Ambientalismo
13 luglio 2023 dicevano O PACE O CONDIZIONATORE. Adesso abbiamo la guerra e il caldo LA TRANSIZIONE ENERGETICA AUMENTERÀ I DECESSI DA ONDATE DI CALORE L’ossessione con la quale la Repubblica terrorizza i propri lettori con la faccenda del clima mi rammenta quella con quale la stessa terrorizzava 24 anni fa con l’elettrosmog. Naturalmente, ora come allora, si tratta non solo di Repubblica ma, se non dell’intero gotha giornalistico italiano, del fior fiore del medesimo, tipo il Corriere della Sera e La Stampa. A quel tempo, mentre scienziati responsabili smontavano la frottola dell’elettrosmog, Repubblica e gli altri alzavano il tiro e si dettero a pubblicare esilaranti scoop. Uno dei mille voglio raccontarvelo perché ridere fa bene. Dissero che nel quartiere di Roma vicino Radio Vaticana le leucemie infantili erano aumentate di – orpo! – 6 volte rispetto all’atteso. Sei volte! E quanto era questo spropositato numero di casi? Uno. Ma aspettate a ridere, perché ora viene il bello: dissero che si attendevano, in quel quartiere, 0.16 casi di leucemia infantile, e siccome 0.16x6=1, eccolo là l’aumento di 6 volte. Mentre voi finite di ridere, a me tocca osservare che l’epidemiologia, un tempo scienza gloriosa, oggigiorno sembra essere nelle mani di chi sa male la statistica e male la medicina. Perché richiamo queste cose? Perché col clima viene riproposto lo stesso film. Più la balla planetaria emerge sempre più distinta, più i giornali che scrivono senza riflettere perdono la trebisonda, e fanno a gara a chi la spara più grossa. Abbiamo già smontato la sparata del «97% degli scienziati che sostengono la causa antropica del riscaldamento globale». E abbiamo anche smontato quella del «3 luglio 2023, giorno con la temperatura media globale più alta di sempre». Ma l’ossessione continua senza sosta. La prima pagina del 10 luglio di Repubblica titola «Destre contro l’ambiente», e giù per altri tre fogli. La prima pagina dell’11 luglio titola «La strage del clima» e giù per altri quattro fogli. Stavolta lo scoop è che la scorsa estate ci sarebbero stati 61.672 morti in Europa per il troppo caldo. La precisione del numero basterebbe da sola per non esitare a metterci comodi e goderci le barzellette che ci vengono snocciolate in quattro lenzuolate d’inchiostro. Ma ci sono in mezzo dei morti, per rispetto dei quali lasciamo perdere le comiche vendute come scienza in quei fogli e ci limitiamo ad una sola osservazione, che è questa: i decessi per colpo di caldo non sono – non possono essere! – conseguenza del riscaldamento globale. V’è qui una colossale mistificazione linguistica o, se volete, una illusione linguistica, che fa credere ai disattenti ciò che non è. Esattamente come averla chiamata “intelligenza artificiale” crea l’abbaglio che la tecnologia sia “intelligente”, mentre è stupidissima. E alla redazione di Repubblica sono disattenti assai e si fanno facilmente abbagliare. Il riscaldamento globale può senz’altro essere responsabile di variazioni meteorologiche. Detto per inciso, queste non sono necessariamente variazioni indesiderate. Anzi, a dire il vero, è stato dimostrato che un clima più caldo favorisce una maggiore uniformità globale delle temperature e la cosa favorisce una diminuzione di fenomeni estremi, tipo uragani. Ma non voglio ora aprire un dibattito se il riscaldamento globale fa bene o fa male. Voglio solo sostenere che esso nulla ha a che vedere coi decessi dei poveretti che sono stati sopraffatti dal caldo estivo. Il motivo è semplice: il riscaldamento globale attiene alla circostanza per cui la temperatura media globale è aumentata di circa 1 grado nel corso degli ultimi 100 anni. A chi è stato sopraffatto per essersi esposto a 40 gradi, poco avrebbe significato se la temperatura fosse stata di 39 o anche di 38 gradi. Il riscaldamento globale attiene, insomma, ad una variazione di temperatura che è impercettibile all’uomo, e non può avere avuto alcuna conseguenza sanitaria. I lettori di Repubblica hanno probabilmente difficoltà a comprendere la cosa, ma noi gliela facciamo toccare con mano coi fatti e non con le chiacchiere. In figura sono riportate le temperature massime registrate a Milano-Linate nel luglio del 1982 e, dopo quarant’anni, nel luglio del 2022.
Figura. Temperature massime registrate a Milano-Linate nel luglio del 1982 e del 2022. Dalle figure notiamo che la temperatura registrata si manteneva nella fascia 28-34 gradi nel luglio del 1982 (con un giorno, il 7 luglio 1982, in cui si registrò un picco di 37 gradi) e nella fascia 31-36 gradi nel luglio 2022 (con un giorno, il 22 luglio 2022, in cui si registrò un picco di 37 gradi). A distanza di 40 anni ci sono, sì, piccole variazioni, dovute senz’altro al riscaldamento globale, ma esse non possono avere alcunché a che fare con le ondate di calore (che ci furono allora come ci sono ora) e men che meno coi decessi da esse causate (che ci furono allora come ci sono ora). I fenomeni che governano l’Europa ci stanno raccontando che, per evitare le ondate di calore e i conseguenti decessi, bisogna procedere celermente con la transizione energetica e con la decarbonizzazione. Vent’anni fa le emissioni di CO2 erano il 30% inferiori a quelle di oggi, e quarant’anni fa erano la metà di quelle di oggi. Ma vent’anni fa, nel solo luglio del 2003, la Francia pianse 15.000 morti proprio per le ondate di calore; e quarant’anni fa, nel 1983, l’Europa fu colpita da eccezionali ondate di calore non meno fatali di quelle di oggi. Allora, la presunta transizione energetica (dico presunta perché, in ogni caso, non ci sarà alcuna transizione energetica) non avrà alcun effetto sul clima, men che meno sulle ondate di calore, e ancora di meno sui morti. Esattamente come non hanno evitato la disastrosa alluvione di alcune settimane fa i parchi fotovoltaici che la Regione Emilia-Romagna ha disseminato nel proprio territorio nel futile tentativo di governare il clima. Ma la cosa più grave è che, al contrario, la transizione energetica aumenterà i decessi da ondate di calore. Questi avvengono non perché la temperatura raggiunge picchi di 38 gradi anziché di 37 gradi, ma perché, a causa dell’elevato costo dell’energia, a sua volta causato dall’impegno economico nella transizione energetica (che comunque non ci sarà), il ricorso alla climatizzazione degli ambienti sta diventando un lusso. Non è il grado in più del riscaldamento globale che fa morire, ma è la mancanza di 15 gradi in meno negli ambienti non climatizzati ad essere fatali. Alla transizione ecologica ci si aggiunge poi la guerra. Rammentate? «Volete la pace o l’aria condizionata?», ci chiesero. Non abbiamo l’aria condizionata e così moriamo di caldo. E, a quanto pare, non abbiamo neanche la pace. Ci hanno fregato. Alla grande. Franco Battaglia ATTENZIONE: Le due curve potrebbero essere incorporate in un unico grafico. Si badi solo a fare attenzione alla scala delle temperature che dovrà essere una sola: quindi si tracci la curva del 2022 sopra quella del 1982. ... |