Mons. Viganò
08 aprile 2023 Popule meus, quid feci tibi? MEDITAZIONE nel Venerdì di Parasceve
Άγιος ο Θεός, άγιος ισχυρός, ά αθάνατος ελέησον ημάς, SaImmortalis, miserere nobis, grida l’Umanità di Cristo al Padre, implorando perdono a nome nostro, come Signore del genere umano e Capo del Corpo Mistico. Come Agnello di Dio che ha preso su di Sé i peccati del mondo. E in quel grido sconsolato è racchiuso tutto l’amore infinito tante volte non corrisposto, l’ardente Carità oltraggiata dall’egoismo, la consapevolezza della nostra ingratitudine dinanzi alla magnificenza sconfinata dei doni ricevuti.
Sarebbe bastata una sola goccia del preziosissimo Sangue di Nostro Signore per redimere il mondo intero: cujus una stilla… Ma la Carità di Dio – la Carità che è Dio stesso – non conosce misura, e giunge a dare la vita del Figlio incarnato per redimere noi, figli dell’ira. Noi che mille volte abbiamo sputato su quel Volto benedetto, percosso con l’arundine quel santo Capo coronato di spine, lacerato quelle Carni santissime con i flagelli, conficcato in quelle venerabili Mani i chiodi.
Guardiamo il Redentore esanime, opprobriumhominum et plebis (Sal 21, 6). Il Re dei re innalzato sul patibolo riservato agli schiavi. Il Sommo ed Eterno Sacerdote schernito dal Sinedrio. Il più bello dei figli dell’uomo reso irriconoscibile, spogliato delle Sue vesti, esposto alla derisione e agli insulti. E per chi? Per anime aride, per cuori impietriti, per menti ribelli.
Eppure, in questa sacra rappresentazione che coinvolge la natura, oscura il cielo e scuote le profondità della terra nell’assistere alla Morte dell’Uomo-Dio, riusciamo appena a scorgere l’abisso dell’Amore divino, di cui solo un Dio è capace.
L’Avversario non comprende la misericordia perché non conosce l’amore, non è capace di amare, né di farsi amare. Non capisce che l’unica ragione per cui la divina Maestà tollera la presenza del peccato è che esso è occasione di pentimento e di conversione, e che proprio nella Misericordia di un Dio che giunge a offrire Se stesso per redimere l’umanità peccatrice si manifesta la perfetta coerenza di Verità e Carità, di Giustizia e Misericordia.
Nella delirante illusione di sconfiggere Dio uccidendolo sulla Croce, Satana ha firmato la propria condanna. O mors, ero mors tua. Morsustuus ero, inferne (1Cor 15, 55; Os 13, 14). O morte, sarò la tua morte; sarò la tua rovina, inferno! Ut unde mors oriebatu, inde vita quoque resurgeret; et qui in ligno vincebat, in ligno quoquevinceretur: aff. Quello strumento di supplizio e morte è diventato trono del Signore della vita, sul quale Egli regna. Regnavit a ligno Deus. Che mistero insondabile! E che baratro di sordo egoismo, quello di Satana, di cieca superbia, di muto rancore che divora l’anima perduta dell’angelo più luminoso. La stessa sciagurata ὕβρις, lo stesso delirio di onnipotenza muove i malvagi della terra, i nemici di Cristo e della Sua Chiesa, che credono di poter abbattere il Signore degli eserciti e di poterGlistrappare le anime che Suo Figlio gli ha riscattato morendo.
L’odio di Satana non è infinito, né infinito il suo potere, né eterno il regno del Principe di questo mondo; mentre infinita è la Carità di Dio, infinita la Sua onnipotenza, ed infinitamente eterno il Suo regno. Infinita la Sua Misericordia, che ogni peccato e ogni mancanza brucia e consuma nel fuoco dell’Amore per noi, povere creature, se solo ci arrendiamo, riconoscendoci peccatori e bisognosi di perdono e di aiuto, per poi partecipare della Sua eterna beatitudine, della Sua gloria. Siamo stati creati per amare ed essere amati. Per ricambiare con il nostro nulla il tutto che abbiamo ricevuto senza meriti. Per lasciarci amare da Dio, come ci lasciamo scaldare e illuminare dal Sole, come il bimbo si lascia abbracciare e stringere tra le braccia forti del padre senza timore di esserne schiacciato.
Misericordiam volo, et non sacrificium (Mt 9, 13), ci dice il Signore. Perché la Misericordia divina si è manifestata nel Sacrificio del Figlio eterno del Padre, che perpetuiamo in forma incruenta nella Messa; e noi dobbiamo corrispondere a questo miracolo di Carità divina offrendo ciò che maggiormente ci costa – il nostro amor proprio, il nostro ego, la nostra pretesa di meritare qualcosa quando siamo debitori di tutto – usando misericordia ai nostri fratelli, e facendolo nella consapevolezza che nessuno ha un amore più grande, di colui che dà la vita per gli amici (Gv 15, 13).
Questo è il mistero di Dio: la Carità ardente che tutto avvolge e infiamma. E il mysterium iniquitatisconsis
Prostriamoci adoranti dinanzi alla Croce e ripetiamo quelle parole che conosciamo già, ma di cui mai abbastanza comprenderemo il significato: Adoramuste, Chris, et benedicimus tibi: quia per sanctamCrucem tuam redemis mundum.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
7 Aprile 2023 Feria VI in Parasceve
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