Mons. Viganò
11 novembre 2021

Viganò, il Greatest Reset da Roma a Davos. A noi è richiesto il bonum certamen per «Instaurare omnia in Christo»

Da Roma a Davos: il dovere di un cattolico di resistere
Resistite fortes

Arcivescovo Carlo Maria Viganò

Intervento di Mons.Carlo Maria Vigano’ al Cic Catholic Identity Conference. Il Greatest Reset ossia quel “nuovo inizio” che solo Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Signore dei singoli e delle nazioni, può realizzare.

In fondo all'articolo video in inglese

Greatest Reset: questa felice espressione è mutuata da quella che da ormai alcuni anni sentiamo ripetere dall’élite globalista, il Great Reset, che nella mente dei suoi fautori dovrebbe costituire una grande ripartenza, appunto, basata su nuovi equilibri sociali ed economici. Non mi dilungherò quindi su cosa sia il Great Reset, ma su cosa viceversa debba essere il Greatest Reset, ossia quel “nuovo inizio” che solo Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Signore dei singoli e delle nazioni, può realizzare. 

Nell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo echeggiano le parole eterne e sacre del Verbo Incarnato: «Ecce nova facio omnia», «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5). Quando parliamo quindi di Greatest Reset, ci riferiamo alla manifestazione dell’onnipotenza di Dio, al dispiegamento della Sua destra, alla sconfitta dei Suoi nemici. Noi, dal canto nostro, rispondiamo a queste parole facendo nostro il motto di San Pio X: «Instaurare omnia in Christo», ripreso dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini: «Riunire nella ordinata pienezza dei tempi in Cristo tutte le cose: quelle che sono nei cieli, e quelle che sono in terra» (Ef 1, 10). 

Ma se è nostro dovere ricapitolare tutto in Cristo, affinché Egli faccia nuove tutte le cose, occorre allora che comprendiamo in tutta la sua drammatica evidenza quanto avviene intorno a noi, che riconosciamo la matrice intrinsecamente perversa dell’ideologia che sta dietro alla farsa pandemica, e soprattutto che ci rendiamo conto della impossibilità di cedere ad alcun compromesso con i nemici di Cristo, della Chiesa e del genere umano. Ricapitolare in Cristo tutte le cose: in Lui, che è Alfa e Omega, principio e fine, tutto deve trovare la propria origine, il proprio sviluppo e il proprio compimento. Mi viene alla mente un’orazione del Messale: «Actiones nostras, quæsumus, Domine, aspirando præveni et adjuvando prosequere, ut cuncta nostra operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur». Nella limpida prosa del latino troviamo compendiata l’ispirazione iniziale, l’aiuto nell’esecuzione, l’inizio e la fine di ogni nostra azione in Dio. 

Se osserviamo il modo in cui sono stati condotti il Great Reset e la farsa pandemica, ci accorgiamo che nulla di quanto è stato compiuto dai globalisti è ispirato al bene; al contrario, vediamo che ciò che ispira l’azione criminale di costoro è l’odio teologico nei confronti del Dio Creatore e Salvatore; ciò che consente la diffusione della frode planetaria è la menzogna, il ricatto, l’inganno e la corruzione; tutto per costoro inizia e si compie in nome della morte, della malattia, del terrore. È il caos infernale opposto al cosmo divino, il disordine opposto all’ordine, il bene al male. Il marchio del Great Reset è l’avversione di Satana verso l’opera mirabile della Creazione ed ancor più verso il miracolo della Redenzione: colui che è omicida sin dal principio e che è dannato per l’eternità a causa della sua ribellione alla Maestà di Dio, si scatena per trascinare con sé all’Inferno quante più anime possibile, come gesto di sfregio e di oltraggio a quel Dio, che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 13, 16). Invidia e superbia muovono l’opera del demonio e dei suoi servi, per diffondere sulla terra quella infernale tirannide che è pallida anticipazione dei tormenti dell’eternità. Invidia della grazia che una creatura fatta di anima e corpo possa aver mosso a compassione la Santissima Trinità, al punto che il Verbo Eterno si è fatto uomo come noi, ha preso la nostra carne mortale, per renderci partecipi della Sua divinità, come recita una delle preghiere dell’Offertorio: «ejus divinitatis esse consortes, qui humanitatis nostrae fieri dignatus est particeps». Al gesto di mirabile umiltà del Figlio di Dio, risponde il grido orgoglioso e sciagurato di Lucifero. 

Il Greatest Reset è certissimo e ontologicamente necessario: le porte degli Inferi non prevarranno. Il Cristiano non crede in due divinità opposte, secondo la visione manichea dei seguaci del Nuovo Ordine Mondiale e della Massoneria. Non vi è un “dio” buono – Satana – che porta la luce all’uomo dopo secoli di oscurantismo e di superstizione, e non vi è un “dio” cattivo – il Dio biblico – che con crudeltà semina morte e dolore su una umanità schiava. Questa è la dottrina esoterica delle sette che ispirano l’ideologia globalista, una dottrina eretica e blasfema che ripugna alla ragione ancor prima che alla Fede. Il Cristiano sa che l’onnipotenza di Dio sbaraglierà l’empio «con il soffio delle sue labbra» (Is 11, 4), e che l’azione del demonio è permessa dal Signore per punire i malvagi e mettere alla prova i buoni. Non abbiamo quindi motivo di temere circa l’epilogo di questa battaglia epocale, perché Iddio non mente né può ingannarsi. 

Ma fino al giorno del trionfo di Nostro Signore su Satana, quante persecuzioni, quanti dolori, quante vittime cadono nello schieramento dei buoni! E quante lacrime sono versate dai genitori sulle sorti dei figli, dai figli per i genitori, dai vecchi che guardano come una liberazione la morte ormai prossima, dai giovani che affrontano con angoscia il futuro fosco e minaccioso che li attende! Noi ci troviamo in questa fase, che non è più di transizione, ma che ancora non è giunta all’epilogo che tutti speriamo e crediamo. Una fase in cui il regno dell’Anticristo sta instaurandosi con la cooperazione di tutte le istituzioni mondiali: governanti, magistrati, forze dell’ordine, medici, giornalisti, ecclesiastici. «Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus. Corrupti sunt, et abominabiles facti sunt in studiis suis; non est qui faciat bonum, non est usque ad unum» (Ps 14, 1). Ognuno agisce e si comporta non solo come se Dio non ci fosse, ma anzi in aperta guerra contro Cristo e contro la Chiesa. Sono tutti corrotti e fanno cose abominevoli, non c’è nessuno che faccia il bene… Eppure, se col Salmista deploriamo questa rovina che ci assedia, questa malvagità opprimente che cerca di impedirci di compiere il bene e ci vuole costringere al male – ivi compreso il sottoporre noi stessi e i nostri figli al siero genico – nondimeno vi sono molte anime che non cedono al ricatto, che combattono la buona battaglia, il «bonum certamen» (2Tim 4, 7) di cui parla l’Apostolo proprio in riferimento ai tempi della grande apostasia: «Verrà il giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero» (ibid., 3). Maestri secondo le proprie voglie: chierici e Prelati che predicano eresie e usano della propria autorità per indurre i fedeli a vaccinarsi; medici ed esperti che rinnegano la vera scienza per avere notorietà e guadagni; politici e governanti che non perseguono il bonum commune ma obbediscono a poteri sovranazionali e a potentati finanziari; magistrati e forze dell’ordine asservite al regime totalitario; giornalisti che si prostituiscono senza pudore falsificando la realtà, censurando la verità, criminalizzando i dissenzienti. 

Non possiamo certo dire di non essere stati avvertiti: «Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più ci sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto» (Mt 24, 21-24). Quanti falsi cristi e falsi profeti, intorno a noi! Quanti portenti e miracoli, grazie agli inganni dei media mainstream e alla menzogna divenuta norma! E quanti eletti indotti in errore, quanti Cattolici che si sono lasciati sedurre da un’impostura colossale, dopo decenni di compromessi e di cedimenti, tutti volti indistintamente al perseguimento di questa «tribolazione grande», all’instaurazione del Nuovo Ordine tramite il Great Reset e con il pretesto di una falsa pandemia! 

Ma i portenti di Satana non durano, come non dura l’immunità del vaccino tramite il quale si vuole decimare la popolazione mondiale, sottoponendo i superstiti ad una dittatura infernale e disumana. E gli eletti possono aprire gli occhi, usare il proprio raziocinio e gli ammonimenti della Sacra Scrittura per riconoscere l’opera del Nemico, denunciarla, scoprirne i piani, rivelarne i complici. E prima ancora, comprendere quello che avviene, inquadrarlo in chiave soprannaturale ed escatologica, combatterlo con le armi più efficaci. 

Il nostro dovere, in questo momento storico, è di combattere il «bonum certamen» per acquistare quei meriti dinanzi a Dio, che possono indurlo ad abbreviare il tempo della tribolazione: «E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati» (Mt 24, 22). L’esito della battaglia, come ho detto, è certissimo e inesorabile; ma la durata della persecuzione dipende da noi, «a causa degli eletti». Dipende dalla nostra testimonianza di Fede e di coraggiosa difesa della Verità, sia essa minacciata da un Argentino che accusa un Porporato di essere “negazionista” o che vuole impedire la celebrazione della Messa cattolica; sia essa messa in pericolo da virologi corrotti o da politici asserviti all’élite globalista; sia essa taciuta dal giornalista di regime o negata dall’intellettuale conservatore. 

Ognuno di noi, oggi, ha il privilegio di potersi schierare sotto i vessilli di Cristo: 

«Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere» (Ef 6, 10-20). 

San Paolo usa una metafora militare che mi pare perfettamente adatta al momento presente. Egli ci esorta al combattimento, ammonendoci che non si tratta di un conflitto umano, ma di una battaglia «contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (ibid., 12). Da qui inizia, davvero, il Greatest Reset. Inizia nel momento in cui ognuno di noi comprende di non essere un silenzioso spettatore o un disarmato osservatore della carneficina che va compiendosi, ma un prezioso soldato di un’armata che deve la sua forza a Colui che la comanda e a Colei che la guida: noi possiamo essere poveri peccatori e pieni di difetti; ma se non rispondiamo alla nostra vocazione di Cristiani, di “soldati di Cristo” quali siamo divenuti con l’unzione della Cresima; se accettiamo supinamente la violenza e la sopraffazione tanto dei falsi pastori che infestano l’Ovile del Signore quanto dei traditori che occupano le istituzioni pubbliche, ci sottraiamo anche all’opportunità che la Provvidenza ci concede di esser parte della vittoria di Cristo. Una vittoria che ci sarà comunque, e che sarà talmente folgorante e miracolosa da sbaragliare definitivamente Satana e i suoi servi; ma – attenzione! – sarà una vittoria a cui i disertori e gli imboscati non avranno parte, mentre saranno oggetto di condanna da parte di chi ha combattuto e da parte di Dio stesso, che su costoro pronuncia una terribile sentenza: «Io ti vomiterò dalla mia bocca» (Ap 3, 16). Mentre a quanti hanno preso parte alla battaglia, schierandosi con fierezza al fianco del loro Signore, Egli dice: «Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono» (ibid, 21).

Adoperiamoci dunque per abbreviare i giorni della tribolazione e per far sì che il Greatest Reset si realizzi presto, ponendo fine alla tirannide di questa setta di invasati asserviti al maligno. Facciamolo allenandoci come atleti della Fede nell’esercizio delle virtù e nella crescita spirituale, sempre conservandoci nella Grazia di Dio. Facciamolo pregando per i nostri fratelli, per i nostri Superiori ecclesiastici e civili, per i nostri nemici: possa il Signore toccare il loro cuore e indurli al pentimento, facendo sì che essi denuncino le pressioni e i ricatti cui sono stati sottoposti e i nomi dei responsabili. Facciamolo dicendo la verità, senza rispetti umani, senza cedimenti e senza lasciarci intimidire: mi appello soprattutto a coloro che hanno posizioni di responsabilità e che possono far venire alla luce la rete di inganni, di reati e di conflitti di interesse che ha reso possibile questo scandaloso complotto planetario. Facciamolo – e concludo – rimanendo fedeli a ciò che ci è stato insegnato, alla Fede dei nostri Padri, alla civiltà che essa ha fatto germogliare e fiorire nella nostra Patria, al mondo che costoro vorrebbero cancellare. 

Se ognuno di noi si farà tabernacolo della Santissima Trinità e trono di Cristo Re, le società in cui noi vivremo – tanto la cosa pubblica quanto la Chiesa – non potranno che inchinarsi anch’esse a Nostro Signore, perché saremo lievito che fa crescere l’impasto (Gal 5, 9), luce del mondo (Mt 5, 14) e sale della terra (Mt 5, 13). Sia questo l’inizio del vero Greatest Reset che invochiamo alla Maestà divina, per l’intercessione della nostra Santissima Madre, Mediatrice di tutte le Grazie e Aiuto dei Cristiani. E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo


>>>articolo originale online>>>







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