Cattolicesimo
03 ottobre 2021

“Salvi tutti”: la strana teologia di suor Faustina Kowalska

  Riprendiamo dal sito di don Curzio Nitoglia

Salvi tutti”: la strana teologia di suor Faustina Kowalska


Prologo

 

Monsignor Patrick Perez, il 16 settembre 2021, ha postato un interessante articolo in lingua inglese – sulla dottrina soggiacente alla devozione di Suor Faustina Kowalska alla “Divina Misericordia” – intitolato Church Reasons to Condemn the Divine Mercy Devotion (reperibile alla pagina web

 https://www.traditioninaction.org/HotTopics/f072_DivMercy.htm), che è stato tradotto, il 20 settembre, in italiano dal sito

www.centrosangiorgio.com.

 

Nel presente articolo mi baso sostanzialmente su questo studio di Monsignor Perez.

 

Come fonte di riferimento monsignor Perez ha usato principalmente un articolo scritto da don Peter Scott sulla rivista The Angelus (giugno 2010).

 

Monsignor Perez ha analizzato le preghiere della devozione alla “Divina Misericordia” (per esempio, la “Coroncina”) e afferma di non aver trovato nulla di contrario alla fede e alla morale in esse. Invece, ha scorto alcuni errori nella dottrina che soggiace a questa nuova devozione e nel contenuto delle rivelazioni che avrebbe ricevuto Suor Faustina.

 

Inoltre, per quanto riguarda i singoli fedeli, egli ritiene che ci possano essere delle persone le quali abbiano ricevuto alcune grazie praticando la devozione alla “Divina Misericordia”. Tuttavia, ciò non significa che la devozione in se stessa provenga necessariamente dal Cielo. Infatti, Dio risponde sempre alle nostre preghiere e noi riceveremo sempre qualche grazia, se preghiamo. Quindi, se qualcuno ha ricevuto una grazia praticando questa particolare devozione di Suor Faustina, di per sé non significa che questa devozione provenga dal Cielo. Certamente le grazie vengono sempre dal Cielo. Ma la devozione da noi praticata potrebbe non essere di origine celeste.

 

Le condanne di Pio XII e di Giovanni XXIII

Cosa c’è di dottrinalmente erroneo nella devozione alla “Divina Misericordia”? Innanzitutto, quando Pio XII studiò questa devozione non si preoccupò tanto delle preghiere legate a essa, quanto piuttosto di ciò che Nostro Signore avrebbe detto a questa religiosa e di ciò che le avrebbe detto di rendere pubblico; ossia del contenuto dottrinale delle apparizioni di Gesù a Suor Faustina.

 

In séguito Pio XII collocò questa devozione – comprese le apparizioni e gli scritti di Suor Faustina – all’Indice dei libri proibiti.

Successivamente seguirono altre due condanne sotto Giovanni XXIII (1881-1963). Per due volte, durante il suo pontificato, il Sant’Uffizio condannò gli scritti di Suor Faustina relativi alla Divina Misericordia.

La prima condanna avvenne nel corso di in un’assemblea plenaria il 19 novembre 1958. Nella dichiarazione del Sant’Uffizio emergono tre punti-chiave su questa devozione: 1°) Non ci sono prove dell’origine soprannaturale di queste rivelazioni. 2°) Non si deve istituire alcuna festa della Divina Misericordia perché essa si basa su apparizioni che non provengono chiaramente da Dio. 3°) È vietato diffondere scritti che promuovano questa devozione sotto la forma ricevuta da Suor Faustina, nonché l’immagine tipica della presunta apparizione (Acta Apostolicae Sedis, vol. 51, anno 1959, p. 271).

Si tenga a mente che Pio XII è morto il 9 ottobre 1958 e la prima condanna fu emessa il 19 novembre 1958, solo quaranta giorni dopo la sua morte e appena un mese dopo l’elezione di Giovanni XXIII (28 ottobre 1958), il che indica che essa fu preparata sotto il pontificato di papa Pacelli. Perciò solo la seconda (e terza) condanna può essere attribuita esclusivamente a Giovanni XXIII, essendo stata emessa nel 1959. In quelle tre condanne, dunque, furono coinvolti due Papi e non esclusivamente Giovanni XXIII, come alcuni vorrebbero sottintendere.

Il 6 marzo 1959, il Sant’Uffizio emanò un secondo decreto su ordine di Giovanni XXIII. In esso, si proibiva, ancora una volta, di diffondere le immagini della “Divina Misericordia” e gli scritti di Suor Faustina che propagavano questa devozione. Il Sant’Uffizio ha inoltre ordinato di rimuovere i quadri del Cristo della “Divina Misericordia”, ma che spettava ai Vescovi decidere come rimuovere le immagini che erano già state esposte per essere venerate pubblicamente.

 

La necessità delle buone opere

Le vere devozioni (conformi alla fede e alla morale cattolica) presuppongono sempre la nostra buona volontà, ossia la cooperazione alla grazia di Dio mediante il pentimento e la riparazione per i nostri peccati. Nonostante le promesse di Nostro Signore e il fatto che Egli ha pagato un prezzo infinito per la nostra Redenzione, dobbiamo riparare. Dobbiamo sempre fare penitenza per i nostri peccati e offrire vari tipi di riparazione.

 

Suor Faustina e il Panteismo di Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II, già nel 1978, primo anno del suo pontificato, avviò il processo di canonizzazione di Suor Faustina e l’istituzione della festa della Domenica della “Divina Misericordia”. Tuttavia, sia gli scritti di Suor Faustina che l’idea stessa di celebrare una festa della “Divina Misericordia” erano stati proibiti e condannati da due suoi predecessori, appena venti anni prima.

Ora, è chiaro e acclarato che Giovanni Paolo II afferma già nella sua prima Enciclica (del 1979) Redemptor hominis n. 9: «Dio in Lui [Cristo] si avvicina ad ogni uomo dandogli il tre volte Santo Spirito di Verità» ed ancora Redemptor hominis n. 11: «La dignità che ogni uomo ha raggiunto in Cristo: è questa la dignità dell’adozione divina». Sempre in Redemptor hominis n. 13: «non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto storico, si tratta di ciascun uomo, perché […] con ognuno Cristo si è unito per sempre […]. l’uomo – senza eccezione alcuna – è stato redento da Cristo, perché, con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole […] mistero [della Redenzione] del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre». Perciò è evidente che, secondo Giovanni Paolo II, la grazia di Dio opera tutto senza la nostra corrispondenza a essa: ogni uomo avrebbe la grazia santificante per il fatto stesso d’esistere, indipendentemente dalla fede e dalle buone opere. Purtroppo pure la devozione alla “Divina Misericordia” di Suor Faustina tende a diffondere il medesimo errore.

Nella sua terza Enciclica (del 1986) Giovanni Paolo II – Dominum et vivificantem n. 50 – scrive: «Et Verbum caro factum est. Il Verbo si è unito ad ogni carne [creatura], specialmente all’uomo, questa è la portata cosmica della Redenzione. Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal di dentro. […] l’Incarnazione del Figlio di Dio significa l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è carne: di… tutto il mondo visibile e materiale […]. Il Generato prima di ogni creatura, incarnandosi… si unisce, in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo […] ed in essa con ogni carne, con tutta la creazione». Questa è una vera e propria professione di panteismo e di salvezza universale, senza la necessità della cooperazione da parte dell’uomo alla grazia divina tramite le buone opere, influenzata dalla teologia ereticale di padre Teilhard de Chardin.

 

Insomma, la dottrina panteista di Karol Wojtyla e la teoria soggiacente alla devozione alla “Divina Misericordia” di Suor Faustina sono parallele. Si sa che Karol Wojtyla ha attinto molto dalla teoria di Suor Faustina e poi l’ha esplicitata ed elaborata non solo da sacerdote, ma persino da Pontefice in tre Encicliche (1979/1986), spingendo avanti il processo di riabilitazione degli scritti della Suora polacca.

 

Un padre carmelitano Theodore Roriz, di origine polacca, ci spiega in un interessante articolo

(https://www.traditioninaction.org/polemics/F_07_DM_06.htm 7), sul quale mi soffermerò verso la fine di questo mio scritto, che il Cardinale Alfredo Ottaviani, nel 1965, permise all’allora Arcivescovo monsignor Karol Wojtyla, alla fine del Concilio Vaticano II, di dirigere un’indagine su richiesta dello stesso Wojtyla. L’Arcivescovo Wojtyla, come molti polacchi, aveva

già sviluppato una profonda ammirazione per Suor Faustina e per la sua devozione ben prima delle condanne del 1958 e del 1959. Così, nel 1965, Wojtyla chiese ed ottenne il permesso di raccogliere testimonianze e aprire un altro processo informativo sulla vita della religiosa, appena 6/7 anni dopo le condanne.

 

In secondo luogo, con questo permesso, monsignor Wojtyla e i suoi assistenti si misero all’opera per tentare di giustificare la devozione e ottenere la revoca delle condanne. Per molti versi, la devozione della “Divina Misericordia” rifletteva una visione teologica che seguiva da vicino la linea delle teorie teilhardiane, riprese poi da quelle panteiste e quietiste dell’Arcivescovo di Cracovia. Fu quello stesso team che lavorava con monsignor Wojtyla a sollevare la questione delle traduzioni errate come causa della condanna da parte del Sant’Uffizio.

In terzo luogo, nonostante la relazione estremamente favorevole alla dottrina della “Divina Misericordia” presentata nel 1965 da monsignor Wojtyla, la condanna rimase in vigore per altri tredici anni, ossia dal 1965 fino all’aprile del 1978, qualche mese prima che morisse Paolo VI (6 agosto 1978) e che venisse eletto Papa proprio monsignor Wojtyla (16 ottobre 1978), il paladino di Suor Faustina.

Fu solo nell’aprile 1978 – negli ultimi mesi del pontificato di Paolo VI – che la Congregazione per la Dottrina della Fede dichiarò nulla la triplice censura del Sant’Uffizio, adducendo come ragione «l’opinione di molti Vescovi polacchi», nonché la vaga asserzione del «cambiamento delle circostanze» (il Concilio Vaticano II…).

Una volta divenuto Giovanni Paolo II (16 ottobre 1978), monsignor Wojtyla, stabilì la Domenica della “Divina Misericordia” come festa ufficiale nel calendario della liturgia riformata, beatificò Suor Faustina e, in seguito, la dichiarò santa.

Insomma questa diversità di pronunciamenti sulla devozione di Suor Faustina alla “Divina Misericordia” può essere spiegata solo dal cambiamento di dottrina apportato all’interno dell’ambiente ecclesiale dal Concilio Vaticano II. Infatti, c’è opposizione di contraddizione tra la dottrina della Chiesa prima di quelle condanne (1958/59) e quella dopo di esse. Sino al 1959 la dottrina cattolica era la stessa che la Chiesa aveva sempre professato. Poi, il Vaticano II cambiò le cose introducendo una dottrina completamente diversa. Fu proprio perché Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno seguito la nuova dottrina conciliare che cambiarono posizione sulla devozione di Suor Faustina alla “Divina Misericordia” e l’approvarono.

 

Suor Faustina anticipa il Vaticano II

In breve, ciò che fece revocare a Paolo VI le precedenti condanne della devozione di Suor Faustina alla “Divina Misericordia” e indusse Giovanni Paolo II a promuoverla non fu un errore o un malinteso del Sant’Uffizio, che si sarebbe basato su traduzioni false del messaggio riportato nelle opere di Suor Kowalska, ma fu un cambiamento nell’orientamento della dottrina. Ciò che prima del 1962 era giusto, dopo il Concilio (1965) è divenuto sbagliato e viceversa. Pertanto, si può dire che gli scritti di Suor Faustina sono stati approvati da Giovanni Paolo II perché la devozione di Suor Faustina alla “Divina Misericordia” favorisce una spiritualità influenzata dalla teologia di padre Teilhard de Chardin, tendenzialmente panteista e quietista, che è stata fatta propria dal progressismo neo/modernista che ha impregnato i Decreti del Concilio Vaticano II.

 

Alcuni esempi degli errori di Suor Faustina

Monsignor Perez fa qualche esempio molto chiaro e significativo, prendendo alcune citazioni dagli scritti della Suora polacca. Per esempio, il 2 ottobre 1936, la Kowalska afferma che il «Signore Gesù» le apparve e le disse: «Ora so che non è per le grazie o i doni che mi ami, ma perché la mia Volontà ti è più cara della vita. Per questo mi unisco a te così intimamente come a nessun’altra creatura» (Cfr. Divine Mercy in My Soul, The Diary of Sr. Faustina, Marian Press, Stockbridge, 1987, pag. 288).

Monsignor Perez giustamente obietta: Come possiamo credere che Nostro Signore si sia unito più intimamente a Suor Faustina che alla Beata Vergine Maria, “Madre di Dio” e “Immacolata Concezione”?

Poi porge un altro esempio: Suor Faustina ha affermato che Nostro Signore le avrebbe detto che ella sarebbe stata esente dal giudizio, da qualsiasi giudizio, per cui si può anche intendere sia dal giudizio particolare (che avviene dopo la morte di ogni individuo) sia dal giudizio universale (che avverrà per tutti gli esseri umani alla fine del mondo). Già il 4 febbraio 1935 la religiosa affermò di aver sentito questa voce nella sua anima: «Da oggi in poi non temere il giudizio di Dio, perché non sarai giudicata» (Cfr. Divine Mercy in My Soul, The Diary of Sr. Faustina, Marian Press, Stockbridge, 1987, p. 400) Invece in San Paolo è rivelato che «è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio» (Eb., IX, 27).

Inoltre la Chiesa ha definito la ineluttabilità del giudizio particolare al Concilio di Lione, nella “Professione di fede di Michele Paleologo”, nella Costituzione “Benedictus Deus”, al Concilio di Firenze.

 

Ora, nessuno uomo (tranne l’Immacolata Concezione), è stato esente dal giudizio particolare né lo sarà da quello universale.

 

Infine, mons. Perez aggiunge a questi esempi l’affermazione secondo cui l’Ostia consacrata sarebbe saltata fuori dal tabernacolo per tre volte posandosi sulle mani di Suor Faustina, cosicché lei avrebbe dovuto aprire il tabernacolo e rimettere la sacra Particola al suo posto: «E l’Ostia uscì dal tabernacolo e venne a posarsi nelle mie mani e io, con gioia, la riposi nel Tabernacolo. Questo fatto si è ripetuto una seconda volta, e io ho fatto la stessa cosa. Nonostante questo, è successo una terza volta» (Cfr. Divine Mercy in My Soul, The Diary of Sr. Faustina, Marian Press, Stockbridge, 1987, p. 168).

Molte volte la Chiesa ha dichiarato che solo le mani consacrate di un sacerdote possono toccare le Sacre Specie e che, dopo averle toccate, egli deve purificarle per non far cadere a terra i frammenti dell’Ostia consacrata che contengono realmente il Corpo di Gesù. Che tipo di lezione si darebbe al mondo con questo esempio di un’Ostia consacrata che salta in mano a una suora affinché la deponga nel Tabernacolo, senza purificarsi nemmeno le mani? Nostro Signore non contraddice la Sua Chiesa con parole o gesti assurdi, ma con quel gesto sarebbe Nostro Signore stesso a svilire la Presenza Reale e tutto ciò che essa rappresenta.

 

Un’aggiunta di padre Teodoro Roriz

Inoltre, un padre carmelitano, Theodore Roriz, ha scritto un articolo (che è stato tradotto anch’esso dall’originale inglese) in difesa di quello di monsignor Perez, in cui sostiene che, riguardo alla dottrina della devozione alla “Divina Misericordia”, occorre asserire chiaramente che questa devozione potrebbe indurre le persone a credere di non dover lottare contro le conseguenze del peccato originale, né contro le cattive influenze del mondo, né contro le tentazioni del diavolo, ma solo a confidare nella Divina Misericordia. Questa fiducia sarebbe sufficiente per sradicare ogni cattiva azione, tendenza o influenza, e condurre l’uomo alla salvezza eterna. (Cfr. Divine Mercy in My Soul, The Diary of Sr. Faustina, Marian Press, Stockbridge, 1987, p. 23).

Si tratta di una riedizione dell’eresia del Quietismo di Miguel de Molinos (1628-1696), che fu condannata con la Costituzione Coelestis Pastor da papa Innocenzo XI nel 1687 (DS, 2201-2269), secondo la quale l’uomo non avrebbe bisogno di fare nulla per essere salvato, ma dovrebbe semplicemente affidarsi interamente a Dio per lasciare che la grazia agisca in lui.

Molinos ha tratto questa sua erronea conclusione acetica dall’eresia luterana del “pecca fortiter sed fortius crede” e della “fede fiduciale” condannata da papa Leone X con la Bolla dogmatica Exurge Domine nel 1520 (DS, 1451-1492).

Padre Roriz afferma, pastoralmente, che, sebbene lo spirito soggiacente alle rivelazioni di Suor Faustina contenga un orientamento teologico sbagliato, si può, nonostante ciò, ammettere che molti individui i quali praticano in buona fede la devozione alla “Divina Misericordia” lo facciano mossi da un’intenzione onesta e possano, quindi, ricevere alcune grazie dalla loro preghiera, nonostante le ambiguità della dottrina soggiacente a queste rivelazioni private.

 

Padre Roriz, infine, risponde all’obiezione secondo cui il significato dei testi delle rivelazioni di Suor Faustina è stato male interpretato solo a causa di errori nella traduzione e non è erroneo in sé.

Egli scrive di avere sotto mano sia un elenco delle più importanti traduzioni errate del Diario originale di Suor Faustina, sia anche una copia del suo Diario che è stata tradotta correttamente; infine specifica che a) le citazioni fatte da lui degli errori contenuti negli scritti di Suor Faustina sono state riprese dalla versione aggiornata, correttamente tradotta e approvata dai moderni sostenitori della “Divina Misericordia” e che b) le condanne emesse dalla Santa Sede nel 1958/59 riportano errori contenuti realmente negli scritti della Kowalska e non attribuiti a lei falsamente tramite traduzioni erronee.

 

Conclusione

Riassumendo brevemente il contenuto dei lavori di Monsignor Perez e di padre Roriz si può dire che:

1°) Le preghiere della devozione alla “Divina Misericordia” non contengono nulla di contrario alla fede e alla morale; tuttavia, vi sono alcuni errori luterani e quietisti nella dottrina che soggiace a questa nuova devozione: a) la fede senza le opere; b) la speranza fiduciale di salvarsi senza merito; c) la totale passività nella vita spirituale senza la necessità di cooperare alla grazia divina.

 

2°) I singoli fedeli possono ricevere alcune grazie pregando e praticando in buona fede la devozione alla “Divina Misericordia”, senza però aderire alla dottrina che essa presuppone, la quale non è stata esplicitata in quelle preghiere, che non contengono errori.

 

3°) Le vere devozioni (conformi alla fede e alla morale cattolica) presuppongono sempre la cooperazione alla grazia di Dio mediante il pentimento e la riparazione per i nostri peccati; al contrario di quanto insegna il Luteranesimo e il Quietismo, dei quali è impregnata la dottrina di Suor Faustina.

 

4°) La dottrina di Suor Faustina è stata condannata (1958/59) dalla Chiesa prima della Rivoluzione conciliare ed è stata sdoganata solo nel 1978 specialmente da Giovanni Paolo II, che era impregnato degli errori contenuti nella dottrina professata da Suor Faustina e che ha diffuso nelle sue prime tre Encicliche (Redemptor hominis, 1979; Dives in Misericordia, 1980; Dominum et vivificantem, 1986).

 

5°) La dottrina panteista di Karol Wojtyla e la teoria soggiacente alla devozione alla “Divina Misericordia” di Suor Faustina sono oggettivamente parallele.

 

6°) La perniciosità di questa devozione di sapore luterano e quietista potrebbe indurre le persone a credere di non dover lottare contro le conseguenze del peccato originale, né contro le cattive influenze del mondo, né contro le tentazioni del diavolo, ma solo a confidare nella Divina Misericordia. Questa fiducia sarebbe sufficiente per sradicare ogni cattiva azione, tendenza o influenza, e condurre l’uomo alla salvezza eterna. Tuttavia questa è la “presunzione di salvarsi senza merito”, che è un “peccato contro lo Spirito Santo”, il quale ci porta all’impenitenza finale, ossia a non chiedere perdono dei nostri errori sino alla fine, e quindi alla perdizione eterna.

7°) Infine, il significato dei testi delle rivelazioni di Suor Faustina è stato condannato giustamente poiché è erroneo in sé e non solo a causa degli errori della loro traduzione.

A partire da quanto ci hanno spiegato monsignor Perez e padre Roriz è bene stare alla larga dalla dottrina di Suor Faustina e di Karol Wojtyla, praticando le devozioni tradizionali della Chiesa.

Curzio Nitoglia


>>>articolo originale online>>>







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