Mons. Viganò
27 settembre 2022 ALCUNE CONSIDERAZIONI a proposito dell’attuale situazione politica in Italia Il nuovo quadro politico che emerge dalle recenti Elezioni conferma quel comune sentire dell’elettorato che alcuni avevano saputo cogliere con anticipo. Dopo due anni di inquietanti violazioni dei diritti più elementari, e dopo due governi che hanno dimostrato di obbedire agli ordini di entità sovranazionali contro gli interessi dell’Italia e degli Italiani, il voto che ha portato al governo il cosiddetto Centrodestra guidato da Fratelli d’Italia ha inequivocabilmente espresso una precisa linea politica, che va ben oltre le modeste proposte del programma dei partiti della coalizione. Ciò è evidente anzitutto dal fatto che all’interno di questa alleanza vi sia stata una redistribuzione del consenso a favore di quel partito che è stato ritenuto istintivamente meritevole del voto in quanto unico partito di opposizione. Un’opposizione molto moderata, ma pur sempre un’opposizione, più nella percezione del cittadino medio che nella realtà. I cosiddetti partiti “antisistema”, parcellizzati e convinti di poter superare lo sbarramento del 3% e poter così sedere in Parlamento, contano in totale circa un milione di votanti. Ciò è dovuto sia alla decisione non casuale del Governo dimissionario di convocare i Comizi elettorali in piena estate; sia alla scarsissima visibilità loro accordata dai media mainstream; sia alla scarsa presa del loro programma, la cui credibilità e realizzabilità è sembrata poco convinta e destinata quindi alla dispersione del voto. Un altro convitato di pietra è il partito astensionista, che si attesta intorno al 36%, ma che vede al proprio interno differenti e opposte motivazioni difficilmente riconducibili a un generico “dissenso”. È quindi del tutto fuori luogo, a mio avviso, voler connotare politicamente l’astensione, attribuendosene la rappresentatività in fantomatici partiti del non-voto, proprio perché la scelta di non recarsi alle urne implica anche la scelta di non avere alcuna rappresentanza politica. Di sicuro buona parte degli astenuti esprime la volontà di non accettare di prender parte a una partita, per così dire, in cui le regole sono decise da altri. Ma a questi vanno sommati anche coloro che non votano per banale disinteresse, o più semplicemente – e mi pare questo il caso della maggioranza – perché sono disgustati da una classe politica che si è rivelata indegna e corrotta oltre ogni dire. In questo Fratelli d’Italia si è in parte salvato perché ha avuto la cautela di rimanere all’opposizione, spesso inerte o complice, ma almeno ufficialmente fuori dal governo Draghi. Non si è invece salvato il Partito Democratico, emblema di quella sinistra radical chic mai abbastanza esecrata, e che ha sostituito la lotta di classe contro il padronato con la lotta tra poveri alimentata dall’élite globalista. I Dem italiani hanno unito il peggio del collettivismo comunista con il peggio del liberalismo consumista, in nome di un’agenda che privilegia la lobby dell’alta finanza usando emergenze pandemiche, energetiche e belliche col solo scopo di distruggere il tessuto sociale tradizionale. Non che gli altri partiti presenti assieme al PD nell’ultimo governo fossero migliori: la batosta subita alle Elezioni da Lega, Forza Italia e altri partiti minori è direttamente proporzionale al tradimento del loro elettorato. E se l’inconsistenza assoluta di Di Maio è stata definitivamente sancita dalla mancata rielezione, è chiaro che Conte ha potuto beneficiare dell’incentivo – al limite del voto di scambio – del reddito di cittadinanza: la sua dimostrata inettitudine non ha cambiato le intenzioni di voto di uno stuolo di clientes tutt’altro che disinteressati. Molti dei voti persi dal PD si sono riversati in Fratelli d’Italia, e ciò conferma ulteriormente le aspettative di chi ha scelto la Destra di Giorgia Meloni non per quello che è, ma per quello che può essere; non per quello che ha detto di fare, ma per quello che tutti si aspettano effettivamente faccia. Una Meloni che difenda quei sani principi di base della convivenza civile, pallidamente ispirati alla Dottrina Sociale della Chiesa, ma cui gli Italiani non sono disposti a rinunciare: tutela della famiglia naturale, rispetto della vita, sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina, fine dell’indottrinamento gender e LGBTQ+ per i minori, libertà di impresa, presenza dello Stato negli asset strategici, maggior peso in Europa e – volesse il Cielo! – l’uscita dall’euro e il ritorno alla sovranità nazionale. Insomma, ci si aspetta che la Meloni si comporti come la leader di un partito di Destra moderata, tendenzialmente conservatore, moderatamente sovranista. Nulla di estremo – certamente non estrema destra – a dispetto dei proclami allarmistici della Sinistra; ma almeno non allineato a un atlantismo prono alla NATO né all’europeismo suicida che ha contraddistinto l’azione del governo Draghi, né votato per furore ideologico alla distruzione della civiltà, della cultura, della religione e dell’identità del popolo italiano. Secondo alcuni osservatori i nuovi movimenti – deliberatamente o semplicemente lasciandosi usare dal sistema – hanno costituito una opposizione fittizia, facendo loro preferire la logica del “turarsi il naso” votando per Fratelli d’Italia. Le opposizioni fittizie, in verità, sono due: una interna al sistema, atlantista e europeista, e una esterna e divisa in vari partiti, nominalmente antieuropeista e antiatlantista, ma composta da personaggi con un passato a dir poco incoerente con i nuovi programmi. Molti candidati di questi movimenti antisistema erano certamente persone oneste, in gran parte homines novi, ma è innegabile che la loro presenza non è riuscita a convincere più di tanto chi considera urgente non solo dare un segnale di forte scontento, ma vedere questo scontento tradursi nel breve termine in azioni di governo incisive e determinate, che pongano rimedio ai disastri delle due precedenti legislature. Lega e Forza Italia hanno avuto un’emorragia di elettori significativa, a mio parere motivata dall’appiattimento dei loro leader e delle figure di spicco sulla narrazione pandemica e sulla crisi ucraina: Salvini e Berlusconi hanno deciso di obbedire all’Unione Europea, all’OMS, alla NATO e ai diktat dei loro manovratori del World Economic Forum. Una scelta scellerata, come si è visto, severamente punita dagli elettori; ma che rimane in gran parte condivisa anche da Giorgia Meloni, membro dell’Aspen Institute (che fa capo alla Rockefeller Foundation) e dichiaratamente atlantista e europeista. In sostanza, lo scollamento tra elettori ed eletti, tra cittadini e classe politica si è riproposto in forma “di desiderio”, per così dire, attribuendo a Fratelli d’Italia un ruolo che il partito stesso ha dichiarato da settimane di non volersi assumere, dal momento che non intende mettere in discussione né le politiche dell’Unione Europea né le mire della NATO e del deep state americano. È come se l’Italiano medio avesse deciso di votare la Meloni nonostante sia dichiaratamente in continuità con l’agenda Draghi, quasi a forzarle la mano perché – in forza di una maggioranza schiacciante – prenda coraggio e compia quei passi che fino alla vigilia delle Elezioni prometteva di non compiere. E come ci sono alcuni che temono che la Meloni si comporti “da fascista” e che per questo gridano all’emergenza democratica minacciando l’espatrio, così ci sono molti – di sicuro tutti gli elettori di Fratelli d’Italia – che sperano e pregano che agisca da Italiana, da patriota, da cristiana. E che sapranno passar sopra al fatto che, per arrivare a Palazzo Chigi, abbia dato rassicurazioni che in realtà potrebbe smentire nei fatti. È da vedere se la prima donna Presidente del Consiglio saprà distinguersi dai suoi predecessori o se preferirà inchinarsi al deep state e proseguire nel tradimento degli Italiani. D’altra parte, se il voto democratico deve sancire chi rappresenta la volontà del popolo sovrano, la stessa Meloni non potrà non tener conto del fatto che i suoi elettori pretendono da lei scelte radicali, e che considerano la sua moderazione pre-elettorale semplicemente come una mossa strategica per rassicurare “i mercati”. Scelte che anche molti nella Lega e in Forza Italia vedrebbero di buon occhio, al di là dello zelo vaccinista o guerrafondaio di questo o quel parlamentare o governatore. Le stesse parole di resipiscenza di Salvini a proposito dell’approvazione dei lockdown e dell’obbligo vaccinale, a pochi giorni dal voto, tradiscono la consapevolezza che il suicidio deliberato di questi partiti da parte dei loro leader è stato mal digerito dalla base. Altrettanto avviene in Fratelli d’Italia, dove la posizione della Meloni sull’invio di armi in Ucraina e sulle sanzioni alla Federazione Russa non è condivisa da una parte del partito, sia perché palesemente autolesionista, sia perché basata sul falso presupposto che gli interlocutori internazionali rimarranno gli stessi, senza significativi avvicendamenti. Non è assolutamente certo che Joe Biden superi le elezioni di medio termine, né che le indagini del Procuratore Generale Durham non coinvolgano Biden e la sua famiglia, assieme ai politici Dem, negli scandali ormai emersi anche nel mainstream americano. E non è certo che la politica interventista dell’Unione Europea e della NATO in Ucraina rimanga immutata, dinanzi all’evidenza dei ripetuti bombardamenti di Zelenskij sui civili del Donbass e delle regioni russofone, alla vittoria dei referendum di annessione alla Russia e alla totale disastrosità delle sanzioni per i Paesi europei. Infine, la contiguità dell’amministrazione Biden con Kiev potrebbe determinare cambiamenti a catena, laddove Biden vedesse ulteriormente eroso il già precario consenso elettorale di cui gode, facendo venir meno il supporto al governo fantoccio voluto da Victoria Nuland e di conseguenza consentendo trattative di pace sinora pervicacemente ostacolate da Washington. E visto il peso politico del Presidente Trump e la sua dichiarata ostilità al deep state americano, un accordo pacificatore sarebbe certamente più vicino e duraturo quando dovesse tornare alla Casa Bianca. Sappiamo che non è dote dei politici odierni l’onorare gli impegni assunti con l’elettorato. Nondimeno, possiamo ragionevolmente pensare che la prossima Presidente del Consiglio vorrà rivedere le proprie posizioni filoatlantiste e europeiste, tornando ad assumere quel ruolo di vera alternativa di Destra all’egemonia dell’ordoliberismo e della sinistra woke? In questo caso sarebbero gli elettori a trarne beneficio, e coloro che si vedessero “traditi” non avrebbero alcun titolo per rivendicare la violazione dei patti di sottomissione dell’Italia alla Commissione Europea, dal momento che non avevano alcun titolo prima per stipularli. Il “tradimento” dei poteri ostili all’Italia sarebbe un’azione virtuosa, poiché ripristinerebbe la sovranità usurpata dall’élite; viceversa, obbedire all’élite e non perseguire gli interessi della Nazione costituirebbe un tradimento del nuovo Governo nei confronti dei suoi elettori. Se dall’élite ci si può aspettare un’azione di boicottaggio verso l’Italia (spread, tassi di interesse, revoca dei fondi del PNRR, commissariamento), dal popolo tradito per l’ennesima volta, in condizioni di crescente povertà e di deliberata persecuzione dell’impresa e del lavoro, c’è da temere le barricate e la protesta dettata dall’esasperazione, di cui vediamo avvisagli anche in altri Paesi. Nella valutazione dei costi e dei benefici voglio sperare che il Governo Meloni non vorrà rendersi complice di questa operazione eversiva ai danni del Paese. Difficile credere che l’oligarchia finanziaria non abbia messo in conto questa eventualità. Più facile ritenere che sia stato proprio per gestire l’exit strategy e contenere il danno tanto sul fronte della frode pandemica e vaccinale, quanto sul fronte del Great Reset, della transizione digitale e dell’emergenza green fortissimamente volute dal World Economic Forum (per motivi ideologici) e dalla Cina (per ragioni economiche). Mi pare che da più parti si stia prendendo consapevolezza del gravissimo colpo di stato in atto da parte di poteri sovranazionali, in grado di interferire pesantemente con l’attività dei governi e degli enti internazionali. Il mondo dell’impresa e del lavoro sta comprendendo l’azione deliberata di distruzione del tessuto economico nazionale realizzata prima con la Covid e poi con la guerra in Ucraina. Ogni decisione, ogni norma, ogni decreto assunti da Draghi con o senza il voto parlamentare sono stati scelti per ottenere il maggior danno possibile per i cittadini, per le aziende, per i dipendenti, per i pensionati, per gli studenti. Ciò che avrebbe evitato morti, ospedali pieni, aziende chiuse e l’aumento dei disoccupati è stato scientificamente escluso, compiendo l’azione più devastante e in palese contrasto con gli scopi annunciati. Oggi vediamo migliaia di aziende energivore destinate alla sospensione della produzione o al fallimento perché il dimissionario Governo Draghi non intende porre un freno alla scandalosa speculazione dell’ENI sul prezzo dell’energia che pure paga a prezzi dieci volte inferiori. Si lascia regnare incontrastato il mercato, sicché la borsa di Amsterdam può distruggere l’economia delle nazioni, arricchire spropositatamente le multinazionali e fare gli interessi dell’élite che preme per l’instaurazione di una dittatura tecnologica conforme all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Agenda che, oggi, è oggetto di indottrinamento scolastico sin dalle primarie e che vincola i finanziamenti del PNRR a riforme e nuovi tagli di spesa insostenibili. Se la narrazione globalista inizia a dare segni di cedimento, specialmente nei ceti che normalmente sono più influenzabili dal mainstream, probabilmente chi detiene il potere – il potere vero, intendo – si è già preparato al prossimo scenario, e sta organizzandosi a sacrificare quei capri espiatori che, inevitabilmente, sarà la folla a voler vedere ai ceppi. Si toglierà così di mezzo quei complici scomodi e non più utili, appagando la sete di giustizia del popolo e mostrandosi addirittura come salvatore e moralizzatore. Vittime designate saranno con ogni evidenza i più zelanti apostoli della psicopandemia, le virostar in conflitto di interessi, alcuni esponenti istituzionali e forse qualche “filantropo”, con la cui condanna l’élite eliminerebbe anche un fastidioso concorrente. E non è escluso che lo stesso Bergoglio, testimonial dei sieri genici e gran sacerdote del globalismo neopagano, cada vittima dell’esecrazione dei Cattolici, stanchi di essere trattati come nemici, allo stesso modo di come i cittadini sono esasperati dall’ostilità dei loro governanti. Giorgia Meloni è, per il momento, un premier in potenza. Lo è per quanti si aspettano che Fratelli d’Italia sia la voce di quel dissenso vero e motivato verso l’intera classe politica, e che in quanto tale agisca con forza e determinazione, senza lasciarsi intimidire. È un premier in potenza per quanti hanno voluto accordarle quella fiducia che altri hanno più volte deluso e tradito. Il loro è un gesto irrazionale, mosso dalla preoccupazione crescente per le sorti della Nazione e dalla persuasione che una maggioranza schiacciante in Parlamento possa dare sicurezza d’azione al nuovo Governo per compiere scelte forti, per le quali otterrà appoggio e sostegno dall’elettorato, a cui deve rispondere in quanto espressione della volontà popolare. È un premier in potenza perché i due Primi Ministri precedenti erano tutto fuorché leader, presi com’erano a far da camerieri alla Von der Leyen, a Klaus Schwab o a Joe Biden. Se davvero Giorgia Meloni vuole essere premier, ed esserlo in atto e non solo in potenza, deve anzitutto tener testa a chi, non eletto da nessuno, si permette di dare patenti di presentabilità politica a capi di governo democraticamente eletti, quando si trova per primo in gravissimi conflitti di interesse, ad iniziare dagli sms di Ursula con Bourla, per continuare con l’appartenenza dei leader mondiali al WEF e concludere con il coinvolgimento di Biden nel finanziamento dei biolaboratori della NASA in Ucraina e negli affari della principale azienda energetica di Kiev. L’Italia è una Nazione che può risollevarsi, come ha sempre fatto in passato, se saprà ritrovare l’orgoglio della propria identità, della propria storia, del proprio destino nei piani della Provvidenza. Da decenni gli Italiani subiscono decisioni prese altrove, dalle quali non hanno ricevuto altro che danni e umiliazioni. È giunto il momento di alzare la testa, di rifiutare con sdegno quella resilienza che ci vuole disposti a subire le percosse senza reagire. Il mondo distopico del globalismo va respinto e combattuto non solo per noi, ma per i nostri figli, ai quali ciascuno di noi vuole lasciare un futuro sereno, solide prospettive economiche per costruire una famiglia senza sentirsi emarginato o criminalizzato perché non accetta di rassegnarsi a piani eversivi decisi da chi vuole farci mangiare insetti e costringerci alla schiavitù col solo intento di renderci poveri e controllarci in ogni aspetto della vita quotidiana. Ma questo – lo dico come Pastore, rivolgendomi in particolare ai Cattolici – sarà possibile solo se gli Italiani riconosceranno che la giustizia, la pace e la prosperità di una Nazione si possono ottenere dove regna Cristo, dove la Sua legge è osservata, dove il bene comune è anteposto al profitto personale e alla sete di potere. Torniamo al Signore, e il Signore saprà ricompensare la nostra fedeltà. Torniamo con fiducia a Maria Santissima, nostra Madre celeste, ed Ella intercederà per la nostra cara Italia presso Suo Figlio. + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo, Nunzio Apostolico 27 Settembre 2022 Ss. Cosmæ et Damiani, Martyrum ------------------ English version ------------------ SOME CONSIDERATIONS on the current political situation in Italy The new political situation that emerges from the recent elections confirms the common feeling of the electorate that some were able to grasp in advance. After two years of disturbing violations of the most elementary rights, and after two governments that have shown us that they are simply obeying the orders of supranational entities who act against the interests of Italy and the Italian people, the vote that has brought into power the so-called Center-Right led by the political party Fratelli d’Italia has unequivocally expressed support for a precise political line that goes far beyond the modest proposals of the program of the coalition parties. This is evident above all from the fact that within this alliance there has been a redistribution of consensus in favor of that party that has been instinctively deemed worthy of the vote as the only opposition party. A very moderate opposition, but still an opposition, more in the perception of the average citizen than in reality. The so-called “anti-system” parties, fragmented and convinced that they could overcome the 3% barrier that would have permitted them sitting in Parliament, have about one million voters when taken all together. This is due both to the decision – by no means a coincidence – of the resigning Government to convene the Electoral Rallies in the middle of summer; as well as to the very low visibility granted to them by the mainstream media; and to the lack of consistency of their program, whose credibility and feasibility seemed unconvinced and therefore destined to the dispersion of the vote. Another hard-hearted guest is the abstentionist party, which stands at around 36%, but which sees within itself different and opposite motivations difficult to reduce to simply a generic “dissent.” It is therefore completely out of place, in my opinion, to want to connote abstention politically, attributing its representation in phantom non-voting parties, precisely because the choice not to go to the polls also implies the choice of not having any political representation. Certainly, most of the abstainers express the will not to accept taking part in a game, so to speak, in which the rules are decided by others. But to these must also be added those who do not vote due to trivial disinterest, or more simply – and this seems to me to be the case of the majority – because they are disgusted by a political class that has proven to be unworthy and corrupt beyond words. In this, Fratelli d’Italia was partly saved because it had the caution to remain in the opposition, often inert or complicit, but at least officially outside the Draghi government. On the other hand, the Partito Democratico [PD], the emblem of the radical chic Left that has never been sufficiently abhorred, and which has replaced the class struggle against the bosses with the struggle between those who are poor fueled by the globalist elite, has not been saved either. The Italian Dems have combined the worst of communist collectivism with the worst of consumer liberalism, in the name of an agenda that benefits the high finance lobby using emergencies like pandemics, energy crises and wars with the sole purpose of destroying the traditional social fabric. Not that the other parties present together with the PD in the last government were better: the blow suffered in the elections by Lega, Forza Italia and other minor parties is directly proportional to the ways in they have betrayed those who have voted for them. And if the absolute inconsistency of Luigi Di Maio was definitively sanctioned by his lack of re-election, it is clear that Giuseppe Conte was able to benefit from the incentive – at the limit of the exchange vote – of the citizenship income: his demonstrated ineptitude did not change the voting intentions of a bevy of far from disinterested clients. Many of the votes lost by the PD have poured into Fratelli d’Italia, and this further confirms the expectations of those who have chosen the right-wing of Giorgia Meloni not for what it is, but for what it potentially can be; not for what she has said it will do, but for what everyone actually expects she to do. A Meloni who defends those sound basic principles of civil coexistence, palely inspired by the Social Doctrine of the Church, but which Italians are not willing to give up: protection of the natural family, respect for life, security and the fight against illegal immigration, an end to gender and LGBTQ+ indoctrination for minors, freedom of enterprise, the presence of the State in strategic assets, a greater weight in European affairs and – God willing! – the exit from the euro and the return to national sovereignty. In short, Meloni is expected to behave like the leader of a moderate right-wing party, tendentially conservative, moderately sovereigntist. Nothing extreme – certainly not extreme right – in spite of the alarmist proclamations of the Left; but at least not aligned with a NATO-prone Atlanticism or the suicidal Europeanism that characterized the action of the Draghi government, nor elected out of ideological fury against the destruction of civilization, culture, religion, and the identity of the Italian people. According to some observers, the new movements – either deliberately or simply allowing themselves be used by the system – have merely formed a fictitious opposition, making them prefer the logic of “holding their noses” by voting for Fratelli d’Italia. But in truth there are actually two fictitious oppositions: one internal to the system, Atlanticist and pro-European, and one external and divided into various parties, nominally anti-European and anti-Atlanticist, but composed of characters with a past that is inconsistent, to say the least, with the new programs. Many candidates of these anti-system movements were certainly honest people, largely homines novi, but it is undeniable that their presence has failed to convince those who consider it urgent not only to give a signal of strong discontent, but to see this discontent translate in the short term into incisive and determined government actions that remedy the disasters of the two previous legislatures. Lega and Forza Italia have had a significant hemorrhage of voters, in my opinion motivated by the prostration of their leaders and key figures on the pandemic narrative and the Ukrainian crisis: Matteo Salvini and Silvio Berlusconi decided to obey the European Union, the WHO, NATO and the diktats of their World Economic Forum puppet masters. An evil choice, as we have seen, which has been severely punished at the polls, but which remains largely shared also by Giorgia Meloni, who is a member of the Aspen Institute (which is part of the Rockefeller Foundation) and is openly Atlanticist and pro-European. In essence, the disconnect between voters and elected representatives, between citizens and the political class, has been repeated in the form of “desire,” so to speak, attributing to Fratelli d’Italia a role that the party itself has declared for weeks that it does not want to assume, since it does not intend to question either the policies of the European Union or the aims of NATO and the American deep state. It is as if the average Italian had decided to vote for Meloni despite her being openly in continuity with the Draghi agenda, as if to force her hand so that – by virtue of an overwhelming majority – she gets bold and takes those steps that until the eve of the Elections she promised not to take. And just as there are some who fear that Meloni will behave “like a fascist” and who for this reason cry out for the democratic emergency threatening expatriation, so there are many – certainly all the voters of Fratelli d’Italia – who hope and pray that she acts as an Italian, as a patriot, and as a Christian. And that they will be know how to overlook the fact that in order to get to the Palazzo Chigi [the see of the PM] she gave reassurances that in reality she could deny in fact. It remains to be seen whether the first woman Prime Minister will be able to distinguish herself from her predecessors or if she will prefer to bow to the deep state and continue the betrayal of Italian people. On the other hand, if the democratic vote must sanction those who represent the will of the sovereign people, Meloni herself cannot fail to take into account the fact that her voters demand radical choices from her, and that they consider her pre-election moderation simply as a strategic move to reassure “the markets.” Choices that even many members of Lega and Forza Italia would look upon favorably, beyond the vaccine or warmongering zeal of this or that parliamentarian or governor. Salvini’s own words of remorse – just a few days before the vote – regarding the approval of lockdowns and the vaccine obligation, betray his awareness that the deliberate suicide of these parties by their leaders has been badly digested by the grassroots. The same thing is happening in Fratelli d’Italia, where Meloni’s position on sending arms to Ukraine and on sanctions against the Russian Federation is not shared by one part of her party, both because it is blatantly self-defeating and because it is based on the false supposition that the international interlocutors will remain the same, without any significant changes. It is not absolutely certain that the Democrats will retain power in the US mid-term elections in November, or that the investigations of Special Counsel John Durham will not involve Biden and his family, along with other Democrat politicians, in the scandals that are now emerging in the American mainstream. And it is not certain that the interventionist policy of the European Union and NATO in Ukraine will remain unchanged in the face of evidence of the repeated bombardments by Zelensky against the civilians in Donbass and the Russian-speaking regions of Ukraine, in the face of the success of referendums calling for annexation by Russia, and the way that sanctions [against Russia] have been a total disaster for European countries. Finally, the contiguity of the Biden administration with Kiev could lead to a chain reaction of changes, in which Biden sees the precarious electoral consensus he enjoys further eroded, making support for the puppet government desired by Victoria Nuland cease and consequently allowing for peace negotiations which until now have been stubbornly hindered by Washington. And given President Trump’s political clout and his declared hostility to the American deep state, a peacemaking deal would certainly be closer and more enduring if he were to return to the White House. We know that today’s politicians do not have the gift of honoring the commitments they have made to their electorate. Nonetheless, can we reasonably think that the next Prime Minister will want to review her pro-Atlantic and European positions, returning to role of being the true right-wing alternative to the hegemony of ordoliberalism and the woke left? In this case, it would be the voters who would benefit from it, and those who saw themselves “betrayed” would have no right to claim the violation of Italy’s pacts of submission to the European Commission, since they had no right to stipulate them in the first place. The “betrayal” of the powers hostile to Italy would be a virtuous action, since it would restore the sovereignty that has been usurped by the elite. Conversely, obeying the elite and not following the interests of the Nation would be an act of betrayal by the new government against those who have voted it into power. If the elite can be expected to boycott Italy (by means of spreads, interest rates, withdrawal of the Italian National Recovery and Resilience Plan [PNRR]…) it is to be feared that the people, betrayed for the umpteenth time, in a condition of growing poverty and the deliberate persecution of businesses and workers, will barricade and protest as a result of their exasperation, something that we see the first signs of in other countries. In evaluating the costs and benefits, I want to hope that the Meloni government will not want to be complicit in this subversive operation which damages our country. It is difficult to believe that the financial oligarchy has not taken this possibility into account. It is easier to believe that it was precisely in order to manage the exit strategy and contain the damage both on the front of the pandemic and vaccine fraud as well as on the front of the Great Reset, the digital transition and the green emergency that is strongly desired by the World Economic Forum (for ideological reasons) and by China (for economic reasons). It seems to me that many people are becoming aware of the very serious coup d’état that is being carried out by supranational powers, capable of interfering with a heavy hand with the activities of governments and international bodies. The world of business and work is beginning to understand the deliberate action of destruction of the national economic fabric that has been carried out first by Covid and then by the war in Ukraine. Every decision, every rule, every decree imposed by Draghi – with or without a parliamentary vote – has been deliberately chosen in order to cause the greatest damage possible for citizens, for companies, for employees, for pensioners, and for students. Anything that would have avoided deaths, full hospitals, closed businesses and increases in unemployment has been scientifically excluded, carrying out instead whatever action would be most devastating, in blatant contrast to the announced goals. Today we see thousands of companies which consume vast amount of energy destined to suspend production or completely close down because the outgoing Draghi government does not intend to stop the scandalous speculation of [Italian multinational oil company] ENI on the price of energy that it also pays for at prices that are ten times lower. The market is being allowed to reign unchallenged, so that the Amsterdam stock exchange can destroy the economy of nations, disproportionately enrich multinational corporations, and serve the interests of the elite that is pressing for the establishment of a technological dictatorship in compliance with the United Nations’ Agenda 2030. An agenda that, today, is the object of indoctrination in the schools beginning in the elementary grades, and which ties PNRR funding to reforms and new unsustainable spending cuts. If the globalist narrative is beginning to show signs of abating, especially among the classes that are normally the most influenced by the mainstream, those who hold power – real power, I mean – have probably already prepared for the next scenario, and are organizing a plan to sacrifice the scapegoats who, inevitably, the crowd will want to see on the chopping block. It will thus get rid of those inconvenient accomplices who are no longer useful, satisfying the people’s thirst for justice and even presenting themselves in the role of savior and moral authority. The chosen victims will clearly be the most zealous apostles of the psychopandemic, the “virostars” [fake celebrity virologists] in conflicts of interest, some institutional representatives and perhaps a few “philanthropists” whom by condemnation the elite could also eliminate as their most annoying competitors. And it is not to be excluded that Bergoglio himself, the endorser of gene serums and the high priest of neo-pagan globalism, will fall victim to the execration of Catholics, who are tired of being treated as enemies, just as citizens are exasperated by the hostility of their rulers. Giorgia Meloni is, for the moment, a potential prime minister. She is such for those who expect Fratelli d’Italia to be the voice of that true and motivated dissent against the entire political class, and that as such acts with strength and determination without allowing itself to be intimidated. She is a potential prime minister for those who have decided to grant her the trust that others have repeatedly disappointed and betrayed. This is an irrational gesture, motivated by growing concern for the fate of the nation and by the idea that an overwhelming majority in Parliament can give the new government certainty of action to make strong choices, for which it will obtain support from the electorate, to which it must respond as an expression of the will of the people. She is a potential prime minister because the two preceding prime ministers were anything but leaders, since they were simply the serving boys for Ursula Von der Leyen, Klaus Schwab or Joe Biden. If Giorgia Meloni really wants to be prime minister in actuality and not only potentially, she must first of all stand up against those who have not been elected by anyone and yet presume the power of giving stamps of political presentability to democratically elected heads of government whenever they find themselves in very serious conflicts of interests, beginning with Ursula’s text messages to Pfizer CEO Albert Bourla [negotiating a megadeal for vaccines], continuing with the membership of world leaders in the World Economic Forum and concluding with Biden’s involvement in the financing of NASA biolabs in Ukraine and in the affairs of the main energy company in Kiev. Italy is a nation that can recover, as it has always done in the past, if she learns how to recover the pride of her true identity, her true history, and her true destiny in the plans of Providence. For decades, the Italian people have suffered as a result of decisions taken elsewhere, which have brought them nothing but damage and humiliation. The moment has come to raise our heads, to reject with disdain the “resilience” that requires us to be beaten without reacting. The dystopian world of globalism must be rejected and fought against not only for our own sakes, but also for the sake of our children, to whom each of us wants to leave a peaceful future with solid economic prospects for raising a family, without feeling marginalized or criminalized because we do not accept resigning ourselves to subversive plans that have been made by those who want to make us eat insects and force us into slavery, with the sole purpose of making us poor and controlling us in every aspect of our daily lives. But this – I say this as a Pastor, addressing myself in particular to Catholics – will be possible only if Italians recognize that the justice, peace, and prosperity of a Nation can be obtained only where Christ reigns, where His law is observed, and where the common good is placed ahead of personal profit and the thirst for power. Let us turn to the Lord, and the Lord will know how to reward our faithfulness. Let us turn with confidence to Mary Most Holy, our Heavenly Mother, asking her to intercede with Her Son for our beloved Italy. + Carlo Maria Vigano Archbishop, Apostolic Nuncio 27 September 2022 Ss. Cosmæ et Damiani, Martyrum ... |