Mons. Viganò
04 giugno 2022 USQUE AD EFFUSIONEM SANGUINIS a proposito delle nomine del prossimo Concistoro
USQUE AD EFFUSIONEM SANGUINIS a proposito delle nomine del prossimo Concistoro
Se potessimo chiedere a San Gregorio Magno, a San Pio V, al Beato Pio IX, a San Pio X, al Venerabile Pio XII sulla base di quali valutazioni essi abbiano scelto i Prelati da insignire della Sacra Porpora, ci sentiremmo rispondere da tutti, nessuno escluso, che il principale requisito per diventare Principi di Santa Romana Chiesa è la santità di vita, l’eccellenza in particolari virtù, l’erudizione nelle discipline ecclesiastiche, la saggezza nell’esercizio dell’Autorità, la fedeltà alla Sede Apostolica e al Vicario di Cristo. Molti dei Cardinali creati da questi Pontefici divennero Papi a loro volta; altri si distinsero per il loro contributo al governo della Chiesa; altri ancora meritarono di essere elevati alla gloria degli altari e di esser proclamati Dottori della Chiesa, come San Carlo Borromeo e San Roberto Bellarmino.
Parimenti, se potessimo chiedere ai Cardinali creati da San Gregorio Magno, da San Pio V, dal Beato Pio IX, da San Pio X, dl venerabile Pio XII come essi concepissero la dignità a cui erano stati elevati, ci avrebbero risposto, nessuno escluso, che si sentivano indegni del ruolo ricoperto e fiduciosi nell’aiuto della Grazia di stato. Tutti costoro, dal più insigne al meno noto, consideravano imprescindibile per la propria santificazione dar prova di assoluta fedeltà al Magistero immutabile della Chiesa, di eroica testimonianza della Fede con la predicazione del Vangelo e la difesa delle Verità rivelate, di filiale obbedienza alla Sede di Pietro, Vicario di Cristo e Successore del Principe degli Apostoli.
Chi oggi rivolgesse queste domande a colui che sta assiso sul Soglio e a coloro che egli ha elevato alla Porpora, scoprirebbe con grande scandalo che la nomina cardinalizia è considerata al pari di un qualsiasi incarico di prestigio di un’istituzione civile, e che non sono le virtù richieste per quella carica a portare a scegliere questo o quel candidato, ma il suo livello di corruttibilità, di ricattabilità, di appartenenza a questa o quella corrente. E lo stesso, anzi forse peggio, accadrebbe nel presumere che, come nelle cose di Dio i Suoi ministri dovrebbero essere esempio di santità, così nelle cose di Cesare i governanti siano guidati dalle virtù di governo e mossi dal bene comune.
I cardinali nominati dalla chiesa bergogliana sono perfettamente coerenti con quella deep church di cui sono espressione, così come i ministri e i funzionari dello Stato sono scelti e nominati dal deep state. E se questo avviene, è perché la crisi dell’autorità a cui assistiamo da secoli nel mondo e da sessant’anni nella Chiesa è in metastasi.
Vertici onesti e incorruttibili pretendono e ottengono collaboratori convinti e fedeli, perché il loro consenso e la loro collaborazione derivano dalla condivisione di un fine buono – santificazione propria e altrui – ricorrendo a strumenti moralmente buoni. Analogamente, vertici corrotti e traditori richiedono subalterni non meno corrotti e disposti al tradimento, perché il loro consenso e la loro collaborazione derivano dalla complicità nel crimine, dalla ricattabilità del sicario e del mandante, dalla mancanza di qualsiasi remora morale nell’eseguire gli ordini. Ma la fedeltà nel male, non dimentichiamolo, è sempre a tempo, e su di essa grava la spada di Damocle del mantenimento del potere del padrone e dall’assenza di un’alternativa più allettante o remunerativa per chi lo serve. Viceversa, la fedeltà nel Bene – ossia fondata in Dio Carità e Verità – non conosce ripensamenti, ed è disposta a sacrificare la vita – usque ad effusionem sanguinis – per quell’autorità spirituale o temporale che è vicaria dell’Autorità di Nostro Signore, Re e Sommo Sacerdote. Questo è il martyrium simboleggiato dalla veste cardinalizia. Questa sarà anche la condanna di chi la profana credendosi protetto dalle Mura Leonine.
Non stupisce quindi che un’Autorità che si fonda sul ricatto si circondi di persone ricattabili, né che un potere esercitato per conto di una lobby eversiva voglia garantire continuità alla linea intrapresa, impedendo che il prossimo Conclave elegga un Papa e non un piazzista di vaccini o un propagandista del Nuovo Ordine Mondiale.
Mi chiedo tuttavia quale degli Eminentissimi che costellano le cronache boccaccesche della stampa coi loro pittoreschi soprannomi e con il fardello di scandali finanziari e sessuali sarebbero disposti a dare la vita non dico per il loro padrone di Santa Marta – che si guarderebbe bene a sua volta di darla per i suoi cortigiani – ma anche per Nostro Signore, ammesso che non Gli abbiano sostituito nel frattempo la Pachamama.
Ecco: in questo mi pare consista il nocciolo della questione. Pietro, mi ami tu più di costoro? (Gv 21, 15-17). Non oso pensare cosa risponderebbe Bergoglio; so invece cosa risponderebbero questi personaggi, insigniti del Cardinalato come Caligola1 conferì il laticlavio al suo cavallo Incitatus in spregio al Senato Romano: Non lo conosco (Lc 22, 54-62).
Sia compito precipuo dei Cattolici – laici e chierici – implorare dal Padrone della Vigna di venire a far giustizia dei cinghiali che la devastano. Finché questa setta di corrotti e fornicatori non sarà scacciata dal tempio, non potremo sperare che la società civile sia migliore di coloro che dovrebbero esserle di edificazione e non di scandalo.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo 2 Giugno 2022
1 “Stravagante, eccentrico e depravato. Le poche fonti storiografiche definiscono così il regno di Caligola, l’imperatore romano che secondo la leggenda osò fare senatore il suo cavallo (che per la cronaca si chiama Incitatus). Alla fine del suo regno, Caligola pretendeva di essere chiamato Dio, che è un po’ più che unto dal Signore.” _______ English Version USQUE AD EFFUSIONEM SANGUINIS Regarding the Nominations for the Upcoming Consistory
If we could ask Saint Gregory the Great, Saint Pius V, Blessed Pius IX, Saint Pius X, and Venerable Pius XII what was the basis of their assessments in deciding on which Prelates to bestow the Sacred Scarlet of the Cardinalate, we would hear from each of them, without exception, that the main requirement for becoming Princes of the Holy Roman Church is holiness of life, excellence in particular virtues, erudition in the ecclesiastical disciplines, wisdom in the exercise of authority, and faithfulness to the Apostolic See and the Vicar of Christ. Many of the Cardinals created by these popes went on to become popes themselves; others distinguished themselves for their contribution to the government of the Church; still others merited to be elevated to the glory of the altars and to be proclaimed Doctors of the Church, like Saint Charles Borromeo and Saint Robert Bellarmine.
Likewise, if we could ask the Cardinals created by Saint Gregory the Great, Saint Pius V, Blessed Pius IX, Saint Pius X, and Venerable Pius XII how they considered the dignity to which they had been elevated, they would have responded, without exception, that they felt themselves to be unworthy of the role they held and confident that they would receive the assistance of the Grace of state. All of these, from the most famous to the least known, considered it essential for their own sanctification to give proof of absolute fidelity to the immutable Magisterium of the Church, heroic witness to the Faith by the preaching of the Gospel and the defense of revealed Truth, and filial obedience to the See of Peter, the Vicar of Christ and the Successor of the Prince of the Apostles.
Anyone who would today pose these questions to the one who is seated on the Throne and to those whom he has elevated to the Cardinalate would discover with great scandal that the appointment of cardinals is considered to be the same as any prestigious appointment in a civil institution, and that it is not the virtues required for the office of cardinal that lead to the choice of this or that candidate, but rather his level of corruptibility, his blackmailability, and his adherence to this or that political current. And the same, indeed perhaps worse, would happen if one were to presume that, just as in the things of God the Lord’s ministers must be examples of holiness, so also in the things of Caesar those who govern are guided by the virtues of government and moved by the common good. The cardinals appointed by the Bergoglian church are perfectly consistent with that deep church of which they are an expression, just as the ministers and functionaries of State are chosen and appointed by the deep state. And if this happens, it is because the crisis of authority which we have been witnessing in the world for centuries and in the Church for sixty years has now metastasized.
Honest and incorruptible leaders demand and obtain convinced and faithful collaborators, because their consent and collaboration derive from the sharing of a good purpose – one’s own sanctification as well as that of others – using morally good instruments to achieve it. Analogously, corrupt and treacherous leaders require subordinates who are no less corrupt and disposed to betrayal, because their consent and their collaboration derive from complicity in crime, the blackmail of the hitman and the one who hires him, and from the lack of any moral hesitation in following orders. But loyalty in doing evil, let us not forget, is always only for a time, and hanging over it there is the sword of Damocles of the boss remaining in power and of the absence of a more attractive or more profitable alternative for those who serve him. Conversely, loyalty in doing good – which is rooted in God who is Charity and Truth – does not know any second thoughts, and is ready even to sacrifice life – usque ad effusionem sanguinis – for that spiritual or temporal Authority that is the vicar of the Authority of Our Lord, who is both King and High Priest. This is the martyrium symbolized by the cardinal’s robes. This will also be the condemnation of those who profane it, believing themselves to be protected by the Leonine Walls.
It is therefore not surprising that an Authority that is based on blackmail surrounds itself with people who are vulnerable to blackmail, nor that a power exercised on behalf of a subversive lobby wants to guarantee continuity with the line that has been undertaken, preventing the next Conclave from electing a Pope rather than a vaccine vendor or a New World Order propagandist.
I wonder, however, which of Their Eminences who dot the foul-mouthed press with their colorful nicknames and the burden of financial and sexual scandals would be ready to give their lives, I do not say for their boss in Santa Marta – who would of course himself take good care to give his life for his courtiers – but for Our Lord, assuming that they have not replaced him in the meantime with the Pachamama.
It seems to me that this is the crux of the matter. Peter, do you love me more than these? (Jn 21:15-17). I do not dare to think how Bergoglio would respond; instead, I know what these characters, who have been awarded the Cardinalate just as Caligula conferred the laticlavius [the rank of senator] on his horse Incitatus in order to show his contempt for the Roman Senate: I do not know him (Lk 22:54-62). It is the primary task of Catholics – both lay people and clergy – to implore the Master of the Vineyard to come and do justice to the wild boars who are devastating it. Until this sect of corrupters and fornicators is thrown out of the temple, we will not be able to hope that civil society will be any better than those who ought to be edifying it rather than scandalizing it.
+ Carlo Maria Viganò, Archbishop 2 June 2022
... |