Ambientalismo
05 agosto 2023

Anche L'Accademia dei Lincei ripete le balle ambientaliste

LINCEI


Giunti con l’acqua alla gola, gli imbroglioni del clima stanno mettendo in campo le grandi corazzate. Dal Papa al Presidente della Repubblica, fino ad alcune Accademie. Avrei detto prestigiose accademie, ma ormai il prestigio se lo son giocato. Nel loro caso, tutto è salvo fuorché l’onore. Una di queste è l’Accademia dei Lincei, che vide tempi gloriosi fin da quando nacque – e nacque nel 1603! Più recentemente, annacquata dalla dipendenza dalla politica, ha accolto così tanti elementi di scarso valore, sia di testa che di cuore, che tutti gli altri farebbero bene a vergognarsi di farne parte, mentre una volta ne sarebbero stati a buon diritto orgogliosi. È così con tutte le cose del mondo: nascono, crescono, raggiungono anche alte vette ma, alla fine, inesorabilmente decadono. Se ai tempi di Augusto dire «civis romanus sum» suscitava rispetto e alta considerazione, già a quelli di Teodosio se due s’incontravano per strada e si dicevano quella frase, son certo che sarebbero sbuffati a ridere. E questo è il mio primo istinto se uno mi si presenta dicendosi di essere un Linceo. 


Con un comunicato-stampa di mercoledì scorso i Lincei sono scesi in campo a sostenere l’imbroglio climatico. Voi potrete legittimamente dire che l’imbroglione sia io e che quello climatico è un vero allarme. Basta leggere il comunicato per decidere. Scrivono i parrucconi che «il ruolo dell’uomo quale causa primaria del cambiamento climatico è incontrovertibile». Dovete sapere che la parola “incontrovertibile” – tipica delle religioni e delle superstizioni – è quasi estranea alla scienza. La fisica sta ancora a discutere sulla massa del protone, figuratevi se l’origine antropica del cambiamento climatico è – bum! – incontrovertibile. Tanto più che l’Accademia ebbe nel 2019 l’occasione di dimostrare questa presunta incontrovertibilità: ribattendo con appropriate obiezioni alle considerazioni che avrei avanzato in una relazione che volevo presentare ad una Conferenza da essi organizzata; ma preferirono non farmi parlare cancellando l’intera Conferenza. Direte: e chi sei tu? Giusto! Ma la relazione era sottoscritta anche dai prof. Nicola Scafetta, Uberto Crescenti e Franco Prodi, pezzi da novanta, la cui sola presenza è sufficiente a far decadere la presunta incontrovertibilità.


Altra sciocchezza grande quanto una casa è quando scrivono della necessità di una «rapida attuazione di interventi efficaci di mitigazione». La parola sciocca è «mitigazione». Cioè, ove vi sono fenomeni di ondate di calore, siccità o alluvioni, questi geni del pensiero sono convinti che l’uomo possa far qualcosa per evitare le ondate di calore (evidentemente non hanno mai ascoltato la musica di Vivaldi), aumentare la piovosità e diminuire la siccità. E già fa ridere il pensare che qualunque cosa si possa fare per aumentare la piovosità, la stessa faccia anche diminuire la siccità: non voglio fare lo psicologo della domenica, ma credo che siamo qui al cospetto di un caso di dissociazione cognitiva. Dicono quale sarebbe la cosa da fare: «azzerare l’uso di combustibili fossili». Ma non si chiedono, queste cariatidi della scienza, come mai nei trascorsi diecimila anni, quando l’uso dei combustibili fossili era zero, ci furono ondate di calore, giorni di siccità e alluvioni non meno che oggi, sia per frequenza che per intensità.


Non tutti all’augusta accademia hanno perso il ben dell’intelletto: qualcuno più illuminato ha suggerito la frase «la mitigazione è efficace se e solo se è realizzata a livello globale». Fermo restando il caveat di prima – e cioè che l’azzeramento dell’uso dei combustibili fossili non mitigherà un bel nulla – rimane il fatto che o azzera l’universo mondo o meglio non far niente, perché tanto la misura sarebbe inefficace. Visto che Cina e India hanno dichiarato espressamente che non riducono un bel niente – sono solo due Paesi ed emettono quasi la metà delle emissioni mondiali – anzi aumenteranno l’uso dei combustibili fossili, qual è il senso della frase dei Lincei se non parlare giusto per il piacere di emettere aria?


Senonché, come ha insegnato Carlo Maria Cipolla, qualunque comunità – anche quella dei Premi Nobel – ha la propria frazione di stupidi, e le Accademie non fanno certo eccezione al postulato fondamentale della teoria del Cipolla. E così, la frase secondo cui la mitigazione o è globale o non vale un fico secco è prontamente rovinata da tal Carlo Doglioni che impone che nel comunicato sia scritta la seguente enormità aritmetica: «l’Italia ha emissioni pro-capite maggiori della media globale e quindi ha la responsabilità di ridurre le emissioni rapidamente e urgentemente». Con questo non voglio dire che Doglioni sia uno stupido, perché a tutti può sfuggire una sciocchezza. Le emissioni pro-capite non contano niente, ma proprio niente, ai fini del (presunto) problema: anche se l’Italia fosse velocissima ad azzerare le proprie emissioni e le azzerasse domani stesso, quelle globali si sarebbero ridotte dello 0.8%. Lo stupido non è Doglioni (nessuno è perfetto), ma tutti quelli dell’Accademia che non si sono avveduti della sciocchezza detta dal loro consocio, anche perché in contraddizione con la frase precedente del comunicato. Un Linceo sottoscrittore si salva: tal Giovanni Seminara, che ha sottolineato la necessità di interventi di adattamento. Essi, in effetti, sono l’unica cosa da fare al cospetto di circostanze in cui la Natura è fuori dal controllo umano. Personalmente lo scrivo da 23 anni: il denaro pubblico va speso non per gli impianti fotovoltaici, ma per le opere idrauliche. Detto diversamente: per proteggere i tetti delle case in montagne dal peso della neve bisogna spendere per costruire i tetti spioventi e non spendere per evitare che in montagna nevichi.


Ma chi si salva veramente sono i soci lincei che non hanno firmato il documento, che – mi gioco la camicia – non è stato sottoscritto all’unanimità: conosco i miei polli e l’avessero sottoscritto all’unanimità non avrebbero commesso l’errore di non inorgoglirsene nel comunicato.


Franco Battaglia










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