Ambientalismo
02 ottobre 2022

LA POLITICA EUROPEA SU ENERGIA E CLIMA CAUSERÀ INUTILI SALASSI

INTERVISTA A MARIUSZ ORION JĘDRYSEK 


Ho incontrato Mariusz Orion Jędrysek per la prima volta nel maggio 2012 a Bruxelles, dove eravamo stati invitati a tenere per i membri del Parlamento della Ue una conferenza sulla politica energetica e climatica. Io parlavo di energia,  Jędrysek di clima. Io ero – e ancora sono – un nessuno, mentre Jędrysek è un pezzo grosso, come si dice: era egli stesso un membro del parlamento polacco (2011-19), e, sarebbe poi diventato, per 4 anni, Vice Ministro all'Ambiente del suo Paese e plenipotenziario del governo sulla politica delle materie prime. Il fatto importante per noi è che Jędrysek è professore di Geologia all’Università di Wroclaw ed è membro del Comitato per le scienze mineralogiche dell'Accademia polacca delle scienze e Presidente del Consiglio (2006-2007) e dell'Assemblea (2016-17) della Autorità internazionale per i fondali marini dell’Onu. 


Professor Jędrysek, prima di essere un politico lei è uno dei massimi scienziati nel campo della geologia e ha pubblicato molti articoli di climatologia. Lei è proprio il mio uomo per questa intervista. Ecco la mia prima domanda: pensa anche lei che stiamo vivendo un periodo di cambiamento climatico senza precedenti?


«Possiamo affermare che l'unica cosa che del clima non cambia è che... il clima cambia. Cambia continuamente e a velocità diverse. È da molto tempo che i paleo-climatologi – che sono i geologi del cambiamento climatico – usano i termini "riscaldamento globale" e "raffreddamento globale". Nell'ultimo miliardo di anni, cioè da quando la vita è stata un elemento importante dell'ambiente, ci sono stati momenti in cui la Terra era molto più calda e momenti in cui era molto più fredda di oggi. Ci sono stati momenti in cui la Terra era interamente ricoperta di ghiaccio e momenti in cui non c'erano ghiacciai. Dire che oggi è un periodo di cambiamento climatico senza precedenti è un doppio falso, un falso storico e un falso scientifico».


L’attuale riscaldamento globale è dovuto alle emissioni umane di CO2


«La risposta breve è: molto improbabile. Negli ultimi 500.000 anni, quando i livelli di CO2 nell'atmosfera sono sempre stati sempre inferiori a 300 ppm, il pianeta ha avuto lunghi periodi con un clima più caldo di quello attuale. E negli ultimi 1000 anni ci sono stati riscaldamenti e raffreddamenti, più precipitazioni e meno precipitazioni. Se si guarda ai cambiamenti nell'ultimo millennio, sono evidenti i cicli: accade che ora abbiamo un riscaldamento. Se poi consideriamo la concentrazione di CO2 nell'atmosfera, risulta che durante l’ultimo mezzo milione d’anni si sono avute le concentrazioni più basse nella storia della Terra. Il valore più basso mai avuto è stato probabilmente 280 ppm, ora è 400 ppm, ma ci fu un tempo in cui si avevano addirittura 2000 ppm, eppure c'era vita. Non discuto che l'umanità stia producendo molta CO2, che questa sia la principale causa del presente aumento, e non discuto che esso potrebbe influire sul clima. Ma sarei felice di conoscere il valore quantitativo di questa presunta influenza. Non dimentichiamo che l'80% dell'effetto serra è dovuto all'acqua, che contributo della CO2 è minimo, e che la maggior parte di essa è d’origine naturale: il contributo antropico è davvero minuscolo».


L'attuale riscaldamento globale è un fenomeno iniziato dal minimo della Piccola era glaciale (Peg), intorno al 1690. Quale fu, allora, la causa del riscaldamento per i successivi due secoli?


«La Peg fu un fenomeno globale. Abbiamo documenti storici in Polonia sul congelamento del Mar Baltico nel 17mo secolo. E ci sono documenti simili per l'Italia e per il resto del mondo. La spiegazione più accreditata vuole il fenomeno di origine astronomica: gli astrofisici lo chiamano Minimo di Maunder, cioè un minimo di attività solare. In effetti, il riscaldamento globale che stiamo vivendo oggi è l'uscita naturale del pianeta dalla Peg, che sono stati i due secoli più freddi degli ultimi 10.000 anni. Coloro che sostengono che il riscaldamento del secolo scorso sia al 100% antropogenico dovrebbero spiegare l'origine del riscaldamento dei due secoli precedenti».


Forse la causa del riscaldamento fu astronomica tra il 1700 e il 1850 ma antropica tra il 1850 e oggi?


«Forse. Ma c'è stato un raffreddamento negli anni 1940-75, quando vi fu il boom industriale e di emissioni. E non c'è stato riscaldamento negli anni 1999-2014, nonostante le emissioni di CO2 siano aumentate senza sosta. Quindi, l'intera congettura antropogenica sul riscaldamento globale è a dir poco traballante.  

 

C'è anche un notevole disaccordo tra climatologi e paleo-climatologi (principalmente geologi) nella valutazione delle cause del cambiamento climatico. I primi associano l'intensificarsi di fenomeni climatici estremi all'aumento della concentrazione di gas serra (principalmente CO2). Tuttavia, il bilancio geochimico mostra che l'emissione antropica è solo una piccola percentuale dell'emissione totale di CO2. Rimane quindi aperta la questione del reale ruolo dell'uomo, tanto più che la quota di emissioni di questi gas da fonti naturali è poco nota. Non si può negare che la combustione di carbonio comporti un'eccedenza di diversi punti percentuali nella concentrazione atmosferica della CO2 e che l'aumento della concentrazione di CO2 odierno è, su scala geologica, quasi improvviso. Tuttavia, una cosa del genere avvenne in modo naturale anche nel passato geologico, ad esempio nel passaggio del Permiano al Triassico. In tutti i casi, tuttavia, la vera domanda senza risposta riguarda l'entità degli effetti sui cambiamenti climatici. Ci sono troppe cose che ancora non sappiamo: il ruolo delle nuvole e dell'albedo, per esempio».


Il Protocollo di Kyoto fu una saggia iniziativa? 


«Direi che fu una pessima iniziativa. In ogni caso è stato indubbiamente un fallimento. Mirava a una riduzione delle emissioni globali entro il 2012 rispetto alle emissioni del 1990. Invece le emissioni del 2012 furono il 40% in più che nel 1990, e oggi sono il 60% in più. La  Ue vorrebbe ridurre le emissioni di CO2 del 50% prima del 2030 e del 100% prima del 2050. Si tratta di obiettivi irraggiungibili, come irraggiungibile era il più modesto obiettivo del Protocollo di Kyoto. Però, anche il solo tentativo di realizzare questi obiettivi influirà seriamente sul costo della produzione industriale e della generazione di elettricità. Il contenuto di tutti questi obiettivi non ha nulla a che fare con la scienza e con la conoscenza, le quali vengono utilizzate in modo selettivo, come trona comodo. Invece, qualsiasi passo per ridurre le emissioni di gas serra – ammesso che abbia senso farlo – dovrebbe basarsi su una conoscenza affidabile del bilancio di tutte le emissioni di gas da tutte le fonti (naturali e antropogeniche) e di tutti gli assorbimenti/sequestri (naturali e antropogenici), e tenendo conto dell'effettiva sensibilità climatica (cioè l'aumento della temperatura che consegue al raddoppio della concentrazione di CO2), tutti dati, principalmente l’ultimo, affetti da enorme incertezza».

 

Pensa che queste azioni siano la causa dell’aumento dei costi energetici?

 

 «Sì. Rammento bene la sua conferenza del 2012: lei avvertiva già allora che la politica climatico-energetica della Ue avrebbe inevitabilmente comportato l’aumento delle bollette energetiche, anzi era proprio questo il titolo della sua conferenza. Le sue considerazioni erano di una semplicità disarmante, ma per qualche ragione alcuni politici non vogliono vedere l’evidenza dei fatti».


Franco Battaglia  - articolo pubblicato il 1° ottobre 2022 sul quotidiano LA VERITÀ








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