Contro IL Deep State
19 settembre 2021 Una fiumana umana alla manifestazione contro il green pass a Milano - Foto, Video Riprendiamo da Sputnik di Eliseo Bertolasi Sabato,
18 settembre, migliaia di persone si sono date appuntamento nel centro
di Milano per protestare contro l’imposizione del green pass. Ormai è un
appuntamento fisso, settimanale, che non tende a calare, ma addirittura
pare rafforzarsi, se solo si prova a quantificare la fiumana umana
sempre più visibile che anima questi cortei. Per il nono sabato consecutivo continua il braccio di ferro
tra governo e quei cittadini italiani che non sono disposti ad
accettare di sottomettersi all’inoculazione del vaccino per poter, in
cambio, condurre una vita normale. L’ulteriore svolta stabilita dal Decreto Legge approvato dal Consiglio dei ministri
il 16 settembre che di fatto colpisce indistintamente tutti i
lavoratori: “niente green pass - niente accesso al posto di lavoro”
quindi niente stipendio, non fa altro che gettare altra benzina sul
fuoco infiammando gli animi, ed esasperando una situazione di crisi e di
insofferenza già provata da mesi di restrizioni e chiusure.
I manifestanti per l’assembramento del corteo, come al solito, si sono dati appuntamento verso le ore 18.00 in Piazza Fontana nonostante i provvedimenti disposti il giorno 16 settembre, dal questore di Milano Giuseppe Petronzi di divieto del corteo e di svolgimento della protesta solo in forma statica in Piazza Sempione all’Arco della Pace.
Da piazza Fontana passando per piazza Duomo, i manifestanti hanno proseguito in via Dante, e dopo aver deviato in Largo Cairoli sono giunti all’Arco della Pace per incamminarsi infine verso la sede della RAI in corso Sempione, il punto più caldo della manifestazione. In effetti era proprio con l’avvicinarsi alla sede RAI, che la presenza delle forze dell’ordine si faceva man mano più evidente, fino ad un robusto cordone di mezzi e di agenti di Polizia bardati in assetto antisommossa che sigillavano l’accesso alla sede RAI.
Il corteo giunto quindi al capolinea del suo itinerario ha cominciato una protesta statica, per diradarsi poi, pian piano, col passare del tempo. Contro i media e la RAI sono stati scanditi slogan, come pure, più di una volta, i poliziotti antisommossa sono stati esortati, invano, dai manifestanti a togliersi il casco e a passare dalla loro parte.
L’opinione dei manifestanti
Fischietti, trombe, tamburi, clacson, coperchi di pentole hanno costantemente accompagnato il corteo che di volta in volta intonava vari slogan, come: “Libertà libertà!”, “Traditori! Traditori!” indirizzati al governo e ai sindacati, oppure “Milano non si piega!”, “Noi siamo il popolo!”, “Draghi! Draghi! Vaff……”, “Speranza vai via sei tu la pandemia!”, con gli studenti che dal canto loro scandivano: “Libera libera università”.
Tra i numerosi cartelloni e manifesti innalzati non sono mancati quelli che indicavano un parallelo tra le disposizioni governative al green pass con il regime nazista e la persecuzione degli ebrei.
Percepibile, la più totale eterogeneità dei manifestanti: uomini, donne, persone anziane, giovani, anche famiglie con al seguito i bambini. “Non
ci sono ideologismi o ideologie ma ci sono solo ideali. Gli ideali di
questo corteo sono la libertà, il diritto al lavoro, il diritto allo
studio, il diritto a una vita dignitosa”, sottolinea Marco che
preferisce non rivelare il suo cognome ma solo il suo soprannome “il
sudafricano”. Danilo
Amici compositore e artista, che si definisce una “libera creatura
senziente”, continua e ammonisce: “Sono qua perché penso che l’arte,
l’occhio critico della società dovrebbe comunque criticare tutto ciò che
sta avvenendo, perché non è libertario ma è una visione totalitaria del
mondo. Molti artisti non lo stanno facendo. Gli artisti dovrebbero
invece, rappresentare la sentinella della democrazia. L’arte ha sempre
criticato il potere, un esempio è il teatro dell’arte, anche il giullare
in passato era l’unico che poteva criticare il sovrano al punto che a
volte il sovrano ne decretava la morte. Ma ora nessuno sta facendo
questo, per tal ragione ho pensato di scendere col popolo, anch’io
faccio parte del popolo, sono italiano, le mie radici sono qua, perché è
giusto che mi opponga a tutto ciò che ritengo una follia creata da
sociopatici”. All’Arco
della Pace, Roberto che si qualifica come un animatore delle proteste
mostra il provvedimento amministrativo con il quale il questore di
Milano gli impone l’obbligo di partecipare solo in maniera statica alle manifestazioni.
In tutto sono sedici i cittadini raggiunti dal documento firmato dal
questore. Roberto che definisce la pandemia “non sanitaria” ma
“elitaria”, in quanto messa in piedi dalle classi elitarie, si rammarica
del fatto che non vede nessun intellettuale denunciare il clima
liberticida messo in atto. Stridente
il contrasto in corso Sempione, una delle vie della movida milanese, di
due differenti umanità: da una parte chi protestava convinto di agire
per il bene collettivo, e dall’altra, considerando l’ora serale, chi se
ne stava tranquillamente seduto per un aperitivo o per la cena divertito
o semplicemente indifferente a ciò che stava succedendo. >>>articolo originale online>>> ... |