Ambientalismo
31 marzo 2023

IL RAPPORTO DELL'IPCC È UN CUMULO DI SCIOCCHEZZE

IPCC: RAPPORTO 6


Lunedì 20 Marzo, in Italia, è stato presentato in pompa magna il Sesto Rapporto dell’International Panel on Climate Change. Abbiamo la prova provata – se mai ce ne fosse ancora bisogno – che codesto Ipcc scientificamente vale zero e, tutto sommato, si classifica a metà strada tra i consessi che sono pleonastici e quelli che sono dannosi. Il Rapporto si articola in due sezioni: quella dei tre gruppi di lavoro che delle loro elucubrazioni climatiche tratta delle basi scientifiche, dell’adattamento e della mitigazione; e quella dei tre gruppi di lavoro che pontificano sul mantenimento del riscaldamento entro 1.5 Celsius, nonché su clima e terraferma e su clima e oceani. Sono centinaia di pagine di sesquipedali sciocchezze che richiederebbero centinaia di pagine per essere elencate tutte. Facciamo così, allora: prendiamo la prima frase da ognuna delle sezioni sopra elencate. Scopriremo che chi scrive è totalmente ignaro dell’aritmetica elementare, del senso del dato scientifico e, alla fine, offre ampia evidenza di non comprendere ciò che scrive.

 

1) Basi scientifiche. Scrivono: «La temperatura superficiale globale nel periodo 2001-20 è stata di 0,99 Celsius superiore a quella del periodo 1850-1900». Costoro stanno dichiarando una precisione al centesimo di grado sul confronto della temperatura media globale degli ultimi 20 anni con quella degli anni 1850-1900. Dovete sapere che fino al 1950 i dati di temperatura si raccoglievano gettando un secchio da una barca sul mare e misurando la temperatura dell’acqua del secchio. Dovete sapere che, localmente, la temperatura terrestre può variare di decine di gradi nel corso di un anno e che, nello stesso istante, la temperatura del pianeta può differire di 100 gradi (da –50 ai Poli e +50 all’equatore). Quello 0.99 dichiarato nella sezione delle basi “scientifiche” fa ridere a crepapelle qualunque quattordicenne che va a scuola, e forse anche Greta Thunbergh, che pure a scuola non va.


2) Adattamento. Scrivono: «L’aumento di siccità e inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza». E, d’altra parte, nella sezione precedente avevano anche scritto: «Le precipitazioni globali sono aumentate dal 1950». Parimenti, è da un po’ di giorni che i nostri Tg ci allarmano con la siccità. Insomma abbiamo due grossi problemi: uno, piove poco; e, due, piove troppo. Mi dispiace veramente non avere a disposizione le 24 pagine della Verità ma, credetemi, è tutto così.


3) Mitigazione. Questa è la mia sezione preferita. I nostri fenomeni, infatti, sostengono che per proteggere le case in montagna dal peso della neve, più che costruire i tetti spioventi dovremmo industriarci affinché in montagna la smetta di nevicare. Comunque, ecco, come promesso, la loro prima frase: «Le evidenze scientifiche sono chiare, possiamo dimezzare le emissioni entro il 2030». Dovete saper che questa frase del Rapporto fu pronunciata dalle nostre teste d’uovo il 4 Aprile 2022 a Ginevra. Come ben sapete v’è concordia tra tutti i potenti del mondo sulla convinta necessità di procedere a codesta riduzione. Insomma la scienza è inequivocabile e la volontà planetaria pure. Che vogliamo di più? Tutto lascia pensare che al 2030 le emissioni globali saranno ridotte del 50%. Ma facciamo l’aritmetica: affinché qualcosa si dimezzi in tot anni, essa deve ridursi al ritmo 70/tot percento all’anno. Siccome al 2030 mancano 7 anni (cioè tot=7), per raggiungere l’obiettivo le emissioni devono ridursi del 10% l’anno. Ma dal 4 aprile dello scorso anno, quando fu pronunciata la fatidica frase, a oggi, cioè dopo un anno, le emissioni globali non si sono ridotte dl 10%. A dire il vero non si sono ridotte neanche dell’1% ma, piuttosto, sono aumentate del 5%. La frase sopra è quindi falsa. Anzi, ritengo di poter affermare (e vedremo se sarò smentito), che nel 2040 le emissioni saranno il doppio di quelle del 2022. 


Magari un’altra volta – visto che lo spazio è tiranno – vi racconto la prima perla di ciascuno degli altri tre gruppi di lavoro. Ma mi piace dirvene un’altra che vi fa comprendere quanto costoro con l’aritmetica ci hanno proprio litigato. Sentite qua cosa scrivono: «Il 10% delle famiglie più ricche contribuisce al 40% delle emissioni globali; il 50% più povero delle famiglie contribuisce per il 15% delle emissioni globali». Lasciamo perdere che la frase è criptica e scritta con linguaggio pedestre e re-interpretiamola così: il 10% degli abitanti del mondo (i ricchi) hanno la colpa del 40% delle emissioni, mentre il 50% degli abitanti del mondo (i poveri) hanno la colpa del 15% delle emissioni. 


Ma che senso ha una simile affermazione? Evidentemente nessuno, ai fini del presunto problema (il clima). Perché se il messaggio, evocando l’ingiustizia della iniqua distribuzione della ricchezza, volesse suggerire che è con l’eliminazione di quel 10% di ricchi che si raggiunge la giustizia climatica (qualunque cosa ciò voglia significare), se tutti potranno emettere quanto il restante 40%, il risultato finale è che le emissioni aumenterebbero del 12%. Solo se fossimo tutti poveri le emissioni si ridurrebbero del 70%: ma dovrebbe essere, la Terra, un pianeta di soli poveri. 


Non credo che valga la pena andare oltre. Mi chiedo solo perché non si chiudono i battenti di codesto Ipcc. Greta Thunbergh è più credibile: almeno la bambina, chiamata a testimoniare al Senato americano, alla domanda di quali fossero le basi scientifiche per invitare tutti a entrare nel panico, rispose che «non vi sono basi scientifiche».


Franco Battaglia










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