08 novembre 2022

UNA NUOVA REALTÀ CATTOLICA NELLA SOCIETÀ ITALIANA

Pubblichiamo il discorso dell'avvocato Francesco Fontana tenuto sabato 5 novembre alla riunione di Liberi in Veritate a Palazzolo sull'Oglio

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Il passo in più …l’azione non scontata

Premessa.

Il 26 marzo è nato un abbozzo di un progetto, di qualcosa forse che poteva apparire già ben definito sulle motivazioni di partenza, ma con un percorso davanti che nessuno poteva prevedere.

il 26 marzo infatti avevo riflettuto su chi eravamo, cosa avevamo a cuore, perché ci eravamo radunati.

Oggi prevale la gratitudine nel comunicare quello che appare il filo conduttore di tutto, che ha sorpreso tutti noi, perché senza la vostra bontà nel seguirci non si sarebbe reso evidente ciò che ci lega: aver tenuto a cuore la verità,  e con tale animo, sempre più consolidarci in una amicizia che si è estesa in tutta Italia.

Questa è un’amicizia nel riconoscimento di ciò che è giusto, e dunque vero, e nell’urgenza di affermare contro corrente  - contro la narrazione di menzogna  - la verità per il ripristino di un ordine.

  1. Timore e azione

Se questo può essere un filo conduttore sotto gli occhi di tutti, a conferma che tale cammino è inequivocabilmente iniziato, può sempre rimanere il timore che dopo quasi tre anni di lotta tale obiettivo appaia irrealizzabile e ci si accontenti delle briciole. 

In realtà questo potrebbe accadere però se dimenticassimo che tutto non è fondato solo sulle nostre forze, perché l’essere dentro la battaglia ci ha reso  sempre più  consapevoli che la vittoria non è nostra e a noi compete solo dare la disponibilità e fare la nostra parte

Dunque oggi siamo qui perché è accaduto qualcosa di grande, e non è autocelebrazione ma una costatazione che ci permette di sottolineare un pericolo: il dopo elezioni per  cui adesso ci troviamo con un nuovo governo in questi primi passi, può indurci ad abbassare la guardia.

Rischiamo cioè di pensare che le cose si stiano aggiustando e che non ci sia alcuna necessità di chiamare all’azione, che era reputata necessaria il 26 marzo.

La nostra fiducia riposta altrove, e non sulle sole nostre forze, ci permette però di dare un giudizio sereno di distacco anche da preannunci che sembrano dire che non c’è più bisogno di agire.

Noi non siamo mai stati tranquilli, e quindi non accettiamo l’equilibrio di comodo che potrebbe anche farci credere talmente tanto alla così detta teoria della ipnosi di massa a tal punto da deresponsabilizzarci rendendoci inerti.

Quindi non ci accontentiamo di entrare solo in una definizione di resistenza all’inganno, alla ipnosi. 

Perché la menzogna continuerebbe con questa sottovalutazione, che ci indurrebbe a credere che siccome lo scenario è diverso adesso bisogna essere “attendisti” perché si ripropone la speranza di un nuovo corso favorevole.

Noi quindi diciamo che non caschiamo neanche in questo tranello dove – come qualcuno ha già detto – di fatto la menzogna va avanti con la complicità del truffato, cioè di chi la subisce, a cui accondiscende comunque quasi come con la stipula di un pactum sceleris, riacquistando così un equilibrio di comodo se gli si prospetta un briciolo di concessione e dimenticando che la vera battaglia è appena iniziata.

Noi non siamo attendisti, ma persone che si sono ritrovate amiche dentro l’attacco del male senza attendere.

Questo inganno non lo abbiamo accettato e quindi in controtendenza ci ritroviamo oggi per riaffermare un giudizio che dopo quasi 3 anni è sempre più vero “togliamoci dalla testa che chi ci governa voglia il nostro bene”, e che ora siamo decisi a rafforzare in una resistenza e, per l’appunto, a passare all’azione!

E non essere attendisti ci fa riconoscere che esiste un unicum che è il vero filo conduttore, e cioè che noi siamo un popolo: un popolo che qualche giornalista dopo una grossa manifestazione a Roma circa un anno fa aveva descritto come di persone che hanno perso il link con la società, la chiesa, i partiti e i giornali…italiani che dovevano essere recuperati…perché persone un po’ ignoranti, un po’ esasperate e un po’ disperate.

  1. Unicum

Ed ecco che appare davvero un unicum che contraddistingue quello che sin qui è accaduto dal 26 marzo e che oggi ci fa dire che siamo di fronte a qualcosa di nuovo.

Il vero filo conduttore dunque non è solo la riscoperta di una resistenza e di una capacità di resistere al male, altrimenti se fosse solo questa forma di resistenza ancora una volta sarebbe fondata sullo sforzo di volontà, prima o poi fallace.

L’unicum che è anche un novum è che oggi siamo davanti alla costruzione operativa di un popolo, e noi siamo già questo popolo.

Che tipo di popolo? 

Un nuovo popolo cattolico che si rifà al magistero e alla dottrina di sempre della chiesa ed è letteralmente chiamato - vocato da Dio.

La chiesa - popolo di Dio: “..in ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella Verità e santamente lo servisse (concilio vaticano II, cost. dogm. lumen gentium, 9: aas 57 (1965) 12-13).

Questo è il filo conduttore che lega miracolosamente tutto dal 26 marzo in poi, tutte le nostre decisioni,  i nostri impegni e prese di posizione, le scelte, anche con i nostri limiti ed errori: la scoperta di un popolo che attendeva questa “resistenza non attendista” non consolatoria, che si ritrova solo per dire “siamo bravi, consoliamoci tra noi”. Non semplicemente questo.

Noi siamo e abbiamo assistito alla nascita o al risveglio di un nuovo popolo cristiano che è stato radunato e ha cominciato a muoversi nel panorama italiano con la novità di una identità forte e precisa rispetto alle sfide di questa epoca.

Noi siamo questo: dalla Liguria dove ci hanno chiesto chi ci stava dietro, e girandomi, ho visto che c’era un quadro della Madonna, ed è quindi apparso chiaro e concreto anche la nostra scelta del termine “presidio”

Perché siamo sub tuum praesidium.

In Friuli, dove prima di parlare un sacerdote ha esordito: noi “sappiamo” “conosciamo” le bocche di chi fra poco ci parlerà.

Alla Sardegna dove abbiamo imparato cosa significa identità e attaccamento alle proprie radici, al punto di scoprire che pure i termosifoni possono fregiarsi della loro identità regionale!

E così via, dalla Toscana all’Abruzzo, dove gente come noi - non come voi e noi -, come noi, perché siamo tutti dentro questa storia, sullo stimolo del comitato che come in nuce aveva aderito a questa intuizione, nella necessità di uscire allo scoperto, ci siamo ritrovati

E quindi adesso – possiamo – con certezza dire che la novità, il filo conduttore di tutto è la rinascita di questo popolo di Dio la cui scoperta, graduale o improvvisa, commuove, ma non semplicemente in modo sentimentale, ma per l’appunto “muove”.

Un popolo che sa riconoscere che la radice della pace e della prosperità è la Verità, e dunque non ha ceduto e non cede perché crede nel trionfo di questa Verità per cui lotta. 

E quindi è per questo che noi non ci siamo lasciati e non ci lasciamo ingannare dalle apparenze consolatorie, perché siamo stati miracolosamente scelti e radunati perché “piacque a dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse.(cit. infra).

  1. Servizio.

Dentro questa appartenenza al popolo di Dio, noi abbiamo iniziato nel mondo come laici questo servizio nuovo, che è un servizio a Dio, e con Dio a tutti i nostri fratelli anche i più lontani, anche quelli che hanno riversato odio verso di noi.

E questo servizio ha comportato “contro narrare” per riconoscere e denunciare il male, le chiusure che hanno generato danni ancora non sanati in un popolo disorientato da una comunicazione violenta, fondata sul terrore che ha fatto danni in termini di senso di isolamento, caccia alle streghe, divisione e violenza, che ha diffuso odio.

Noi adesso ci mettiamo al servizio e all’azione per una comunicazione realmente libera, per promuovere una cultura, non solo della salute, non ideologica, per disinnescare forme di discriminazione, per creare insomma una società sana, in ordine, dove, nel ripristino dei diritti, si radichi anche il riconoscimento che non possono essere slegati dalla Verità e dal diritto naturale.

Per questo motivo, per questo progetto che adesso si è concretizzato le nostre scelte sono state e sono radicali, anche a costo di essere incompresi. 

Penso alla nostra scelta di non candidarci, penso al lancio della giornata contro l’aborto, quindi non semplicemente uno schierarsi per la vita.

Penso cioè a un popolo che non sarà mai complice della menzogna, che lotta per affermare concretamente la Verità condannando il male e riaffermando il bene, il vero, il bello e il giusto.

  1. Una nuova realtà cattolica nella società italiana.

Come affermava Augusto Del Noce, i cattolici rischiano di correre un rischio: “certo i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori laici.“ (Augusto Del Noce  da risposte alla scristianità, il sabato, 7 giugno 1985). 

E cioè ancora una volta confidando nella modernità.
Adesso è nata una nuova realtà, che siamo noi, di cattolici che hanno identificato nel modernismo la distruzione di tutto; e abbiamo la preoccupazione di vivere questa nostra nuova storia a partire dalla fede e dalla tradizione, affinchè diventino i parametri di lettura della realtà.

Ci siamo liberati da un cattolicesimo che vive il distacco tra il criterio di giudizio che nasce dalla fede e l’azione politica, sociale, culturale

E dunque non attingiamo parametri di lettura e di interpretazione della realtà da altre culture perché se la fede non genera un giudizio su tutto rimane una etichetta sentimentale che non incide nel reale.

La fede – dentro i limiti di ognuno di noi - è la lampada per illuminare il reale e, quindi, consapevolezza e coscienza operativa e di azione.

Noi non vogliamo essere, richiamava sempre Del Noce, cattolici con “ un inefficace e inutile falso eclettismo del tutto progressista o illuminato”, come emerge già anche da alcune dichiarazioni di cd cattolici del nuovo governo. 

Abbiamo cominciato invece ad affermare interamente la dottrina senza illuminazioni progressiste, non presentiamo un prodotto diverso, e ci impegniamo nella realtà in questo modo.

Questo nuovo popolo si presenta così, e con tutti è pronto a collaborare ma con questa chiarezza, cioè senza alcun senso di inferiorità davanti alla sapienza ingannatoria del mondo 

Ed è con questo programma diventato chiaro che abbiamo l’ardire di offrire a tutti questa nuova realtà, a tal punto che da questo cuore è nato pure un partito.

Pertanto, a chi avesse il dubbio anche adesso che tali affermazioni siano solo teoriche o autocelebrative, provi ad operare, come abbiamo fatto noi, veramente con questo cuore e con questi intenti nella società, e vedrà subito la reazione anche violenta di chi esattamente opera per affermare il contrario. Cioè la menzogna.

E infatti abbiamo avuto attacchi anche da chi come amico pensava di ingabbiarci in altri progetti, e subito dopo il nostro rifiuto non sono mancati neanche i colpi di coda contro. 

  1. Operatività.

Questa è la novità di oggi: la costruzione operativa di un popolo che in ogni ambito della società e della cultura di questa nostra martoriata patria ha ripreso in mano il proprio destino e offre il proprio servizio.

Un popolo radunato da Dio che offre a tutti un ordine delle cose, operativamente, secondo il magistero e la dottrina di sempre, al servizio di Dio e di tutti gli uomini.

Ognuno di noi è quindi parte di questo popolo che inizia a operare innanzitutto facendo un lavoro personale di riconoscimento e di consapevolezza di una identità, che si qualifica nella libertà radicata nella Verità.

Un popolo che rivendica il proprio diritto di affermare la Verità e il proprio diritto dovere di cercare la Verità, perché nessuno può impedire questa ricerca.

La libertà che rivendichiamo e per cui operiamo è dunque il nostro diritto dovere di cercare la Verità, per affermare l’ordine delle cose, l’ordine del creato.

Ed è per questo motivo che questo popolo che siamo noi, che si identifica così, resiste al potere, resiste alla menzogna, e cioè alla imposizione di una cultura di morte e di odio, perché di questo si tratta.

Come ad esempio appare anche adesso nelle grida scomposte di chi ha obbedito al regime sanitario e si scandalizza e odia chi viene riammesso e vuole rieducare i “reprobi”,  perché non si sono piegati. E’ un’altra forma di odio, o meglio la continuazione dell’odio che hanno seminato con il pretesto della normativa emergenziale, imponendo norme distopiche e distruttive per implementare il nuovo ordine mondiale, la nuova normalità.

Resistere alla menzogna significa denunciare che la capacità di una autorità di obbligare moralmente si basa sul bene comune; pertanto se tale autorità è esercitata contro il bene comune il “comando” che è dato manca dell’autorità morale di costringere.

Noi siamo un popolo che ha resistito e resiste perchè siamo il vero gruppo di controllo. 

Tutti sappiamo che il gruppo di controllo dei non vaccinati è il punto di scandalo, la pietra di scandalo di questo potere, di questo leviatano che continua ad avanzare.

Come quando una delegazione dei danneggiati da vaccino che si era recata al Ministero della Salute si sentì praticamente dire: voi per noi non esistete - voi non dovreste esistere.

Allo stesso modo noi siamo pietra di scandalo non soltanto dal punto di vista sanitario, ma perché siamo il gruppo di controllo che è stato in grado ed è in grado di riconoscere la menzogna.

Perché la Verità ci ha presi; dunque sappiamo dov’è la Verità, sappiamo cos’è la Verità.

E abbiamo iniziato a lavorare con questo principio che ci unisce per la costruzione del bene comune, che e’ la civitas di Dio a cui ridiamo il suo posto.

Adesso comincia veramente il cammino, nella certezza però di essere sub tuum praesidium.

Laus Deo.

Avv. Francesco Fontana

(cofondatore del Comitato Liberi in Veritate - presidente di Iustitia in Veritate).








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