di
Roberto PECCHIOLI
Potremmo
cavarcela con una mediocre battuta riferita agli oceani: la sinistra
un tempo pacifica è diventata atlantica. In effetti, sorprende il
transito da Oriente a Occidente di gran parte delle culture e dei
sentimenti della sinistra. La domanda che accora molti sinceri
militanti è: esiste oggi la sinistra nella porzione di mondo che si
fa chiamare Occidente, pseudonimo dell’egemonia americana?
La
domanda imporrebbe di definire preliminarmente la categoria di
sinistra; le difficoltà sono così grandi che l’unica via d’uscita
è l’autoidentificazione. Sinistra è ciò che si definisce così.
Il principio guida della sinistra diffusa è la fede nel cambiamento,
identificato con il concetto di progresso. Obiezione: il cambiamento
è solo una variazione. Può essere positivo o negativo, dipende dai
presupposti, dagli obiettivi e soprattutto dai risultati. Ai
discepoli che gli chiedevano come avrebbero distinto i buoni dai
cattivi, Gesù risponde: guardatevi
dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son
lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva
dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti
buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono
non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre
frutti buoni.
I
frutti dei cambiamenti promossi e realizzati dalle correnti di
sinistra nell’ultimo trentennio sono pessimi. Tutto hanno
“decostruito” (altra parola ingannevole, sinonimo
intellettualistico di distruzione) gettando nella spazzatura ogni
passato, principio, idea ricevuta. Tabula rasa, poiché si distrutto
l’esistente per sostituirlo con il nulla, con utopie o con il puro
e semplice rovesciamento di ciò che “prima” era giusto e buono.
Progresso uguale inversione. I frutti sono la cancellazione di
modelli sociali, esistenziali, valoriali che hanno rafforzato quello
che prima del 1989 era il nemico assoluto della sinistra, il
liberalcapitalismo. Gran parte della sinistra ha raggiunto la destra
classica nella glorificazione del mercato, nell’accettazione di
politiche antisociali, nella privatizzazione del mondo.
Messi
in soffitta la lotta di classe, il marxismo e il conflitto
servo-padrone, sulle piste della Scuola di Francoforte, la sinistra
ha abbandonato le classi subalterne. Per niente rivoluzionarie,
scoprì infastidito Adorno: vogliono semplicemente migliorare la loro
condizione. Sono conservatrici e condividono con altri gruppi sociali
la “personalità autoritaria” da estirpare. Marcuse immaginò la
“liberazione” – concetto omnibus
assai caro alla sinistra, che diffida delle libertà concrete e le
odia- nella forma della sessualizzazione della vita, del vivere
esperienze (diventate dipendenze) di ogni tipo senza limiti o vincoli
etici, della negazione fine a se stessa. La porta era aperta per
l’uomo a una dimensione, il cui esito è il pensiero negativo, il
transito verso il soggettivismo e il nichilismo. La trionfante
cultura della cancellazione, l’odio di sé che pervade l’Occidente
che si spoglia di sé, è l’inveramento del “grande rifiuto”,
il vangelo ateo imposto da Marcuse.
L’intellettuale
e politico comunista Gyorgy Lùcacs definì un abisso l’esperienza
francofortese. “Vissero in
una lussuosa suite del metaforico Grand Hotel Abyss, dal quale
potevano dedicarsi a contemplare il vuoto che si apriva sotto di
loro, la crisi della modernità che stavano accelerando, seduti in
comode poltrone tra pasti eccellenti e intrattenimenti artistici”.
Il
cambiamento senza fine oscura la visuale. Ad esempio impedisce la
vedere l’abisso di sorveglianza totalitaria dell’abolizione del
denaro contante, di cui la sinistra è sfegatata sostenitrice, in
nome di falsità, come la lotta all’evasione fiscale. La presbiopia
progressista impedisce di vedere le grandi evasioni fiscali- società
finanziarie, fondi, giganti della tecnologia- concentrando il rancore
e l’invidia sociale contro artigiani e professionisti. La sinistra,
custode del positivismo giuridico, proclama le “regole” ma nei
fatti smantella la presunzione di innocenza, architrave del diritto,
per compiacere il femminismo più radicale. “Io ti credo, sorella”,
gridano contro la violenza sessuale, un crimine odioso che tuttavia
non può portare a condanne senza prove. In Spagna, per il reato di
lesioni con uguale prognosi, l’imputato maschio subisce una
condanna doppia rispetto alla donna. Si cominciano a richiedere
ricusazioni dei giudici sospettati di non credere nella “prospettiva
di genere”. Sarebbe ridicolo se non fosse drammatico.
In
nome del cambiamento promosso da sinistra, accolto dal capitalismo
dominante a cui nulla importano valori e principi diversi dall’utile,
alcuni gruppi o collettivi, specie minoranze sessuali, godono di uno
status privilegiato giacché vanno risarciti di torti – autentici o
meno- del passato, in clamorosa violazione del principio di
responsabilità personale, ancora più impressionante in una società
che cancella il passato e non ha padri. Possiamo definire positivi
questi cambiamenti, definirli progressi? Nuove ingiustizie prendono
il posto delle vecchie, criteri di vendetta etnica, sessuale o
bizzarre rivendicazioni sostituiscono il faticoso equilibrio
raggiunto nel tempo. Secoli di diritto e civiltà scavalcati, negati:
decostruzione.
La
sinistra sostiene queste idee che sono cambiamenti, ma non apportano
alcunché di positivo. Ci sono innumerevoli esempi di contraddizioni.
Si negano le verità della natura e della biologia, chiamandole
costrutti culturali prodotti dal male assoluto, il maschio bianco
normale, padre di famiglia. Ci fanno credere che esistano donne con
il pene, che sia una buona cosa interrompere farmacologicamente lo
sviluppo puberale. Si arriva – dopo averla rimossa- a glorificare
la “buona morte”. In Canada a una donna disabile che chiedeva di
rimuovere le barriere architettoniche attorno casa, il governo ha
proposto la morte assistita. Persona inutile, debole, malata.
Ucciderla per il suo bene è un cambiamento di paradigma, non un
progresso.
L'autopercezione
assume un valore superiore all’ evidenza biologica, mentre
situazioni estreme, malformazioni, anomalie genetiche o fisiche,
anziché essere accompagnate da speciale solidarietà e comprensione
per chi ne soffre, vengono esibite per giustificare l'esistenza di
più sessi. Uniti alla glorificazione del “migrante” - un
participio presente che indica una condizione provvisoria, di
transito, non una figura stabile- questi sono i temi che affascinano
la nuova sinistra. Le rivendicazioni di giustizia sociale, le
speranze di una più equa distribuzione della ricchezza, sono
sostituite dalle ideologie di genere, dal femminismo più rancoroso e
da un ambientalismo declamatorio che confonde cambio climatico,
emissioni di gas e problemi energetici, un calderone assai ben visto
dalle élite, impegnate in immense ristrutturazioni produttive
ponendo il costo a nostro carico, con scelte definite indiscutibili e
prive di alternativa.
Esplode
un ecologismo così sciocco da imbrattare e deturpare opere d’arte
in odio al genere umano, da festeggiare la chiusura di fabbriche di
fertilizzanti, nonostante significhi carestia e fame per milioni di
persone. La decisione del governo olandese di chiudere tremila
aziende agricole è un esempio di fondamentalismo autolesionista. Nel
bel mezzo di una crisi che coinvolge l'intera Europa, cambiamento è
vietare produzioni alimentari per emergenze non verificabili. Nel
contempo, ci convincono a consumare insetti e cibo artificiale, i cui
produttori e banditori sono i piani alti del potere del denaro, a
partire dai miliardari “filantropi”. Tutte politiche
entusiasticamente sostenute dalla sinistra (sulla destra un bel tacer
non fu mai scritto), la cui arma principale – insieme con la
mitologia del progresso- è l’accusa di fascismo rivolta contro
chiunque osi eccepire, dissentire, chiedere una discussione.
Il
cambiamento della sinistra è avere dimenticato di combattere i
privilegi di classe per concentrarsi sulle ingiustizie perpetrate
dall'uomo bianco, dal maschio oppressore, dalla cultura
eterosessuale. Se quello stesso uomo bianco, cisgender
(cioè normale) è povero, disoccupato e senza casa? Non importa,
mantiene il fardello della colpa storica, anche nei confronti di
ricchi “decostruiti” o “risvegliati”, i progressisti punitori
di se stessi.
La
conclusione è che la sinistra è il principale sostegno del sistema,
anzi è il sistema. Per chi avesse dubbi, follow
the money,
seguite il denaro. Chi è finanziato da Soros, Gates, dalle
fondazioni miliardarie, dalle ricche ONG private, per quali
battaglie, se non quelle della nuova sinistra? Quali sono le
preferenze ideologiche e politiche dei giganti della finanza e della
tecnologia? Non vi è peggior cieco di chi non vuole vedere.
Impressiona l’incapacità di cogliere l’enorme dissonanza
cognitiva, la contraddizione insanabile tra pensieri, idee, condotte.
Strano
non capire che i vertici del capitalismo, della finanza,
dell’industria e della tecnologia finanziano ciò che fa loro
comodo, non chi è loro nemico. La sinistra non è solo passata al
nemico, ma ne è diventata la migliore alleata, la marionetta mossa
dai fili tenuti nella mano del padrone, o addirittura, come il cane
di Pavlov, al semplice risuonare di parole prive di significato
reale, come fascismo e antifascismo. In lontananza, nel mondo reale,
aumentano povertà, disoccupazione, disagio, precarietà. E’ il
paradosso di Bertolt Brecht, enunciato dopo la rivolta popolare in
Germania Est del 1953:
il Comitato Centrale ha deciso; poiché il popolo non è d’accordo,
bisogna nominare un nuovo popolo.
Eccolo,
bell’è pronto, il nuovo popolo di sinistra, allineato alla parola
del potere, cane da guardia dei padroni che odiava. Certo, ha la sua
bella convenienza: il monopolio dell'industria
culturale, musicale, dello spettacolo, dell'università,
dell’intrattenimento, della pubblicità. Carriere, onori, prebende,
denaro.
I
valori che declamano con occhi umidi e mano sul cuore hanno assai
poco a che fare con le azioni che praticano. Dissonanza cognitiva per
lo psicologo Leon Festinger: per noi incoerenza e falsità.
Il
potere liberalcapitalista ha abilmente cambiato la confezione per
mantenere i suoi contenuti e la ferrea presa sulla società. Come
Tancredi, il nipote del Gattopardo, si allea con una finta
rivoluzione per controllarla, fagocitarla e neutralizzarla: “occorre
che tutto cambi affinché nulla cambi”. I più giovani sono stati
facilmente catturati, anche se stanno iniziando a capire e qualcuno
mette in discussione la narrazione dominante. Le generazioni ex
rivoluzionarie hanno smobilitato, stanche, confuse dalla propaganda,
sedotte, accettando con entusiasmo il cambiamento che la confusione
chiama progresso.
Continuano
a chiamarsi sinistra e progressisti, a eccitarsi dinanzi all’icona
di Che Guevara – diventata logo brevettato- e perfino a
considerarsi marxisti, ma sono ridotti a immagine capovolta riflessa
in uno specchio. Per comodità, ignavia, incomprensione, per non
ammettere il fallimento esistenziale, applaudono tutto ciò che ieri
aborrivano. Da pacifisti ad atlantisti, che straordinario capolavoro
delle oligarchie avere come burattini di servizio e tifosi della
curva ultrà chi ha cambiato la bandiera rossa con il drappo
arcobaleno e neppure si è avveduto di aver virato di
trecentosessanta gradi.
Ora
possono applicare le peggiori politiche antisociali, spopolamento,
controllo, sorveglianza e guerra dietro la falsa bandiera (false
flag…)
dei diritti delle minoranze, del pianeta, del progresso. Pompieri e
piromani uniti nella lotta. Geniale. Se l'Occidente non è ancora
esploso, con la distruzione dell'industria, il brutale abbassamento
delle condizioni di vita, pandemie sospette, l'imposizione di
ideologie nichiliste, politiche antipopolari e infine la guerra, è
perché il potenziale del dissenso, l’attivismo di ieri è stato
cooptato nel sistema sino a diventarne spina dorsale, oltreché cane
da guardia. La sinistra di Don Ferrante dei Promessi Sposi, l’uomo
di potere il cui compito è “troncare, sopire”.
Centrata
sulla lotta contro il fascismo inesistente dimenticando quello
oligarchico di cui è serva, la sinistra funge da polizia del
pensiero. Chi sfugge alle idee dominanti è depistato, incanalato in
battaglie di modesta entità. Il massimo successo del potere è di
avere ottenuto- finora- che le ampie minoranze anti sistema (o forse
maggioranze, se sapessero unirsi) siano disperse e guidate da
personaggi espressione del sistema. C’è un’opposizione finta, la
“leale opposizione di Sua Maestà”, generalmente la destra (anche
quando va al governo contrastata da tutti i poteri di fatto) e una
vera, che fa il gioco del sistema o è impotente. Dissidenze
controllate, depotenziate dagli stessi che manipolano la sinistra e
il progressismo.
Patetico
è l’esempio della destra brasiliana di Bolsonaro, strumento degli
Usa sedotta e abbandonata, priva di un’ideologia alternativa al
liberismo. Globalisti light
contro globalisti estremi. Ora sono all’opposizione di una sinistra
altrettanto controllata dagli Usa, infiltrata da sodali di Soros.
Anticomunisti senza comunismo e antifascisti senza fascismo.
Contro
chi è ribelle davvero, il potere ha inventato il “discorso di
odio”, ovvero criminalizza le idee derubricandole a malvagità e
diffondendo la cultura della cancellazione, che permette di non
discutere nel merito per motivi morali, un criterio molto apprezzato
a sinistra. Perché abbassarsi a dibattere con il fascista,
l’odiatore, il malvagio Cattivik? Ciò consente di escluderlo a
prescindere e non sapere ciò che pensa davvero, il che innescherebbe
una nuova, terribile dissonanza cognitiva, il crollo di credenze
troppo sciocche per resistere alla prova della realtà.
Al
di fuori del cerchio magico, gli identitari, i marxisti autentici, i
sovranisti e i “populisti” sono attaccati da entrambe le parti,
la sinistra del moto perpetuo e la destra con limite di velocità,
buonina e responsabile, legge e ordine nonostante l’ordine senza
giustizia e la legge senza legittimità. Nella notte in cui tutti i
gatti sono grigi, tutti liberali con mille sfumature, atlantici
amanti del “giardino “occidentale, ci sono due possibilità: una
è rallentare la corsa e guardarsi intorno. Le macerie forse
convinceranno a maledire i nostri passi, ma il dentifricio non può
rientrare nel tubetto. L’altra è cavalcare la tigre e accelerare
la fine del presente stato di cose. Ah, sinistra, se tu fossi ancora
te stessa! E tu, destra, se non avessi venduto Dio, Patria e
famiglia!