Ambientalismo
09 novembre 2023

IL FOTOVOLTAICO E L'EOLICO NON SERVONO E PER DI PIÙ DETURPANO IL PAESAGGIO

Intervista a Luigi Fressoia

Italia Nostra è nota a tutti e da tutti apprezzata per il benemerito impegno a protezione dei beni culturali del nostro bel Paese. Formalmente è una onlus; associazione culturale nata nel 1955, fondata da Giorgio Bassani, Elena Croce (figlia del grande filosofo) e altri di questo calibro. È la più antica del genere in Italia e il suo scopo è, appunto, la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione, che nella temperie della ricostruzione postbellica e del boom economico, specie edilizio, risultò fortemente minacciato e poi compromesso.

Recentemente mi ha colpito la notizia della polemica di Italia Nostra con altre associazioni nazionali come Lega Ambiente e Wwf circa la modifica dell’articolo 9 della Costituzione, occorsa nel marzo 2022, ad opera del governo giallo-rosso. L’articolo fu allora integrato aggiungendo l’Ambiente alla tutela di rango costituzionale che invece, fino al quel momento, dalla promulgazione del 1948, concepiva solo il Paesaggio. Due termini, ambiente e paesaggio, che molti considerano sinonimi o comunque molto vicini ma che invece implicano visioni molto diverse, che poi sono venute a maturazione con la detta polemica.

Ho naturalmente le mie idee personali che sintetizzo auspicando che un nuovo governo ripristini la versione originale dell’articolo. Un’altra volta dirò perché, ma per intanto intervistiamo al riguardo Luigi Fressoia, architetto perugino che di Italia Nostra è componente del Consiglio Direttivo Nazionale.

Architetto Fressoia, in questa vicenda della modifica art.9, cosa vi ha divisi dalle altre associazioni ambientaliste?

«Innanzitutto vorrei eccepire la qualifica "ambientalista". Italia Nostra è, più propriamente, un’associazione culturale. La parola ambientalista ha implicazioni troppo vaste prestandosi a interpretazioni disparate, e ha assunto ormai un connotato ambiguo, ben lontano da quello, irrinunciabile per tutti, che è il connotato scientifico». 

Non lo dica a me. E invece?

«Invece “associazione culturale” risponde appieno alla nostra missione di tutela e valorizzazione del paesaggio, dei centri storici, delle opere d'arte, dell'urbanistica, del patrimonio naturalistico».

Ciò premesso...

«Ciò premesso, sulla modifica dell’art.9 della Costituzione Italia Nostra ha espresso ed esprime la più viva preoccupazione».

Tenderei a concordare. Però c'è stato un coro di compiacimento e perfino entusiasmo.

«Sì, lo sappiamo bene, ma c’è anche molta ingenuità. E pure furbizia. Gli è che la tematica ambientalista sta alla base della green economy, in particolare della promozione delle cosiddette fonti energetiche rinnovabili. Un business mondiale colossale».

Perché, cos’avete voi contro le rinnovabili?

«Oggi, per rinnovabili s’intende, alla fin fine, essenzialmente eolico e fotovoltaico (Fv). Ma hanno resa energetica molto più bassa delle fonti convenzionali/tradizionali e sono intermittenti e inaffidabili; senza fortissimo sussidio di denaro pubblico non avrebbero spazio». 

Ma questo dopo tutto è argomento economico, poco attinente alla competenza di Italia Nostra…


«Beh, intanto siamo cittadini anche noi, ed è facile rendersi conto che più si installano quelle rinnovabili e più ci si impoverisce, peraltro arricchendo potenze monopolistiche extraeuropee. In ogni caso, dal punto di vista di Italia Nostra, eolico e Fv hanno pesante impatto sul paesaggio, su viste tradizionali anche di grande fama e pregio, crinali, colline, centri storici e borghi, coste. Dal nostro punto di vista (cioè senza considerare il danno economico oggettivo), meno problematico sarebbe il Fv sui tetti dei capannoni e l'eolico in mare al largo, ma invece abbiamo un pullulare di impianti e nuove richieste a terra». 

E l'articolo 9 cosa c'entra in tutto questo? 

«Il grande business, nell'apparecchiarsi, ha ben visto che i ricorsi amministrativi di Italia Nostra e altre associazioni contro eolico e Fv, hanno vinto molte volte, sia pure in seconda o terza istanza, e queste vittorie sono dovute al fatto che il paesaggio – senza ombra di dubbio violato da quegli impianti – gode di tutela superiore, di rango costituzionale, appunto con l'art.9 nella versione originaria».

Vuole forse dire che l'accostamento/equiparazione dell'ambiente al paesaggio nello stesso art.9 favorisce l'impianto di rinnovabili?

«Esatto! Gli spiana la strada rimuovendo il vantaggio che il paesaggio aveva nell'esercizio della tutela. Ora sono pari e, visti gli interessi economici, noi temiamo che il paesaggio sia sacrificato».

E perché siete soli in questa battaglia?

«Non siamo soli, ci sono i territori e le comunità locali che si oppongono, insieme ad altre associazioni nazionali come Lipu e Amici della Terra. Ma l'immensità del denaro destinato alle rinnovabili fa gola a molti».

Già. Il Green New Deal di questa Eu ci mette 300 miliardi l’anno per molti lustri. Alla fine vincono i deturpatori. In nome di una protezione dell’ambiente tutta da dimostrare.

«Infatti. C’è consapevolezza che molti studiosi e scienziati avvertono che la filiera delle rinnovabili è illusoriamente green. In particolare, molti di noi comprendono bene che la CO2 non merita alcuna demonizzazione, da un lato, e dall'altro lato la produzione naturale di CO2 (vulcani, evaporazioni, fotosintesi, etc.), ridicolizza in quantità quella prodotta dalle attività umane. Il rischio è di fare un grandissimo sforzo per quasi nulla». 

Cosa intendete fare?

«Siamo consapevoli di affrontare forze, equilibri e giochi infinitamente più grandi di noi, però tenere il piede fermo sul paesaggio, sui paesaggi italiani, crediamo sia impegno doveroso».

Forse ripristinare l’art.9 nella versione originaria?

«Sì. Credo valga la pena prendere il toro per le corna e nei contenziosi che ci tocca nostro malgrado intraprendere, mostrare – ovviamente caso per caso – quei dati sul vero bilancio energetico ed ecologico delle rinnovabili (reperimento materiali di base, movimentazione e trasporti, lavorazioni, riciclo e smaltimenti), bilancio poco conosciuto e per niente enfatizzato (possiamo dire taciuto), che fior di scienziati, accademici ed esperti invece mostrano. Il fatto è che non c'è alcun vantaggio per l’ambiente rispetto alle fonti tradizionali. E se questo può essere dimostrato, è evidente che il sacrificio del paesaggio non vale più la pena. In questo modo riporteremmo il paesaggio alla preminenza che merita».

Immagino che al vostro interno ci siano “infiltrati” del fotovoltaico. In ogni caso mi permetta di manifestare tutto l’apprezzamento per il lavoro che avete svolto in questi decenni.

«Gli interessi economici nel settore sono enormi, ma noi – pacatamente – teniamo duro».

Franco Battaglia








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