Ambientalismo
15 novembre 2022

Il Nobel smonta l’emergenza clima. E fioccano firme per la sua petizione



Premio Nobel per la fisica nel 1973, Ivar Giaever è il primo firmatario di una petizione di oltre 1200 scienziati (preminentemente fisici, geofisici, astrofisici e geologi) che avvertono l’universo mondo che non v’è alcuna emergenza climatica. Ma l’universo mondo preferisce ascoltare Greta Thunbergh: è così che va l’universo mondo. Se cercate su Google-video “Ivar Giaever global warming” trovate il video di due memorabili conferenze del premio Nobel, una del 2012, l’altra del 2015. Quest’ultima è trasmessa dallo Heartland Institute, un think tank (e anche un action tank, come amano precisare) americano promotore del libero mercato. Per coloro che non hanno voglia o tempo di seguire le due conferenze ne ho approntato un estratto.

La grande bufala sul clima

Giaever racconta di aver cominciato a interessarsi di riscaldamento globale nel 2008, quando fu invitato a partecipare ad una tavola rotonda su quel tema e, per prepararsi, aveva approfondito l’argomento dalla letteratura disponibile in internet. Scopriva così che v’era la convinzione generale secondo cui la temperatura superficiale media su tutta la terra sarebbe aumentata da circa 288 K (kelvin) a 289 K in circa 150 anni. La circostanza veniva presentata come prova di un allarmante cambiamento climatico anomalo, ma un aumento dello 0.3% in 150 – osserva il professore – significa una cosa sola: il clima è stato sorprendentemente stabile. Altro che cambiamento climatico!


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Nel 2011 l’American Physical Society (Aps) si copriva di ridicolo con la seguente lapidaria sentenza: «L’evidenza è incontrovertibile, il riscaldamento globale è in corso. Se non vengono intraprese azioni di mitigazione, è probabile che si verifichino guasti significativi nei sistemi fisici ed ecologici del pianeta, nei sistemi sociali, e nella sicurezza e nella salute umana. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra da subito». Di tutta risposta il professore decideva di rassegnare le dimissioni dall’Aps: uno smacco per l’associazione, che perdeva così un premio Nobel. Le ragioni della drastica decisione son presto dette. Innanzitutto, nulla nella scienza è incontrovertibile, cosicché l’Aps si presentava come una associazione politica o, addirittura, religiosa. Poi, perché non era chiaro come mai l’Aps lanciava un allarme sul mondo d’oggi rispetto a quello di 150 anni fa quando, di tutta evidenza, tutto è oggi meglio che non 150 anni fa. Infine, l’assunto dell’Aps è sconfessato dai fatti, visto che la temperatura più alta osservata fino al 2015 (anno della conferenza) era occorsa nel 1998: insomma l’Aps si lamentava di un riscaldamento che non c’era.

Riscaldamento globale, nuova religione

«Sono norvegese – scherza il premio Nobel – non credo dovrei davvero preoccuparmi di un po’ di riscaldamento». Inoltre, egli osserva come allarmi analoghi fossero stati lanciati decenni anni prima sulle piogge acide, sul buco dell’ozono e sulla deforestazione, ma l’umanità è ancora è più florida che mai. Si sente spesso parlare di un presunto gran numero di scienziati che sarebbero convinti della gravità del problema. Ma il numero non è importante: la sola cosa che importa è se hanno ragione o torto. Dovremmo invece essere terrorizzati dalla propaganda unilaterale nei media, e per tutti i soldi sprecati in energie alternative, quando così tanti bambini nel mondo alla sera vanno a letto affamati. Il riscaldamento globale è diventato una nuova religione perché è proibito discuterne, esattamente come non si discutono i dogmi religiosi. Per esempio, se uno osserva che l’aumento allarmante delle temperature medie globali è di fatto un aumento dello 0.3% in 150 anni, e che ci sono luoghi del pianeta con escursioni termiche di 80 gradi nel corso di un anno, cosicché è ridicolo allarmarsi per 0.8 gradi in 150 anni, quello viene messo subito a tacere e additato come negazionista.

di Franco Battaglia









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