Russia
04 ottobre 2022 LA PACE SARÀ POSSIBILE SOLO CON KIEV NEUTRALE GUERRA Il 24 febbraio la Russia invadeva l’Ucraina. Il 25 me lo prendevo per studiare il caso, il 26 per scrivere sull’argomento il mio primo pezzullo, che veniva pubblicato il 27. Il pezzullo – controllare per favore – concludeva così: «Forse si potrebbe auspicare che, innanzitutto, la Nato dichiari di rinunciare, una volta per tutte, a “invitare” l’Ucraina a farvi parte; e poi, in nome del principio di autodeterminazione dei popoli, le ragioni ucraine oggetto del contendere siano sottoposte a nuovo referendum, il cui corretto svolgimento avvenga sotto il controllo delle parti interessate, con l’impegno che tutti i Paesi ne riconoscano l’esito». Il 10 marzo, sull’argomento scrivevo il mio quarto articolo che concludeva così: «Prima che la partita iniziasse, il prezzo era la Nato, Crimea, Doneck e Lugansk; ma ora Putin potrebbe voler mettere qualcos’altro sul piatto. Se è accorto, eviterà di pronunciare il suo “Vae victis!”. In ogni caso giova rammentare che Furio Camillo a quella minaccia tuonò, sì, “Non auro, sed ferro” eccetera, ma il fatto è che Roma fu lo stesso espugnata e devastata da Brenno». Ora, dopo oltre 7 mesi dall’inizio del conflitto, la situazione è la seguente. 1) l’Ucraina non fa parte della Nato né la Nato sembra propensa a prendersela dentro. 2) Putin invocando il principio dell’autodeterminazione dei popoli, le regioni oggetto del contendere sono state sottoposte a referendum. 3) Putin ha messo sul piatto qualcosa di più: la Crimea non l’ha neanche messa in discussione, alle prefetture di Doneck e Lugansk ne ha aggiunte altre due, e il referendum non ha riguardato più l’indipendenza di quelle regioni, ma l’annessione alla Russia. 4) Putin non ha imitato Brenno e sembra comportarsi in modo accorto, essendosi dichiarato disponibile a farla finita qua. In mancanza di argomenti migliori, l’opinione pubblica mainstream non pronuncia mai la parola “referendum”, ma sempre “referendum-farsa”. Anche se non spiegano mai perché sarebbero “farsa”. Vorrebbero veicolare il sospetto, se non la certezza, che siano truccati, ma nessuno l’ha dimostrato. Oppure che siano illegittimi, ma non chiariscono come la cosa si concili col principio di autodeterminazione dei popoli sancito dall’Onu. I legulei discuteranno all’infinito sul significato del principio, e sul significato delle stesse parole “autodeterminazione” e “popoli”. Comunque sia, i fatti son quelli sopra detti. Cosa deducete da essi? Io deduco che il tutto si sarebbe potuto risolvere 7 mesi e 7 giorni fa. O forse 8 anni fa. Cosa augurarsi per il futuro? Provo a dire di nuovo la mia, e chi vivrà vedrà. La parola-guida di quel che dico è “pace”, e quel che dico lo limito all’Italia o, al massimo, alla Ue. In nome della pace e degli interessi nazionali italiani e comunitari della Ue, si potrebbe agire come segue. 1) Riparare ora l’errore commesso prima e, in nome di quel principio dell’Onu, riconoscere l’esito del referendum: non farlo significa tenere aperto un conflitto che lo stesso Putin ha dichiarato di voler chiudere. 2) Garantire a Zelensky vita lunga in un luogo sicuro e protetto: il premier ucraino continua a fare il guerrafondaio perché teme si esser processato dal proprio popolo. Nel 2019 Zelensky salì al potere coram populo con la promessa che avrebbe interrotto la guerra civile nel Donbass, promessa a bella posta non mantenuta, circostanza che ha comportato questa stupida guerra. 3) Si starebbe fuori dalla Nato se si addivenisse alle nuove condizioni di Putin? No, perché la Turchia è nella Nato, pur avendo mantenuto, con intelligenza, una posizione più morbida. Si starebbe fuori dalla Ue? Neanche: l’Ungheria è dentro la Ue e ha saputo anch’essa agire in modo accorto. Cosa farà il nuovo governo non lo so. Speriamo solo di non dover riprendere questo articolo fra 7 mesi. Franco Battaglia Articolo pubblicato dal quotidiano LA VERITÀ il 4 ottobre 2022 ... |