Russia
27 giugno 2023

EDWARD LUTTWAK E I SUOI CONATI DI BILE CONTRO PUTIN
Ancora una volta hanno fallito
Edward Luttwak corre in soccorso dell'intelligence anglo americana ma come si dice in dialetto veneto: "el tacon xe pezo del buso", ovvero il rimedio è peggio del male fatto.

Prigozhin è diventato l'eroe degli angloidi che hanno fallito. Fino al giorno prima la Compagnia Privata Wagner era considerata dalla stampa occidentale un mostro satanico. Sabato 24 giugno alla mattina tutti i militari della Compagnia erano diventati dei grandi eroi per i nostri scribacchini. La sera dello stesso giorno quando tutto è finito e molti militari della Wagner si sono spostati in Bielorussia a poco più di cento km da Kiev, la stampa occidentale è tornata a definire la Compagnia Wagner "una banda di terroristi".  Un fatto è certo, molte talpe del Deep State nell'operazione di sabato 24 giugno sono state scoperte e sono finite come topi in trappola allettati dal pezzetto di formaggio. Lo vedremo prossimamente. Sarà per questo che in questa intervista Luttwak vomita bile palesemente?

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Edward Luttwak: «Putin, protegge i suoi fedelissimi anche se incompetenti. Stavolta Vladimir pagherà»

«Che cosa è successo? Basta riascoltare quello che Prigozhin ha detto per mesi. Voleva che Putin sostituisse il ministro della Difesa, Shoigu, e il suo capo di Stato maggiore, Gerasimov, che di guerra non ci capiscono niente, con generali in grado di vincere».

Edward Luttwak, politologo ed esperto di strategia americano-romeno, racconta il caos russo come se non avesse misteri. «Prigozhin ha detto: gli unici a combattere sul lunghissimo fronte in Ucraina sono stati i miei di Wagner nei pochi chilometri di Bakhmut, mentre il resto dell’esercito si addestrava, si preparava, scavava le trincee che adesso stanno bloccando la controffensiva ucraina».

Perché prendere di mira Shoigu?
«Quel totale incompetente di Shoigu, sosteneva Prigozhin, non ha neanche fatto il servizio militare ma è diventato generale a due, tre, quattro, cinque stelle e ministro, mentre non sa comandare un plotone di 30 uomini. È un ignorante e continua a fare errori enormi. E Gerasimov? Anche peggio. A lui si deve il fallimento della prima notte, pensava di combattere la guerra del futuro, cyber, post-cinetica, ibrida, di quarta generazione…».

Post-cinetica…?
«Sì, quella per cui ti illudi di sfondare qualcuno senza menarlo. Peccato che all’aeroporto da cui dovevano lanciarsi su Kiev, i russi hanno trovato alcuni riservisti ucraini armati di fucile che li hanno uccisi. Là è fallita la guerra iper-moderna. La guerra vera è fatta ancora di fanteria, artiglieria e corazzati».

E quindi?
«Quindi mi fa ridere che l’intelligence americana dica adesso che sapeva che Prigozhin stava preparando il golpe. Lo ha detto pubblicamente per settimane, non c’era bisogno di spiarlo... Prigozhin ha solo chiesto a Putin di sostituire gli incapaci. Lo scandalo non era che la guerra fosse andata male, all’inizio, è successo così anche nel ’41, perché quando metti i fedelissimi e non i competenti a comandare cosa puoi aspettarti? Prigozhin era scioccato che Putin non li rimpiazzasse. E ha fatto un’azione sindacale, tipo cortei dei postini o dei ferrovieri, non come la marcia di Mussolini su Roma. Alla presa di Rostov sul Don abbiamo visto gente che passeggiava tra i carri armati mangiando gelato. Ma il colpo di Stato si fa di notte e di nascosto, non si annuncia per mesi e mesi…».

Adesso che fine faranno Putin e Prigozhin?
«Prigozhin non può essere condannato. È un patriota russo che vuole che la Russia vinca la guerra. Ed è il capo di un’azienda che si chiama Wagner. È immaginativo, abile, ed è stato efficace in Libia e in Mali. Ha perfino scalzato i francesi. Lukashenko non conta, è malato, non è stato neppure lui a fare la mediazione ma qualcuno per lui. Se Putin non caccia Shoigu e Gerasimov, questa guerra continuerà a essere una distruzione lenta di tutta la forza che rimane alla Russia. Gli ucraini non possono fare la marcia su Mosca, né i russi su Kiev… Nel febbraio 2024 dissi pubblicamente che i russi avrebbero fallito, mentre la Cia voleva evacuare Zelensky».

Putin cadrà?
«La chiave della sua solidità politica sta nell’essere fedelissimo ai suoi compagni di strada, i suoi amici, gli impiegati da quattro soldi della sua Leningrado. Putin è uno che non licenzia. Io lo conosco dagli anni ’90, con lui parlo tedesco, lo parla benissimo. Andavamo a Leningrado in un paio di ristoranti in cui si pagava solo in valuta straniera mentre lui aveva solo rubli, così pagavo sempre io. Il suo potere è basato sul fatto che non c’è un’alternativa a lui, il sistema non lo prevede... L’unica possibilità che cada è una congiura dentro il palazzo, interna al Cremlino, diventata più facile ora che ha perso molto del suo carisma. Ma ci vogliono persone determinate per farlo. Allora lui e Shoigu, che amano la natura, finirebbero nella Repubblica di Tuva, che è più vicina a Pechino che a Mosca, ad allevare cavalli».

E la guerra in Ucraina come finirà?
«Lo sanno tutti. Con i referendum in Lugansk e Donetsk. Sperando che qualcuno non si ricordi della Crimea. Sebastopoli è la città più russa che ci sia, non è neanche una città ma una base navale. Però con questa guerra gli ucraini sono diventati una nazione, come Atene e Israele, Stati piccoli che hanno sconfitto i giganti, e ne hanno tratto energia per secoli. L’Ucraina, alla fine della guerra, sarà piena di culle».

Purtroppo per questo illuso e per i propagandisti come lui, l'Ucraina è piena di tombe. Speriamo che non lo diventi tutta l'Europa.







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