NON UCCIDETE LA CREATIVITÀ UMANA CON SCELTE POLITICHE IDIOTE
La
capacità dell'umanità di risolvere i problemi va oltre ogni
immaginazione
Nel
2019, tanti quanti i cavalieri di una legione romana, geologi e
fisici italiani inviavano una Petizione alle massime autorità dello
Stato, tranquillizzandole che non v’è in atto alcuna emergenza
climatica. Quando lo tradussero in inglese e lo postarono in rete,
l’appello attirò l’attenzione di Guus Berkhout, professore di
geofisica, fondatore del Clintel’s Laboratory of Climate
Imaging, membro della Reale Accademia Olandese delle Scienze e
dell’Accademia olandese d’ingegneria, oltre che membro onorario
della Società di esplorazione geofisica e dell’Associazione
europea di geologia. Berkhout trasformò la Petizione italiana in
Dichiarazione mondiale sul clima, la diffuse nei cinque
continenti, ottenendo l’adesione di un migliaio di essi, per lo più
scienziati della Terra e fisici di prim’ordine – il più
autorevole dei quali è il premio Nobel per la fisica Ivar Giaever.
La Dichiarazione – il cui eloquente titolo («Non v’è
alcuna emergenza climatica») divenne il motto della Fondazione
Clintel che Berkhout pochi mesi prima aveva fondato – fu da questi
inviata al Segretario Generale delle Nazioni Unite, con richiesta di
udienza finalizzata ad aprire gli occhi all’importante carica
mondiale. Antonio Guterres, però, da lì a poco, avrebbe dato
udienza invece a Greta Thunberg, preferendo abbeverarsi alla fonte
della scienza che costei emanava, a dire della stessa, da tutti i
pori.
Prof.
Berkhout, può dirci qualcosa su Clintel?
Climate
Intelligence è una fondazione
indipendente, attiva nel campo del cambiamento climatico e della
transizione energetica. La sua missione è mettere alla portata di
tutti ciò che si sa del clima. La
sua visione è che il riscaldamento globale è un fatto naturale ma
non una crisi, e che le misure climatiche devono essere incentrate
sull'adattamento al e non al governo del clima. E la sua ambizione è
aumentare la conoscenza e la comprensione delle cause e delle
conseguenze del cambiamento climatico, nonché degli effetti della
politica climatica sul sistema energetico e alimentare. Per rimanere
in stretto contatto con tutti i paesi del mondo, Clintel ha nominato
ambasciatori che forniscono informazioni di prima mano sugli ultimi
sviluppi in ogni Paese. L’ambasciatore italiano è Alberto
Prestininzi, professore emerito di Geologia alla Sapienza di Roma,
una delle più brillanti menti italiane nella geologia e climatologia
internazionale.
È
preoccupato per il futuro?
No,
al contrario, sono molto fiducioso. Vede, non si possono ingannare
tutti per sempre e, ci insegna la Storia, la ragione alla fine
prevale sulla superstizione. Sorprendentemente, i mezzi di
comunicazione prevedono solo disgrazie e il crollo del mondo a causa
dell'influenza dell'umanità. Ma i fatti concreti mostrano l'esatto
opposto: l'attesa di vita è la migliore misura della qualità della
vita, e nell’ultimo secolo è passata da 40 a 72 anni, col numero
di persone morte per catastrofi naturali diminuito del 90%.
L'aumento dell'aspettativa di vita con
l'aumento della popolazione mondiale – più persone, più cervelli,
più potere creativo – è la migliore prova contro il malvagio
movimento malthusiano e il distruttivo “gran reset” del World
economic forum.
Può
fare un esempio di errate impostazioni nelle priorità tecnologiche?
Gli
enormi investimenti tecnologici di oggi per controllare il
cambiamento climatico sono un errore storico. Se studiamo il passato
e il presente, vediamo che il contributo umano al cambiamento
climatico è infimo. La vera causa è naturale, ed è la combinazione
di irraggiamento solare e comportamento oceanico. Pensare di poter
governare il clima diminuendo le nostre emissioni di CO2,
oltre che ingenuo, è un oltraggioso spreco di denaro. Quello che si
deve fare è accettare il cambiamento climatico come fenomeno
naturale inevitabile, comprenderlo meglio con scienza e coscienza, e
sviluppare tecnologie di adattamento efficaci. Eccole tre esempi:
1.
Le severe inondazioni dell'anno scorso che han colpito l'Europa
occidentale sono la conseguenza di errati interventi nella gestione
del territorio. Errori che danno agli amministratori verdi
l'opportunità di incolpare ancora di più il clima.
2.
La siccità nei delta dei fiumi (come quella del delta del Po di
quest’anno) sono causate da strategie obsolete di gestione delle
acque, che mirano a mitigare le inondazioni drenando rapidamente
l'acqua in eccesso, mentre è necessario fare il contrario. L'acqua
in eccesso dovrebbe essere assorbita dal terreno, conservata in
bacini idrici, e utilizzata al bisogno. Invece si incolpa il
cambiamento climatico!
3.
L’attuale crisi energetica è interamente colpa di governi
incompetenti che hanno vietato gli investimenti nei combustibili
fossili. Le turbine eoliche e i pannelli solari sono non solo
estremamente costosi ma, fornitori di energia imprevedibile, sono
totalmente inadatti a sostituire l'attuale infrastruttura energetica.
L'uso dell'idrogeno per scopi di stoccaggio rende questo circo
rinnovabile ancora più sciocco.
Nel
suo paese i cittadini non si fidano più del governo e gli
agricoltori stanno protestando.
La
politica ecologica dei governi occidentali non ha nulla a che fare
con il mondo reale, né con la scienza onesta, né con il buon senso.
La crisi della CO2
è artificiale, costruita da allarmisti climatici privi di studi. La
CO2
è la materia prima per la vita sulla Terra. Considerando costi e
benefici totali, una maggiore quantità di CO2
nell'atmosfera è più una benedizione per l'uomo e per la natura. E
poi c'è anche l'assurda crisi dell'azoto. Secondo il militante
movimento verde olandese, l'uso di fertilizzanti da parte degli
agricoltori starebbe causando disastri. Ma i derivati azotati sono
indispensabili per garantire cibo a sufficienza in futuro. Gli
agricoltori olandesi sono creativi e disposti a mettere il loro cuore
e la loro anima in un'ulteriore armonia tra agricoltura intensiva e
natura. Ma solo in collaborazione con amministratori dotati di buon
senso, che purtroppo mancano. Qui nei Paesi Bassi i cittadini si
rendono ben conto che le politiche verdi li spingono verso la
povertà.
Qual
è secondo lei la soluzione per uscire da questi pasticci?
Avrei
tre raccomandazioni principali:
Le
politiche climatiche di oggi sono guidate da modelli al calcolatore
che, mi spiace dirlo, han dimostrato d’essere errati. Il mio
consiglio è di abbandonare del tutto l'uso di questi modelli,
totalmente inattendibili.
La
storia ci dice che le scoperte scientifiche sono sempre state
avviate da misurazioni nuove e più accurate. Pensi agli
spettacolari sviluppi nei telescopi, come il recente telescopio
spaziale James Webb, o al nuovissimo satellite geostazionario
GOES-T, per l'osservazione meteorologica e il monitoraggio
ambientale. Il mio consiglio è di investire molto in sistemi di
misurazione di alta qualità in grado di misurare con precisione le
proprietà chiave dell'atmosfera terrestre e del comportamento degli
oceani, sia nello spazio che nel tempo: misure migliori ci
mostreranno la via da seguire.
Oggi
vediamo che varie organizzazioni sovranazionali – come l'Ipcc o
l'Oms – hanno regolamenti globali che prevalgono sulle leggi
nazionali. La tendenza preoccupante è che vogliano istituire una
sorta di "governo mondiale" che dica ai governi nazionali
cosa fare. Tuttavia, i singoli Paesi sono molto dissimili tra loro,
come lo sono le loro esigenze nazionali, con ognuno che richiede
soluzioni su misura per sé. Elaborare una regolamentazione globale
uniforme rischia la fine della democrazia occidentale: quando la
voce del popolo non si fa più sentire al governo e al parlamento,
la democrazia viene meno. Allora, la regolamentazione delle
organizzazioni sovranazionali non dovrebbe mai prevalere sul diritto
nazionale.
Si
dia un'occhiata da vicino alla Germania. Questo Paese ha la quota più
grande al mondo di energie rinnovabili nel suo sistema energetico
(20%), e così la sua energia è diventata inaffidabile nella
fornitura e inaccessibile nel prezzo: non si incolpi il clima o la
guerra Ucraina-Russia. E si dia un'occhiata da vicino anche allo Sri
Lanka. Questo paese è stato convinto dalle élite sovranazionali a
convertire la propria agricoltura vietando i fertilizzanti, e così
non solo l'esportazione di cibo del paese è crollata, ma anche lo
Sri Lanka non può più sfamare la propria gente. Nonostante questi
drammatici fallimenti, il circo globale del "Great Reset"
continua. Consiglio a tutti gli utopisti verdi di valutare
criticamente ciò che stanno facendo al mondo.
Grazie,
professor Berkhout.
Franco
Battaglia - articolo pubblicato sul quotidiano LA VERITÀ il 20 luglio 2022