Per
l’aborto si può andare in prigione: è la pena prevista in alcuni
Stati per chi sosta in silenziosa preghiera davanti a una clinica
dove si uccidono i bambini. Ma non si va in prigione se si uccide una
creatura innocente.
Per
l’aborto si può essere discriminati: è lo stigma sociale che
grava su chi pensa alla vita del bambino ucciso nel ventre materno,
considerato “un grumo di cellule” fino a che non sta per venire
alla luce, e per alcuni assassini nei governi anche dopo essere nato.
Non
lo chiamano aborto: lo chiamano “salute riproduttiva”,
“interruzione di gravidanza”. È l’obbligo imposto dal
politicamente corretto con la sua neolingua orwelliana. E chi
dissimula l’orribile crimine contro vite innocenti dietro
un’espressione asettica è anche a favore della mutilazione delle
persone – e dei bambini in età pre-puberale – per sembrare ciò
che non sono con amputazioni e terapie devastanti: la chiamano
“transizione di genere”. Chi è favorevole all’aborto e alla
mutilazione dei bambini è anche favorevole all’uccisione dei
malati, degli anziani, dei dementi, dei disabili e di chiunque, a
qualsiasi età, lo Stato o l’individuo reputi indegno di vivere:
non è omicidio legalizzato, ma “eutanasia”, “accompagnamento
all’exitus”. Durante la farsa psicopandemica un Paese del
Nordeuropa ha anche invitato gli anziani a non gravare sul Servizio
Sanitario, spedendo loro a casa un kit per togliersi di torno senza
disturbare nessuno e assicurando il pagamento delle esequie.
Morte.
Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte
prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole
alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è
contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di
vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci
ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti
orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie.
Curiosamente,
in questa frenetica istigazione al suicidio e all’omicidio, in
questa imposizione della morte sulla vita, fanno eccezione i geronti
dell’élite globalista, questi vecchi miliardari potentissimi che,
asserragliati nelle loro fortezze vigilate da guardie armate, non si
rassegnano a morire, e a tutto ricorrono – anche ai più
abominevoli mezzi – per sembrare giovani, per non vedere il loro
corpo in decadimento, per assicurarsi una “vita eterna”
nel cloud del transumanesimo. L’élite vorrebbe
comandare anche sulla vita, sulla vecchiaia, sulla malattia.
Dovremmo
iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che
si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior
paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro
è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza
cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un
tribunale. Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori,
i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa
perché siete vivi, perché esistete e producete CO2.
Nel
Medioevo gli affreschi di alcune chiese, monasteri o di edifici
pubblici proponevano il tema del Trionfo della Morte come richiamo ai
Novissimi. La morte è una certezza della condizione umana che ci
deve spronare a ben vivere per ben morire e meritare la beatitudine
eterna, sapendo che dopo la morte vi è un Giudizio inappellabile con
cui saremo destinati per sempre al Paradiso o all’Inferno, a
seconda di come abbiamo vissuto. Il motivo di questo odio per la
vita degli altri da parte dell’élite non è
frutto di una mentalità utilitaristica. La “cultura dello scarto”
evocata da “qualcuno”, non è dovuta al Trionfo della Morte,
sconfitta per sempre dal Signore della Vita. Essa è causata dal
delirio satanico di sostituirsi a Dio, dopo averLo rinnegato e
tradito. Ce l’ha confessato uno degli ideologi del pensiero
globalista, Yuval Noah Harari, ebreo, omosessuale, “sposato” con
un uomo, vegano, teorizzatore di una religione transumana e
luciferina che cancella Dio dall’orizzonte umano e consente ai
tiranni del Nuovo Ordine Mondiale di prendere il Suo posto nel
decidere cosa è giusto e cosa non lo è, chi deve vivere e chi deve
morire, chi può viaggiare e chi no, quanto ognuno di noi può
spendere, quanta anidride carbonica può produrre, se e quanti figli
può avere e da chi li deve acquistare, dopo aver massacrato i propri
aspirando loro il cervello o facendoli a pezzi prima di uscire dal
grembo materno. Costoro decidono anche che un bambino possa essere
abortito sino a un istante prima del parto, perché hanno trovato il
modo di lucrare vendendone gli organi e i tessuti ai laboratori o
alle case farmaceutiche: è uno dei più fiorenti mercati delle
cliniche abortiste, oltre alle sovvenzioni pubbliche e private per
continuare a uccidere bambini.
Le
nostre Nazioni, un tempo cristiane, hanno apostatato dalla Fede
grazie alla quale i nostri padri hanno edificato la Civiltà
cristiana, sulle rovine del paganesimo e dell’idolatria. È solo
grazie alla Fede in Cristo se i popoli hanno smesso di uccidere i
propri figli con l’aborto, così come li immolavano sui loro altari
per propiziarsi i demoni. È solo grazie alla nostra santa Religione
se le madri hanno avuto come modello la Vergine Santissima, Madre di
Dio e Madre nostra: Mater misericordiæ, Mater divinæ
gratiæ, Mater purissima, castissima, inviolata, intemerata,
amabilis, admirabilis. Oggi il nome stesso di “madre” scatena
l’odio del Serpente al punto da volerlo cancellare dalla bocca dei
nostri bambini: perché in quella parola è racchiuso quel vincolo
ineffabile e divino che ha reso possibile l’Incarnazione del Figlio
di Dio nel seno della Vergine Immacolata, quel Fiat umile,
obbediente e generoso che ha sancito la fine del regno del peccato e
della morte.
Ma
questa apostasia, presentata come progresso di civiltà e di
democrazia; celebrata in nome della dignità dell’uomo e della
libertà religiosa; esaltata da una Gerarchia corrotta e asservita
all’élite, non è neutralità dinanzi a Dio e alla Morale: essa è
una ribellione satanica a Dio, un Non serviam gridato
dai parlamenti, dalle aule dei tribunali, dalle cattedre delle
scuole, dalle pagine dei giornali, dalle sale operatorie.
L’aborto
è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai
demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della
“chiesa di Satana”, che negli Stati Americani in cui l’aborto è
vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti
infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le
Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto
iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto.
L’aborto
è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il
bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché
sprovvisto della Grazia battesimale. L’aborto è un crimine orrendo
perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha
creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla
Croce. L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre
che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo
della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine
quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla
dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana
il rimorso più lancinante. L’aborto è un crimine orrendo perché
si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua
innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi
nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista
è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di
altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti
del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e
dell’informazione.
Il
mondo gronda del sangue innocente, sparso da un’élite di eversori
devoti a Satana e nemici dichiarati di Cristo. Quando sento certi
vescovi legittimare le leggi – come la 194 in Italia – che
consentono l’aborto a determinate condizioni, mi chiedo
come possano considerarsi cattolici. Nessuna legge umana potrà mai
calpestare la Legge divina e naturale, che comandano: Tu non
ucciderai. Nessuna nazione potrà sperare prosperità e concordia
finché permetterà questo quotidiano massacro nel silenzio complice
dei politici che si dicono “cattolici” ma contraddicono il
Vangelo approvando leggi inique. Bandire l’aborto dev’essere la
prima iniziativa di qualsiasi governante voglia contrastare il Nuovo
Ordine Mondiale asservito a Satana. Combattere per questo dev’essere
un impegno inderogabile di ogni Cattolico degno del Battesimo.
Nostro
Signore ha detto di Sé: Io sono la Via, la Verità, la Vita.
Il motto del Principe di questo mondo potrebbe essere: Io
sono il Baratro, la Menzogna, la Morte. Rifiutiamo l’aborto e
avremo tolto all’Avversario lo strumento principale del suo
apparente, infernale trionfo. Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni
di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose,
diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo.
+
Carlo Maria Viganò, Arcivescovo