Cattolicesimo
21 settembre 2021

LA DECADENZA DELLA CHIESA VISTA GIÀ NEGLI ANNI '60/ '70 DA Tito Casini, un profeta dei nostri tempi

Tito Casini, un profeta dei nostri tempi


I

La prima volta che m’imbattei in Tito Casini fu alcuni mesi fa quando, analizzando l’epistolario del padre rosminiano e poeta Clemente Rebora, spuntò all’improvviso quel nome, ed era quello che si rivelò poi un fulmine nel cielo oscuro del Concilio Vaticano II. Scoprii che questo scrittore toscano faceva parte di quella schiera di “selvaggi” che si radunavano attorno al convertito Giovanni Papini e all’antimoderno Domenico Giuliotti. “Omo salvatico” quindi, allergico tanto alle rivoluzioni allora in voga quanto alle restaurazioni stataliste in camicia nera. Venni a sapere, con mio grande stupore, che già nel 1967 diede alle stampe un furioso pamphlet intitolato La tunica strappata, un puntuale j’accuse alla riforma liturgica allora in corso, che, come vedremo, sembra scritto oggi. È bene tenere in mente alcune date: nel 1965 si chiude quel Concilio che, con il suo carico di ambiguità, ben lungi dal rappresentare una primavera della Chiesa, si rivelerà il detonatore di quella crisi che ha investito tutto il mondo cattolico. L’anno successivo il filosofo progressista Jaques Maritain, molto vicino a Montini, pubblica quello che pare a molti un mea culpa: Il contadino della Garonna, dove già si criticano, seppure con molta prudenza, le fughe in avanti di certi riformatori, che rischiano di mettere a rischio il Depositum Fidei. Nel 1970 Paolo VI implementa il Novus Ordo Missae, formulato e già sperimentato negli anni precedenti, e di fatto mette al bando la Messa Tridentina. Lo stesso anno l’eroico vescovo francese Marcel Lefebvre fonda la Fraternità di san Pio X con autorizzazione vescovile, allo scopo di preservare il tesoro della liturgia tradizionale. Nel 1976, di fronte al suo rifiuto di celebrare il Novus Ordo Missae e di accettare le riforme postconciliari, il prelato francese viene sospeso a divinis. Sono gli ultimi anni del pontificato di Montini, in cui si tenta di eliminare i contestatori più estremi di sinistra (i tanti sacerdoti e religiosi che avevano abbracciato il verbo marxista) e di destra (i pochi che si radunavano attorno a Lefebvre) e di imporre il Novus Ordo come l’unica lex orandi della Chiesa latina. Ecco lo scenario in cui si muoveva Casini.

Ma lasciamo parlare la penna di questo toscano, A.D. 1967: “Questa è l’epoca dell’amore, della carità per gli atei, per i comunisti, per i dialoganti, per gli apostati. Per i cattolici fedeli alla tradizione, invece, forca e fucilazione. Nel nome del Signore!”. Vi ricorda qualcuno? Forse quel personaggio vestito di bianco che in Traditiones Custodes (sic!) castiga i fedeli della Messa Tridentina e stabilisce ufficialmente che il protestantico Novus Ordo è l’unico rito accettato e universale della Chiesa postconicliare? Con buona pace dei ratzingeriani e dei seguaci della continuità tra Vaticano II e tradizione. Bergoglio parla chiaro. Niente equivoci, è tutto alla luce del sole. “Chi sono io per giudicare” i sodomiti? Porte aperte alle bandiere arcobaleno e che venga padre James Martin S.J. ad indicarci la via ecclesiastica per una Sodoma e Gomorra inclusiva. Ma chi prega in latino? Al bando! Non sia mai che si resusciti la teologia, tomista, rigorosa, precisa, “sì, sì, no, no”, che si cela dietro la Messa Tridentina. Lex orandi lex credendi. Schitarrate, lettrici donna, comunione nella mano obbligatoria, proibito genuflettersi, niente Presenza Reale, un bel tavolo Ikea al posto dell’altare, il Tabernacolo scomparso, la statua della Madonna sostituita da quella di Lutero. Benvenuti nel meraviglioso mondo della Chiesa Novus Ordo.


Ma torniamo al nostro Casini. Lo scrittore è sgomento di fronte all’approvazione universale di tutto l’episcopato al nuovo corso postconciliare e ricorda l’esempio del martire Tommaso Moro che “alla domanda perché si ostinasse a resistere, quando tutti i vescovi inglesi gli erano contro, rispose: ‘Per ognuno dei vostri vescovi io ho centinaia di santi’. Di diverso, nel caso mio, non c’è che il numero di santi, gloriosamente aumentato dopo la Controriforma”. E aggiunge: “Io tengo fede alla regola ‘fà quel che devi, accada quello che vuole’. Per aver mantenuto fede, servendo la Chiesa, a questa sua massima, Giovanna d’Arco salì il rogo. A me, per ora, è accaduto solo di vedermi rifiutare pubblicamente la comunione”.

Casini si richiama al Dizionario dell’Omo Salvatico (1923) di Papini e Giuliotti, in cui i due scrivono: “Non sappiamo francamente, cosa voglia dire, per un cattolico vero, esser ‘moderno’. Il cattolicismo non vive nella moda dei tempi ma nella sicurezza dell’eternità... Ci furono, anni fa, dei cattolici ‘moderni’ anzi ‘modernissimi’, tanto ‘moderni’ che coll’aggiunta di sole tre lettere dell’alfabeto e di una dozzina di eresie diventarono issofatto qualcosa di ultramoderno e si chiamarono Modernisti... cattolici così ‘aperti’ che a forza d’apertura non si accorgono di aprire la porta ai loro nemici”. Furono loro, attraverso il Movimento Liturgico, a rosicchiare sottotraccia, anno dopo anno, l’ortodossia dei riti fino ad arrivare al loro capolavoro compiuto: il Novus Ordo Missae.

Casini riporta la toccante testimonianza di un accademico inglese, Cristopher Matthews, un’anima in pena, vicina alla conversione, che di fronte al nuovo rito in volgare osserva: “Quale santità può avere una liturgia senza mistero? In quella Chiesa che aveva il potere di trascinarmi sulla via cristiana verso Dio, si sta ora distruggendo tutto quello che mi attirava a lei, e non si sta creando nulla al posto di quello che si distrugge, nulla che porti l’uomo a Dio. Ora so che devo seguire Dio solo per la mia strada”. Testimonianza terribile ed emblematica dei frutti delle riforme postconciliari: mancate conversioni, seminari vuoti, chiese deserte... una landa desolata. Come osserva un umile prete bergamasco, “questa Messa squallida, senza più gregoriano né pulpito né incenso, non pare nemmeno più una Messa”. E rivela: “un ex valdese convertito, non va più in chiesa perché gli pare ormai diventata una sala da culto, come quella dove andava da protestante”. E d’altronde che senso ha convertirsi se tutte le religioni sono buone, se è lo stesso il Dio dei protestanti, degli ebrei, dei maomettani che preghiamo, se persino gli atei alla fine si potrebbero salvare? Infatti per l’uomo d’oggi si aprono due strade: o rimanere nella “fede dei padri” per abitudine o per condizionamenti sociali e politici, sia questa fede l’islam, l’ebraismo, il “cattolicesimo” postconciliare, il buddismo o quant’altro (ma nel mondo di internet questa prospettiva è sempre più evanescente e i millennial di tutte le latitudini cresciuti con lo smartphone non sanno che farsene di queste “obsolete tradizioni”) oppure scegliere, nel supermarket delle religioni, quella che più aggrada. Così chi vuole occuparsi di migranti e cambiamenti climatici farà la sua carriera nella chiesa bergogliana, chi ha un istinto più violento e maschilista si convertirà all’islam, chi è più mansueto e magari ha uno spirito misticheggiante guarderà all’induismo e al buddismo come fonti di salvezza, e così via. In entrambi i casi è preclusa la stretta via indicata da Gesù per la redenzione: senza sacramenti, senza una vita di sacrifici all’insegna della Croce, al di fuori della Chiesa cattolica non vi è salvezza. Vediamo che all’interno della stessa chiesa postconciliare si fa strada questa tendenza, che chiamerei del supermarket dei riti. Chi è insofferente alla liturgia e al senso del mistero si rivolgerà alle “messe” Novus Ordo, chi invece è di spirito più raffinato (e magari effeminato) ed è malato di estetismo andrà alla Messa in latino con un animo più o meno decadente! Ma la Messa tridentina non è un rito fra i tanti che si frequenta per ragioni estetiche: dietro tale liturgia vi è tutta una teologia che è contrapposta a quella modernista che è trionfata nel periodo postconciliare. Non vi è alcuna continuità. Bergoglio su questo ha ragione: non sono due forme dello stesso rito. Sono due riti totalmente diversi che si riferiscono a due diverse religioni: l’uno, quello cattolico romano codificato da san Pio V, ha il suo fondamento nei Vangeli e si è sviluppato attraverso i secoli secondo i dettami della Tradizione; l’altro,quella postconciliare codificato da Montini, seppur conserva ancora qualche parvenza di cattolicesimo è, nella sostanza, il risultato di un sincretismo in cui convergono gli elementi più diversi: non solo il modernismo, ma anche l’ebraismo, il luteranesimo, la massoneria. L’uno è il Santo Sacrificio in cui si ripete l’immolazione di Nostro Signore sul Calvario e in cui il fedele, che debitamente ha confessato i suoi peccati e si trova in stato di grazia, riceve, con l’Eucarestia, il corpo, il sangue, l’anima e la divinità di Gesù Cristo. L’Eucarestia si deve ricevere in ginocchio, in timore e tremore, e ovviamente l’ostia non può essere toccata da mani non consacrate ed è quindi assolutamente proibita la comunione sulla mano. Gli uomini accostandosi all’altare devono essere vestiti dignitosamente e avere le braccia coperte: nelle Chiese tradizionali statunitensi s’impone un rigido dress code che prevede giacca e cravatta e proibisce scarpe da ginnastica, jeans o magliette. Le donne oltre ad avere le braccia e le gambe integralmente coperte devono indossare il velo sul capo. Tutto questo per massimo rispetto dovuto nei confronti di Nostro Signore presente realmente nel Tabernacolo e nell’Eucarestia e non per un vuoto formalismo di stampo farisaico1. Al contrario, nelle chiese Novus Ordo la “messa” è un rito assembleare di stampo protestante, gioioso e comunitario. Il “prete” non è l’Alter Christus all’Altare ma il presidente dell’assemblea. Il focus è incentrato sul “popolo di Dio” e non sul Santissimo. La comunione è un simbolo della mensa avvenuta duemila anni fa, semplice pane che si può ricevere in piedi, sulle mani, vestiti con pantaloncini corti o minigonna. Visto che il rito di consacrazione eucaristica del Novus Ordo è molto dubbio e forse persino invalido, non si tratterebbe di sacrilegio, in quanto ciò che viene distribuito è semplice pane non consacrato. D’altronde, come dimostra un recente sondaggio, ben il 70% dei fedeli Novus Ordo non crede nella Presenza Reale nell’Eucarestia . La protestantizzazione della liturgia della chiesa bergogliana che ancora oggi osa chiamarsi “cattolica” è pressoché totale2.


II

Di fronte alla protestantizzazione della chiesa che, in quel lontano 1967 forse non era così evidente come lo è oggi, Casini nota: “i protestanti han cessato di convertirsi e aspettano che finiamo di convertirci noialtri”. Missione compiuta. La chiesa postconciliare continua ad inseguire i protestanti nel loro cammino di perdizione e dopo lo svilimento e la desacralizzazione della liturgia, ora si appresta non solo a benedire le coppie gay, ma anche un domani a dare il via all’ordinazione femminile e altre aberrazioni di questo tipo, che formano la piattaforma del cammino sinodale dei “vescovi” tedeschi, pienamente appoggiato dal Capo Supremo della setta, Bergoglio3.

Strano gioco del destino, quel Lutero la cui statua è stata esposta con tutta evidenza in Vaticano, che è stato celebrato da vescovi e cardinaloni, è lo stesso che gratificò il Papa e i “papisti” dei titoli di “sciocco bestiame e porci schifosi” e chiamò la Santa Sede “la loro porca chiesa”. L’iroso e lussurioso “riformatore” teutonico sapeva bene dove colpire: “Quando la messa sarà stata rovesciata, io penso che avremo rovesciato il papato. È sulla messa, come su una roccia, che il papato interamente si appoggia. Tutto crollerà necessariamente quando crollerà la loro messa”.

La distruzione della liturgia segue quindi un copione già ben delineato nel XVI secolo. Ma che dire allora dell’abolizione della Domenica, il giorno che tradizionalmente è legato all’orazione e alla famiglia, come giustamente osserva Casini? Ben venga la “messa prefestiva” del Sabato, per poter così andare al Centro Commerciale o a sciare o al mare, adattando così il calendario liturgico ai ritmi consumistici e ateistici della vita moderna. Via anche il digiuno del venerdì e dei giorni di Quaresima o di Quattro Tempora. Non sia mai che si ricordi al fedele la via dell’ascesi, della mortificazione e della penitenza. Sono cose medioevali. Quelli postconciliari sono “cattolici adulti”, critici, indipendenti. Casini si illude che “i fedeli cercheranno di conservarsi da sé, contro tali pastori, ignorando quella ‘religio commoda’”. Così non è stato, d’apprima si sono adeguati di buon grado nella stragrande maggioranza agli aggiornamenti quindi, gradualmente, hanno abbandonato del tutto ogni pratica religiosa abbandonandosi all’ateismo di massa e all’indifferentismo odierno. Ma anche chi ha continuato a frequentare le parrocchie si è trovato di fronte a preti e catechisti che hanno insegnato che tutte le religioni sono uguali e belle, che i veri peccati sono l’inquinamento e l’ingiustizia sociale. E così, solo per fare un esempio, quello che un tempo era il Sacramento della Confermazione nello Spirito Santo, la Cresima, che rendeva “soldati di Cristo” della Chiesa Militante, oggi è diventato il “sacramento” dell’addio, in cui adolescenti annoiati e ben rifocillati, internetdipendenti, dicono bye bye a quelle insulse “liturgie” buoniste, con le chitarrine melense e vogliamoci bene. “Mio figlio si è appena cresimato e non sa recitare neanche il Salve Regina”, mi ha confessato recentemente un’infermiera. Frutti del postconcilio... In tempi un po’ più lontani un importante gesuita torinese mi disse, regnante Wojtyla: “Il sacro nel Vangelo? Dove vedi il sacro nel Vangelo, Andrea?”. Eh sì, desacralizziamo tutto e sostituiamo il Santissimo nel Tabernacolo con il Culto massonico dell’Uomo. Che bella idea, fare di ogni chiesa del globo un tempietto di “Liberi Muratori” per le masse, senza bizzarri riti iniziatici e anacronistici elitarismi. Missione compiuta.

Questa forma mentis ormai diffusa a tutti i livelli della chiesa postconciliare affonda le sue radici nel pontificato tragico di Montini. Un Papa che ancora nel 1968 redigeva un Credo assolutamente ortodosso, che nell’Humanae Vitae ribadiva la dottrina morale cattolica di sempre, e due anni dopo distruggeva la liturgia, grazie al solerte lavoro del panzer Bugnini. Salvo poi lamentarsi che “il fumo di Satana” è entrato nella Chiesa (grazie a lui!) e condannare se stesso con queste parole, riportate da Casini: “Questa nuova mentalità di cui non sarebbe difficile rintracciare le torbide sorgenti e su cui tenta di fondarsi questa demolizione dell’autentico culto cattolico, implica tali sovvertimenti dottrinali, disciplinari e pastorali, che Noi non esitiamo a considerarla aberrante; e lo diciamo con pena, non solo per lo spirito anticanonico e radicale che gratuitamente professa, ma per la disintegrazione religiosa, ch’essa fatalmente porta con sé...”. Frutti del postconcilio...



III

Nel 1969 Casini torna su questi spinosi e dolorosi argomenti con alcuni testi intitolati Super flumina Babylonis. Lettere dall’esilio. Siamo alla vigilia della promulgazione definitiva del Novus Ordo Missae e non s’intravede all’orizzonte nessuna resistenza significativa che possa fermare la valanga apparentemente inarrestabile delle riforme, non solo liturgiche ma anche teologiche e sacramentali. Un giovane scrive al nostro fiorentino: “Le confesso che ho cessato ogni pratica religiosa. Ho cercato con ogni mezzo, facendomi spietata violenza, di adeguarmi, di ascoltare, io povera pecorella di un gregge ormai allo sbaraglio, i richiami alla docilità, agli insegnamenti e agli ordini dei Pastori, ma ad un certo punto, non ce l’ho fatta più e mi sono appartato, perché assistere a quei riti non era un beneficio ma un avvelenamento per il mio spirito. La Chiesa del Silenzio4, di cui più non si parla, ha allargato i suoi tristi confini. Io ormai appartengo a questa Chiesa. Quella ufficiale, ormai, non è più la mia Chiesa”. Questa constatazione non è frutto di orgoglio, di affrettato giudizio o scelta imprudente, ma la consapevolezza tragica e dolorosa che il mysterium iniquitatis è penetrato nelle viscere della Chiesa visibile, rendendola irriconoscibile al vero cattolico fedele al credo di sempre. Continua il giovane: “Come vorrei, io cattolico del silenzio, sentirmi dire che l’ora delle tenebre sta per passare e che presto io e tant’altri milioni di fratelli che hanno i miei stessi sentimenti, potremo ancora tornare a rivivere la nostra vita di gioia, di amore, di dedizione e di devozione in una Chiesa rinnovata, sì, ma nella sua tradizione, in una Chiesa tornata alla sua bella, sublime, mistica, universale lingua, uguale per tutti, in una Chiesa che torni ad esser Maestra ferma e sicura di verità e non esponga più i suoi figli al disorientamento, al dubbio, in una Chiesa che rinunci definitivamente al superbo tentativo di voler ad ogni costo parlare alla ragione, non accorgendosi di non arrivare più ai cuori”.

Il nostro, forse preso da un inaspettato spirito ecumenico, cita anche un certo Gabriel Natzneff, un ortodosso seguace di quell’antichissima Divina Liturgia di san Giovanni Cristostomo che ancora si celebra anche in molte Chiese Cattoliche di Rito Orientale, che si ritrova ad assistere a una messa Novus Ordo in Sardegna: “Che cosa han fatto della loro Chiesa! Io non sono cattolico e ciò non mi concerne, ma non posso impedirmi d’essere invaso di tristezza davanti a uno spettacolo di una tale miseria, di una tale deliquescenza. Come possono i cattolici riuscire ancora a pregare con una tale liturgia? Io non ne sarei capace...”

Casini riprende la battaglia nel pieno della bufera postconciliare, nel 1972, con gli scritti raccolti sotto il titolo Nel fumo di Satana. Verso l’ultimo scontro. Ormai è chiaro a tutti che la Chiesa sta attraversando un periodo di “autodemolizione” (parola utilizzata dal demolitore stesso, Montini). “I protestanti”, scrive Casini, “ci guardano con occhi sgranati chiedendoci e chiedendosi se Lutero si sarebbe sognato si potesse arrivare a tanto dietro il suo ‘libero esame’... I protestanti (‘fratelli separati’ e di quale fraternità si tratti è palese5) si riconoscono di gran lunga superati”. La primavera si è trasformata nell’”inverno postconciliare”, anteprima della lunga notte che stiamo ancora vivendo. Le tappe del percorso furono delineate da san Pio X già agli inizi del ‘900: “L’errore dei protestanti diè il primo passo su questo sentiero; il secondo è del modernismo; a breve distanza dovrà seguire l’ateismo”. E ci siamo, nota Casini: “Siamo prossimi a questo, all’ultimo stadio, la ‘morte di Dio’, e la Riforma, la ‘nostra’, n’è la propellente”. Il modernismo, nonostante le condanne di san Pio X ha continuato ad agire occultamente all’interno del mondo ecclesiastico e laico, e ha iniziato ad alzare la testa già negli anni ’50 del secolo scorso, trattenuto a stento da Pio XII e Giovanni XXIII, ed infine è esploso nel postconcilio con tutta la sua carica di distruzione e desacralizzazione. Come una pentola a pressione, l’ambiguità del Concilio Vaticano II e la carica ereticale del Novus Ordo Missae, delle riforme dei sacramenti, dello stravolgimento della teologia, che ne sono seguiti, hanno provocato quella deflagrazione che infine ha distrutto la Chiesa visibile sin dalle fondamenta, in modo tale che oggi ne rimane solo un simulacro, un pallido ricordo di ciò che era ancora 70 anni fa.

Casini fu facile profeta quando scrisse che “non sarà la liturgia in volgare a far venire gl’invitati al festino di nozze. La Chiesa anglicana canta il più bell’inglese davanti ai banchi più vuoti...”. Quelli che vediamo oggi nelle magnifiche nostre chiese, occupate da un clero Novus Ordo che si è trasformato in un grigio burocrate statale, che registra matrimoni le cui promesse presto verranno infrante, cresime senza Spirito Santo, comunioni prive di Presenza Reale... Sono “crollati i pilastri”, osserva giustamente Casini, “la malattia protestante” ha contagiato l’intero organismo. I nuovi “pastori” sono come Giuda (in fondo anche lui era un Apostolo), ma “meno la vergogna”. E possono danzare, in perfetto stile LGBT, nella cattedrale di Vienna, fra spogliarellisti e drag queen. “Chi sono io per giudicare”?




di Andrea Colombo


Note

1 Piccola nota di carattere antropologico: quello che gli anglosassoni chiamano Sunday’s best, da noi era il “vestito a festa”. Anche i contadini e le famiglie più povere indossavano i loro abiti migliori in occasione della messa domenicale, per rimarcare l’eccezionalità di questa giornata festiva rispetto agli altri giorni della settimana. Inoltre era vietato ogni lavoro servile (manuale), al di là di ciò che era richiesto dalla quotidianità come le pulizie domestiche o la preparazione dei pasti. Oggigiorno invece la domenica (da Dominus, giorno dedicato al Signore, ovvero al riposo, alla preghiera, alla santificazione della festa tramite la Messa, alla famiglia; gli anglosassoni hanno mantenuto il più paganeggiante Sunday, “giorno del Sole”) è da molti considerato un giorno in cui peccare di più, lasciarsi andare ad ogni genere di licenziosità e soprattutto ad ingolfarsi nel peggior consumismo, fra le luci e i richiami di centri commerciali, supermarket, negozi sempre aperti. È opportuno ricordare che fra le principali misure del comunismo sovietico vi fu l’abolizione della domenica e la sostituzione di due giorni di riposo “a rotazione” durante la settimana. In questo, il capitalismo ateo è in perfetto accordo con il materialismo marxista

2 Su tutto questo e per gli aspetti storici, liturgici ed ecclesiologici del Novus Ordo Missae si veda l’insuperabile studio del sacerdote statunitense Anthony Cekada, Frutto del lavoro dell’uomo, Sodalitium, Verrua Savoia 2019

3 Casini riporta un interessante sondaggio, effettuato nel 1967, in cui in Germania risulta che i cattolici sono “in netta maggioranza favorevoli alla Messa interamente latina... Appaiono favorevoli alle riforme soprattutto i cattolici benestanti, mentre quelli più assidui alla pratica religiosa e quelli di condizioni meno agiate sono contrari alle innovazioni... I giovani si mostrano molto legati alla tradizione e poco favorevoli alle riforme”. Rivolto ai progressisti riformatori, Casini commenta: “E pensare che proprio per loro, per il ‘popolo’, voi avete dato lo sfratto al latino per il volgare ‘a tutti i costi’”. Oggi, a 55 anni di distanza, non solo la grande maggioranza dei fedeli Novus Ordo non sa neanche cos’è, o se esiste, la Messa in latino, ma ha disertato in massa la pratica religiosa e le chiese nel Vecchio Continente sono più vuote che mai. Frutti del postconcilio...

4 Riferimento alla Chiesa delle catacombe sotto i regimi comunisti, sacrificata sull’altare della Ostpolitik dal cardinal Casaroli complice dei tiranni. L’accordo odierno fra la chiesa bergogliana e il regime cinese è solo una continuazione e compimento di tale politica

5 La massoneria, nata in ambiente anglicano nel XVIII secolo, ha avuto un grande sviluppo nei Paesi protestanti e solo successivamente è penetrata nel mondo cattolico








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