Mons. Viganò
08 febbraio 2022

Risposta di Mons. Carlo Maria Viganò al cappellano militare d'Italia

Risposta di Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

all’Ordinario Castrense


Lo scorso 31 gennaio è stata pubblicata la Dichiarazione dell’Ordinario Militare su posizioni negazioniste in riferimento al COVID-19 e relativa campagna vaccinale (qui), nella quale S.E. Mons. Santo Marcianò menziona «prese di posizione estreme, in dissonanza con le direttive delle autorità sanitarie e pubbliche nonché in aperto contrasto con le indicazioni della Chiesa», con particolare riferimento ad una «missiva con la quale un vescovo, ex nunzio apostolico, noto per le sue esternazioni complottiste, ha esortato alla disobbedienza uomini e donne delle Forze dell’Ordine» (qui).

Ancora una volta noto che la condanna delle «posizioni estreme» si limita ad una generica petizione di principio, senza confutarle con argomentazioni scientificamente e giuridicamente valide. Il «senso di grande responsabilità» evocato dall’Ordinario Militare parte dal presupposto che la Covid-19 sia una malattia grave e che l’unico mezzo per contenere il contagio sia il ricorso ad un siero genico sperimentale impropriamente definito “vaccino”, che peraltro non protegge né dal contagio attivo né da quello passivo. Tale siero, come ampiamente confermato dalle dichiarazioni di illustri scienziati e dalle stesse indicazioni delle case farmaceutiche produttrici, è prodotto con linee cellulari abortive, e come tale il suo utilizzo è immorale. Inoltre, altro materiale fetale – come emerso da intercettazioni di dirigenti delle case farmaceutiche – è necessario per il mantenimento della coltura del siero e la sua produzione in grandi quantità. Le prove di questi fatti rendono la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede superata, perché aggiungono elementi che in prima istanza non era dato conoscere (qui).

Se l’Ordinario Castrense ritiene – com’è giusto che sia – che le fake news vadano confutate, egli dovrebbe anzitutto considerare la fondatezza delle proprie affermazioni circa l’efficacia del siero genico, che si basano su test ancora parziali e incompleti (dal momento che la sperimentazione del farmaco si concluderà l’anno prossimo), test effettuati dalle case farmaceutiche o da agenzie del farmaco da queste finanziate, i cui dirigenti sono spesso in grave conflitto di interesse. Inoltre, le pubblicazioni degli studi clinici sono pagate dalle medesime case farmaceutiche, così come lo sono gli “scienziati” che effettuano tali studi. In Italia, infine, l’Istituto Superiore di Sanità e il Comitato Tecnico Scientifico da due anni assumono decisioni che vanno anche oltre le già temerarie indicazioni dell’EMA e dell’OMS, come nel caso della somministrazione della quarta dose del “vaccino” – il cosiddetto booster – che l’EMA sconsiglia. Affermare quindi che vaccinarsi sia «non solo un dovere ma un “atto d’amore”» è essenzialmente falso, dal momento che il siero inoculato non è un vaccino, non è efficace, ha effetti collaterali a breve termine, anche gravi e perfino letali – come confermato dai dati VAERS – ed effetti a lungo termine ancora ignoti.

Nelle scorse settimane, l’indagine giornalistica di una testata americana cattolica ha reso noti i ripetuti incontri di Bergoglio con l’AD di Pfizer, oltre alle sponsorizzazioni di Pfizer e Moderna a convegni vaticani sulla pandemia (qui). Questo grave conflitto di interessi della Santa Sede destituisce della necessaria imparzialità le prese di posizione in favore dei cosiddetti vaccini e dimostra quanto sia esteso il potere di BigPharma sugli enti e le istituzioni mondiali, ivi compresa la Santa Sede e la quasi totalità della Gerarchia Cattolica.

Se vi è dunque un atteggiamento “negazionista”, esso va individuato nella propaganda che la Santa Sede fa ai vaccini, nascondendo deliberatamente l’evidenza della loro immoralità per la presenza di linee fetali abortive e per le implicazioni della modifica genetica che il siero causa nel DNA umano di chi viene inoculato; negando la loro inefficacia ai fini del contenimento della pandemia e tacendo colpevolmente la loro pericolosità con l’appiattirsi sui dati ufficiali delle Autorità sanitarie, circa la cui attendibilità sussistono ormai ampie prove.

Nel silenzio assordante dei media di regime, ci si sarebbe aspettati un grido d’allarme da parte della Chiesa, per dare voce a quei 38.983 morti e 3.530.352 danneggiati a seguito di vaccini Covid, come ha riconosciuto EudraVigilance. Perché parliamo di persone, di esseri umani, con figli, genitori, parenti, amici, lavoro, aspirazioni, oggi considerate come trascurabili vittime sacrificali sull’altare di un generico quanto assurdo «atto d’amore» suicida. Siamo invece arrivati al punto in cui si può giustificare il sacrificio umano in nome di un interesse della maggioranza che ricorda in modo inquietante il collettivismo vigente nella dittatura cinese. Dopo il silenzio di Bergoglio sulle violazioni dei diritti umani e sulla persecuzione dei Cattolici fedeli alla Chiesa di Roma, la Gerarchia tace omertosamente anche sul piano infernale del Great Reset e sull’estensione a tutto il mondo del sistema credito sociale vigente nella Cina comunista.

 

Ogni voce di dissenso, a causa di questa rete di connivenze e interessi economici, viene sistematicamente esclusa e censurata. La Dichiarazione dell’Ordinario Militare si aggiunge al coro del conformismo e della prona subalternità al sistema, limitandosi a liquidare come “complottista” qualsiasi opposizione, ancorché supportata da prove ufficiali.

Le parole di mons. Marcianò confermano l’esistenza di una deep church asservita al deep state. Ma mentre esse travisano completamente il contenuto delle mie dichiarazioni, di certo faranno comprendere ai membri delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine che l’unica preoccupazione del loro Ordinario non è tutelare la loro salute ed ancor prima la loro salvezza eterna, ma obbedire servilmente agli ordini dell’oligarchia globalista che, guarda caso, considera Bergoglio come uno dei propri migliori alleati. Basterebbe questo per formarsi un giudizio in merito.

Carlo Maria Viganò, Arcivescovo










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