Il 27 ottobre 1962 moriva assassinato nel cielo di Bascapè, nel Pavese, Enrico Mattei. 

La causa della morte fu: Aver promosso lo sviluppo economico e industriale dell’Italia e di conseguenza la sua indipendenza energetica. Da paese sconfitto nella seconda guerra mondiale, l’Italia doveva chiudere le attività petrolifere a favore delle compagnie anglo americane. Queste attività italiane furono sviluppate durante gli anni Venti dal governo Mussolini con la fondazione dell’Agip che andò fino in Iraq per le attività di esplorazione del petrolio.

Mattei, alla fine della seconda guerra mondiale, da partigiano fu nominato Commissario Straordinario per la liquidazione dell’Agip. Ma invece di liquidare l’azienda petrolifera di Stato crea un Ente come l’ENI che accorpa l’Agip e crea tantissime altre società che entrano nella galassia del Nuovo Ente e così sfida tutti i potenti del mondo che avrebbero voluto sottometterci. Con Mattei l'Italia diventa una delle prime 6 potenze economiche mondiali. Invece di comportarsi come i nostri politici odierni, ovvero dei conigli, si oppone a questi potenti minacciosi e li sfida. Con Mattei l'Italia diventa il terzo lanciatore di missili a livello mondiale. I missili che vengono lanciati nello spazio per svariatiprogettidi ricerca aerospaziale. Crea l'Agip Nucleare e  costruisce a Latina la prima centrale atomica per la produzione di energia elettrica. Ne aveva progettate 10. Il suo obiettivo era di fare del nostro Paese una potenza economica e non solo. 

Mattei dovrebbe essere conosciuto e studiato dai nostri ragazzi. Sapeva cosa rischiava ma invece di vivere come uno schiavo sottomesso ai tiranni come i nostri squallidi politicanti, riuscì a ridare dignità al nostro Paese opponendosi ai padroni del discorso. Fu un punto di riferimento anche per i paesi del medio oriente e del nord Africa, tutti paesi petroliferi soggetti alla tirannia delle compagnie petrolifere anglo americane.

In questi 2 interessantissimi video c’è un riassunto della politica del fondatore dell’ENI, raccontata da Benito Livigni che fu suo stretto collaboratore.