Ambientalismo
07 giugno 2023

LA ECO TIRANNIA È LA VERA MINACCIA ALL'UOMO

INTERVISTA CON MICHELLE STIRLING


Non appena la si incontra, non ci si può non innamorare di lei. Parlo di Michelle Stirling, dolcissima, dai modi signorili e gentili, il cui sguardo tradisce una bontà fuori dal comune. Michelle è responsabile della comunicazione della Friends of Science Society (Fss). Avevo appreso di lei quando mi fu segnalato un video in rete in cui Michelle s’era data la pena di diffondere la «Dichiarazione mondiale del clima» promossa dalla rete internazionale di scienziati affiliati a Clintel (Climate Intelligence). Avevo contribuito alla stesura originale di quella Dichiarazione, e così contattai Michelle offrendomi di aiutarla a sottotitolare in italiano il suo video. 


Michelle, lei ha avuto una carriera piuttosto eclettica nel mondo del giornalismo prima di diventare responsabile della comunicazione della Friends of Science Society (Fss). Ci parli di questa associazione.


«È una piccola organizzazione no-profit, costituita nel 2002 a Calgary, Alberta, Canada, da un gruppo di scienziati della Terra, dell'atmosfera e del Sole, ingegneri professionisti e imprenditori. All'epoca erano preoccupati per le affermazioni (presunte scientifiche) che si facevano sul clima a sostegno del Protocollo di Kyoto (che era un po' come l'odierno Accordo di Parigi), ed erano molto preoccupati per l'impatto economico dei tagli alle emissioni e delle normative sul clima. Il Canada, un Paese di grande estensione e molto freddo, è tra i primi dieci esportatori di petrolio, gas naturale e carbone, oltre ad avere un'enorme produzione agricola: di fatto, nutre gran parte del mondo! Le proposte riduzioni delle emissioni avrebbero un impatto significativo sul nostro stile di vita e sulla nostra economia.  Un po’ ingenuamente, i fondatori della Fss pensavano che sarebbe bastato pubblicare alcune relazioni scritte più coi piedi per terra che con la testa per aria, e i politici avrebbero capito e scelto la strada del buon senso. Ebbene, dopo 21 anni di attività non si vede traccia di buon senso da nessuna parte, tranne che nell'opinione della gente comune: politici e mezzi di comunicazione sembrano sordi e ciechi. Ma noi non demordiamo: anche se ci hanno affibbiato il nomignolo – infamante per la palese allusione – di “negazionisti”, continuiamo a produrre materiale scientifico e di facile comprensione per offrire spunti di riflessione sulle politiche climatiche ed energetiche. I nostri materiali sono offerti gratuitamente. Abbiamo il nostro sito web – www.friendsofscience.org – e anche un sito bilingue diretto ai giovanissimi – www.climatechange101.ca. Le persone possono unirsi a noi e ricevere i nostri aggiornamenti bimestrali sulla politica climatica e sulla scienza del clima. Chi vuole, può anche sostenere economicamente la nostra causa. Siamo convinti che essa è necessaria, altrimenti la più sfrenata ideologia prende il sopravvento senza alcuna critica».


Come ha conosciuto Friends of Science?


«Nel 2008 scrivevo articoli sulle sabbie bituminose dell'Alberta. Si tratta di depositi naturali di petrolio, intrappolato sostanzialmente in sabbie, che costituisce la maggior parte delle riserve petrolifere del Canada, che sono le terze più grandi riserve di petrolio al mondo.  A quel tempo, per comprensibili ragioni, gruppi d’interesse estero si erano impegnati in una guerra commerciale contro l'Alberta. Ma se le ragioni erano comprensibili, gli strumenti furono indegni: si misero a finanziare gruppi ambientalisti per allarmare la gente contro quella risorsa e, come fanno di solito gli ambientalisti, s’inventarono allarmi senza senso. Uno di questi era, appunto, quello del clima.  Io avevo lavorato per un breve periodo all'Alberta Environment e conoscevo bene i fatti sulle sabbie bituminose, ma poco sul clima. Un mio collega giornalista, Luther Haave, mi suggerì di contattare la Friends of Science Society, i cui affiliati, per professione, sapevano tutto sulla bufala climatica. Per farla breve, divenni il loro consulente per la comunicazione. Questo è il mio 11mo anno di lavoro con loro. Ed è stata un’avventura che non esito a definire pazzesca».


Perché pazzesca?


«Inizialmente, Friends of Science voleva solo ottenere una maggiore copertura mediatica.  Pensavo che sarebbe stato relativamente semplice inviare qualche comunicato stampa e far partire il progetto. Ma mi sbagliavo. I servizi sul clima non procedevano come gli altri servizi del mondo della comunicazione da cui provenivo: col clima accadeva che pochissime testate giornalistiche riprendevano i nostri servizi. Col tempo apprendevo che i media erano stati cooptati dal movimento per il clima. In alcuni casi, come oggi in Canada, i media sono semplicemente pagati dal governo e seguono la linea dell’emergenza climatica del governo. Noi della Fss siamo molto piccoli, cerchiamo di avere una visione del clima più realista e più fondata sulla scienza – cioè sui fatti – che sulla ideologia. Ma è praticamente impossibile ottenere in Canada una copertura mediatica della nostra versione dei fatti.  Per fortuna i social ci hanno aperto le porte per comunicare direttamente con il pubblico e abbiamo avuto un certo successo».


Avete avuto un grande successo con il vostro video-Clintel.


«Sì. Nel 2019, quando Clintel pubblicò la “Dichiarazione mondiale sul clima”, e ha inviò una lettera al Segretario generale dell’Onu affermando che oltre 500 scienziati dicevano che non c'era alcuna emergenza climatica (oggi sono oltre 1550, ndr), ho rilanciato la cosa a circa 500 agenzie: nemmeno una ha ripreso la notizia!  Ero furiosa.  Così decisi di leggere la lettera all’Onu davanti alla telecamera in un video, e almeno avrebbe raggiunto i nostri follower, che all'epoca erano circa 15.000. Di solito, siamo così impegnati che quando facciamo un video, lo pubblichiamo qua e là; poi ce ne dimentichiamo e passiamo alla relazione successiva o ad altri progetti. Improvvisamente, però, abbiamo iniziato a ricevere chiamate ed e-mail da tutto il mondo, che volevano un link alla “Dichiarazione mondiale sul clima” di Clintel.  


La gente aveva visto il video. Si stava diffondendo a macchia d'olio su Facebook. La Bbc-radio aveva persino chiamato per intervistarmi, ma poi all'ultimo minuto cancellò (senza alcuna meraviglia). Abbiamo controllato il numero di visualizzazioni del video ed erano circa 300.000!  Siamo rimasti sbalorditi. È stato allora che lei mi ha contattato per offrirsi per sottotitolare in italiano il video. Il video ha continuato a guadagnare visualizzazioni, ma quando raggiunse circa 700.000, Facebook lo bloccò.  Ora nessuno può più pubblicarlo su Facebook, pena la demonetizzazione o la limitazione della piattaforma. Ma ormai l’inganno sul clima è emerso e il mondo si pone ora domande su quello che era considerato un indiscutibile dogma».


È sempre stata un presentatore professionista?


«No, per tutta la mia carriera ho lavorato dietro le quinte come scrittore/produttore, mai davanti alla telecamera: mi definisco un "portavoce per caso". E anche gli affiliati a Fss (sono scienziati) sono un po' timidi davanti alle telecamere, e le loro spiegazioni sono troppo approfondite per le persone comuni come me, che non sono una scienziata.  Quando iniziai a lavorare con la Fss, avevo realizzato un video per il 10mo anniversario e avevamo bisogno di una voce fuori-campo. Dato che non avevamo soldi, il nostro direttore mi disse: "Perché non lo fai tu?".  Così l'ho fatto.  E da allora ne ho fatto altri. In particolare mi piacciono quelli che rivolgiamo ai bambini: vogliamo tranquillizzarli e non far loro temere la "fine del mondo"». 


Questo suo impegno ci vuole: in un Twitter del 21 giugno 2018 Greta Thunberg annunciava che alcuni importantissimi climatologi avvertivano che se non si fosse interrotto l’uso dei combustibili fossili l’umanità si sarebbe estinta in 5 anni. Mancherebbero poche ore. È la scienza che la ispira?


«No. In realtà è la natura tirannica del movimento per il clima che mi spinge ad andare avanti.  Prima di lavorare con la Fss avevo realizzato una serie di documentari storici (tra cui uno sul genocidio e un altro sul nazismo). Da appassionata di Storia ho capito che il lato tirannico del movimento per il clima rappresenta un pericolo per tutti gli abitanti della Terra.  Dico sul serio. Pensi che una volta un gruppo ambientalista canadese ha cercato di farci multare e sbattere in prigione perché durante la nostra campagna avevamo pubblicato un cartellone che diceva: "Il Sole è il principale responsabile del cambiamento climatico, non voi, non la CO2".  È interessante notare che uno dei denuncianti era il leader dei "diritti umani", Stephen Lewis, ex ambasciatore canadese ed ex leader del Nuovo Partito Democratico (sic!) del Canada».  


Franco Battaglia Articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il giorno 7 giugno 2023








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