Ambientalismo
01 luglio 2023 BUFALE CLIMATICHE UN TANTO AL CHILO GIORNALISTI Li chiamerò giornalisti con la barba incolta o, se del gentil sesso, senza make-up. Per radersi o, comunque, curare la barba o il viso, bisogna guardarsi allo specchio. Ne abbiamo visti e viste, recentemente, durante la pandemia e durante la guerra, più di quanto la decenza avrebbe consentito e, comunque, più di quanti ce ne saremmo, noi ingenui, attesi. Cito la pandemia e la guerra per la loro rilevanza planetaria. Come lo è quella climatica, col distinguo che, a differenza delle altre due citate, questa non sarebbe neanche una questione se non fosse detta tale e detta planetaria da chi il pianeta governa e, di conseguenza, dai giornalisti con barba incolta. Sono, questi, la voce – ma che dico, la voce, il megafono – dei governanti del mondo, sono cioè, essi, non voglio dire il contrario di ciò che dovrebbero essere, ma ci siamo vicini. A meno che io non abbia capito cosa il giornalista dovrebbe essere. Ma, per fissare le idee sulle cose che sto a ruota libera scrivendo, vediamo come operano i Nostri, in ordine al clima. E, per essere concreti, fatemi esemplificare su una recente articolessa a piena pagina pubblicata sul Piccolo di Trieste (gruppo Repubblica-L’Espresso, ça va sans dire) e firmata da tal Marco Pacini. Un illustre, sufficientemente sconosciuto da attenuare i propri peccati, se peccati – giornalistici, dico – ha. Il titolo è tutto un programma: «Le gravi colpe del negazionismo climatico». Naturalmente nessuno al mondo nega il cambiamento climatico, men che meno il clima. Il contendere è se esso sia responsabilità umana. C’è chi dice sì, chi dice che no, il clima e il suo cambiamento è responsabilità della Natura. Epperò il giornalista con la barba incolta non frena la propria pala e arriva il primo getto di fango con l’uso della parola negazionista. Peraltro, non gli sovviene che potrebbero essere tacciati di negazionismo coloro che negano l’origine naturale del clima. Ma il cervello dei giornalisti con la barba incolta è obnubilato dagli sforzi per sostenere l’insostenibile. Scrive il Nostro: «I negazionisti complottisti climatici stanno ricaricando il loro armamentario di teorie bislacche e, in alcuni casi, dollari sonanti dalle grandi compagnie di combustibili fossili per finanziare la disinformazione». Taccio sull’italiano criptico – ma quando la mente è offuscata va a finire che si scrive così – ma a fronte dell’affermazione, nessun esempio di teoria “bislacca” è offerta al povero lettore che si affida – peggio per lui – a codeste barbe incolte. Anche perché la teoria “bislacca” sarebbe che è la Natura a governare il clima. Oltre ad avere la barba incolta questi giornalisti hanno il coraggio del coniglio: molto accortamente il Nostro si astiene dal produrre nomi di negazionisti pagati per dire menzogne. Per lo più costoro sono rispettabili professori – qualcuno è anche premio Nobel – e una querela per diffamazione è un obbligo. Insomma la palata di fango è gettata, ma niente nomi. La speranza è: del fango gettato qualcosa resterà. «Il dibattito sulla crisi climatica è chiuso da tempo tra gli scienziati del clima». Chi scrive queste parole ha la pretesa di dar lezioni, ma non ha ancora capito come funziona il metodo scientifico. Ove nessun dibattito è mai chiuso su niente. È la natura del metodo caro Pacini, se ne faccia una ragione. La scienza non ha un catechismo di domande e risposte. Nel caso in parola, poi: possibile che oltre 1500 tra geologi, geofisici, astrofisici, climatologi che hanno dichiarato, nero su bianco, «non v’è alcuna crisi climatica» non le facciano venire alcun dubbio? Non sappiamo cosa ha studiato, ma un piccolo dubbio dovrebbe pur passarle per la mente anche se lei fosse geologo o geofisico. A maggior ragione se non è nulla del genere. Ma continua granitico: «Il fatto è – il fatto è! – che non si possono liquidare questi scienziati o sedicenti tali semplicemente ignorandoli. Perché c’è poco da ridere in quella parte del mondo dove l’impatto della crisi climatica è devastante in termini di migrazioni forzate». Tre concetti – questi sì, bislacchi – emergono. Primo, quel “sedicenti tali” manifesta ancora una volta l’incomprensione di cosa la scienza sia. Essere scienziato non è un aggettivo qualificativo, men che meno un merito, ma è una professione. Non si può essere “sedicenti” scienziati, come non si può essere sedicenti giornalisti o medici. Secondo – e questa è divertente: non sovviene al Nostro che se nel pianeta vi sono aree ricettacolo di migrazioni a causa del clima ottimale, necessariamente devono esservi aree ove il clima è meno ottimale, anche sgradevole, fino ad essere miserabile. Il pianeta è tondo, gira attorno al Sole su orbita ellittica, con distanza tra afelio e perielio non costante, gira attorno ad un asse inclinato sul piano dell’eclittica, l’angolo di inclinazione non è costante, l’asse di rotazione non è fisso ma ruota di moto di precessione, ecc., ecc., ecc., ecc.,… Emissioni antropiche o no, se migrazioni climatiche han da essere, migrazioni climatiche saranno. Infine, non si capisce come il solo fatto di dire – ripeto: dire – che il clima è una faccenda naturale e non antropica possa avere alcunché a che fare con eventi sgradevoli (siccità, inondazioni, migrazioni climatiche), tanto più che da quanto detto dai “negazionisti” i decisori politici del pianeta non sembrano minimamente scalfiti. Con questa ultima stravagante visione delle cose, il giornalista evoca il «delitto d’opinione». Perché, a leggere Marco Pacini (ma lui qui è solo un esempio della copiosa messe di barbe incolte) a stare sul banco degli imputati è l’opinione. La parola usata è sua. Non val la pena scomodare la Costituzione («Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», art. 21), ma basta la logica: come farebbe un’opinione, per di più dichiarata minoritaria, indegna di essere anche solo messa in discussione, ad essere un delitto è un mistero... Franco Battaglia Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 1° luglio 2023 A corredo di questo articolo di Franco Battaglia posto questo breve componimento. Sembra fatto oggi. Invece è un Epigramma di Vittorio Alfieri scritto nel 1783, intitolato: I GIORNALISTI Dare e tôr quel che non s’ha È una nuova abilità. Chi dà fama? I giornalisti. Chi diffama? I giornalisti. Chi s’infama? I giornalisti. Ma chi sfama I giornalisti? Gli ozïosi, ignoranti, invidi, tristi. ... |