Filosofia - Teologia della libertà
22 novembre 2021 Il modello della donna cristiana deve essere la Madre di Dio Parte 11 Sono veramente illuminanti le pagine che Edith Stein dedica nei suoi scritti al problema del ruolo della donna nella società contemporanea. La Santa non teme di valorizzare il ruolo della donna nel proprio ambito naturale (di madre o di consacrata a Dio), diametralmente opposto al femminismo imperante che lungi dall’esaltare il gentil sesso lo umilia e lo degrada, appiattendolo e trasformandolo in un “altro uomo” (la donna politico, la donna soldato, la donna manager, la donna prete...). La S., appellandosi al principio biblico-tomistico “Vir est principium mulieris et finis”, ricorda che “Dio ha creato la donna perché stia accanto all’uomo al di sopra di tutte le creature in suo aiuto ed a lui unita in una comunità di vita duratura e indissolubile”. Infatti “suo principale compito è la generazione ed educazione dei figli, non solo per gli scopi terreni ma come ‘cittadini del Regno di Dio’”, in quanto “Dio ha istituito il legame matrimoniale per la santificazione degli sposi”. Ovviamente in questa prospettiva non v’è spazio per la teoria moderna della parità dei sessi: “La partecipazione della donna alla vita dell’uomo condiziona naturalmente la subordinazione nell’ubbidienza, com’essa ordinata dalla Parola di Dio. L’uomo attende secondo la sua natura al proprio affare; la donna vi attende per amore di lui e questo in maniera che sia sotto la sua guida”. In ogni caso, il modello della donna cristiana deve essere la Madre di Dio, sia che opti per la “verginità consacrata a Dio” (come la Stein), sia che scelga la via coniugale . Il “triplice senso del matrimonio” è racchiuso nelle parole “fides, proles, sacramentum”. E aggiunge che questi sacri principi “tocca conservarli oggi contro l’assalto delle idee della massa”. Scrive la Santa carmelitana: “Nel nostro tempo, dove in nome del potere dello Stato il diritto naturale della famiglia è così decisamente combattuto e di fatto limitato o del tutto soppresso, è senz’altro un compito urgente occuparsi con profondità della sua fondazione”. Altrettanto profondi gli appunti che la S. scrive nel 1941, un anno prima del martirio, in merito all’essenza della volontà libera: “Sia fatta la tua volontà! Questo è stato il contenuto della vita del Salvatore. Egli venne al mondo per compiere la volontà del Padre: non soltanto per espiare con la sua obbedienza il peccato di disobbedienza, ma per riportare sulla via dell’obbedienza gli uomini alla loro divina vocazione. L’uomo è chiamato a conformarsi alla volontà divina. Se egli si mette in questa consonanza in libera soggezione, allora gli è concesso di collaborare in libertà al compimento della creazione. Se invece la creatura libera si rifiuta a questa consonanza, allora cade nella non-libertà. La volontà dell’uomo però mantiene la possibilità di scelta, ma essa sta sull’albero delle creature, esse l’attirano e trascinano in direzioni che l’allontanano dal dispiegamento della sua natura e quindi allo scopo al quale egli stesso è stato destinato nella sua libertà originaria. Egli diventa instabile e oscillante, agitato da dubbi e da scrupoli o indurito nella sua aberrazione. Contro questo non c’è altra salvezza che l’Imitazione di Cristo: dell’Uomo-Dio il quale non soltanto ha obbedito al Padre celeste, ma si è assoggetato all’uomo che la volontà del Padre ha posto su di Lui. L’obbedienza ordinata da Dio libera la volontà, resa schiava dal legame delle creature, e la riporta alla libertà. È pertanto anche la via alla purezza del cuore”. Ed è proprio nel suo ultimo scritto, la “Scienza della Croce” (Kreuzswissenschaft), che troviamo una intensa riflessione sulla libertà, collegata al sentire mistico della tradizione carmelitana, con un’evidente riferimento al Castillo Interior di santa Teresa d’Avila, che, come san Giovanni della Croce e come la nostra Edith Stein, era di origine ebraica: “Poiché l’anima è uno spirito ed il suo Castello (Burg) un regno spirituale, valgono qui tutt’altre leggi di quelle del mondo (Raum = spazio) esterno; se essa si trova nel più profondo e nel più intimo di questo regno interiore, allora essa si domina completamente ed ha la libertà di recarsi in qualsiasi luogo, senza lasciare il proprio luogo. [...] L’io è nell’anima ciò grazie al quale l’anima possiede se stessa e ciò che in essa si muove come il proprio spazio. Il punto più profondo è insieme il luogo della sua libertà nel quale essa può raccogliere l’intero suo essere e decidere del medesimo”. Commenta Fabro: è la “libertà radicale”, “in quel punto intimo dell’anima nulla di creato può raggiungere l’Io, neppure il diavolo; solo l’uomo può disporre di sé. Infatti il diritto di decisione spetta all’anima. E’ un grande mistero della libertà personale che Dio stesso si fermi davanti ad essa. Egli vuole il dominio sopra gli spiriti creati solo come un libero dono del loro amore. Egli penetra le ragioni più profonde e gli abissi dell’anima nella quale il suo proprio sguardo non penetra se Dio stesso non la illumina per questo. Egli però non vuole prenderne il possesso senza ch’essa stessa non voglia”. Ma per chi compie la scelta, fondamentale, per l’Eternità, si raggiunge uno stato di beatitudine e di suprema tranquillità già in questa terra. Nelle parole della S.: “L’interiore originaria recettività dell’anima rinata dallo Spirito Santo; ciò che in essa entra, essa lo riceve nella maniera conveniente e nella profondità corrispondente; e si trova in essa una forza viva, mobile e formativa, senza irrigidimenti e impedimenti, che si lascia guidare con facilità e gioia da ciò che si è ricevuto”. Nell’ambito di questa scelta, svolge un ruolo fondamentale la suprema libertà data dalla consacrazione a Dio, soprattutto in quelle forme rigorose previste dalla Regola Carmelitana preconciliare: vegetarianesimo stretto, rigida clausura, lavori manuali, regola del silenzio: “La santa Regola e le norme sono per noi l’espressione della volontà divina. Sacrificare le inclinazioni personali è la partecipazione al sacrificio di Cristo. Adattarsi anche alle regole non scritte, agli usi della casa ed al gusto della comunità è l’esigenza dell’amore. Se facciamo tutto questo per far la gioia del Cuore di Gesù, così non è una limitazione ma la più alta attuazione della libertà. Agli occhi dell’uomo naturale questo riesce oscuro. Per gli occhi della fede è chiara eterna luce” (Lettera a Suor Agnella, festa di Cristo Re, 29.X.1939). Tanto più oscura apparirà, a chi è ingolfato nelle cose del mondo, la via ascetica del “puro amore” indicata da S. Giovanni della Croce, ossia “l’amor di Dio per se stesso, da parte di un cuore ch’è libero da tutti gli attaccamenti alle cose create, da se stesso e da tutte le creature, ma anche da tutte le consolazioni, da tutte le forme particolari di devozione; da un cuore che vuole che si compia soltanto la volontà di Dio e si lascia guidare da Lui senza opporre resistenza” (Lettera a Suor Agnella, 30.III.1940). Ma i tempi del conflitto planetario stavano per stravolgere la vita di questa mistica. In un biglietto alla M. Superiora datato sabato di Passione 26.III.1939 la S. chiede il permesso di “offrirsi vittima per implorare la vera pace: che il dominio dell’Anticristo possibilmente venga spezzato senza una nuova guerra mondiale e possa essere costruito un ordine nuovo”. Ma l’immenso bagno di sangue di lì a poco sconvolgerà tutta l’Europa e il mondo intero, l’Olocausto si abbatterà non solo sugli Ebrei ma su tutti i popoli coinvolti nella mattanza e dalle rovine non sorgerà un “ordine nuovo” all’insegna del Cristianesimo, ma un mondo spaccato con gran parte delle nazioni oppresse sotto il giogo del Bolscevismo. In conclusione Fabro ricorda come la S. “offrì il suo martirio per la salvezza del suo popolo”1. Questa bellissima figura di monaca Carmelitana, che ha abbandonato il mondo e la sua illusoria “sapienza” e ha abbracciato la Scienza della Croce, ha offerto l’estrema testimonianza del sangue per la conversione del suo popolo. Veramente Edith Stein è un fulgido fiore della Chiesa Cattolica che è il Vero Israele del Nuovo Patto di amore e libertà2. di Andrea Colombo 1 Linee dell’attività filosofica-teologica della Beata Edith Stein, “Aquinas” XXXII, 1989 2 Non è questa la sede per approfondire il complesso rapporto Giudaismo-Cristianesimo che agita le acque della Chiesa di tutti i tempi. Basti qui citare lo studio del biblista Francesco Spadafora, Cristianesimo e Giudaismo (Krinon 1987) che riporta i testi neotestamentari che dimostrano che la Chiesa Cattolica è la Nuova Gerusalemme e che l’Antico Testamento ha validità unicamente in quanto prefigura il Nuovo in cui si compie e realizza. Il volume contiene anche il fondamentale articolo del 1982 del teologo Pier Carlo Landucci, La vera carità verso il Popolo Ebreo, in cui si ribadisce che “il dialogo verso gli ebrei deve mirare soprattutto alla loro conversione”. Se ciò non fosse più vero, se la Chiesa perdesse la sua vocazione missionaria in nome di una mal compresa ansia di dialogo, il martirio stesso di Santa Edith Stein perderebbe di ogni senso soprannaturale ... |