Ambientalismo
21 settembre 2023

LA CLIMATOLOGIA È ORMAI UNA PSEUDOSCIENZA CON MODELLI INSENSATI
INTERVISTA A PATRICK FRANK



Ecco qui un altro degli oltre 1600 scienziati, tutti di prim’ordine, che denuncia la truffa green dell’emergenza climatica. Nato in Giappone, Ph.D. in Chimica alla Stanford University, per oltre quarant’anni Patrick Frank ha svolto ricerca nel campo della Biochimica inorganica al Sincrotrone di Stanford, altrimenti noto come SLAC National Laboratory. C'è un importante legame italiano in molte delle sue ricerche, essendo state esse condotte in collaborazione con Maurizio Benfatto ed Elisabetta Pace, fisici teorici al Laboratorio di Fisica dell'Istituto nazionale di fisica nucleare di Frascati, e con Francesco Caruso, all’epoca all'Università di Palermo (oggi Direttore di dipartimento di ricerca in Svizzera). 


Pat, come sei passato dalla chimica al clima?

«È stato nel 2001, quando nel suo Terzo Rapporto l’Ipcc (il Comitato dell’Onu sui cambiamenti climatici) diffondeva allarmi, sollevando polemiche tra diversi scienziati qualificati e sulla stampa: decisi di scoprire da solo se gli allarmi fossero giustificati». 


E cosa hai scoperto?

«Innanzitutto che l'intera faccenda della colpa umana si basava tutta su modelli matematici. Così ho studiato la letteratura sulla modellistica climatica e ho scoperto che quei modelli commettono errori enormi quando simulano il clima della Terra. Gli errori sono giganteschi rispetto all'effetto che si prevede avrebbero le nostre emissioni di CO2. Ma se i modelli climatici hanno commesso errori così grandi – e li hanno commessi – allora l'Ipcc non può sapere ciò che afferma di sapere».


Puoi essere più specifico?

«Tutte le grandezze fisiche sono accompagnate da un errore; esso dipende da molti fattori ed è determinato dalla applicazione di precise procedure codificate nella disciplina nota come Teoria degli errori. Orbene, nella modellistica climatica i calcoli sulla futura temperatura dell'aria sono stati presentati senza dichiarare alcun intervallo d’errore. Come possiamo quindi sapere se le proiezioni della temperatura sono affidabili? La mia conclusione è stata che non possiamo saperlo e che la modellistica climatica non fa parte della scienza. Ho così preso la decisione di portare la scienza nei modelli climatici».


Ma tu non sei un climatologo…

«No, ma la Teoria degli errori è la mia specialità. Studiando la letteratura si evince che le proiezioni della temperatura dell'aria dei modelli climatici sono semplici estrapolazioni lineari del forzante dai gas serra, e così sono stato in grado di riprodurre quelle proiezioni con una versione leggermente più complicata dell'equazione di una linea retta. Sì: utilizzando solo una calcolatrice manuale, chiunque è in grado di riprodurre le proiezioni della temperatura dell'aria ottenute da modelli climatici da 30 milioni di euro che necessitano di super-computer da 50 milioni di euro!».


Stai dicendo che questi modelli climatici sono solo fumo? 

«L'hai detto tu... Comunque, una volta capito come si comportano i modelli climatici, il passo successivo è stato testarne l'affidabilità. Per farla breve, la temperatura dell'aria è determinata dal calore trattenuto dall’atmosfera, a sua volta regolato dalle nuvole. Se i modelli climatici non simulano correttamente le nuvole, sbaglieranno il valore del calore e di conseguenza la prevista temperatura dell'aria sarà sbagliata. V’è generale accordo che i modelli sbagliano a simulare le nuvole, il che rende le loro proiezioni di temperatura completamente inaffidabili. Una parola migliore sarebbe "senza senso": esse non hanno alcun legame con la realtà».


Hai pubblicato i tuoi risultati?

«Certo, nel 2008». 


L'Ipcc ne ha tenuto conto? 

«No, li hanno ignorati. I modellisti hanno continuato con i loro modelli, e l'Ipcc e i media hanno continuato a promuovere l'allarme. Tutto come prima».


Ma tu hai continuato a fare ricerca sul campo...

«Sì, sono riuscito a ottenere nuovi dati sugli errori che i modelli climatici commettono con le nuvole, e nel 2013 ho completato uno studio, molto più dettagliato, che ho presentato alla Conferenza annuale dell'American Geophysical Union a San Francisco. Ma ci sono voluti sei anni per ottenere la pubblicazione del lavoro: nel 2019, su Frontiers in Earth Science. In precedenza i revisori erano, come è comprensibile, modellisti climatici,e mi han fatto perdere un sacco di tempo. Nelle loro recensioni continuavano a commettere errori da scadenti studenti del prim’anno. Nessuno di loro sapeva come trattare gli errori, e fu allora che ho capito perché nella modellistica climatica non sono dichiarati errori: i modellisti climatici non sanno nulla della Teoria degli errori, cosicché non hanno la competenza per valutare l'affidabilità fisica dei loro stessi modelli. Il loro lavoro è pieno di matematica che sembra scienza ma non è scienza. Ma se glielo fai notare diventano ostili. Di questa loro incompetenza puoi leggere in un documento disponibile online su ResearchGate titolato "I modellatori climatici sono scienziati?"».


Ma qual è l’entità degli errori?

«Te la faccio breve. I modellisti dichiarano che le emissioni di CO2 dovrebbero aumentare la temperatura dell'aria di circa 3°C tra il 2000 e il 2100. Ma i modelli sono così scarsi che l'incertezza di questo numero è di ±15°C». 


Ma non ha senso…

«Appunto! Le temperature dell'aria sulla superficie terrestre che entrano nella media globale sono misurate in stazioni meteorologiche. Durante il XIX e la maggior parte del XX secolo, le temperature dell'aria sopra il mare erano misurate dalle navi (più recentemente sono misurate con termometri su boe). Le persone che compilano i dati presuppongono che tutti gli errori di misurazione della temperatura dell'aria siano casuali. Quando si fa la media di molte misurazioni, qualsiasi errore casuale si riduce quasi a zero. Quindi, suppongono che le temperature misurate diventino quasi perfettamente accurate quando vengono mediate. Tuttavia, qualsiasi scienziato sperimentale sa che gli errori di misurazione possono ben non essere tutti casuali. Ho allora deciso di indagare sull'accuratezza delle misure e ho scoperto che non è stato tenuto conto del fatto che il sole e il vento degradano l'accuratezza delle temperature dell'aria misurate nelle stazioni meteorologiche. Il mio primo articolo è del 2009, e quelli successivi sono stati pubblicati nel 2010, 2011, 2015 e 2016. Se si tiene conto dell'impatto del sole e del vento, oltre che della difficoltà di ottenere una lettura accurata sulla superficie del mare, si scopre che la registrazione della temperatura dell'aria globale non può essere più precisa di circa ±0.5°C».


Come sono stati accolti questi documenti al di fuori della rivista?

«Non è cambiato nulla: i modellisti e i compilatori di temperature hanno ignorato tutte queste critiche e hanno continuato a ripetere i loro errori».


Ti ho conosciuto grazie al tuo articolo del 2023. Ce ne parli brevemente?

«Questo articolo dimostra che i climatologi trascurano anche l'analisi strumentale. Non solo ignorano l'impatto del sole e del vento, ma ignorano anche i limiti di precisione dei termometri stessi. L'accuratezza tipica dei termometri di vetro utilizzati dal XIX secolo fino al 1980 è di circa ±0.2°C. Ma la temperatura globale è dichiarata entro ±0.1°C, o anche meno. Ma una temperatura misurata non può avere un'accuratezza maggiore di quella che il termometro stesso è in grado di fornire!». 


Come ti sei accorto della cosa?

«Ho scoperto che i primi termometri soffrivano di un difetto del vetro che rende inaffidabile l'intera registrazione delle temperature del XIX secolo. Più precisamente, dal 1900 al 1980 l'ideale precisione di laboratorio dei termometri stessi, unita agli errori fisici prodotti dal sole e dal vento e alle difficoltà di misurare la temperatura della superficie del mare dalle navi, hanno prodotto un'incertezza di circa ±1.9°C. La situazione migliora leggermente dopo il 2005 (±1.6°C) perché sono stati utilizzati strumenti migliori. Le temperature misurate dalle navi sono di qualità molto scarsa e introducono la maggiore incertezza. L'Ipcc afferma che il cambiamento totale della temperatura media globale dell'aria dal 1850 è di circa 1°C. Tuttavia, un'incertezza di ±2°C significa che non abbiamo idea del reale cambiamento della temperatura dell'aria nell'ultimo secolo». 


In breve, non possiamo dire che il riscaldamento di uno degli ultimi anni sia "senza precedenti" neanche limitatamente al periodo in cui si usano i termometri.

«Esattamente. La previsione termometrica dei modelli climatici non ha alcuna base scientifica. La registrazione della temperatura dell'aria è troppo imprecisa per dirci qualcosa sul riscaldamento dal 1850 – e, in realtà, da qualsiasi altra data. Purtroppo, la politicizzazione del clima ha ridotto la climatologia al livello di pseudoscienza. Per salvare la climatologia dalla politica bisogna tagliare i fondi di ricerca a coloro che hanno così gravemente trascurato i fondamenti della scienza. In ogni caso, non c'è alcuna base per sostenere l'allarme climatico».


Franco Battaglia








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