Russia
04 settembre 2022 Crisi ucraina, la Polonia si prepara alla guerra con la Russia Riprendiamo questo articolo da La Nuova Bussola Quotidiana. Ancora una volta gli stolti polacchi vittime della manipolazione degli inglesi che alimentano il loro odio contro i russi?
Aumento delle spese militari, acquisto di armamenti, aumento dei soldati, addestramento militare volontario: in Polonia, la guerra non è solo considerata inevitabile, ma per molti è addirittura l'occasione per saldare i conti con la Russia. E il fronte più caldo è attualmente quello con la Bielorussia.
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Ogni anno vado in Polonia e, al ritorno, spesso mi chiedono come è il mondo visto da lassù. Anche quest’anno mi è stata rivolta la stessa domanda, con l’aggiunta: «Sono preoccupati per la guerra?». Il tema, dunque, è la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Rispondo, dunque, ai lettori della Nuova Bussola che avessero la stessa curiosità. La Polonia si prepara alla guerra. Seriamente. Aspetta la consegna, da parte degli Stati Uniti, di 250 carri Abrams, oltre ad altri armamenti (vedi qui) ha acquistato dalla Corea 48 caccia FA-50. Il governo ha annunciato che le spese militari saranno alzate al 3% del PIL e gli effettivi delle forze armate saranno portati a 300.000 unità. Non è finita: le aziende statali, in primis le poste polacche (il riferimento è, naturalmente, all’eroica resistenza dei dipendenti della posta di Westerplatte) incoraggiano i dipendenti all’addestramento militare volontario.
Queste
misure hanno suscitato proteste, considerato che il secondo tema più
discusso nei
media polacchi è l’inflazione galoppante? Per nulla, anzi: più
che spaventato dalla guerra, il popolo polacco sembra in fremente
attesa. Lo è da circa otto anni: mentre per noi la guerra è
cominciata il 24 febbraio 2022, in Polonia gli avvenimenti dal
Donbass sono seguiti quotidianamente fin dal 2014. Bandiere ucraine
sventolano quasi in ogni negozio e non c’è programma televisivo
nel quale non compaiano gli ormai iconici colori giallo e blu (nella
foto le immagini della marcia a Varsavia
dello scorso 24 agosto per la festa dell'indipendenza ucraina). Quali sono i conti in sospeso che la Polonia ha con la Russia, oltre alle atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale e i quasi cinquant’anni di occupazione dissimulata? Come la Germania considera la Polonia come il proprio lebensraum, spazio vitale, così la Polonia non ha ancora digerito lo spostamento verso ovest dei propri confini, dopo il 1945; Leopoli, ad esempio, è ancora considerata dai polacchi una città polacca. Se la cosa può stupire, si pensi che, sotto la cenere, cova ancora il progetto Międzymorze del generale Piłsudski, emulo di Mussolini e considerato padre della Patria. Questo progetto, chiamato anche Intermarium, prevede una federazione di stati (Polonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina…), corrispondenti grossomodo all’ex stato polacco-lituano, che vada dal Baltico fino al Mar Nero, al Mar d’Azov e all’Adriatico; ovviamente a guida polacca. Questo progetto, ribattezzato Trimarium e fortemente sostenuto dalla NATO (clicca qui), dovrebbe svolgere l’obiettivo strategico di tenere separate la tecnologia tedesca dalle risorse russe. Sembra fantapolitica, lo capisco. Però il presidente polacco Duda ha dichiarato , nel maggio scorso, che tra la Polonia e l’Ucraina «non esisteranno più confini»;be il presidente ucraino Zelenski ha promosso un disegno di legge che dovrebbe concedere uno status speciale ai cittadini polacchi in Ucraina. Fantapolitica? Lo vedremo. Di sicuro, per ora, c’è la possibilità di un allargamento del conflitto, per esempio tra Polonia e Bielorussia. Tra i due stati ci sono aspre frizioni che si riaccendono e raffreddano a intermittenza. Basti ricordare la crisi dei migranti al confine tra i due Stati; o la recente vicenda della giornalista bielorussa Iryna Slaunikava, accusata di aver organizzato azioni collettive contro lo Stato e assurta, in Polonia, al ruolo di martire della libertà di espressione contro i regimi autoritari; oppure il giornalista polacco Andrzej Poczobut, detenuto in Bielorussia per «istigazione all’odio nazionale e religioso». È difficile dire cosa accadrà; è chiaro che un allargamento del conflitto o, addirittura, un conflitto mondiale a partire da una scintilla polacca non è una novità, nella storia recente; che la scacchiera è molto più ampia del confine tra Polonia, Bielorussia e Ucraina. Per ora i polacchi imparano ad usare gli Abrams americani e insegnano ai postini a sparare. >>>articolo originale online>>> ... |