Mons. Viganò
21 luglio 2022 La sospensione della Santa Messa di sempre da parte del Cardinale di Chicago è un abuso, un atto illegittimo Cupich amico del pedofilo, molestatore seriale, Mc Carrick Mons. Carlo Maria Viganò
DICHIARAZIONE sulla sospensione delle celebrazioni dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote nell’Arcidiocesi di Chicago
Il Cardinale Blase Cupich, con l’autoritarismo burocratico che contraddistingue i funzionari della chiesa bergogliana, ha ordinato ai Canonici dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, che svolgono il loro Ministero nell’Arcidiocesi di Chicago, di sospendere le funzioni pubbliche in rito antico a partire dalla fine del mese di Luglio, revocando le facoltà loro concesse a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum.
È evidente a chiunque che questa decisione ha lo scopo di impedire l’esercizio di un diritto che nessuna Autorità ecclesiastica può negare, a fortiori condizionandolo all’accettazione di principi dottrinali e liturgici che sono in palese conflitto con il Magistero immutabile della Chiesa Cattolica. Ogni battezzato ha infatti il diritto di assistere alla Santa Messa e di vedersi amministrare i Sacramenti nella forma che il Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI ha riconosciuto non essere mai stata abrogata. Privare i fedeli di Chicago di questo loro diritto è un gravissimo abuso, e il fatto che la decisione di Cupich sia tacitamente approvata dal Sinedrio romano aggiunge alle malversazioni dell’Ordinario la conferma di un piano più vasto, volto a cancellare in tutto l’Orbe cattolico quel segno di contraddizione che è rappresentato dalla Messa apostolica. Segno di contraddizione perché la sua stessa esistenza è una silenziosa condanna di decenni di deviazioni dottrinali, morali e disciplinari. Non è un mistero che Bergoglio abbia in odio la Tradizione, e che non perda occasione per deridere e screditare quanti vogliono rimanere Cattolici e non sono disposti ad apostatare la Fede. Così come sono altrettanto notorie le sue predilezioni in materia di collaboratori e confidenti: tutti accomunati dalla sodomia, dalla brama di potere e dalla corruzione in materia finanziaria. Non deve quindi stupire che uno dei suoi pupilli – amico intrinseco del molestatore seriale McCarrick assieme ad altri non meno discussi Prelati come Wuerl e Tobin – ricambi l’immeritata promozione alla Sede di Chicago mostrandosi ligio esecutore degli ordini del suo benefattore. Una promozione alla quale – mi permetto di ricordare – mi opposi strenuamente quando servivo la Santa Sede come Nunzio Apostolico negli Stati Uniti e che oggi appare ancor più scandalosa dopo le inquietanti rivelazioni di Church Militant (qui e qui) a proposito del coinvolgimento di Cupich nell’occultamento delle prove relative ai crimini sessuali del defunto Card. Joseph Bernardin. Nel 2019 Cupich venne indagato delle autorità federali e del procuratore generale dell’Illinois proprio per non aver consegnato la documentazione incriminante sull’Arcivescovo Bernardin e su altri suoi complici, in possesso della Diocesi. E veniamo a sapere che su quel campione di progressismo che Cupich vorrebbe veder canonizzato (qui) gravano le pensanti accuse di una delle vittime di abusi, a cui la Congregazione dei Vescovi, la Segreteria di Stato e l’Arcidiocesi di Chicago non hanno mai dato seguito, nonostante menzionassero la profanazione del Santissimo Sacramento nel corso di un rituale satanico con minorenni compiuto nel 1957 dall’allora giovane prete Bernardin e dal suo confratello John J. Russell, poi consacrato Vescovo e ora defunto.
È invero difficile, se non del tutto impossibile, trovare una qualche giustificazione alla decisione di Cupich, che considera la celebrazione della Messa di sempre come un peccato di leso Concilio, ma che guarda caso sa essere indulgente e comprensivo verso i sodomiti, i molestatori di bambini, gli abortisti e i profanatori delle Specie Eucaristiche. Cupich pro domo sua. Il quale, incaricato da Bergoglio di presiedere la Commissione sui reati sessuali del Clero americano e interrogato sul mio Memoriale del 2018, commentava con scandalosa improntitudine:
«Il Papa ha un’agenda più ampia: egli deve andare avanti con altre cose, a proposito di ambiente e protezione dei migranti e portare avanti il lavoro della Chiesa. Non scenderemo nella tana del coniglio per questo… Qualche anno fa, se un Cardinale si fosse permesso di rispondere così, sarebbe venuto giù il mondo; ma oggi evidentemente i tempi sono cambiati… Ci si può permettere anche un po’ di insolenza. Tanto si sa che i media non si stracceranno le vesti per così poco» (qui e qui).
Avete letto bene: «Per così poco». Nel mondo secolare, se un manager impedisse ai suoi sottoposti di svolgere il proprio lavoro e incoraggiasse i dipendenti disonesti e corrotti promuovendoli e coprendo i loro reati sarebbe licenziato in tronco e gli verrebbe chiesto un risarcimento milionario per il danno di immagine causato all’azienda. Invece, nel variopinto carrozzone della lavender mafia protetta da Bergoglio queste forme di sordida complicità col male e di feroce avversione al Bene sono diventate la norma, confermando che la corruzione morale è il necessario corollario della deviazione dottrinale e della licenza in materia liturgica. La crisi dell’Autorità ecclesiastica – a partire dal suo vertice – è incontrovertibile, come confermano la creazione di Cupich a Cardinale e i nomi dei Porporati del prossimo Concistoro.
Se nelle questioni temporali i governanti obbedienti al deep state si avvalgono di funzionari corrotti per realizzare il golpe bianco del great reset, sul fronte ecclesiale vediamo Cardinali e Prelati non meno corrotti, obbedienti alla deep church, che con il placet di Bergoglio portano a compimento il piano eversivo del Vaticano II, destinato a sfociare nella Religione dell’Umanità vagheggiata dalla Massoneria.
Ma se da una parte è doveroso denunciare e condannare gli intollerabili abusi di questi rinnegati che hanno come scopo la distruzione della Chiesa di Cristo e la cancellazione del Santo Sacrificio della Messa; dall’altra occorre a mio parere riconsiderare quanto certe forme di spensierata accettazione del Vaticano II da parte dell’Istituto di Cristo Re abbiano a torto lasciato credere ai suoi membri che Roma avrebbe chiuso un occhio su fibbie e cappemagne, a patto che non criticassero il Concilio o il Novus Ordo.
Questo ci mostra che – al di là delle estemporanee connotazioni cerimoniali un po’ troppo ancien régime (peraltro molto moderate a Chicago e in genere negli Stati Uniti) – è la Messa tridentina in sé ad essere una formidabile professione di Fede e una impietosa confutazione dei raffazzonamenti della liturgia riformata, che la celebri un vecchio parroco o un novello sacerdote, a prescindere dal fatto che indossi la pianeta romana o la casula medievale. È quella Messa, la Messa per eccellenza, celebrata nell’unico Rito davvero straordinario non perché occasionale, ma perché incomparabilmente superiore alla brutta copia protestantizzata del rito montiniano, che un Curato d’Ars avrebbe visto con orrore.
Questa Messa, la Messa della Santa Chiesa, la Messa degli Apostoli e dei Martiri di tutti i tempi, la nostra Messa è il vero scandalo di costoro. Non lo sono i fiocchi e i cappelli romani; non lo sono le mozzette e i rocchetti: il vero discrimen è la Messa Cattolica, e contro di essa si scagliano, con la rabbia degli eretici, coloro che predicano l’accoglienza e l’inclusività, valide per tutti e senza condizioni ad eccezione dei buoni sacerdoti e dei buoni fedeli. Basterebbe questo, in realtà, per ignorare totalmente gli ultimi rantoli di una Gerarchia accecata nell’intelletto e nella volontà perché aliena alla Grazia.
Questa ennesima prova di forza di Cupich, cinica e spietata verso i fedeli ancor prima che verso i Canonici dell’Istituto, può costituire un momento di salutare riflessione su tante omissioni e tanti equivoci che devono essere chiariti, specialmente in materia di accettazione della mens conciliare e del “magistero” bergogliano. Confido che i Canonici di Cristo Re e tutti gli Istituti ex Ecclesia Dei sapranno vedere in questi giorni di prova una preziosa occasione di purificazione, testimoniando con coraggio la necessaria coerenza tra la professione della Fede e la sua espressione cultuale nella Messa, e la conseguente inconciliabilità tra queste e le deviazioni dottrinali e liturgiche del Vaticano II. Perché non è possibile celebrare la Messa di San Pio V e accettare allo stesso tempo gli errori dei suoi nemici.
Cupich lo sa benissimo, ed è per questo che vuole impedire la celebrazione di quella Messa. Sa quanto essa sia un potentissimo esorcismo contro i servi del demonio, mitrati e non. Sa quanto essa sia immediatamente comprensibile a chiunque, per il suo soprannaturale senso del sacro e del divino – il mysterium tremendum di Mosè dinanzi al roveto ardente – e come essa apra gli occhi dei fedeli, ne riscaldi il cuore, ne illumini la mente. Dopo decenni di supplizi inenarrabili, i fedeli possono accostarsi alla Maestà di Dio, convertirsi, cambiare vita, educare santamente i figli, propagare la Fede con l’esempio. Cosa di più auspicabile per un Vescovo che sia davvero Pastore delle pecore affidategli dal Signore? E cosa di più detestabile, per chi quelle pecore le vuole far sbranare dai lupi o veder precipitare nel baratro?
I fedeli, i sacerdoti e i Vescovi hanno il sacro imperioso dovere di insorgere contro le decisioni di questi personaggi ampiamente screditati e di pretendere, senza cedimenti, che la veneranda Liturgia tridentina rimanga inviolabile baluardo di dottrina, di morale, di spiritualità. Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (At 5, 29), specialmente quando costoro hanno mostrato, con la propria condotta riprovevole, di non amare né Dio né i loro fratelli nella Fede.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
20 Luglio 2022 _____________________________________________ English Version _____________________________________________
DECLARATION on the suspension of the liturgical celebrations of the Institute of Christ the King Sovereign Priest in the Archdiocese of Chicago
Cardinal Blase Cupich, with the bureaucratic authoritarianism that distinguishes the officials of the Bergoglian church, has ordered the Canons of the Institute of Christ the King Sovereign Priest who carry out their ministry in the Archdiocese of Chicago to suspend all public functions in the ancient rite beginning at the end of the month of July, revoking the faculties granted to them in accordance with the Motu Proprio Summorum Pontificum.
It is obvious to anyone that this decision is intended to prevent the exercise of a right that no ecclesiastical authority can deny, a fortiori conditioning it on the acceptance of doctrinal and liturgical principles that are in blatant conflict with the immutable Magisterium of the Catholic Church.
Indeed, every baptized person has the right to attend Holy Mass and to be administered the Sacraments in the form that Benedict XVI’s Motu Proprio Summorum Pontificum acknowledged may never be abrogated. Depriving the faithful of Chicago of their right is a very grave abuse, and the fact that Cupich’s decision is tacitly approved by the Roman Sanhedrin adds to the embezzlements of the Ordinary the confirmation of a broader plan intended to cancel throughout the entire Catholic world the sign of contradiction that is the Apostolic Mass. A sign of contradiction because its very existence is a silent condemnation of decades of doctrinal, moral, and disciplinary deviations.
It is no secret that Bergoglio has a hatred of Tradition, and that he does not miss any occasion to deride and discredit those who want to remain Catholic and are not willing to apostatize from the Faith. Just as well known are his predilections for his collaborators and confidants: they are all united by sodomy, lust for power, and corruption in financial matters. It should therefore be no surprise that one of his pupils – an intrinsic friend of the serial molester McCarrick along with other no less controversial Prelates like Donald Wuerl and Joseph Tobin – returned the favor of his undeserved promotion to the See of Chicago by showing himself to be a loyal executor of his benefactor’s orders. A promotion that – permit me to remind you – I strenuously opposed when I was serving the Holy See as Apostolic Nuncio to the United States, and that today appears even more scandalous after the disturbing revelations made by Church Militant (here and here) regarding Cupich’s involvement in the cover up of evidence related to the sexual crimes of Cardinal Joseph Bernardin. In 2019, Cupich was investigated by federal authorities and by the attorney general of Illinois for not having turned over incriminating documentation on Archbishop Bernardin and his accomplices that was in the possession of the Archdiocese of Chicago. And we have also learned that, while Cupich would like to see Bernardin the champion of progressivism canonized (here), there are actually very serious accusations hanging over Bernardin made by one of his abuse victims, accusations which the Congregation of Bishops, the Secretariat of State, and the Archdiocese of Chicago have never followed up on, despite the fact that these accusations mention the profanation of the Blessed Sacrament during a Satanic ritual with minors carried out in 1957 by the young priest Father Joseph Bernardin and his brother priest Father John J. Russell, who was later consecrated as a Bishop and is now deceased.
It is truly difficult, if not completely impossible, to find any justification for the decision of Cupich, who considers the celebration of the Mass of all time to be a sin of injuring the Council, but who strangely enough knows how to be indulgent and understanding towards sodomites, child molesters, abortionists, and profaners of the Eucharistic Species. Cupich pro domo sua. It is Cupich, of course, who, when he was instructed by Bergoglio to preside over the Commission on Sexual Crimes of the American Clergy and was asked about the Memorandum I issued in August 2018, commented with scandalous impudence:
“The Pope has a bigger agenda: he’s got to get on with other things, talking about the environment and protecting migrants, and carrying on the work of the Church. We’re not going to go down a rabbit hole on this. . . . Years ago, if a Cardinal had allowed himself to respond like this, the whole world would have come down; but today obviously times have changed. . . . Here we can also allow ourselves a bit of insolence. So much is known that the media will not tear their garments for so little.” (here and here).
You read that correctly: “For so little.” In the secular world, if a manager prevented his subordinates from doing their job and encouraged dishonest and corrupt employees by promoting them and covering up their crimes, he would be fired on the spot and asked to pay millions in compensation for the damage caused to the company’s image. Instead, on the multicolored bandwagon of the lavender mafia protected by Bergoglio, these forms of sordid complicity with evil and ferocious aversion to the Good have become the norm, confirming that moral corruption is the necessary corollary of doctrinal deviation and liturgical license. The crisis of ecclesiastical Authority – beginning from the very top – is undeniable, as confirmed by the creation of Cupich as Cardinal as well as the names of those to be given the red hat at the upcoming Consistory.
If in temporal matters civic rulers who are obedient to the deep state make use of corrupt officials to carry out the silent coup of the “Great Reset,” at the same time on the ecclesial front we see that cardinals and prelates who are no less corrupt and who are obedient to the deep church. With Bergoglio’s placet they are bringing the subversive plan of Vatican II to completion, which is destined to lead to the Religion of Humanity yearned for by Freemasonry.
But if on the one hand it is a duty to denounce and condemn the intolerable abuses of these renegades who have as their goal the destruction of the Church of Christ and the cancellation of the Holy Sacrifice of the Mass, on the other hand it seems to me that it is necessary to reconsider how certain forms of carefree acceptance of Vatican II on the part of the Institute of Christ the King may have wrongly allowed its members to believe that Rome would have looked the other way regarding buckles and capes as long as they did not criticize the Council or the Novus Ordo.
This shows us that – beyond the impromptu ceremonial connotations that are bit too ancien régime (which however are very moderate in Chicago and in general throughout the United States) – it is the Tridentine Mass in itself that is a formidable profession of Faith and an unflinching refutation of the patched-together reformed liturgy, whether it is celebrated by an old parish pastor or a newly ordained priest, regardless of whether he wears a Roman fiddleback or a medieval chasuble. It is that Mass, and the Mass par excellence, celebrated in the one Rite that is truly extraordinary, not because it is occasional but because it is incomparably superior to the Protestantized imitation that is the Montinian rite, which a Curé of Ars would have looked upon with horror.
This Mass, the Mass of the Holy Church, the Mass of the Apostles and Martyrs of all times, our Mass – this is the Mass that truly causes them scandal. It is not Roman birettas and bows that scandalize them; it is not the mozzettas and rochets that scandalize them. The real thing that scandalizes them is the Catholic Mass, and this is what they rail against, with the rage of heretics – the same people who preach “welcoming” and “inclusivity,” which applies to everyone without condition except for good priests and faithful laity. In reality, this ought to be enough to convince us to totally ignore the last dying wheezes of a Hierarchy that is blinded in both intellect and will because it is alien to Grace.
This umpteenth show of strength by Cupich, who is cynical and ruthless towards the faithful even before the Canons of the Institute of Christ the King, can constitute a healthy moment of reflection on the many omissions and equivocations that need to be clarified, especially in the matter of acceptance of the Conciliar mens and the Bergoglian “magisterium.” I trust that the Canons of Christ the King and all of the Ecclesia Dei institutes will be able to see in these days of trial a precious opportunity for purification, courageously witnessing to the necessary coherence between the profession of Faith and its cultic expression in the Mass, and the consequent irreconcilability between these and the doctrinal and liturgical deviations of Vatican II. Because it is not possible to celebrate the Mass of Saint Pius V and at the same time to accept the errors of its enemies.
Cupich knows this very well, and this is why he wants to prevent the celebration of that Mass. He knows how much that Mass is a very powerful exorcism against the servants of the devil, both those who wear miters and those who do not. He knows how immediately that Mass is understandable to anyone for its supernatural sense of the sacred and divine – the mysterium tremendum of Moses before the burning bush – and how that Mass opens the eyes of the faithful, warms their hearts, and enlightens their minds. After decades of unspeakable torments, the faithful are finally able to approach the Majesty of God, to be converted, to change their lives, to educate their children in holiness, and to spread the Faith by their example. What could be more desirable for a Bishop who is truly a Shepherd of the Sheep entrusted to him by the Lord? And what could be more detestable for those who want to see the Sheep be torn to pieces by wolves or fall into the abyss?
The lay faithful, priests, and Bishops have the sacred and urgent duty to rise up against the decisions of these completely discredited characters and to demand, without yielding an inch, that the venerable Tridentine Liturgy remain an inviolable bulwark of doctrine, morality, and spirituality. We must obey God rather than men (Acts 5:29), especially when these men have demonstrated by their reprehensible conduct, that they do not love either God or their brothers in the Faith.
+ Carlo Maria Viganò, Archbishop
20 July 2022
... |