Mons. Viganò
02 gennaio 2023

L’Arcivescovo Mons. Carlo Maria Viganò nel messaggio di Capodanno: “Rendiamo grazie a Dio per l'anno che volge al termine”


E se chiediamo la fine dei flagelli di questo 2022, preparandoci ad invocare con ilVeni Creator i doni del Paraclito all'inizio del 2023, facciamolo con l'umiltà fiduciosa del figliol prodigo: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio (Lc 15,21). Lo facciamo rinnovando la nostra determinazione ad obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (Atti 5:29), quando gli uomini abusano della loro autorità offendendolo e disobbedendogli nelle cose temporali e spirituali”. — Arcivescovo Carlo Maria Viganò



DESIDERATUS CUNCTIS GENTIBUS
Messaggio dell'arcivescovo Carlo Maria Viganò
per la chiusura dell'anno solare 2022

Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic hereditati tuæ.
Et rege eos, et extolle illos usque in æternum.

Salva il tuo popolo, Signore, e benedici la tua eredità.
Governateli e sosteneteli ora e sempre.







Inno Te Deum

In queste ultime ore che segnano la conclusione dell'anno civile, ciascuno di noi si appresta a prendere parte alle solenni funzioni con le quali la Chiesa innalza alla Divina Maestà le lodi di ringraziamento contenute nell'inno Te Deum.

Te Deum laudamus: te Dominum confitemur. Ti lodiamo, o Dio: ti acclamiamo Signore. Nel plurale “noi” si percepisce la voce augusta della Sposa dell'Agnello, adorna dei gioielli preziosi dei Sacramenti e delle gemme più preziose della sua corona regale: l'augustissimo Sacramento dell'Altare, il Sacrosanto Sacrificio della Messa e l'Ordine del Sacerdozio. Ed è davanti al Santissimo Sacramento che noi tutti, stando come si conviene ai vincitori che stanno in piedi con Cristo nel giorno del trionfo, rendiamo grazie a Dio per l'anno che volge al termine.

Consideriamo dunque ciò per cui dobbiamo rendere grazie alla Santissima Trinità.

Ringraziamo il Signore Dio per averci punito per la nostra tiepidezza, il nostro silenzio, la nostra inclinazione al compromesso, le nostre ipocrisie, il nostro cedimento allo spirito del mondo e agli errori delle ideologie dominanti. Sono stati questi peccati e mancanze che hanno permesso a coloro che oggi impongono la tirannia del Nuovo Ordine Mondiale di fiorire nel mondo civile, e a coloro che scomunicano un prete pro-life e promuovono scandalosamente prelati e chierici corrotti ed eretici a prevalere nel mondo ecclesiastico mondo. Hanno permesso, nel mondo civile, di trasformare la democrazia nell'apostasia delle nazioni e nella crudele strage degli innocenti. Hanno permesso, nel corpo ecclesiale, al Concilio Vaticano II di introdurre nella Chiesa i principi della Rivoluzione, come leva sovversiva per distruggerla dall'interno. Hanno permesso che il peccato e il vizio fossero incoraggiati nel mondo civile, mentre l'onestà, l'integrità e la morale cristiana sono derise e calpestate, se non criminalizzate. Hanno permesso, nel mondo ecclesiastico, la persecuzione di fedeli e chierici che chiedono di professare la Fede Cattolica e di celebrarla in Rito Apostolico, mentre il Sinedrio Vaticano venera un idolo infernale presso la tomba del Principe degli Apostoli. Hanno permesso, sia nel mondo civile che in quello ecclesiastico, significativamente alleato su questo punto, di imporre il marchio sanitario della Bestia a miliardi di persone, in nome di un delirante piano di controllo della popolazione globale, prendendo a pretesto una malattia che si è rivelata curabile e non fatale solo dopo che la proibizione di cure adeguate aveva causato un numero di morti sufficiente a terrorizzare le masse. Ottimo ripristino; né più né meno del COVID-19, oltre che essere un espediente per Joe Biden per nascondere le prove della corruzione della sua famiglia e la presenza di biolaboratori legati al Pentagono. Hanno permesso, sia nelle istituzioni civili che in quelle ecclesiastiche, che i funzionari fossero tanto più ricattabili quanto più ascendevano nella loro carriera, e che né i cittadini né i credenti chiedessero che i corrotti e i pervertiti fossero allontanati e perseguiti.

Quello a cui assistiamo oggi è l'inevitabile esito di una serie di piccoli passi, ognuno dei quali avrebbe potuto essere evitato se solo avessimo esercitato un minimo di giudizio critico e alzato la voce, se avessimo protestato per difendere i nostri diritti che ci hanno violati da coloro che avrebbero dovuto essere i primi a proteggerli. Divorzio, aborto, eutanasia, sodomia, ideologia di genere, liberalismo di sinistra o di destra, immigrazionismo, cancel culture, globalismo, dittatura sanitaria, ambientalismo malthusiano, ecumenismo, sinodalità…

Quello a cui assistiamo oggi è l'inevitabile esito di una serie di piccoli passi, ognuno dei quali avrebbe potuto essere evitato se solo avessimo esercitato un minimo di giudizio critico e alzato la voce, se avessimo protestato per difendere i nostri diritti che ci hanno violati da coloro che avrebbero dovuto essere i primi a proteggerli. Divorzio, aborto, eutanasia, sodomia, ideologia di genere, liberalismo di sinistra o di destra, immigrazionismo, cancel culture, globalismo, dittatura sanitaria, ambientalismo malthusiano, ecumenismo, sinodalità... Ogni volta avremmo potuto e dovuto denunciare la minaccia che incombeva, eppure abbiamo taciuto, per non essere chiamati “complottisti” o bollati come “fondamentalisti”, per non subire l'ostracismo sociale ed ecclesiale a causa delle nostre idee o della nostra Fede. “Ognuno è libero di fare ciò che vuole, purché questo mi permetta anche di essere cattolico e di andare alla messa in latino”, dicono coloro che si sono lasciati contaminare dal pensiero liberale. Ma è proprio questo “fare quello che si vuole” che ha permesso ai manipolatori delle masse di cambiare la società e di renderci stranieri in patria, sia nelle nostre Nazioni che anche all'interno della Chiesa.

Eppure sapevamo benissimo che il progetto del liberalismo massonico avrebbe dovuto essere osteggiato dai cattolici, in seguito ai ripetuti allarmi e alle molteplici condanne dei Romani Pontefici. Sapevamo che i liberali danno la loro tolleranza a tutti tranne che ai cattolici, e che il loro peggior nemico è Cristo Re delle Nazioni, perché ovunque regni, i nemici di Dio e dell'umanità sono in catene e non a capo dei governi. Sapevamo benissimo che la ribellione a Dio nelle questioni temporali e spirituali poteva portare solo alla dittatura o all'anarchia, eppure abbiamo permesso il calpestio della giustizia nei nostri tribunali e dei diritti dei lavoratori nelle nostre imprese, la prevenzione delle cure nei nostri ospedali, la diffusione della menzogna nei nostri media, la corruzione della morale dei giovani nelle nostre scuole e la contraddizione del Magistero dai nostri pulpiti.

Coloro che fino ad oggi hanno ricoperto posizioni di autorità lo hanno fatto usurpando il potere per lo scopo opposto a quello per cui esiste. Come dicevo prima: noi ci sentiamo trattati come stranieri, anzi, pur essendo cittadini siamo trattati come nemici dello Stato, e sebbene siamo fedeli siamo trattati come nemici della Chiesa, mentre i veri stranieri e i nemici dello Stato sono accolti, onorati e obbediti nei deliranti progetti “umanitari” e “filantropici” delle élite che hanno usurpato l'autorità. E alcuni di noi, di fronte a questa operazione di ingegneria sociale e religiosa, hanno rinunciato a combattere, o addirittura si sono schierati con i cospiratori: hanno scelto di compiacere i potenti, di sostenere i loro piani eversivi nei nostri Parlamenti, nelle aule di istituzioni internazionali, nelle nostre cattedrali e persino proprio sotto la cupola della Basilica di San Pietro. Conformismo, vigliaccheria, servilismo; con la speranza che l'odierno tradimento con cui schiacciano il nostro prossimo — sia esso un cittadino che chiede governanti onesti o un fedele che chiede pastori santi — possa in qualche modo risparmiarci dalla successiva decimazione. Dimenticano che la Rivoluzione divora i propri figli come Saturno, e che a nessuno dei complici della prima ora viene risparmiata la forca, né nella realtà né nei media.

Il Signore è nostro Padre, e come Padre ci punisce affinché comprendiamo le nostre colpe, ci pentiamo di esse e cambiamo la nostra vita.

Il Signore è nostro Padre, e come Padre ci punisce affinché comprendiamo le nostre colpe, ci pentiamo di esse e cambiamo la nostra vita. Deus, qui culpa offenderis, pœnitentia placaris, dice una preghiera della Quaresima: O Dio, che sei offeso dalla colpa e placato dalla penitenza. Dovunque c'è colpa, dovunque la Maestà di Dio è offesa all'infinito, c'è bisogno di un castigo. Flagella tuæ iracundiæ, quæ pro peccatis nostri meremur: i flagelli del tuo sdegno, che noi meritiamo per i nostri peccati, come tante volte avvenne al popolo d'Israele.

Benedetto sia questo castigo, che dura da oltre due anni, e che è destinato a durare se non ci rendiamo degni di essere risparmiati, dando segni di conversione, pentimento, espiazione e riparazione. Sia benedetto questo nefasto anno che ormai ci lasciamo alle spalle, durante il quale la farsa pandemica si è mostrata nella sua natura criminale rivelando il progetto di morte dell'élite globalista; durante il quale lo spietato cinismo delle organizzazioni internazionali si è manifestato in ipocrita propaganda a favore dei governi guidati dai più corrotti e asserviti al Grande Reset, mostrando quali bugie sono capaci di raccontare coloro che non riconoscono il principio trascendente della Verità, illudendosi di poter cancellare con il transumanesimo l'opera stessa del Creatore, a immagine e somiglianza del quale siamo stati fatti. Sia benedetta l'audacia con cui i tiranni del Nuovo Ordine Mondiale ci hanno mostrato gli orrori che ci attendono se restiamo inerti, subendo passivamente i loro ricatti sanitari, ambientali, energetici, economici o bellici. Beata l'arroganza della setta bergogliana, complice del potere e serva dell'ideologia massonica, che con la sua condiscendenza verso i malvagi e la sua severità farisaica contro i buoni rivela — anche ai semplici — la sua apostasia e scopre la cancrena dei suoi vizi. Come Giobbe, benediciamo il Signore soprattutto nei momenti di tribolazione,

Come Giobbe, benediciamo il Signore soprattutto nei momenti di tribolazione, perché in quelle prove — anche le più ardue e dolorose — dobbiamo vedere l'intervento della Provvidenza, la mano amorosa di Dio che non ci abbandona ai nostri stessi dispositivi, noi che siamo finiti molto peggio che vegliare sui maiali, come è successo al figliol prodigo.

Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te. Abbi pietà di noi, Signore, abbi pietà di noi. La tua misericordia sia su di noi, Signore, nella misura in cui abbiamo sperato in te. Abbi pietà dei Tuoi figli che sono stati abbandonati dai loro governanti e pastori. Abbi pietà di coloro che, proprio perché non si crogiolano nelle false illusioni di questo tempo ma vivono della beata Speranza del Tuo santo aiuto, trovano in Te la forza per combattere la buona battaglia, sia essa condotta in famiglia o sul lavoro, dalle sedi del Parlamento o dalle redazioni di un giornale, dal pulpito di una chiesa di campagna o dalla cella di un convento. Abbi pietà di quanti non si rassegnano all'instaurazione dell'inferno in terra del Nuovo Ordine Mondiale, né all'apostasia non meno infernale dell'ecumenismo irenico.

E se chiediamo la fine dei flagelli di questo 2022, preparandoci a invocare con il Veni Creator i doni del Paraclito all'inizio del 2023, facciamolo con l'umiltà fiduciosa del figliol prodigo: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio (Lc 15,21). Lo facciamo rinnovando la nostra determinazione ad obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (Atti 5:29), quando gli uomini abusano della loro autorità offendendolo e disobbedendogli nelle cose temporali e spirituali.

Il Te Deum è un inno di ringraziamento per la vittoria, un canto di trionfo. Ma questo trionfo non è il trionfo passeggero degli uomini. È piuttosto l'eterno trionfo del Figlio di Dio, che ha vinto Satana, non con eserciti e schiere angeliche, ma morendo sulla Croce, strumento di ignominia trasformato in vessillo di gloria dal Sangue dell'Agnello. La vittoria di Cristo — Ego vici mundum, ho vinto il mondo, ci assicura Nostro Signore (Gv 16,33) — si compie sulla via trionfale del Calvario, che l'intero Corpo mistico deve percorrere, fino alla passio Ecclesiæ, sull'esempio del Divino Redentore, suo Capo. Se non ci uniamo alla Passione di Cristo, non potremo risorgere con Lui e sedere alla Sua destra nella beata gloria del Cielo. Se non lottiamo contro il peccato sotto la bandiera di Cristo e della Beata Vergine, non potremo celebrare il trionfo finale sull'antico Serpente e sui suoi seguaci. Se non ci destendiamo dal torpore ma rimaniamo semplicemente a guardare i farabutti che infuriano contro la Chiesa e l'umanità, cercando di cancellare ogni traccia di Cristo, non abbiamo motivo di ringraziare il Signore cantando il Te Deum, perché saremo rimasti insensibili ai suoi castighi e ai tanti ammonimenti che Egli si degna di inviarci per sollecitarci a ricambiare il suo amore, quell'amore perfetto e infinito che ha permesso alla Seconda Persona della Santissima Trinità di incarnarsi per riscattaci. Allora saremo meritevoli di quell'incubo distopico che i servitori del globalismo massonico ci stanno preparando da anni e di cui abbiamo avuto un terrificante assaggio nel recente passato.

Se non ci uniamo alla Passione di Cristo, non potremo risorgere con Lui e sedere alla Sua destra nella beata gloria del Cielo. Se non lottiamo contro il peccato sotto la bandiera di Cristo e della Beata Vergine, non potremo celebrare il trionfo finale sull'antico Serpente e sui suoi seguaci.

Cantiamo dunque questo Te Deum con cuore rinnovato e con l'intento di testimoniare la nostra fedeltà al Signore, qualunque sia la nostra capacità, confidando nel Suo Santo aiuto, tanto più potente quanto più grande e feroce è l'assalto del Nemico: In te, Domine, speravi: non confundar in æternum.

E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

31 dicembre 2022
S. Silvestri, Papæ et Confessoris









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