Russia
26 febbraio 2022

Il grande direttore d’orchestra Gergiev sta con Putin e ignora l’ingiunzione del sindaco Sala.


I suoi principi vengono prima e non sono in vendita.


Come riferisce la stampa

Rinuncia anche alla direzione della Filarmonica di Vienna alla Carnegie Hall

La Scala di Milano e il primo cittadino avevano chiesto al direttore russo una presa di distanze dall'attacco armato da parte della Russia



Modificato il: 25 Febbraio 2022

Nella notte è arrivata la guerra e ha cambiato tutto, anche per la Scala, addirittura con il ventilato siluramento di uno dei più acclamati direttori d’orchestra in circolazione. La sera precedente all’attacco, mercoledì, si era celebrata la trionfale prima della Dama di Picche di Ciaikovskij, alla guida dell’orchestra il grande direttore russo Valery Gergiev, capo carismatico del Mariinskij di San Pietroburgo e amico personale di Vladimir Putin. Nove minuti di applausi alla fine cancellano un isolato tentativo di contestazione, proprio all’arrivo di Gergiev sul podio, fatto di un «buu» e di un «vattene!» dal loggione. Ma ieri mattina, a scenario geopolitico sconvolto, invece del loggionista isolato decide di intervenire il sindaco Beppe Sala, che del cda della Scala è presidente: «Il maestro ha più volte dichiarato la sua vicinanza a Putin - dice -. Con il sovrintendente del teatro gli stiamo chiedendo di prendere una posizione precisa contro l’invasione. Se non lo facesse, saremmo costretti a rinunciare alla collaborazione. Queste situazioni impongono di intervenire».

Una lettera, firmata solo dal sovrintendente Dominique Meyer ma concordata con il sindaco, viene subito recapitata a Gergiev. Contiene la richiesta per una presa di posizione conciliante e rivolta a una soluzione pacifica del conflitto: una formula morbida, che non include la parola «invasione», e che dovrebbe consentire al maestro un’uscita onorevole da una situazione delicatissima. Nonostante il pressing del teatro e dell’amministrazione cittadina il direttore d’orchestra non ha preso pubblicamente le distanze da Putin, anzi gli ha rinnovato la sua stima e solidarietà. È quindi molto verosimile che il teatro lo sostituisca nel giro di tempi strettissimi.

Gergiev era atteso già da stasera per tre concerti con i Wiener Philarmoniker alla Carnegie Hall di New York. In serata, è arrivata invece la notizia della cancellazione delle date: a sostituirlo sarà Yannick Nézet-Séguin. Forse sulla sua decisione ha inciso il fatto che a New York gli stessero preparando una manifestazione di protesta, come nel 2013 prima di un Onegin al Met e poi proprio per un concerto alla Carnegie Hall, quando la Russia approvò una legge contro la cosiddetta «propaganda omosessuale»? Nel caso venisse allontanato anche dal Piermarini verrebbe sostituito da tale Timur Zangiev, 27 anni, che ha diretto le prove milanesi.

Nato a Mosca nel 1953, allievo ed erede artistico del venerabile Jurij Temirkanov che ha frequentato fin da quando San Pietroburgo si chiamava Leningrado e il Mariinskij Kirov, Gergiev, un vero sciamano della bacchetta in grado di catalizzare l’attenzione delle orchestre e del pubblico, conosce Putin da quando era vicesindaco di San Pietroburgo ed è stato insignito dell’onorificenza di Eroe del Lavoro della Federazione Russa. A Putin non ha mai fatto mancare il suo appoggio, per esempio con il contestato «concerto per la liberazione di Palmira», o definendo le Pussy Riot «solo interessate ai soldi» mentre una di loro stava facendo lo sciopero della fame in un campo di prigionia. Ha sempre dichiarato che «la musica è la sola cosa che conta» e di non aver fatto mai discriminazioni «se non in base al talento». Ma è lecito, nel suo caso, discriminare e sollevare dall’incarico un artista solo in base alla prossimità con un leader politico, per quanto detestabile? (Detestato dai media occidentali, strumenti della propaganda oligarchica) Il dibattito è aperto.










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