Grande Reset
23 dicembre 2021 L’attacco di Big Pharma a monsignor Viganò Riprendiamo questo interessante articolo dal sito La cruna dell'ago
di Cesare Sacchetti È interessante soffermarsi un momento su uno degli ultimi articoli che sono stati pubblicati da Corrispondenza Romana, il sito gestito dal professor Roberto De Mattei che già nei mesi precedenti era stato al centro di una feroce polemica contro monsignor Viganò. Per chi si fosse perso le puntate precedenti relative a quanto accaduto allora ricordiamo brevemente che De Mattei lo scorso giugno pubblicò un articolo nel quale sostanzialmente suffragava l’assurda tesi di un monsignor Viganò “gestito” o manovrato da altre persone. Per chi fosse interessato a conoscere tutti i dettagli della vicenda rimandiamo ad alcuni articoli che hanno trattato in maniera più approfondita la questione. Quello che invece ci interessa particolarmente in questa sede è commentare l’articolo che De Mattei ha pubblicato in prima pagina sul suo sito a firma di Gwyneth Spaeder, una pediatra americana che esercita nelle città di Raleigh che si trova nello Stato del Nord Carolina. L’articolo in questione è una lunga risposta a monsignor Viganò e alle affermazioni che l’ex nunzio apostolico negli USA ha più volte pronunciato contro la sicurezza di quelli che impropriamente vengono chiamati “vaccini”, e che in realtà sono sieri sperimentali con uno scopo molto diverso da quello dichiarato dai produttori delle case farmaceutiche. Viganò si è soffermato più volte anche a far notare come la somministrazione di questi sieri sia del tutto incompatibile con i dettami del magistero della Chiesa Cattolica dal momento che questi farmaci contengono, com’è noto, feti abortiti.
Qualcuno ha provato a negare questa evidenza ma per avere la conferma che per sviluppare i farmaci in questione sono stati utilizzati gli organi dei bambini uccisi nel grembo della madre è sufficiente leggere il famigerato bugiardino. Nel documento che riporta gli ingredienti utilizzati per sviluppare il siero sono infatti presenti linee di cellule fetali abortiti note con il nome scientifico di HEK293. L’articolo della Spaeder sostanzialmente mira a far credere che Viganò stia diffondendo delle informazioni false su questi preparati che a detta della pediatra americana sarebbero perfettamente sicuri e del tutto efficaci nella prevenzione del coronavirus. Ora non interessa qui tanto smontare la quantità di enormi inesattezze, e in diversi casi di vere e proprie castronerie, pronunciate dalla Spaeder. Per comprendere l’enormità di quanto affermato dalla dottoressa basti pensare che la Spaeder definisce del tutto “sicuri” i sieri quando se si prendono i documenti ufficiali della stessa agenzia del farmaco statunitense, la FDA, si apprende che questi hanno prodotto reazioni avverse nell’86% dei casi dei bambini che sono stati inoculati. La Spaeder è una pediatra e il compito di chi opera in questo ramo della medicina dovrebbe essere quello appunto di tutelare al meglio la salute dei bambini e di metterli al riparo dai danni che possono provocare farmaci di cui non hanno alcun bisogno. Senza menzionare poi il fatto che, ad oggi, nel mondo non esistono casi di bimbi morti con il coronavirus influenzale e sono le stesse statistiche ufficiali a fornirci la conferma in questo senso.
Il medico responsabile e coscienzioso dovrebbe essere il primo a mettere in guardia i suoi pazienti dalle conseguenze di farmaci che i numeri dicono non essere sicuri ma per essere un medico responsabile e coscienzioso occorre essere scevri da ogni potenziale conflitto di interessi con il mondo delle case farmaceutiche che ormai ha a libro paga migliaia di medici in tutto il mondo. Quando si è a libro paga del cartello farmaceutico di Bill Gates non si hanno a cuore gli interessi dei propri pazienti ma piuttosto quelli di chi puntualmente versa il bonifico al medico disposto a dire che il tale farmaco è sicuro e che darà effetti sensazionali nella cura di una patologia anche se poi questo farmaco in realtà produce esattamente gli effetti contrari da quelli descritti dal medico gentilmente sovvenzionato da gruppi quali Pfizer o AstraZeneca. Per comprendere se la dottoressa Judith Spaeder è libera da conflitti di interessi che pregiudicherebbero il suo giudizio medico occorre vedere più da vicino il suo percorso professionale. La pediatra americana ha un percorso di studi che inizia all’università di Dallas presso la quale ha conseguito una laurea in Scienze Politiche per poi successivamente cambiare completamente ramo, e iscriversi alla scuola di medicina della Johns Hopkins University dove ha conseguito la sua laurea in medicina e la successiva specializzazione nel campo pediatrico. Probabilmente ad alcuni lettori suonerà famigliare il nome della Johns Hopkins perché avevamo avuto modo di incontrarlo già nei precedenti articoli. La Johns Hopkins University è l’istituto universitario che ha realizzato la ormai famigerata esercitazione Evento 201 assieme al Forum Economico di Davos e alla fondazione di Bill Gates. Questa simulazione tenutasi nell’ottobre del 2019 prevedeva casualmente lo scoppio di una crisi pandemica che poi si sarebbe effettivamente verificata da lì a pochi mesi. A questo proposito è interessante notare come questi istituti o think-tank legati a determinati ambienti del mondialismo abbiano queste capacità “divinatorie” di prevedere eventi o crisi globali che “casualmente” finiscono sempre per assecondare i fini di questi grandi poteri transnazionali. Bill Gates è uno dei più generosi finanziatori della scuola medica in questione e nel corso dei decenni ha staccato generosi assegni di milioni di dollari a favore della Hopkins. Se andiamo a vedere la classifica dei donatori che hanno versato le cifre più generose a favore di questa università troviamo in vetta proprio lui, il magnate della Microsoft, che nel corso degli ultimi quindici anni ha elargito a questa università la enorme cifra di quasi mezzo miliardo di dollari, per la precisione 493,4 milioni di dollari. Gates supera di gran lunga tutti gli altri donatori. Semplicemente non c’è partita tra i contributi versati da lui e gli altri, se si pensa che il secondo contributore della Hopkins, la Mellon Foundation della famiglia Mellon legata alla potente lobby bancaria di Wall Street, ha versato a favore dell’istituto universitario “solo” 56 milioni di dollari. L’uomo che influenza più di tutti questo centro e che ne determina le attività è senz’altro proprio Bill Gates che ha un interesse del tutto particolare per i vaccini, e non è esattamente un interesse umanitario. A rivelarlo fu proprio il diretto interessato che nel corso di una intervista al network americano CNBC quando ammise che a fronte di un iniziale investimento di 10 miliardi di dollari sui vaccini finì per ricavare l’enorme cifra di 200 miliardi di dollari. Appare quindi del tutto ovvio che lo scopo di Gates è quello di finanziare coloro che portano avanti la sua agenda fondata sullo sviluppo di questi farmaci. C’è poi un altro aspetto che non è economico ma sanitario, non però in un senso positivo come molti potrebbero credere. Bill Gates rivelò durante una delle conferenze della serie TED che il vaccino ha anche una funzione sterilizzante. L’imprenditore in quell’occasione affermò testualmente che “se facciamo un buon lavoro con i vaccini” possiamo ridurre la popolazione mondiale. Dietro quindi la falsa facciata umanitaria della distribuzione dei vaccini per prevenire determinate patologie si nasconde un’altra agenda che è quella del depopolamento neomalthusiano, uno degli obbiettivi principali dei circoli mondialisti, quali il forum di Davos e il Club di Roma. La prova che questi farmaci sono stati utilizzati per ridurre le nascite ci viene dal famigerato caso del vaccino per l’antitetanica in Kenya, nel quale emerse che le donne che ricevettero i vaccini prodotti da Bill Gates ebbero aborti spontanei. Quando furono analizzati in laboratorio i sieri venne fuori che contenevano sostanze sterilizzanti. L’ambiente della Johns Hopkins University è quindi strettamente legato alla fondazione di Bill Gates e porta avanti le iniziative che Gates stesso finanzia. In questo ambiente, quello del vaccino è un vero e proprio culto inattaccabile e non è certo possibile avere idee contrarie pena la perdita dei fondi elargiti dal miliardario di Microsoft. Ed è in questo ambiente che la Spaeder si è formata ed è quindi arduo pensare che la sua formazione medica e professionale non sia stata influenzata da quei centri di potere che sono quelli che decidono a cosa deve dedicarsi la Johns Hopkins University. La Johns Hopkins può per tutte queste ragioni senza dubbio definirsi a tutti gli effetti come l’università di Bill Gates. I legami della Spaeder con il mondo del potente cartello farmaceutico e di Bill Gates non si limitano solo a questo. Il marito della pediatra, Jeffrey Spaeder, è a sua volta un medico e si è formato come la moglie alla Johns Hopkins, l’università che abbiamo visto essere profondamente legata a Gates. Il dottor Spaeder attualmente ricopre un ruolo piuttosto importante presso l’IQVIA che è una multinazionale americana leader nella fornitura di servizi alle case farmaceutiche. Questa multinazionale è attiva in cento Paesi del mondo e solamente l’anno scorso ha raggiunto un fatturato pari a 11 miliardi di dollari. IQVIA è praticamente integrata nel mondo delle case farmaceutiche quali Pfizer, Moderna o AstraZeneca, perché il suo compito è quello di fornire servizi ed elaborare dati e analisi per conto delle seconde. Negli Stati Uniti la lobby del farmaco che influenza e domina la politica del Paese e di molte altre nazioni del mondo è chiamata anche con l’appellativo di “Big Pharma”. Al vertice di questo potente gruppo di pressione ci sono sicuramente multinazionali come Pfizer e la stessa IQVIA. I profitti di IQVIA e delle altre case farmaceutiche sono enormemente aumentati da quando è iniziata quella che viene chiamata crisi pandemica. La vendita dei sieri sperimentali ai vari governi del mondo ha letteralmente gonfiato i fatturati di Big Pharma. IQVIA appartiene a questo mondo dove gli interessi della salute pubblica vengono in secondo piano rispetto a quelli del profitto. La missione della lobby farmaceutica non è tanto quella di guarire, quanto piuttosto quella di guadagnare. Il business è la malattia, non la guarigione. Ed è per questa potentissima lobby che il dottor Jeffrey Spaeder lavora.
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