Politica
08 febbraio 2022 La sconfitta di Draghi e il Golpe di Davos
Rprendiamo dal sito Storia Segreta il seguente articolo
Il
29 gennaio 2022 è una data che potrebbe passare alla Storia. Ancora una volta l’Italia si è ritrovata a essere al centro dei destini del mondo e, ancora una volta, il suo comportamento sfuggente e ingestibile, alla ’italiana’ insomma, ha prodotto un serio imbarazzo alle oligarchie mondialiste. L’inaudita sconfitta è stata però dovuta a un insieme di circostanze. In
primis si è trattata di una sconfitta personale di Mario Draghi
stesso. Il suo comportamento da ‘banchiere centrale’, spocchioso,
irrispettoso delle prerogative del Parlamento, dittatoriale come se
tutto gli fosse dovuto, ha irritato la grande maggioranza dei peones
che, nel bene e nel male, quel parlamento lo compongono. La buvette
della Camera era piena di commenti sarcastici all’indirizzo di
presidente del Consiglio in carica additato addirittura come ‘nemico
personale’. In
secondo luogo il suo comportamento inutilmente estremista nella
gestione della pandemia gli aveva già alienato molte simpatie.
Questo blog aveva già sottolineato (qui)
che il governo Draghi verrà ricordato principalmente per la
delirante scemenza che egli stesso pronunciò il 22 luglio
2021: Forse il Presidente del Consiglio si sarà già amaramente pentito di tale improvvida esternazione e delle continue forzature a favore di una campagna vaccinale ormai in clamoroso fallimento ma il danno era fatto. In
terzo luogo la sua auto-candidatura alla Presidenza della Repubblica
durante una conferenza stampa del 22 dicembre 2021 in cui,
praticamente, diceva: ‘il mio lavoro è finito, adesso andrò al
Quirinale’, aveva irritato non poco quei politici che conservano
ancora un vago ricordo di quello che l’Italia era stata prima del
suo declassamento a colonia della finanza mondialista. Il 2-0 dei vecchi democristiani sulla spocchia dei banchieri centrali deve farci riflettere. D’altra
parte che l’uomo fosse fatto così lo si era già capito dalla
lettera che aveva inviato il 5 agosto 2011, come presidente entrante
della BCE e a doppia firma con l’uscente Jean Claude Trichet, a
Berlusconi e che comportò le dimissioni del governo di centro
destra. Ultimo ma non ultimo, il trasferimento di Draghi al Quirinale avrebbe comportato un serio rischio di crisi di governo e conseguenti elezioni anticipate facendo così sfumare per i peones parlamentari gli ultimi mesi di stipendio e il successivo vitalizio. Alla ‘italiana’ quindi, il diktat dei Golpisti di Davos questa volta è stato ignorato o per dirla nobilmente ‘ il Parlamento ha riacquistato la sua centralità’ e Draghi ha visto sfumare la sua elezione al Quirinale, da dove avrebbe potuto osservare i disastri da lui stesso provocati in trent’anni di attività da una posizione di assoluta impunità. Insomma Mario Draghi è stato vittima in primis di una sua scarsa attitudine a gestire i rapporti politici ma i motivi del disastro non sono solo questi. Vi
è stata infatti anche una scarsa compattezza delle elite che lo
sostenevano, cosa accuratamente silenziata da tutto il mainstream,
ma che era apparsa in tutta la sua evidenza quando, a dicembre 2021,
l’Economist e il Financial Times, cioè i giornali
dei Rothschild-Elkan, avevano cominciato a sostenere che preferivano
che Draghi rimanesse a Palazzo Chigi. Ridotta nei sui spazi l’irritante componente francofona non è restato che rassegnarsi a uno 0-0 con la riconferma di Mattarella, dopo il siparietto casiniano. Ma è stato veramente un pareggio tra le varie componenti? Da una prima analisi sembrerebbe proprio di no. La sconfitta di Draghi è infatti definitiva. A chi, fin da subito, adombrava la possibilità che Mattarella potesse costituire solo una presidenza a termine, alla Napolitano bis, tenendo caldo il posto per un anno o poco più, è stato lo stesso Mattarella a rispondere per le rime: il mio mandato è pieno e per sette anni. Punto. Così si comprendono meglio le ragioni del suo insistente ‘chiamarsi fuori’ degli ultimi mesi, il suo comperarsi casa, il suo trasloco: ‘Io non faccio il supplente di nessuno, se mi volete, e mi dovete volere a furor di popolo, ci posso anche stare ma con mandato pieno’. Fine dei giochi. Ma non vi è solo la schiena diritta del vecchio democristiano a chiudere le porte a Draghi: tra un anno si vota e la maggioranza che uscirà dalle urne sarà completamente diversa dall’attuale. Con Fratelli d’Italia sopra al 20% (e forse più), l’entrata in Parlamento di una consistente pattuglia di no-vax, i danni che la politica draghiana ha fatto sulla pelle dei cittadini, la chiusura delle piccole imprese, la disoccupazione e quant’altro, pensare che vi siano ancora i voti per eleggerlo al Quirinale, fra un anno o due, sembra davvero una pia illusione. No, Draghi non diventerà mai più Presidente della Repubblica, e questa è una gran buona notizia per tutti gli italiani. Quindi cosa succederà? Anche
qui la versione dei Golpisti di Davos è: ‘niente, cosa volete che
succeda? Draghi, Mattarella e Amato alla Corte costituzionale, siamo
blindati. Meglio di prima’. Ma
il mondo è grande. Insomma una larga parte del mondo, essenzialmente collocata nell’area ‘atlantica’, si è ribellata al Golpe di Davos. Restano in mano ai golpisti, per ora, la Germania, l’Austria e la Francia, dove cominciano però a sentirsi scricchioli sinistri. E
l’Italia? Anche stavolta la sua collocazione geopolitica sarà
decisiva. Proprio
qui si sarebbe passati, per primi, dalla Società
della Sorveglianza
alla Società
del Controllo.
Tutte le libertà costituzionali sarebbero state concesse solo ai
‘bravi cittadini’, tramite un Green Pass super-mega-rafforzato
che avrebbe incluso anche le opinioni politiche, e ‘senza il quale
non si sarebbe potuto né vendere né comprare’. Lo scampato pericolo deve farci tirare un bel respiro di sollievo. Che
farà Draghi adesso? È lecito dubitarne. Nei prossimi mesi la crisi energetica, la crisi economica, l’esplosione del debito, l’aumento della tassazione, il calo di Wall Street, l’inutilità conclamata dei vaccini e il dramma dei loro effetti collaterali, renderanno la situazione incandescente. I peones parlamentari, una volta assicurata la loro pensione, cominceranno a ‘tirargli le monetine’ non appena entrerà in Parlamento, altro che Governo dei Migliori. Le indagini della magistratura potrebbero addirittura toccarlo personalmente. Costretto a difendersi in un tribunale dall’accusa di strage? Lui, il Migliore, osannato, solo un anno fa, come il Salvatore della Patria dalla compiacente stampa di regime? Le stesse divisione geopolitiche emerse tra la finanza europea e quella americana non lo consiglieranno forse di ritirarsi in buon ordine? Anche se il fattore decisivo sarà probabilmente un altro: sullo sfondo comincia a delinearsi la minaccia vera, i Patrioti americani. Abbiamo già visto che il Golpe mondiale architettato dai banchieri, da Davos dalla finanza mondialista, dal Deep State americano e da un Europa a trazione tedesca è fallito perché il popolo americano ha resistito. Biden è in crollo verticale, Trump è di nuovo in rampa di lancio, la Gran Bretagna ha già fatto la sua scelta. Il Canada è alla guerra civile. Se l’Italia, come ama fare e ha fatto altre volte nella Storia, scegliesse la libertà? Se
i vari peones, ma anche i Casini, i Renzi e i Mattarella, si
trovassero di fronte una America pronta ad aiutare gli italiani
contro le ingiustizie che hanno dovuto subire? Sceglierà la prigione europea, a trazione germanica, la sottomissione a una dittatura dei banchieri che stampano il denaro dal nulla e poi ne pretendono la restituzione con gli interessi, che desiderano il controllo totale su tutti i movimenti dei cittadini, che concedono qualcosa solo a chi ubbidisce loro ciecamente? O preferirà invece seguire la nuova America, quella libera, quella del popolo, che ha contribuito così tanto al progresso del nostro paese? Se tra un anno dovesse concretizzarsi una saldatura tra le opposizioni italiane dietro a qualche uomo, con appoggi dalla parte giusta dell’oltreoceano (tipo, per non far nomi, Giulio Tremonti), che terrà conto anche delle sacrosante richieste di ripristinare le libertà costituzionali tipiche dei no-vax, che ne sarà dei banchieri centrali che fossero ancora inopinatamente a capo del governo di un paese da loro distrutto? Non
è forse meglio per Draghi accettare, in tempi brevi e di buon grado,
un posto alla Banca Mondiale, che permetta di fuggire dal paese che
ha contribuito così tanto a distruggere e che lo ha ripagato con
tanta ingratitudine, opponendosi alla sua naturale elezione al
Quirinale? La risposta è facile: forse non sarebbe tanto onorevole ma è l’unica cosa che resta da fare: una ritirata strategica è sempre meglio di una fuga precipitosa. Draghi
quindi ci abbandonerà in tempi brevi, dichiarerà esaurito il suo
compito e si trasferirà in un Iperuranio dall’alto del quale potrà
osservare, impunito, l’evolversi degli avvenimenti e magari, ci
propinerà anche i suoi preziosi consigli, sotto forma di lettere
intimidatorie che ci illumineranno sulle volontà dei ‘mercati’. La battaglia per le libertà è ben lungi dall’essere vinta, intendiamoci, ma la situazione di oggi è migliore di quella di ieri e la sconfitta delle oligarchie finanziarie, con la mancata elezione di Draghi al Quirinale, rischia di segnare lo spartiacque tra il ‘prima’ e il ‘dopo’.
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