsignor Romeo, «l’Apocalittica, presentando un Messia che ridona a Israele l’indipendenza politica e gli procura il dominio universale, accentuò il particolarismo nazionalistico e spinse Israele alla ribellione contro Cristo e contro Roma, quindi al disastro»…
Un po’ di storia Tito nel 70 rade al suolo il Tempio di Gerusalemme, Adriano nel 132 fa innalzare sulla sua spianata un tempietto dedicato a Giove con statue degli Dei pagani. Nell’ottavo secolo gli Arabi invadono Gerusalemme e fanno della spianata del Tempio uno dei luoghi più sacri dell’Islamismo, costruendovi la moschea di Omar. Il 15 luglio del 1099 i crociati irrompono a Gerusalemme e trasformano per ottantotto anni, fino al 1187, la moschea in chiesa. Ritiratisi però i cristiani, le costruzioni tornarono al culto musulmano, al quale ancora adesso appartengono … Quando nel 1967 gli ebrei ritornarono militarmente in possesso anche di questa parte della città, il generale Moshe Dayan – a nome del governo d’Israele – rassicurò gli islamici sul libero ed esclusivo godimento della spianata, soprattutto per ragioni religiose tutte ebraiche. Gli ebrei, infatti, non essendo in grado di stabilire dove fosse ubicata la Sancta Sanctorum, non entrano nella spianata, poiché temono di calpestare il luogo che nessuno può varcare da quando non vi è più un Sommo Sacerdote, che, solo lui, una volta l’anno, poteva lasciare lì le sue impronte. Tutto ciò conferma mirabilmente la profezia di Gesù Cristo, secondo la quale, fino alla fine dei tempi, solo i non-ebrei calpesteranno il suolo del Tempio. «Gerusalemme, Gerusalemme – dice Nostro Signore – che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali, e voi non avete voluto. Ecco “la vostra casa vi sarà lasciata deserta”. Vi dico, infatti, che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto Colui, che viene nel nome del Signore» (Mt., XXXVII, 9). “La vostra casa vi sarà lasciata deserta” è una citazione di Geremia ed Ezechiele, quei profeti che – circa seicento anni prima – avevano annunziato che Dio avrebbe abbandonato il Tempio. Ora, è un fatto innegabile ed evidente che oggi, al posto del Grande Tempio d’Israele, vediamo una spianata sulla quale sorge una moschea islamica. Ebbene questo fatto corrisponde alla profezia di Gesù Cristo e di Geremia/Ezechiele. Quelle rovine sono un segno muto ed eloquente della Messianicità del Galileo (“Se questi taceranno, grideranno le pietre”).
Giuliano l’Apostata Giuliano l’Apostata nacque nel 325-326 nell’attuale Maremma toscana e nutriva un forte odio verso i Cristiani, ma non contro i Giudei, che secondo lui venivano sùbito dopo i Greci nella gerarchia delle religioni, con l’unico “difetto” del monoteismo (cfr. GIULIANO, Contro i Galilei, 115 D; ibidem, 306 B). Nel pensiero di Giuliano le antiche prescrizioni della Vecchia Legge cerimoniale mosaica avrebbero dovuto riprendere pieno vigore e con esse sarebbe dovuto essere ricostruito il Tempio di Gerusalemme, distrutto nel 70 d. C. da Tito, per inficiare la profezia di Gesù, il quale aveva predetto con quaranta anni d’anticipo che del Tempio “non sarebbe rimasta pietra su pietra” (Mt., XXIV, 2), e dimostrare, così, che il Cristianesimo era una falsa religione. Per svariati anni gli Imperatori romani avevano proibito ai Giudei di avvicinarsi ai ruderi del Tempio e di entrare in Gerusalemme. Giuliano, dopo aver deciso la ricostruzione del Tempio, ne affidò l’esecuzione ad Alipio suo uomo di fiducia e governatore della Britannia. Giuliano stanziò somme enormi per l’impresa e s’iniziò il lavoro. «Sennonché, cominciati i lavori con grande impegno, venne a estendersi sulla Palestina un fenomeno tellurico […] già sullo scorcio dell’anno 362. Lungo il litorale palestinese e in vari luoghi della Siria erano avvenuti movimenti sismici violenti da cui erano rovinate varie città. […] Anche Gerusalemme risentì di queste vaste convulsioni sismiche. […] Talvolta i lavori di sgombero compiuti poco prima nell’area del Tempio erano annullati da frane prodotte dalle scosse sismiche; una volta una scossa più potente abbatté un portico sotto cui si erano ricoverati molti operai e ne uccise parecchi. […] Nonostante tutto, la tenacia dei lavoranti proseguì nell’impresa; e qui bisogna lasciare la parola al testimonio neutrale Ammiano Marcellino [storico pagano, 330- 390 c.ca]: “Mentre Alipio portava avanti i lavori, formidabili globi di fiamme, erompendo con frequenti ondate presso le fondamenta, resero il posto inaccessibile, dopo aver bruciato talvolta gli operai, perciò, siccome gli elementi naturali respingevano ostinatamente l’impresa di ricostruzione, questa cessò”» (GIUSEPPE RICCIOTTI, L’Imperatore Giuliano l’Apostata, Milano, Mondadori, 1956, pp. 285-286). Giuliano in un suo scritto dei primi giorni del 363 allude apertamente al fallimento dell’impresa (cfr. J. BIDEZ, L’empereur Julien. Oeuvres completes, tomo I, II parte, Lettres et fragments, Parigi, 1924, 89 b).
L’Attuale tentativo di ricostruzione del Tempio sotto il governo Netanyahu L’8 ottobre 1990 il quotidiano francese, Le Monde riportava la notizia che tra i circa ventimila fedeli ebrei, radunati per la festa del Sukkot attorno al Muro del Pianto, vi erano anche i Fedeli del Tempio, che vogliono costruire il terzo Tempio al centro della Spianata delle Moschee (cfr. M. BLONDET, I fanatici dell’Apocalisse, Rimini, Il Cerchio, 1992). Chi sono i Fedeli del Tempio? Sono una setta religiosa ebraica di estrema destra, nata dall’Irgun e dal Betar, il cui fine principale è la ricostruzione del Tempio sul luogo dove sorgeva il Santo dei Santi per affrettare la venuta del Messia. Ma, per gli ebrei ortodossi il Tempio scenderà dal cielo alla venuta del Messia e chi pretendesse di ricostruirlo con mezzi umani commetterebbe una specie di violenza contro i piani di Dio. Due scuole talmudiche presso il Muro del Pianto stanno insegnando a duecento studenti i complessi particolari del servizio nel Tempio. Altri gruppi stanno cercando le linee genetiche dei sacerdoti giudaici, i soli che possano eseguire i sacrifici. In breve, i preparativi per rinnovare i sacrifici dell’Antica Alleanza sono già in corso, quasi che l’evento fosse imminente, e a guidarli è il Rabbinato-Capo: “i Fedeli del Tempio”, quindi, non sono pochi estremisti isolati, perché già si sente parlare d’identificazione genetica dei sacerdoti dell’Antica Alleanza, i soli che possano offrire il rito. “Il contributo del misticismo ebraico nell’ispirare il futuro dell’umanità” è il tema di un convegno che ha avuto luogo in Spagna a cura dell’Istituto di studi sulla Tradizione Mistica. Convegno importantissimo, in cui hanno parlato lo storico Léon Poliakov e Abraham Foxman, l’allora direttore dell’Anti-Defamation League of B’nai B’rith. Vi si è discusso, né più né meno, sulla ricostruzione del terzo Tempio a Gerusalemme (cfr. “L’Italia settimanale” n. 38, 28 settembre 1994, pag. 24).
Conclusione La distruzione del Tempio e di Gerusalemme (70 d. C.) e il tentativo di ricostruire il Tempio (362 e 1967-2023) hanno una portata teologica immensa: la fine della religione giudaica infedele al Messia, che ha perso il Tempio, il Sacerdozio e il Sacrificio, è la prova della divinità di Gesù Cristo, che aveva predetto tutto ciò verso il 30 d. C. La veracità del Cristianesimo che perfeziona la Vecchia Alleanza è provata anche storicamente e archeologicamente. La riprovazione del popolo deicida pure. Nonostante tutto ciò, a partire dagli anni Sessanta (Concilio Vaticano II) ci si ostina a parlare di giudeo-cristianesimo, di dialogo ebraico-cristiano, di Ebraismo “Figlio maggiore e prediletto”. Ma, anche se gli uomini di oggi tacciono, come ha predetto Gesù, le pietre del Muro del pianto, misero avanzo del recinto esterno al Tempio (e non del Tempio stesso, come si dice erroneamente), continuano a gridarlo! (Lc., XIX, 40), e lo gridano tuttora tranquillissimamente. Ora la ricostruzione del Tempio di Erode avrebbe smentito la profezia del Galileo Gesù di Nazareth e il Sommo Sacerdote degli Elleni (Giuliano) avrebbe sconfitto il Dio dei Galilei sul suo stesso terreno: il Vangelo di Matteo (XXIV, 2 ss.). Invece, la natura stessa ha sconfitto e sconfessato Giuliano avendo inghiottito nelle sue viscere e nel fuoco i primi elementi della ricostruzione del Tempio. Dopo questo scacco Giuliano fece buon viso a cattiva sorte e in uno scritto del 363 (cfr. J. Bidez, cit., 89 b) egli allude al fallimento dell’impresa, ma si ostina a trarne conclusioni favorevoli al culto pagano, prendendosela con i Profeti dell’Antico Testamento, che avevano inveito contro l’idolatria politeistica e non avevano potuto rivedere il loro Tempio ricostruito, certamente più nobile dei Galilei ma ben inferiore agli Dei pagani. Il Tempio di Gerusalemme era l’unico legittimo Tempio dell’Antico Testamento su tutta la terra e solo in esso si poteva offrire il sacrificio accetto a Dio, (realmente presente nella “Sancta Sanctorum” del Tempio), che era una figura dell’Olocausto di Gesù Cristo, che ha rimpiazzato le ombre del Vecchio Testamento a partire dal Venerdì Santo, quando il Verbo Incarnato “fu crocifisso proprio da quel popolo da cui aveva preso la carne umana” (Pio XI, Mit brennender Sorge, 14 marzo 1937) e il velo della “Sancta Sanctorum” del Tempio si scisse in due (Mt., XXVII, 51; Mc., XV, 38; Lc., XXIII, 45). Eppure, i Giudei erano stati avvertiti dal Profeta: “Nolite dicere: Templum Domini, Templum Domini, Templum Domini est / Non presumete di voi, dicendo: Abbiamo il Tempio del Signore, il Tempio del Signore, il Tempio del Signore” (Zaccaria, VII, 4), ma quando si crede di essere gli eletti di Dio e di avere una “missione divina” non si sentono ragioni e si fanno le cose più irragionevoli. Il primo Tempio fu progettato dal re David, ma fu realizzato da suo figlio Salomone circa 1000 anni prima di Cristo, fu distrutto nel 586 a. C. dai Babilonesi e fu fatto ricostruire da Ciro (il re dei Persiani, che liberò gli Ebrei dalla cattività babilonese, durata 70 anni) nel 516; infine esso fu fatto restaurare per ordine di Erode il Grande a partire dal 19 a. C. sino a pochi anni prima della sua distruzione nel 70. Da allora sino a oggi i Giudei non hanno più Tempio, Sacrificio e Sacerdozio. Quindi, cercano disperatamente di ricostruire il primo per riavere anche gli altri due. Purtroppo Donald Trump, il 14 maggio del 2018, ha deciso di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, la quale viene presentata dal neo-Presidente statunitense non più come città internazionalizzata, ma come capitale del solo Stato d’Israele e degli Israeliani, escludendo quindi i Palestinesi (cristiani e islamici), che sono “un popolo senza Stato” e ora (ottobre 2023) senza più quel poco di terra (il solo 22% della Palestina) che resta ancora loro. Il Mikdash Education Center ha recentemente fatto coniare una medaglia con i volti di Trump e Ciro il Grande, l’antico re di Persia (558-529 a. C.), che permise il ritorno degli Ebrei in Patria nell’anno 539, dopo che Nabucodonosor II, il re babilonese (605-562 a. C.), aveva conquistato e distrutta Gerusalemme, con il primo Tempio nel 587/586, deportandone gli abitanti a Babilonia. La scritta apposta sulla medaglia – in ebraico, arabo e inglese – celebra Trump come “colui, che secondo le aspirazioni del Nuovo Sinedrio ricreato in Israele, porterà alla ricostruzione del Tempio ebraico” su quella che ora è la cosiddetta Spianata delle Moschee, nel cuore di Gerusalemme. Il Mikdash Education Center è uno dei tanti gruppi rabbinici, che caldeggiano il progetto di riedificazione del Tempio, che fu distrutto nel 70 d. C. dai Romani. “Il curioso collegamento tra il Presidente Trump e Ciro il Grande trova spiegazione proprio in quest’analogia: come Ciro fece ricostruire il secondo Tempio (Esdra, I, 2-3), dopo che il primo, quello di Salomone, era stato distrutto dai Babilonesi (nel 586 a. C.); allo stesso modo si auspicava che l’ex Presidente americano (ben noto per le sue simpatie filoisraeliane) potesse finalmente realizzare il sogno di riedificare il Santuario”. La ricostruzione del Tempio, insieme alla pretesa su ogni centimetro quadrato della Terra d’Israele (Eretz Israel) e la necessità di allontanare i goyim (i non-ebrei) da quello che vuol essere uno Stato etnico di soli Ebrei è stata sponsorizzata dalla passeggiata sulla spianata del Tempio compiuta il 28 settembre del 2000 di Ariel Sharon: fu un gesto simbolico che affermava la necessità di arrivare il più presto possibile alla ricostruzione del Tempio. L’attuale guerra tra Israele e Hamas è la continuazione di tale “passeggiata”, ma sarà molto meno facile per Israele. Alla “passeggiata” di Sharon, seguì la “marcia notturna” il 23 luglio del 2000 di centinaia di coloni israeliani, che invasero la Moschea di Al-Aqsa, sulla Spianata del Tempio, con la celebrazione di riti liturgici ebraici (che potrebbero essere celebrati solo da Sacerdoti discendenti da Aronne ed eletti da altri Sacerdoti) su quello che era lo spazio in cui sorgeva il Tempio e in cui soltanto potevano essere offerti i sacrifici a Dio nel Vecchio Testamento e col rischio di calpestare il pavimento della Sancta Sanctorum, che poteva essere calpestato solo dal Sommo Sacerdote una sola volta all’anno, come segnale della volontà d’Israele di ricostruire il Tempio dopo aver fatto brillare la Moschea di Al-Aqsa e la Moschea di Omar o Cupola d’Oro. I media del mondo laico e occidentale/atlantico non capirono la valenza teologica di tali avvenimenti o non vollero capirla. La discernettero invece molto bene i Palestinesi, che come risposta fecero scoppiare la “Seconda Intifada”. Inoltre, la Knesset (il Parlamento Israeliano) il 19 luglio del 2018 definì Israele come “Stato/Nazione del popolo ebraico” e declassò la lingua araba (parlata da circa 2 milioni di uomini in Palestina) da “lingua ufficiale” a “lingua d’interesse”. Per di più, il 13 febbraio 2002, mezzo milione d’Israeliani marciò, in una manifestazione organizzata dai Fedeli del Tempio, fin verso la spianata delle Moschee, giurando d’impossessarsi di tutta Gerusalemme. Il 28 aprile 2017 l’Unesco ha biasimato le “provocazioni continue, che rendono difficili gli atti di culto islamici sul sito delle due Moschee” (www.repubblica.it/esteri/2017/05/02/news). Al tempo stesso in Israele da anni esistono associazioni che si adoperano, praticamente, per la “prossima” ricostruzione del Tempio. Una delle più attive e potenti è l’Ateret Cohanim Yeshivà, una scuola rabbinica che si occupa di formare i futuri Sacerdoti del Tempio. Si deve, perciò, mettere in rilievo l’importanza del ruolo giocato dalla lobby giudaico/americana, chiamata inesattamente “Cristiano/Sionista”, quando dovrebbe essere nominata più precisamente “Protestante/Sionista”, perché composta da circa 20/40 milioni di Protestanti Evangelici statunitensi, che si rifanno quasi esclusivamente alla storia d’Israele del Vecchio Testamento, senza pressoché alcun riferimento a Gesù Cristo e al Nuovo Testamento. Costoro ritengono che occorra far ritornare tutti gli Ebrei in Palestina affinché possano ricostruire il terzo Tempio per accelerare la seconda venuta di Gesù. Secondo alcuni Padri della Chiesa (S. Ireneo da Lione, S. Ippolito Romano, S. Cirillo da Gerusalemme, S. Giovanni Damasceno), durante il Regno dell’Anticristo finale (prima della Parusia), molto probabilmente sarà ricostruito il Tempio di Gerusalemme solo in parte, ma poi l’Anticristo perseguiterà anche il Giudaismo rabbinico, il Tempio verrà distrutto e allora “Omnis Israel salvabitur / Israele in massa si convertirà a Cristo” (Rom, XI, 26). I Giudei, cacciati dalla Palestina definitivamente dall’Imperatore Adriano nel 135 d. C., con la proibizione di rientrarvi sotto pena di morte, nel VII secolo d. C. (non essendoci più l’Impero Romano d’Occidente) tentarono di riprendere Gerusalemme e la Giudea, approfittando della debolezza dell’Impero Romano d’Oriente o Bizantino. Essi, chiamarono in loro aiuto, e mal gliene incolse, il re persiano Cosroe II (590-628), ribellandosi all’Imperatore Bizantino Eraclio (610-641). Il re persiano nel 613 conquistò e distrusse Gerusalemme, ma poi fu vinto a Ninive nel 627 dall’Imperatore Bizantino Eraclio. Tuttavia, i Persiani danneggiarono le chiese cristiane di Gerusalemme, comprese quelle che si ergevano vicino alle rovine del Tempio e dettero agli Ebrei loro alleati l’occasione d’impossessarsi della Città Santa e massacrare i Cristiani. Gli Israeliti per 15 anni (sino al 628) poterono reinsediarsi in Gerusalemme, creando un loro governo autonomo sotto le dipendenze di Cosroe. La presa di Gerusalemme da parte dei Persiani fu possibile anche grazie alla collaborazione di un vero e proprio esercito ebraico della Diaspora: una milizia di circa 20 mila Israeliti comandati da un capo di nome Nehemiah ben Hushiel. I primi a farne le spese furono i Cristiano-Romani di Gerusalemme, che nei primi giorni della presa della città furono vittime d’una strage indiscriminata, con decine di migliaia di morti e la profanazione di tutte le chiese. La vendetta ebraica sui Cristiani fu terribile. Al momento della conquista, e con l’iniziale beneplacito di Cosroe, Nehemiah prese, di fatto, il dominio della città, dimostrandosi interessato a ricostruire il Tempio. Il potere ebraico durò solo alcuni anni, finché la controffensiva bizantina ristabilì il dominio cristiano sul Medio Oriente nel 628. Gerusalemme ritornò ai Cristiani, ma per pochi anni. Infatti, nel 635 i musulmani Arabi la occuparono e vi rimasero stabilmente ad eccezione del periodo che va dal 1096-1099 sino al 1187. I Cristiani ricostruirono e restaurarono le chiese distrutte e danneggiate, Eraclio espulse la popolazione ebraica da Gerusalemme e vietò nuovamente l’ingresso degli Israeliti nella Città Santa. All’arrivo degli Arabi in Gerusalemme, il Patriarca cattolico di Gerusalemme, Sofronio, ottenne la libertà di culto dietro il pagamento di una tassa relativamente onerosa e anche l’impegno dei Musulmani di difendere i Cristiani dalla vendetta dei Giudei. Il califfo Omar, visitando la Città Santa, decise di sgomberare la spianata del Tempio e di costruirvi la Moschea di Al-Aqsa e la Cupola d’oro o Moschea di Omar, edificati da architetti di scuola bizantina, secondo la tradizione architettonica cristiano-orientale. Inoltre, i califfi musulmani dettero agli Ebrei il permesso di ritornare a Gerusalemme e di ricostituirvi una comunità religiosa giudaica. Il rapporto tra Islam e Giudaismo fu in generale più pacifico che tra Islam e Cristianesimo. Tuttavia, sino all’XI secolo vi fu una certa tolleranza dell’Islam anche riguardo ai Cristiani di Terra Santa, ma con l’ascesa al potere in Egitto dell’imam Al-Hakìm, della setta ismaelita, iniziò una vera e propria persecuzione anticristiana, che portò alla distruzione della Basilica del S. Sepolcro e, quindi, alla reazione della Cristianità (1095) con le famose Crociate. Le prime chiese cristiane iniziarono a essere edificate in Gerusalemme con la conversione di Costantino al Cristianesimo (anno 312). Sul Monte del Tempio (primo Tempio 1000 a. C., secondo Tempio 516 a. C.) o Monte Moria – in cui, secondo la tradizione, fu creato e morì Adamo e ove Abramo nel 1900 a. C. stava per sacrificare Isacco, dove Adriano edificò il tempio a Giove Capitolino (132) e donde Maometto sarebbe asceso al cielo – venne eretta la chiesa del S. Sepolcro di Cristo e dedicata ufficialmente il 13 settembre del 335, vicino al Golgota ove Cristo fu crocifisso. Con la dominazione musulmana (635) le chiese cristiane pur non essendo distrutte vennero a non essere più edificate. Sulla spianata del Tempio e nei pressi della chiesa del S. Sepolcro fu edificata, verso la metà del VII secolo, la Moschea di Omar e poi nel 691-692 la Cupola della Roccia al centro della spianata. Fu proprio l’islam ad aver acconsentito alla conservazione di una presenza ebraica a Gerusalemme (cfr. Vincent Lemire, Gerusalemme. Storia di una città-mondo dalle origini a oggi, Torino, Einaudi, 2017, pp. 71-81). È interessante leggere la storia di questi del passato per capire come il mondo, in questi giorni in cui ben due guerre infiammano il Vicino e il Medio Oriente, corra disperatamente verso una guerra nucleare, sia in Ucraina e sia in Palestina, in cui non è assente la volontà di ricostruire il Tempio gerosolomitano e di affrettare la venuta del Messia, che il Giudaismo talmudico sta ancora aspettando e che per la Tradizione apostolica e patristica è l’Anticristo. don Curzio Nitoglia
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