Ambientalismo
04 maggio 2023

I PASDARAN DEI SIERI E DEL CLIMA UNITI NEL DISPREZZO PER LA SCIENZA


Oggi sappiamo che nella gestione della pandemia sono stati commessi moltissimi errori, alcuni per stupidità, altri per ribalderia. Ma, volendo interpretare possibilmente bene le azioni di tutti, vi fu alla base del disastro la scarsa comprensione di cosa la scienza sia, circostanza che ha indotto politici e giornalisti a zittire, anche in malo modo, chiunque avesse voluto sollevare riflessioni e dibattiti sulle azioni messe in atto per affrontare il tragico evento. Fummo in molti ad essere tacciati di essere contro la “scienza”: questo quotidiano sicuramente, e molti rispettabili medici. Parlo in prima persona plurale perché nel mio piccolo – mi ci metto pure io –  già il 18 marzo 2020 scrivevo del modello fallimentare di Conte e Speranza in ordine alla gestione della pandemia.


La cattiva comprensione di cosa sia la scienza tocca, dicevo, informazione e politica, e ai massimi livelli. Basti osservare che tocca perfino il Presidente della Repubblica – e direi anche il Papa. Più volte Sergio Mattarella si è speso esortandoci ad «avere fiducia nella scienza», intendendo egli con «scienza» ora i singoli scienziati, ora alcuni comitati di scienziati, ora le parole pubblicate in uno o in un altro articolo scientifico. «L’ha detto il professor Tizio, il Comitato tecnico Caio, l’Oms» oppure «quello è il consenso scientifico», e prendere quelle parole per oro colato, per verbo indiscutibile, è la prova del fraintendimento su cosa la scienza sia e, soprattutto, qual è l’accezione della parola che consente di evocarla a sostegno delle proprie affermazioni. E l’accezione in questione non è certo quella dell’ipse dixit (ove per “ipse” sta per scienziato, premio Nobel, comitato, etc): l’unica accezione possibile, invece, è quella di «metodo scientifico», giacché è, questo metodo, il più potente strumento di conoscenza a nostra disposizione, la cui prima regola è: «bisogna conformarsi ai fatti». 


La Storia ci insegna che quella dell’ipse-dixit è una posizione fallimentare. Aristotele riteneva che lo stato naturale di un oggetto fosse l’essere fermo e che così fosse la Terra al centro di un universo ruotante intorno a essa; una posizione mantenuta – proprio in nome dell’ipse-dixit – per quasi 2000 anni! Ci vollero quasi 2000 anni prima che Aristotele fosse corretto da Galilei. E ce ne vollero altri 400 prima che Galileo fosse corretto da Einstein. Allora, seconda regola del metodo è avere la consapevolezza che le «regole della scienza» da noi enunciate non sono assolute e possono cambiare. 


Il secondo errore fu di ritenere che siccome i vaccini in uso hanno una solida e comprovata efficacia, lo stesso avrebbe dovuto essere anche per il vaccino anti-covid. Questa pregiudiziale convinzione fu la motivazione per zittire chiunque ponesse domande e, peggio, fu la motivazione per le vergognose vessazioni nei confronti di chiunque non si fosse uniformato alle dicerie comuni – ché, alla fine, di dicerie si trattava, anche se venivano pomposamente chiamate «consenso». Ma il consenso non è un criterio del metodo scientifico. Ancora meglio: il metodo scientifico rifiuta che ci si appelli al consenso, cosicché «consenso scientifico» è un ossimòro. 


Altra popolare circostanza di appello al consenso è quella del clima. Qui la situazione è peggiore da quella della campagna vaccinale. Perché se per i nuovi vaccini non c’erano fatti su cui poggiare le proprie convinzioni, nel caso del clima si è scelto che i «fatti» fossero i modelli climatici (anziché quelli presentati dalla stessa Natura, che ci racconta un’altra narrazione). I modelli climatici sono programmi al calcolatore, e che siano tutti sbagliati può dedurlo anche un bambino senza neanche studiarli. Come? Per la parola declinata al plurale. Perché con due modelli uno deve essere sbagliato, con tre modelli due devono sbagliati, e così via. Siccome i modelli climatici considerati dall’Ipcc sono 100, allora 99 devono essere sbagliati. Si chiama principio di non contraddizione. Ce n’è uno giusto? Può darsi, non è detto, ma sicuramente non più di uno. 


Voi direte: ma sono così stupidi all’Ipcc? Possibile che di queste cose che scrivo ne sia consapevole solo io? Ovvio che no. E infatti si sono inventati, all’Ipcc, il «Progetto di mutuo confronto tra i modelli», reputando «buoni» quelli che fossero conformi  a quattro pre-stabiliti scenari. Insomma, la bontà dei modelli è decisa non dal confronto tra le previsioni da essi e la realtà del mondo, ma dal mutuo confronto tra i modelli stessi. Ed è così che è nato il famigerato «consenso». Il fatto che i modelli – tutti i modelli! – siano in contraddizione coi fatti del clima del pianeta precedente a 200 anni fa e fino al lontano passato, non sembra turbare nessuno.


Nessuna meraviglia per ciò. Anche durante la pandemia il fatto che i vaccinati non solo si contagiavano ma contagiavano gli altri non sembrava turbare nessuno e tutti continuavano a strillare che i non vaccinati erano quelli che dovevano stare in isolamento: non ti vaccini, contagi, uccidi. Per favore: quando parlate di scienza, ripristinatene il semantema di «metodo scientifico». Così facendo non sarete più titolati a zittire nessuno in nome dei vostri ascientifici pregiudizi.


Franco Battaglia








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