Questa mattina si è tenuto a Venezia l’incontro Nell’ora
della “Buona battaglia” per uscire dall’ipnosi e far rinascere l’uomo
nuovo, l’uomo spirituale, che ha fame e sete di verità. L’evento (visibile qui) è stato aperto da una riflessione di monsignor Carlo Maria Viganò. Di seguito il testo. Indice interventi precedenti e correlati
Etiamsi omnes, ego non
Intervento di S.E. Mons. Carlo Maria ViganòEvento di Venezia – 17 Luglio 2021
«Et si omnes scandalizati fuerint in te,
ego numquam scandalizabor».
Mt 26, 33
Questo
convegno ha il privilegio di aver sede in una città dal passato
glorioso, in cui i suoi governanti hanno saputo applicare con saggezza
quel buon governo che trova nella Religione il principio ispiratore e
informatore di ogni regno temporale. La Repubblica Serenissima ha
coniugato tutti gli aspetti positivi della monarchia, dell’aristocrazia e
della democrazia in un sistema voluto e pensato per favorire la pratica
della Religione, l’onesto benessere dei suoi cittadini, lo sviluppo
delle arti e dei mestieri, la promozione dei commerci e degli scambi
culturali, l’oculata gestione della cosa pubblica e la prudente
amministrazione della giustizia. Finché Venezia è rimasta fedele alla
sua alta vocazione, ha prosperato in tutti i campi; quando l’ultimo dei
suoi Dogi si è lasciato corrompere dalla Massoneria e dalle false
filosofie dell’Illuminismo, essa è sprofondata nel volgere di pochi
anni, condannata ad essere invasa, saccheggiata, spogliata dei suoi
tesori.
Dalla
storia della Serenissima possiamo trarre un grande insegnamento per i
tempi presenti e un severo monito per il destino della nostra Patria e
delle nazioni in genere.
Ciò
che indica la decadenza di un impero è il tradimento degli ideali che
lo hanno reso grande, la perversione dell’autorità, la corruzione del
potere, la rassegnazione del popolo. Mai come in quest’epoca possiamo
constatare che il destino del mondo intero, e in particolare dell’Europa
e delle nazioni occidentali, è irrimediabilmente segnato da tutti
questi elementi, che preludono ineluttabilmente alla sua caduta, alla
sua rovina.
Il
tradimento degli ideali, della cultura, della civiltà, del sapere,
delle arti trova la propria causa nell’apostasia della Fede, nell’aver
respinto due millenni di Cristianità e nel volerne rimuovere, con la Cancel Culture,
anche il solo ricordo storico. Quanto è stato plasmato nell’era
cristiana dal sangue dei Martiri, dalla testimonianza dei Confessori,
dalla dottrina dei Dottori della Chiesa, dal Magistero dei Papi e da
tutto un tessuto di operosa carità che permeava ogni ambito della vita
viene rifiutato con l’imbarazzo infastidito dei rinnegati al potere.
Pianeta Papa Pio XI, Achille Ratti indossata oggi da mons. Viganò |
Crolla
l’idolo dell’uguaglianza, blasfema negazione dell’individualità e
dell’unicità di ogni uomo, in nome di un appiattimento verso il basso in
cui la differenza è considerata con sospetto, l’autonomia di giudizio è
stigmatizzata come antisociale, le doti intellettuali sono una colpa,
l’eccellenza professionale un pericolo, il senso del dovere un odioso
intralcio. In questo grigio carcere senza sbarre tangibili, si riconosce
libertà di espressione solo al peccato, al vizio, al crimine,
all’ignoranza, alla bruttezza: perché ciò che in ogni uomo è unico, ciò
che lo rende speciale, ciò che lo eleva al di sopra della massa informe è
una intollerabile dimostrazione dell’onnipotenza di Dio, della infinita
sapienza della Sua creazione, della potenza della Sua Grazia, della
bellezza ineguagliabile della Sua opera.
Crolla
anche il mito della falsa scienza, ribelle come il suo ispiratore
all’armonia del Cosmo divino. All’umile ricerca della conoscenza e delle
regole che governano il Creato, si è voluta sostituire la luciferina
presunzione di dimostrare da un lato l’inesistenza di Dio e la Sua
inutilità per la salvezza dell’umanità, e dall’altro la folle
divinizzazione dell’uomo, che si considera padrone del mondo mentre ne
può essere solo custode, secondo le norme eterne stabilite dal Creatore.
E dove la saggia consapevolezza della propria fragilità aveva permesso
grandi scoperte per il bene dell’umanità, oggi l’orgoglio della ragione
partorisce mostri assetati di potere e di denaro, anche a costo di
decimare la popolazione mondiale.
Crollano
le false ideologie del Liberismo e del Comunismo, già languenti dopo
decenni di immani disastri politici, sociali ed economici ed oggi unite e
alleate come spettri di se stesse, nel folle progetto del Nuovo Ordine
Mondiale. Le profetiche parole dei Papi su queste piaghe delle Nazioni
sono confermate dalla constatazione che entrambe erano facce della
stessa medaglia: una medaglia di disuguaglianza sotto le apparenze
dell’equità, di impoverimento dei popoli sotto le specie della giusta
distribuzione delle ricchezze, di arricchimento dei pochi con la
promessa di maggiori opportunità per i molti.
Crollano
i partiti politici e la presunta contrapposizione tra Destra e
Sinistra, figlie della Rivoluzione ed entrambe strumentali all’esercizio
del potere. Rinnegati gli ideali che ancora li ispiravano almeno
nominalmente fino agli ultimi decenni del Novecento, i partiti si sono
trasformati in aziende, finendo col creare un divario incolmabile tra
l’agenda che li muove e le reali esigenze dei cittadini. Nell’assenza di
principi ispiratori e di valori non negoziabili, quei partiti si sono
rivolti ai loro nuovi padroni, a chi li finanzia, a chi decide i loro
candidati e ne orienta l’azione, ne impone le scelte. E se la retorica
attribuiva al “popolo sovrano” il potere di nominare chi lo
rappresentasse nei Parlamenti e riconosceva al voto la più alta
espressione della “democrazia”, oggi chi governa guarda con sospetto e
con fastidio chi proprio con il voto vorrebbe estrometterli e cacciarli.
Crolla
l’illusione che vi possa essere una Giustizia dove le leggi degli Stati
non sono ispirate al bene comune, ma al mantenimento di un potere
corrotto e alla dissoluzione del corpo sociale. E dove la Legge di Dio è
bandita dai tribunali, vige l’ingiustizia, è punita l’onestà, è
premiato il crimine e il delitto. Dove la Giustizia non è amministrata
in nome di Dio, i Magistrati possono legiferare contro il Bene,
rendendosi nemici di coloro che dovrebbero tutelare e complici di quanti
dovrebbero condannare.
Crolla
l’inganno della libertà dell’informazione, mostrando la desolante
moltitudine di servi e cortigiani pronti a tacere la verità, a censurare
la realtà, a sovvertire i criteri di giudizio oggettivo in nome
dell’interesse partigiano, del desiderio di arricchirsi, dell’ebbrezza
di una visibilità effimera. Ma se il giornalista, l’editore, il saggista
non hanno più un principio immutabile che li ispiri, che trova nel Dio
vivo e vero il parametro infallibile per comprendere e interpretare ciò
che è transeunte, la libertà diventa licenza, l’asservimento al potere
diventa regola e la menzogna norma universale.
Crolla
tutto un mondo di falsità, di inganni, di disonestà, di orrori e di
bruttezza che da oltre due secoli ci ha imposto come modello tutto ciò
che è antiumano, antidivino e anticristico. È il regno dell’Anticristo,
dove il transumanesimo sfida il Cielo e la natura, nell’eterno grido del
Nemico: Non serviam!
Ma ciò che oggi vediamo realizzarsi sotto i nostri occhi costituisce l’essenza di un progetto folle e infernale ontologicamente destinato
al fallimento; e non è solo una “decadenza”, come avvenne nel corso
della Storia a tanti imperi ormai seppelliti sotto la cenere e le
macerie del tempo: è la fine di un’epoca che si è ribellata al principio
primo dell’universo, alla natura delle cose, al fine ultimo dell’uomo.
Un’epoca che si è ribellata a Dio, che ha presunto di poterLo esautorare
e spodestare, che ha preteso e pretende ancor oggi di poterLo
bestemmiare, di poterLo eliminare non solo dal presente e dal futuro, ma
anche dal passato. Un’epoca plasmata dai servi del Nemico di Dio e del
genere umano, dalle sette massoniche, da lobby di potere asserviti al
Male.
Potreste
pensare che questa sia una visione decisamente apocalittica del
presente e di ciò che ci aspetta; una visione da Ultimi Tempi, in cui i
pochi rimasti fedeli al Bene saranno banditi, perseguitati e uccisi,
proprio come fu perseguitato e ucciso Nostro Signore e l’innumerevole
schiera di martiri all’inizio dell’era cristiana. Dinanzi a questa
follia le risposte delle ideologie umane non bastano, come non basta uno
sguardo privo di trascendenza. L’epiteto di “apocalittici” – che ci
viene rivolto da chi dovrebbe sapere quanto sia riduttivo e spesso
pretestuoso attribuire l’etichetta di “negazionista” o “complottista” –
tradisce appunto una visione terrena, in cui la Redenzione rappresenta
un’opzione tra le tante, assieme al marxismo o ad altre filosofie. Ma
cosa dovrei predicare, come Vescovo, «se non Gesù Cristo, e questi crocifisso» (1Cor 2, 2)?
Ma
le mie parole, in questa occasione, non vogliono essere parole di
disperazione, né vogliono infondere paura per il futuro che sembra
prepararsi per noi.
È
vero: questo mondo ribelle e asservito al Demonio, soprattutto in
quanti lo governano con il potere e il denaro, ci sta muovendo guerra e
si appresta ad una battaglia feroce e spietata, mentre intende
raccogliere intorno a sé quanti più alleati possibile, anche tra coloro
che preferiscono non combattere per pavidità o per interesse. A ciascuno
di essi promette una ricompensa, assicura un premio che ripaghi il loro
asservimento alla causa o quantomeno l’astensione dal combattimento sul
fronte opposto. Promesse di successo, di ricchezza, di potere che
sempre hanno allettato e corrotto molti nel corso della Storia: ci sono
sempre trenta denari pronti per il traditore.
E
quel che è più significativo, è che mentre il Nemico dichiara
apertamente la sua ostilità, quanti dovrebbero essere i nostri alleati e
addirittura i nostri generali, si ostinano ad ignorarla, a negarla, a
deporre le armi dinanzi alla minaccia incombente. In nome di un
pacifismo dissennato, pregiudicano la vera pace, che è tranquillità
dell’ordine e non resa vile e imbelle a chi ci vuole distruggere. In
questo, come dicevo poc’anzi, consiste la vera perversione
dell’autorità: essere venuta meno allo scopo per cui esiste, con la
complicità dei moderati, dei tiepidi che Nostro Signore vomiterà dalla Sua bocca.
Permettetemi
di esortarvi a non desistere e a non lasciarvi sedurre da quanti,
spinti dal desiderio di non vedere compromesso il loro ruolo di presunti
mediatori nel perpetuarsi di un sistema corrotto e corruttore,
insistono nel non voler riconoscere la gravità della situazione presente
e delegittimano chi la denuncia come “complottista”. Se vi è una
minaccia concreta per la salvezza dei singoli e del genere umano; se vi è
una mente dietro questo progetto articolato e organizzato; se l’azione
di chi lo mette in pratica è chiaramente finalizzata a compiere il male,
la ragione e la Fede ci spronano a scoprirne gli autori, a denunciarne
gli scopi, a impedirne l’esecuzione. Poiché se dinanzi a tale minaccia
noi rimanessimo inerti ed anzi ci adoperassimo per negarla, ci
renderemmo complici e cooperatori del male, e verremmo meno al nostro
dovere di Verità e di Carità nei confronti dei nostri fratelli.
Ma
se è vero che vi è indiscutibilmente questa minaccia che incombe sui
buoni, sugli onesti, sulle persone che ancora sono rimaste fedeli a
Nostro Signore, è anche vero che questa minaccia, per sua stessa natura,
è destinata alla sconfitta più plateale e devastante, perché non chiama
in causa solo gli uomini, ma Dio stesso, l’intera Corte celeste, le
schiere degli Angeli e dei Santi e tutto il Creato. Sì: anche la natura,
opera mirabile di Dio, si ribella a questa violenza. E tra la vittoria
finale del Bene, certissima, e questo presente di tenebre, stiamo noi,
con le nostre scelte, che permetteranno a Dio di contare i Suoi.
Non
pensiamo che in questo conflitto epocale dobbiamo soltanto organizzarci
con mezzi umani. Non lasciamoci convincere che la potenza
impressionante del nostro Nemico sia ragione sufficiente a lasciarci
sconfiggere e annientare.
Cari
fratelli e sorelle: noi non siamo soli! Proprio perché questa è una
guerra contro la Maestà di Dio, Egli non rifiuterà di scendere in campo
al nostro fianco, lasciandoci soli a combattere contro un Avversario che
ha osato sfidare nientemeno che l’Onnipotente, il Signore degli
eserciti schierati in battaglia, al cui Nome tremano le fondamenta
dell’universo. Anzi: poniamoci noi al Suo fianco, sotto il glorioso
stendardo della Croce, certissimi di una vittoria inimmaginabile, e di
una ricompensa che fa impallidire tutte le ricchezze della terra. Poiché
il premio che ci aspetta è immarcescibile ed eterno: la gloria del
Paradiso, la beatitudine eterna, la vita senza fine alla presenza della
Santissima Trinità. Un premio che nella realizzazione del fine per cui
siamo stati creati – dare gloria a Dio – ricompone il disordine del
peccato originale nell’economia della Redenzione.
Le
armi che dobbiamo affilare in questo tempo, per essere pronti alla
battaglia che incombe, sono la vita in Grazia di Dio, la frequenza dei
Sacramenti, la fedeltà all’immutabile Depositum Fidei, la
preghiera, in particolar modo del Santo Rosario, l’esercizio costante
delle Virtù, la pratica della penitenza e del digiuno, le Opere di
Misericordia corporale e spirituale, per conquistare a Dio i nostri
fratelli lontani o tiepidi.
Ascoltiamo il monito dell’Apostolo: «Prendete
l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e
restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State ben fermi,
cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia,
e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della
pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete
spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo
della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio» (Ef 6, 13-17).
Queste
parole, che San Paolo indirizza ai fedeli della città di Efeso, valgono
anche e soprattutto per noi, in questo tempo in cui dobbiamo
comprendere che «la nostra battaglia non è contro creature fatte di
sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i
dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che
abitano nelle regioni celesti» (Ef 6, 12).
Questo
Evento di Venezia è stato voluto dai suoi organizzatori come momento di
riflessione e atto fondativo di un movimento di rinascita spirituale e
sociale. Una spirituale chiamata alle armi, per così dire, in cui
contarci e conoscerci. Ma soprattutto per rendere coraggiosa
testimonianza di quella Fede che, sola, è premessa necessaria e
indispensabile per la pace e la prosperità della nostra cara Patria.
L’ho detto, lo dico ora e lo ripeto: pax Christi in regno Christi.
Così,
come nel celebrare la vittoria di Lepanto sul Turco, il Senato
veneziano tributò pubblici onori alla Vergine Regina delle Vittorie,
alla Quale riconobbe il merito della sconfitta del nemico della
Cristianità; così oggi dobbiamo avere il coraggio di riscoprire nel
Vangelo di Cristo e nella fedeltà ai Suoi Comandamenti l’elemento
fondativo di ogni azione – personale e collettiva, sociale ed ecclesiale
– che voglia ambire al successo ed essere benedetta da Dio.
Le
rovine della società antiumana e anticristica che ha ammorbato gli
ultimi secoli della Storia sono un monito severo per quanti si illudono
di costruire una casa senza porla sotto la protezione del Signore: «Nisi
Dominus ædificaverit domum, in vanum laboraverunt qui ædificant eam.
Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam»
(Sal 126, 1). Questa casa, questa città può rinascere e risorgere solo
se vi regnano quel Re divino e quella Regina onnipotente per grazia, che
sono stati i veri Sovrani della gloriosa Repubblica di Venezia, dinanzi
ai Quali il Doge e i Magistrati sono raffigurati in ginocchio, a devota
testimonianza dell’ordine religioso e sociale cristiano. Sia questa
vostra consapevolezza, il motore di ogni vostra e nostra futura azione.
A
tutti voi, e a quanti saprete raccogliere sotto le insegne di Cristo e
della Vergine, di tutto cuore imparto la mia paterna Benedizione: in nomine + Patris, et + Filii, et Spiritus + Sancti. Amen.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
16 luglio 2021
Commemoratio Beatæ Mariæ Virginis de Monte Carmelo
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