Ambientalismo
19 agosto 2023

Mai la CO2 ha toccato livelli così pericolosamente bassi: il pianeta ha fame di CO2! Vanno fermati i piani anti emissioni!



Voglio raccontarvi com’è che 23 anni fa decisi che la congettura del global warming antropogenico dovesse essere falsa. Non sono climatologo, ma la climatologia è una cosa multidisciplinare e richiede diverse competenze. Devo aggiungere che prima di 23 anni fa il problema era totalmente fuori alla mia sfera d’interessi, e forse ignoravo anche l’esistenza stessa del problema, occupato com’ero in tutt’altre faccende. Quando però per la prima volta esso fu sottoposto alla mia attenzione e mi furono spiegati i termini, mi ci vollero pochi minuti di riflessione per mettere fortemente in dubbio l’intera storia, almeno nei termini di come mi veniva raccontata. 


E i termini erano questi (e sono tutt’ora questi): «la CO2 è un gas-serra, gli uomini la immettono in atmosfera e più ne immettono più la Terra si riscalda, circostanza che altera (in peggio) il clima del pianeta». Già le parolette messe tra parentesi – “in peggio” – fece subito suonare il mio personale campanello d’allarme: e perché mai necessariamente in peggio? – mi chiedevo tra me e me. Ovvero: quale sarebbe la temperatura del pianeta per avere il clima ottimale? Comunque, siccome non sono climatologo mi tenevo la perplessità dentro di me. Però sono chimico-fisico e, conoscendo lo spettro di assorbimento in infrarosso della CO2, risposi al mio interlocutore: «Impossibile: nella frase sopra detta, le parole “gli uomini immettono CO2 in atmosfera e più ne immettono più la Terra si riscalda” sono false». La cosa è leggerissimamente tecnica, ma son convinto – con un linguaggio il più possibile semplificato – di poterla chiarire anche ad un avvocato.


Bisogna sapere che ogni corpo (anche il vostro) emette radiazione elettromagnetica entro un’ampia gamma di lunghezze d’onda e, per ogni lunghezza d’onda, con una specificata intensità. Come varia l’intensità in funzione della lunghezza d’onda è una funzione che si chiama spettro di emissione del corpo, e lo spettro di emissione dipende dalla temperatura del corpo. Per esempio, lo spettro della radiazione elettromagnetica che ci viene dal Sole è illustrato in figura 1.


Figura 1. Intensità della radiazione solare in funzione della lunghezza d’onda che, di tutta evidenza, varia tra 0.2 e 2.5 micron (la porzione 0.4-0.7 micron è radiazione visibile). Lo spettro della radiazione terrestre (tutta invisibile) è simile, solo che l’intervallo di lunghezza d’onda d’interesse è 4–40 micron.


Da essa si vede che la lunghezza d’onda della radiazione solare è compresa fra 0.2 e 2.5 micron (che sono millesimi di millimetro): minima al di sotto di 0.2 micron, poi cresce fino ad un massimo intorno a 0.5 micron per poi decrescere fino a quasi annullarsi oltre i 2.5 micron. Accade anche che il nostro occhio è sensibile alla parte dello spettro solare con lunghezze d’onda comprese fra 0.4 e 0.7 micron: l’occhio “vede” le radiazioni di questa porzione dello spettro come distinti colori in corrispondenza di distinte lunghezze d’onda. Le lunghezze d’onda che non stanno nell’intervallo 0.4-0.7 non sono “viste” dall’occhio, ma ci sono!


Anche la Terra emette radiazione elettromagnetica. Il suo spettro di emissione è, per aspetto, simile a quello del Sole ma l’intervallo di lunghezze d’onda della radiazione emessa dalla Terra è di 4-40 micron, e questo perché la temperatura della Terra è 16 gradi (quella della superficie del Sole è 6000 gradi). A parte questo dettaglio, la curva dello spettro è simile: l’intensità della radiazione emessa dalla Terra (tutta non visibile ai nostri occhi) è minima al di sotto di 4 micron, poi cresce fino ad un massimo intorno a 10 micron per poi decrescere fino a quasi annullarsi oltre i 40 micron.


La narrazione dell’effetto serra continua così: la radiazione emessa dalla Terra se ne tornerebbe tutta nello spazio da dove, grazie al Sole, era venuta; senonché, una parte di essa viene assorbita da alcuni gas-serra (principalmente acqua, ma anche CO2) presenti in atmosfera, i quali poi la riemettono in tutte le direzioni, mantenendo così il pianeta più caldo di quanto sarebbe se non ci fossero i gas-serra. In particolare, vuole la favola, «gli uomini immettono CO2 in atmosfera e più ne immettono più la Terra si riscalda». Ma questo è impossibile, dicevo io 23 anni fa: nell’intervallo dello spettro terrestre la molecola di CO2 assorbe radiazione solo nell’intervallo 14-16 micron e questo intervallo copre solo il 9% della radiazione emessa dalla Terra. Tornate a guardare la curva dello spettro solare: posto che l’area sotto la curva è proporzionale all’energia radiante totale, vedete bene il peso che avrebbe se sottraete a quello spettro la sola striscia verde. Lo stesso accade con la CO2 e lo spettro di radiazione terrestre: l’unica porzione di radiazione terrestre che la CO2 può sottrarre è una striscia tra 14 e 16 micron, e questa striscia risulta essere il 9% della radiazione totale. Possiamo immettere tutta la CO2 che vogliamo: essa non è capace di assorbire più del 9% della radiazione terrestre. 


L’ultimo step del ragionamento è facile: quant’è la porzione di radiazione assorbita dai 400 ppm (parti per milione) di CO2 attualmente in atmosfera? Risposta: quasi il 9%! Conclusione: la CO2 immessa dall’uomo da ora in poi non può avere alcun effetto sulla temperatura del pianeta e men che meno sul clima. Possiamo portare la concentrazione atmosferica di CO2 anche a 1000 ppm: la CO2 antropogenica non è climalterante! 


Ma oltre che contribuire, per quel che minimo che può, a tenere caldo il pianeta (ove il ruolo principale lo ha l’acqua), la CO2 ha un’altra importante funzione: essa è uno dei tre componenti che consente la fotosintesi clorofilliana (gli altri due sono l’acqua e la radiazione solare). Anzi, a quanto ci dicono i paleoclimatologi più quotati (per esempio i lavori del prof. Robert Berner dell’Accademia nazionale delle scienze americana), se la concentrazione atmosferica della CO2 fosse inferiore a 150 ppm la vita non sarebbe possibile sulla Terra. 



Figura 2. Concentrazione atmosferica di CO2 (in parti per milione, ppm) nel corso degli ultimi 160 milioni d’anni. I primati si svilupparono quando il livello della CO2 era 1000 ppm. Oggi è pericolosamente basso, vicino al livello di 150 ppm (linea rossa) al di sotto del quale la vita non è possibile.


In effetti, nel corso degli ultimi 160 milioni d’anni i livelli di CO2 in atmosfera sono continuamente scesi dai 3000 ppm di 160 milioni d’anni fa ai 1000 ppm di 50 milioni d’anni fa (quando si svilupparono i primati) fino ai 300 ppm dell’era pre-industriale. Rimossa dalla Natura che l’ha incatenata, per così dire, nei depositi calcarei e fossili, la CO2 atmosferica stava raggiungendo livelli pericolosamente bassi, fino a che l’uomo, grazie all’uso dei combustibili fossili, ne sta liberando una piccolissima parte in atmosfera, portandola a 400 ppm (cioè, giusto per capirci, lo 0.04%).


Interrompiamo allora ogni programma di riduzione delle immissioni di CO2: questi programmi nuocciono al pianeta e nuocciono all’umanità.


Franco Battaglia








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