di
Marcello Veneziani
Cade
la Dragocrazia, s’intravede malconcia la democrazia che torna con
la politica e col popolo sovrano, con grave scorno dei poteri alti,
di Mattarella e del Pd. Ma andiamo con ordine.
S’i
fosse Drago arderei lo governo. Mettetevi nei panni, anzi nelle
squame, di Mario
Draghi:
perché restare ancora al governo? Accettò di guidare un governo
d’emergenza con la prospettiva finale di andare dopo un anno di
graticola al Quirinale. Dove avrebbe potuto svolgere il suo ruolo
extra partes e la sua missione umanitaria di rappresentare l’Italia
nel mondo e tra i poteri che contano.
Un anno fa era acclamato
dal Paese, ci liberava da un governo e un premier insopportabili,
offriva una tregua politica a un paese lacerato, pur essendo
riconosciuto come la longa manus dei Poteri
Alti.
Ora, invece, la situazione si è fatta difficile perché dopo essersi
accollato le conseguenze della pandemia, Draghi è accorso ad
accollarci le conseguenze della guerra in Ucraina, dove abbiamo fatto
davvero poco per ribaltare le sorti del conflitto e neutralizzare
Putin, ma abbiamo fatto davvero tanto per inguaiarci noi,
indebitarci, veder schizzare l’inflazione e mettere a repentaglio
le forniture energetiche.
I consensi nei confronti suoi e del
suo governo erano calati molto con l’aria condizionata; tante
ironie si sprecavano sul governo dei migliori e in autunno
s’annunciava la catastrofe economico-energetico-sanitaria; era il
momento giusto per tagliare la corda, e i grillini gliene stavano
offrendo una mezza possibilità. Era anche un modo per restituire la
pariglia a Mattarella, ai dem e ai loro soci di minoranza che non lo
hanno voluto al Quirinale ma solo a tirare le castagne dal fuoco.
Invece è partito il pressing mondiale, dal più grande leader al più
piccolo sindaco, da Mattarella ai Dem, dalla grande finanza ai
clochard, mancavano solo l’Onu e la Croce Rossa per bloccarlo a
Palazzo Chigi. Perché un uomo di 75 anni, che ha già ottenuto i
maggiori incarichi di potere, avrebbe dovuto lasciarsi friggere in
padella e giocarsi il nome costruito in una vita? Il suo interesse
era andarsene, ma non poteva, perché doveva rispondere a un’entità
superiore che non è lo Stato, la Democrazia, l’Interesse generale,
ma una cupola di poteri intrecciati che non passano dalle urne e che
sono dietro la sua luminosa carriera. E che consideravano un
imperativo categorico restare a ogni prezzo al governo e non andare
al voto. Allora Draghi ha deciso di andare avanti all’infinito,
magari restando poi il Santo Protettore di un campo largo
filodraghiano dopo l’inevitabile voto del ’23. O in alternativa,
aspettarsi altri incarichi prestigiosi a livello internazionale, più
la vigile attesa con tachipirina fino a che Mattarella lasci in un
modo o nell’altro il Quirinale. Ma la strada di quest’autunno era
tutta in salita e piena di burroni. Poi Draghi in Parlamento ha
bistrattato
i partiti,
fingendo di lusingarli, ha maltrattato i grillini pur lanciando
occhiate dolci, e ha chiesto un governo più suo, con più ampi
poteri. E lì qualcosa si è interrotto, qualcosa è saltato. Salvini
e Berlusconi che avevano compiuto l’errore madornale di mandare
Mattarella anziché Draghi al Quirinale, accettando la linea del Pd,
vista ora la deriva oligarchica che voleva imbrigliare il paese, si
sono ricongiunti alla Meloni, anche per non dare solo a lei i
consensi degli scontenti. Ed è venuto fuori il papocchio di ieri in
Parlamento.
Per carità, sarà sbagliato andare di corsa a
votare, è un salto nel buio, quando invece nel buio ci stavamo
andando seduti nel treno guidato da Drago
Draghi.
Ma se è per questo tra un anno circa, diciamo tra nove mesi per
essere ostetrici, quando cioè si doveva andare a votare per forza di
scadenza, cosa sarebbe cambiato? Ci avrebbero detto ancora di non
fare salti nel buio e qualcuno avrebbe ripetuto quel che dice oggi e
diceva un anno fa: o Draghi o morte. Dopo aver ripetuto pochi mesi
fa: o Mattarella o morte.
Ma come sono responsabili, loro,
vogliono preservarci dall’avventurismo e dalle cadute nel buio…
Faccio solo osservare, sommessamente, che quella catastrofe da voi
prefigurata, quel precipizio tremendo che ci aspetta, un tempo si
chiamava diversamente: il suo nome era democrazia, alternanza di
governo, libertà di voto e sovranità di popolo. Ora voi direte: ma
il rischio è troppo alto, e perciò vogliono tenerci ancora sotto
tutela, come ai tempi della pandemia, come ai tempi di Berlusconi da
cacciare, come ai tempi di Monti, Napolitano, Gentiloni, e via
dicendo…
Nei prossimi manuali di scienza politica si
definiranno ottimi i governi che non passano dal voto, pessimi quelli
che ne scaturiscono; poi si definiranno responsabili i governi che
contengono i dem, irresponsabili i governi senza di loro. E si
aggiungerà che i migliori politici sono per definizione coloro che
non lo sono, cioè i tecnici, gli oligarchi, i commissari
internazionali.
Condivido tutte le riserve sull’armata
brancaleone della politica e non nutro fiducia per nessuno di loro,
sia esso tribuno della plebe o affiliato della Cupola. Però vi dico,
a questo punto perché tenere ancora in vita la democrazia, pur nella
forma ipocrita di democrazia delegata o parlamentare? Perché non
dichiarare ormai superata quella fase chiamata della sovranità
popolare e libero voto in libero Stato? Non vediamo che o vincono i
suddetti emissari della Cupola o la democrazia corre gravi pericoli,
e martellanti campagne già si attrezzano per demolire in partenza
governi con Meloni indigesti? E allora anziché cominciare prima con
le campagne, poi con le intimidazioni, quindi con le minacce
internazionali, gli assalti giudiziari e i ricatti economici, e
infine boicottare i governi non allineati alla Cappa, perché non
dichiarare ufficialmente che siamo nell’era delle oligarchie e dei
governi calati dall’alto? Perché inventarsi un’emergenza dopo
l’altra se possiamo più lealmente dichiarare che siamo passati a
un’altra forma di governo e non sono più ammesse defezioni da
parte del popolo sovrano alla linea imposta dai Grandi Poteri che
contano? Avete anche un magnifico alibi a vostra portata, l’esempio
disastroso dei grillini al governo e in parlamento, e dunque potete
ben dire: vedete dove porta e come finisce il populismo e il voto
sovrano?
Allora dichiarate che abbiamo eterno e infinito bisogno
dei Draghi come dei Mattarella, e quel bisogno si abbrevia
semplicemente in bis. Bene bravi bis, for ever. L’Italia senza di
loro è una terra abitata solo da cinghiali, da incapaci e da
dementi: per fortuna che abbiamo loro, Drag Queen e King Mattarel, i
nostri sovrani a vita, come la Regina Elisabetta, ma loro non si sono
limitati a regnare, come lei, ma sottogovernano con i poteri
conferiti dalla Cupola internazionale. Mario per sempre, con Papa
Sergio. Poi è arrivata la ventata di pazzia e ci siamo ritrovati, ma
guarda un po’, in una situazione analoga a quella della Gran
Bretagna: senza un governo in piena guerra, ancora in pandemia, in
grave crisi economica ed energetica. Ma se cade Johnson eletto dal
popolo sovrano è cosa buona e giusta, se cade Draghi, non eletto, è
una tragedia. Salvo colpi di coda, si andrà a votare nel primo
autunno. Torna malconcio e in vesti grottesche quel mostro chiamato
democrazia, o perlomeno un suo parente o sosia.
(La
Verità, 21 luglio 2022)